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Autore: orual    29/03/2011    14 recensioni
Come sono arrivati fino alla Camera dei Segreti Ron ed Hermione, durante la Battaglia di Hogwarts? E cosa è successo là dentro, quando è toccato a Hermione distruggere l'Horcrux? Un altro missing moment per cercare di riempire un'ennesima lacuna fondamentale tra gli eventi concitati dello scontro finale. Il seguito di La Strada per Ritornare e Villa Conchiglia!
"-Il veleno del Basilisco... distrugge gli Horcrux, non è vero?
-Sì, ma...- cominciò lei. Poi si interruppe –Oh!
Si fissarono, eccitati.
-Ma come facciamo a... prenderle?- fece Hermione.
-Saranno ancora nella Camera, immagino... è morto lì e nessuno...
-Ma come facciamo a entrare nella...
-Proviamoci, Hermione. Ora. C’è poco tempo."
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache della Seconda Guerra'
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 (Il finale di Villa Conchiglia è un parto complicato, ma arriverà. Per farmi perdonare del ritardo, posto questa...)
Questa storia, nata come one-shot e poi divisa in due parti perchè un po’ troppo lunga, è il terzo elemento della mia serie di missing moments Cronache della Seconda Guerra. Nonostante la soluzione ottimale sia leggerla in continuità con le due che la precedono, vive benissimo di vita propria, e può essere gustata anche così.
L’unico dettaglio che forse può risultare poco chiaro è questo: nella storia precedente, Hermione ha intuito che probabilmente è Piton ad aver inviato il Patronus a forma di cerva, perchè trovassero la spada. Lo ha detto a Ron, ma hanno deciso di non dirlo ad Harry, perchè lui non corra il rischio di farlo sapere a Voldemort tramite la connessione con la sua mente, ed anche perchè la loro è solo una congettura.
Detto questo... buona lettura!

 
Parte Prima
 
Harry lasciò la stanza in compagnia di Luna, e per un momento tutti gli altri rimasero in silenzio. Poi si levò il frastuono di molte voci che cominciavano a parlare contemporaneamente, salutandosi, discutendo e commentando, mentre tra la gente rimasta in attesa nella Stanza delle Necessità passavano scariche di adrenalina per la resa dei conti che sembrava imminente. Ron ed Hermione, in un angolo, fissavano smarriti l’improvvisa ressa di facce note che li circondava, anche se per il momento nessuno si stava rivolgendo a loro due.
-Parlano di combattere- mormorò Hermione –Non si rendono conto...
-Harry ha detto che lui stava arrivando... forse ci sarà da combattere davvero- le rispose Ron, livido, guardando fisso i suoi fratelli e Ginny mescolati alla folla.
-Come facciamo?- continuò poi a voce bassa -se ci sarà battaglia non possiamo... metti che troviamo davvero il... questo diadema... poi che facciamo, li lasciamo qui alle prese con Tu-Sai-Chi?
-No!- esclamò Hermione spalancando gli occhi –No, dovremo restare, dovremmo restare comunque... il prossimo è il serpente, lo sai, no?- disse sommessamente. Ron deglutì. Aveva ragione. Erano arrivati al punto di non ritorno: presto avrebbero dovuto andare a cercare Voldemort, invece di scappargli. L’ultimo Horcrux era il serpente, ed era presso il suo padrone.
-Il problema- continuava a mormorare febbrilmente Hermione –il problema è riuscire a fare in tempo... trovare il diadema, o quello che è, e sistemare tutto prima che ci sia da...
-Potrebbe essere ovunque...- disse Ron scuotendo la testa. Guardarono la stanza, che a confronto col loro cupo disorientamento sembrava piena di gente assurdamente su di giri. Quasi tutti, quando incontravano il loro sguardo, ammiccavano, o facevano grandi gesti di saluto, alzavano il braccio come tifosi ad una partita di Quidditch. Era come essere tornati ai tempi dell’esercito di Silente, quando la lotta contro la Umbridge era percorsa da un clima di entusiasta voglia di rivalsa. A Ron pareva di essere un vecchio, per l’intensità con cui sentiva quanto fossero state solo bambinate, quelle lezioni clandestine... una rivolta all’autorità condotta con la strafottente sicurezza di chi si sente comunque al sicuro. Non c’erano famiglie e affetti in ballo, il massimo rischio era l’espulsione, cosa che certo sarebbe stata grave, ma che era impossibile, allora, avvertire come una possibilità definitiva: tutti sapevano, all’epoca, che Silente sarebbe presto tornato.
-Perché fanno così?- sbuffò, esasperato –Non si rendono conto...
-Vogliono solo rendersi utili, Ron...- disse Hermione stringendogli il braccio –sono stati tutto l’anno a sopportare l’ordine costituito, e nulla gli sembra peggio... oh, sarà un disastro... se si arriva allo scontro non abbiamo nessuna possibilità, con due... no, tre Horcrux ancora intatti... anche se troviamo l’altro, come facciamo a distruggerlo? Non abbiamo più la spada... non abbiamo ancora distrutto la coppa...- la mano le corse alla borsetta, dove l’aveva riposta.
Come fare? Con tutta la fatica fatta per recuperare la spada, pensò Ron, alla fine ci avevano distrutto un solo Horcrux, ed ora non potevano nemmeno liberarsi di quello che avevano conquistato al carissimo prezzo di mandare all’aria tutta la segretezza del loro piano. Come potevano fare per... l’anello era stato distrutto da Silente, chissà che mezzo aveva usato... probabilmente la spada, visto che era stata riposta per anni nel suo ufficio. Ed il diario, poi...
Si bloccò. Il diario.
-Hermione...- mormorò pianissimo, come temendo che l’idea gli sarebbe sfuggita se avesse parlato troppo forte. Lei si voltò, mantenendo l’espressione preoccupata, al limite della nausea, con la quale stava fissando la ressa rumorosa intorno a loro.
-Sì?
-Hermione... il diario è stato distrutto da Harry, al secondo anno... con una zanna di Basilisco.
Lei lo fissò per qualche istante, e lui riprese:
-Il veleno del Basilisco... distrugge gli Horcrux, non è vero?
-Sì, ma...- si interruppe –Oh!
Si fissarono eccitati.
-Ma come facciamo a... prenderle?- cominciò Hermione.
-Sarà ancora nella Camera, immagino... è morto lì e nessuno...
-Ma come facciamo a entrare nella...
-Proviamoci, Hermione. Proviamoci ora, c’è poco tempo.
-Non aspettiamo Harry?- cominciò Hermione, poi si fermò –Hai ragione... c’è troppo poco tempo.
Come lui, aveva capito che era più che plausibile che la situazione a scuola precipitasse da un momento all’altro, e forse non avrebbero avuto un’altra occasione.
Un’altro sguardo di intesa. Era meglio non soffermarsi troppo sulla follia che stavano per commettere, pensò Ron, perchè ogni istante che passava gli venivano in mente nuovi motivi per scoraggiarlo: non avevano né il mantello né la mappa, li aveva presi Harry, e dovevano arrivare fino al bagno del secondo piano senza farsi scorgere da nessuno... e poi...
-Come facciamo a risalire di lì?- chiese, pensoso.
-Ammesso che riusciamo ad entrarci?- ribatté Hermione. Poi accennò col mento ai manici di scopa posati sulla parete vicina a loro. Ron capì che era veramente determinata, o non avrebbe mai suggerito una soluzione che comportava il volare su dei manici di scopa. Si avvicinò e ne prese uno solo, pensando che li avrebbe sorretti entrambi e che non era il caso che Hermione fosse messa alla prova sul volo autonomo di risalita in un tunnel di stretto diametro proprio in quell’occasione.
-Allora...
Si avvicinarono alla porta della stanza, celata oltre le antine dell’armadietto nel quale avevano visto sparire Harry e Luna poco prima, ben sapendo che li avrebbe condotti in un punto indefinito della scuola. Senza mappa sarebbe stato un problema orientarsi.
-Hermione...- disse Ginny, che parlava con Neville poco distante, in mezzo al frastuono, e che notò che si stavano avvicinando all’armadietto: -Che fate? Dove...
Hermione, senza parlare, le fece un cenno che sperò essere rassicurante, come a dire che le avrebbe parlato dopo. Ron intanto rifletteva ad alta voce:
-Dobbiamo raggiungere il secondo piano... il bagno è lì.
Ginny si accigliò: evidentemente aveva colto qualcosa di quello che aveva detto il fratello. Fortunatamente, in quel momento le si avvicinò Seamus, spaventoso nella sua faccia contusa, e lei parve dimenticarsi un attimo di loro, per ascoltare quello che gli era successo con un’esclamazione indignata.
-Andiamo ora- sibilò Hermione. Ron aprì la porta, sgusciarono fuori e la richiusero dietro di loro.
 
Scesero lungo la rampa di scale, stretta e fumosa, illuminata da torce fumiganti. Hermione apriva la strada, e Ron le veniva dietro portando la scopa, visto che non c’era abbastanza spazio per procedere affiancati. Una volta richiusa l’anta dell’armadietto, ogni rumore era svanito, e c’erano soltanto i loro passi echeggianti.
-Dove sbucherà?
-Non lo so. Speriamo di riuscire a riconoscere il posto.
-Neville ha detto ad Harry che pattugliano i corridoi, di notte...- cominciò Ron. Si sentiva sempre meno convinto di quella che era stata la sua stessa idea. Il fatto che Harry non fosse neanche al corrente di quello che stavano facendo lo spaventava, quasi quanto l’idea di esporre Hermione a qualcosa di anche solo vagamente simile all’esperienza di Villa Malfoy. Allungò una mano avanti a sé ed afferrò la spalla di Hermione, per farla fermare.
-Senti... forse dovrei andare solo io.
Lei spalancò gli occhi:
-Stai scherzando, vero?
-Hermione... hai... hai visto cosa ti hanno fatto, a Villa Malfoy... se ci trovano, tu rischi più di...
-Non dire sciocchezze, Ron!
-Ma... uno di noi forse dovrebbe restare per comunicare con Harry, se torna e non ci trova...
-Dobbiamo essere in due. Dobbiamo coprirci le spalle a vicenda, non abbiamo mantello.
-Grazie per avermelo ricordato- bofonchiò Ron, e lei gli rivolse un sorriso tremulo.
-Harry sarebbe d’accordo con quello che stiamo facendo, potremmo non averne più la possibilità.
Lui annuì, già arreso, e lei riprese a scendere, tenendogli stretta la mano. Arrivarono infine al muro che chiudeva la rampa.
Hermione si voltò e gli prese di mano la scopa, infilandola poi con qualche difficoltà nella sua borsetta di perline:
-Dobbiamo avere le mani libere- mormorò, e lui non poté che essere d’accordo. Dimenticava sempre le enormi potenzialità di quella borsa. Poi lei levò la bacchetta e lo colpì sulla testa.
-Ehi...- esclamò Ron, sbalordito, ma immediatamente capì cosa aveva fatto Hermione: la sensazione di rivoli freddi che colavano giù per il corpo a partire dalla testa lo spinse a guardare in basso, e vide che aveva praticato su di lui un incantesimo di Disillusione. Le sue membra avevano assunto il colorito grigiastro e l’aspetto ruvido e poroso della parete di pietra alla sue spalle.
-Non abbiamo il mantello, ma questo dovrebbe proteggerci almeno un po’... è il massimo che so fare.
-Sei un genio- mormorò lui, e restò fermo, in attesa che lo praticasse anche su di sé. Lei però lo apostrofò:
-Devi farlo tu a me. Non riesco a fare il giusto movimento con la bacchetta, se me la punto addosso. La formula è Disillio- aggiunse incoraggiante.
Ron avrebbe voluto ribattere che non aveva mai fatto niente del genere, ma non c’era tempo per discutere.
-Fammi rivedere il movimento- chiese, sbrigativo e lei lo mimò lentamente, la bacchetta di Bellatrix stretta convulsamente in mano. Ron la imitò, agitando la mano, e la colpì sulla testa, mormorando:
-Disillio.
Hermione rabbrividì, e con sollievo Ron la vide diventare grigiastra a sua volta. Nella scarsa luce della scala, erano praticamente invisibili, e sperò che anche all’esterno l’effetto sarebbe stato così soddisfacente..
-Bravo!- disse lei, gratificandolo con un soddisfatto “sorriso da scuola”, simile a quelli che ogni tanto gli rivolgeva se azzeccava una risposta nei compiti di Trasfigurazione. Era strano vedere un’espressione simile in quel momento.
Si scambiarono un ultimo sguardo d’intesa, poi Hermione allungò la mano e toccò timorosa il muro davanti a loro. La parete sparì, e loro passarono, trattenendo il fiato, nel buio corridoio che si erano trovati di fronte. Dietro di loro la parete si richiuse, e si guardarono intorno, terrorizzati dalla sensazione di essere inermi e allo scoperto. Il luogo era deserto: l’angolo cieco di un corridoio, chiuso all’estremità da una porta di legno. L’unica luce era il debole chiarore lunare che veniva da dietro l’angolo, dove doveva esserci una finestra.
-Dove siamo?- chiese Hermione in un fievolissimo sussurro. Ron fece qualche passo e sbirciò con infinita cautela dietro l’angolo. Un lungo corridoio, con finestroni gotici a destra e porte intervallate da quadri enormi sulla sinistra, si stendeva deserto davanti a loro. Riconobbe la porta più vicina, affiancata dall’enorme tela della Rivolta dei Goblin del 1243, e si voltò verso l’amica.
-Siamo al quarto piano. Accanto all’aula di Storia della Magia- bisbigliò –Non c’è nessuno.
Dovevano attraversare un piano intero, e scendere di due, per raggiungere il bagno di Mirtilla Malcontenta, e c’erano da schivare ronde per i corridoi, fantasmi, Gazza e la sua gatta e soprattutto Pix. Cercando di non pensarci, Ron cominciò a camminare, per mano ad Hermione. I loro passi erano quasi inudibili sul pavimento di marmo, e tuttavia gli sembrò che rimbombassero in modo intollerabile. Percorsero col cuore in gola tutto il quarto piano, fermandosi ad ogni scricchiolio. Senza bisogno di consultarsi si diressero verso la Scala Sud, per evitare lo scalone centrale certamente più frequentato: era una scala a chiocciola ripida e strettissima, in genere sporca ed in disuso. Li condusse al corridoio del terzo piano dove un tempo –secoli e secoli prima- era stato posto l’accesso al nascondiglio della Pietra Filosofale. Stavano muovendo i primi passi sul pianerottolo quando un rumore li fermò, congelandoli nel terrore. Si udivano varie persone che si avvicinavano: probabilmente era una ronda. Ron afferrò Hermione e la tirò indietro, nel vano della scala, risalendo di qualche gradino finché non furono avvolti dall’oscurità della gradinata e riparati in parte dal pilastro centrale. La spinse contro la parete ricurva e le si mise davanti: aveva notato con una certa inquietudine negli ultimi minuti che il suo incantesimo, al contrario di quello che lei aveva eseguito su di lui, aveva diverse piccole pecche qua e là: per esempio tutto l’orlo della manica destra di Hermione non mutava colore secondo lo sfondo, e lei indossava un maglione rosso e ben visibile. Anche una delle sue scarpe si scorgeva, sotto la luce lunare che entrava dalle vetrate.
Rimasero premuti l’uno all’altra, ascoltando i passi che si avvinavano e cercando di controllare i respiri impazziti. Erano le voci di alcuni Serpeverde: Ron riconobbe distintamente Millicent Bulstrode, che parlava sommessamente con gli altri tre o quattro, e diceva:
-L’ha detto la Carrow a Babbanologia l’altro giorno... prima che Cruciasse Finnigan, non ricordate?
Alcune basse risate, mentre un altro chiedeva:
-Io non c’ero, che è successo?
-Quel Mezzosangue puzzolente di Finnigan ha detto che quelle della professoressa erano falsità, perchè il suo paparino- nuove risate sgradevoli –è un Babbano, e non ha mai fatto del male a...
Erano arrivati talmente vicini a loro che avevano potuto percepire il fruscio delle loro vesti e riconoscere il difetto di pronuncia di Millicent, che aveva una lisca terribile. Dopo quattro o cinque istanti di puro terrore, tuttavia, li sentirono allontanarsi, senza alcuna intenzione di salire per la loro scala. Rimasero stretti l’uno all’altra ancora qualche secondo, incapaci di muoversi. Ron avvertiva Hermione tremare violentemente, avvinghiata a lui, e quanto a sé, aveva l’impressione che le ginocchia non sarebbero riuscite a reggerlo, una volta che si fossero staccati dal muro. Per un momento folle gli attraversò la mente anche il pensiero che era dolce averla tra le braccia, malgrado tutto, ma il richiamo della realtà era troppo forte per occuparsi di quello, in quel momento.
-Sono andati- sussurrò, quando il corridoio tacque.
Hermione, il respiro ancora affannoso, bisbigliò di rimando:
-Secondo te fanno un giro completo del piano? Perchè se è così, ci conviene andar loro dietro e scendere dalla scalinata, accanto alla statua di Govinda la Guaritrice, piuttosto che ritrovarceli davanti.
Era una soluzione non priva di rischi, ma il ragionamento di lei filava. Così riscesero nel corridoio e presero a sinistra, nella direzione in cui erano svaniti i ragazzi della Ronda. Presto furono all’ampia scala, accanto alla statua di una bella strega paludata in vesti finemente decorate, e scesero, mentre l’orrida sensazione di inermità  che dava loro lo spazio aperto teneva il cuore di Ron in gola. Erano al secondo piano, finalmente: e vicinissimi, ormai, al bagno di Mirtilla. Reprimendo la tentazione di spiccare una corsa, continuarono a camminare rasente al muro, immersi nel silenzio di quel tratto di scuola all’apparenza deserto. Ron cominciò ad interrogarsi su quello che avrebbero fatto. Per prima cosa, pensò, bisognava insonorizzare la stanza, o il cicaleccio insulso di Mirtilla li avrebbe messi in pericolo più di una ronda di Serpeverde distratti. Poi... c’era da aprire quel dannato rubinetto. La mente ritornò alle immagini ancora vividissime di lui ed Harry, più piccoli di cinque anni, davanti ai lavandini di pietra con il professor Allock, e l’angoscia per Ginny che martellava nel cuore. Come avrebbe fatto, stavolta? Harry aveva parlato in serpentese e...
Una scura figura sbucò da un corridoio secondario all’improvviso, e prima che potessero fare qualunque cosa, andò a sbattere violentemente contro Hermione, che emise un sussulto tanto forte da echeggiare come uno sparo sulla volta del soffitto, e fu respinta indietro, contro il petto di Ron. Troppo terrorizzato per gridare, lui la sostenne, mentre entrambi guardavano, paralizzati dall’orrore, il viso di Piton, sconvolto quasi quanto loro per l’improvviso scontro contro qualcosa che sulle prime non aveva visto. La bacchetta nella mano di lui si accese, e Piton strinse gli occhi per guardare meglio: erano talmente vicini che l’incantesimo di Disillusione non poteva nasconderli del tutto, anche se lui fosse stato tanto sordo da non sentire il rumore insopprimibile dei loro respiri spaventati. Ecco infatti che gli occhi di Piton si fissarono su quelli di Ron, dilatati per il panico, e poi scendere fino ad un punto all’altezza delle sue spalle, dove si trovavano presumibilmente gli occhi di Hermione, e dove il cupo sguardo di Piton si soffermò per un tempo che parve dilatarsi all’infinito.  Incapace di pensare, o di prevedere cosa sarebbe successo, Ron si limitò a tenere stretta Hermione, aggrappandosi alle sue spalle.
Questo è il momento di verificare se la teoria di Hermione era esatta, pensò in una frazione di secondo, se era veramente Piton quello che ci ha mandato la cerva. Altrimenti... siamo morti. O forse... strinse la bacchetta. Avrebbero venduta cara la pelle, comunque. Ed erano pur sempre due contro uno.
Poi, Hermione aprì la bocca e prese fiato: sembrava che stesse per parlare, come se Piton le avesse fatto una domanda durante la lezione. Piton si mosse repentinamente: scosse la testa una sola volta, con violenza, da destra a sinistra, guardandola intensamente, e poi distolse lo sguardo dai loro occhi, tornando a guardare fisso davanti a sé, come se neanche li vedesse, e si allontanò a grandi passi, nella direzione da cui provenivano loro. Lo udirono imboccare le scale e salire verso l’alto.
Hermione, senza neanche voltarsi, allungò la mano dietro di sé, la strinse attorno al polso di Ron, e cominciò a correre a sua volta fino al bagno di Mirtilla, distante ormai solo pochi metri. Spalancò la porta, entrò dentro tirandoselo dietro, la richiuse e subito agitò la bacchetta, bloccando la serratura e rendendo la stanza Imperturbabile. Poi si accasciò per terra, entrambe le mani premute sul cuore, mentre Ron barcollava e si afferrava al lavandino più vicino, incapace di sostenersi sulle gambe.
-Che... che cosa è...- gracchiò rauco, cercando di prendere fiato.
-Io... io...- tentò Hermione, pallidissima, con gli occhi spalancati.
-Ci ha v-visti di sicuro. Perchè...-
Hermione parlò velocemente.
-Piton è un bravo Legilimens... Harry diceva... io... credo che abbia cercato di leggere i miei pensieri quando mi ha fissato e... allora ho pensato intensamente a... ho pensato al fatto che noi abbiamo capito che lui ci ha mandato la cerva e che Harry non lo sa.
-Cosa? E se...
-Che avevamo da perdere? Se non è stato lui, non avrà capito nulla. Ma credo proprio che... credo che ci abbiamo azzeccato, perchè... hai visto? Se ne è andato.
-Già, magari a chiamare tutti i Mangiamorte che...
-Perché ci avrebbe permesso di scappare, allora?
Ron si limitò a fissarla. Sembrava incredibile, ma avevano appena trattato Piton come un alleato, senza attaccarlo e addirittura, in qualche modo.. comunicando con lui.
-Volevo parlargli...- cominciò Hermione –ma lui non ha voluto, forse... forse non voleva sapere nulla per non avere ulteriori cose da nascondere e...
Si guardarono, ancora incapaci di calmarsi. Ron notò, preoccupato, che Hermione era pallida quasi quanto lo era stata la notte del loro arrivo a Villa Conchiglia... batté le palpebre. Non sapeva che ore fossero, ma sembrava impossibile aver lasciato la casa del fratello solo quella mattina. Avrebbe voluto disperatamente dormire, o almeno far sdraiare Hermione, ma il tempo stringeva, ed era arrivato il momento di vedere se tutti quei rischi erano stati corsi inutilmente.
 
La seconda e ultima parte al più presto!
Se recensite mi fate, come sempre, un gran piacere. E mi siete di grande aiuto!

 
 
 
 
 
 

   
 
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