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Autore: nausicaa black    30/03/2011    1 recensioni
Questa storia narra di Sirius Black che non è morto cadendo dietro al velo nella Stanza della Morte, ma semplicemente reso prigioniero di un'antica maledizione. E' stato salvato da sua figlia e dal suo figlioccio.
Deve ricominciare una vita, ora che è finalmente è libero. Non sarà semplice, tra la paura di amare e quella di non essere un buon padre.
Buona lettura.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo uno


Acquaviola allo Zenzero

***





Sirius Black aveva ricominciato a vivere. Finalmente poteva avere degli obiettivi, degli scopi e la tanto agognata libertà. Nessuna ombra gravava più sulle sue spalle.
Voleva innanzitutto essere un buon padre e un buon padrino. Poteva intraprendere una vita sociale, come un uomo  qualunque.
Lo credeva davvero.
Ma era pur sempre Sirius Black: un nome diventato leggenda vivente.
Passeggiando per Diagon Alley, non poteva fare due passi senza essere fermato da ammiratori, vecchi amici di scuola, conoscenti, ragazzine in estasi alla vista dell'eroe dal fascino maledetto. Che poi, cos'aveva fatto di così virile? Non aveva nemmeno partecipato alla Battaglia di Hogwarts e quello era un suo grosso rimpianto. Avrebbe vendicato James e Lily, magari avrebbe evitato quella strage di innocenti, forse sarebbe riuscito a salvare anche Remus, Fred e tutti gli altri...
Ma vivere di “se” non era mai stato tra le sue corde. La vita era stata dura, con lui, e aveva appreso fin da piccolo quale fosse la via giusta da seguire. Guardare avanti, difendere chi amava, non rimpiangere nulla.
Il suo volto segnato, traspariva tali consapevolezze. A trentotto anni, i segni del tempo poco discostavano l'uomo dal giovane Malandrino che era stato un tempo. Il suo fascino tenebroso persisteva, ammaliando spesso le donne che facevano la spesa in Diagon Alley e gli passavano di fianco, sospirando. L'oscuro soggiorno ad Azkban e nell'Arco della Morte, si riflettevano nei suoi occhi grigi, ma non permettevano tuttavia che il suo sguardo si discostasse dalla bontà che lo contraddistingueva da tutto il resto della sua nobilissima e fiera famiglia di Purosangue.
Quel mattino, si recava nell'appartamento di George Weasley, sopra i Tiri Vispi. Gli avrebbe imposto di riaprire il negozio di scherzi, a costo di costringerlo con la forza. Fino a quel momento, il ragazzo, si era crogiolato nel dolore, nei ricordi fantasma del suo gemello Fred. Era arrivato il momento di dare una scossa a quel torpore.
Suonò il campanello (una risata rumorosa e incontrollabile). Il giovane aprì, in pigiama, gli occhi semichiusi.
“Buongiorno!”, esclamò Sirus, entrando senza tanti complimenti e porgendogli un sacchetto di carta di Florian Fortebraccio.
“Sirius, per Merlino ma lo sai che ora è? E a che ora siamo tornati stanotte, soprattutto?”, gli chiese il ragazzo stropicciandosi gli occhi e spostandosi verso la cucina.
“Stamane, vorrai dire”, precisò l'uomo, seguendolo. L'appartamento era piccolo, disordinato, buio. L'odore di chiuso e di aria consumata della notte era soffocante.
“Non so come fai ad essere così arzillo, io vorrei dormire un altro paio d'ore. Perchè sei qui, comunque?”, disse George, scorbutico, mentre con la bacchetta incantava la teiera per preparare del tè nero forte per entrambi.
“Il mattino si lavora meglio. Dobbiamo riordinare e pulire, chissà quanta polvere c'è!”, gli rispose Sirius con ovvietà.
“Riordinare e pulire cosa?”, chiese nuovamente il ragazzo, abbandonandosi su una sedia e addentando una delle Brioche di Zucca contenute nel sacchetto di carta.
“Il negozio!”, fu la pronta risposta dell'uomo, che causò nel giovane rosso un quasi mortale soffocamento tramite il boccone appena ingerito.
Riaprire quell'attività sarebbe stato come risvegliare tutti quei ricordi che ci aveva chiuso dentro. Era fuori discussione e l'espressione di diniego sul suo viso era un chiaro segnale che Sirius decise di ignorare, per il suo bene.
“Non ho nessuna intenzione di riaprire!”, esclamò poi secco, con la tonalità di voce decisa.
“Invece lo farai. Lo faremo insieme. Vorrei lavorare con te, avrai bisogno di qualcuno, no?” gli chiese Sirius cercando di ammorbidirlo con un tono paterno che causò solamente un'irritazione maggiore nel ragazzo. Non era un bambino, aveva ben chiaro cosa avrebbe dovuto fare nella sua vita, non aveva certo bisogno di qualcuno che lo consigliasse, non più almeno.
“No.”, George continuò a insistere con quel muro di difesa che si era creato, impenetrabile. Intorno a lui, solo terra bruciata.
L'uomo si era aspettato una reazione simile. Aveva parlato a lungo con Molly, la mattina dopo che avevano accompagnato Harry e gli altri a prendere l'Espresso per Hogwarts subito dopo le vacanze di Natale. La madre del ragazzo concordava che quella fosse la proposta giusta per cercare di farlo riprendere.
“Ascoltami bene”, il tono paziente e inizialmente giocoso dell'uomo s'era fatto d'improvviso più serio “lo sai che ho sognato tuo fratello Fred, vero? Mi ha fatto promettere che ti avrei aiutato ed è quello che ho intenzione di fare.”
“Aiutato a fare cosa? Io sto benissimo. E per la cronaca, sai, anche lui mi aveva fatto tante promesse che però come puoi ben immaginare, sono state tutte infrante dalla sua...”. George si interrompé, incapace di pronunciare quella parola che serviva solo a ricordargli l'immagine del suo gemello in quella bara. Con gli occhi chiusi per sempre, le labbra serrate che non si sarebbero mai più articolate in un sorriso, quell'espressione statica che il tempo avrebbe consumato per lasciare solo polvere.
Solo chi aveva perso tutto poteva cercare di comprendere gli stati d'animo del gemello sopravvissuto, anche se per il ragazzo era incomprensibile che qualcuno potesse permettersi di paragonare la propria sofferenza al senso di vuoto che lo assaliva ogni volta che apriva gli occhi al mattino.
Sirius decise si provare a spiegargli che in fondo non erano poi così diversi.
“Io sono stato rinnegato dalla mia famiglia. Ho perso tutto. James era il mio migliore amico, un fratello. Quando è morto... Bè, ho fatto quello che ho fatto. Anche mia moglie se n'è andata, lasciandomi solo. Mia figlia mi rinnegava, crescendo coi Malfoy. Ma poi hai visto? Anche se nella vita ho avuto solo dolore, non ho mai rinunciato a nulla e man mano, tutto si sta risistemando. Ho perso anche l'ultimo amico, Remus, ma ti pare che mi faccia abbattere da ciò? I tuoi amici dove sono, George?”, gli chiese. In quei giorni dopo il Natale trascorso in Grimmauld Place, i due erano spesso usciti la sera, in giro nei locali di Diagon Alley. Erano stati spesso pure a Hogsmade, ma mai George aveva incontrato qualcuno che conoscesse, anche se Sirius aveva sospettato più d'una volta su qualche ragazzo che aveva indugiato su di lui, aspettandosi un saluto, mentre il giovane proseguiva il suo cammino, con lo sguardo basso.
L'unica “amica” che pareva il giovane avesse, era una ballerina del Burlesque, con cui spesso  il ragazzo tornava a casa. Si chiamava Lavinia. Sirius era arrivato alla conclusione che avessero una specie di storia, anche se mai di fronte a lui si erano baciati, né tantomeno presi anche solo la mano.
Il giovane parve riflettere su quella domanda per un'infinità di tempo. Rispose solo dopo che il fischio acuto della teiera li informò che l'acqua era in ebollizione.
“Li ho allontanati, per non mescolare il loro dolore al mio”, spiegò semplicemente all'uomo, il quale  intravedette un luccichio chiarissimo nelle iridi del giovane.
“E ora che sei solo, non è peggio? Cosa ci hai guadagnato da tutta questa solitudine?”, insisté poi Sirius, scrutandolo.
George alzò lo sguardo di scatto, con negli occhi l'espressione del dolore, della furia e della gelosia.
“Che ora il suo sorriso è solo mio, il suo ricordo mi appartiene, loro non c'entrano!”, fu la risposta dura.
“Ma sono i tuoi amici! Ti vogliono bene! Non capisci quanto sei fortunato ad averli ancora accanto? Loro ti sosterranno sempre!”, ribattè quindi l'uomo, cercando di farlo ragionare.
“Anche Fred avrebbe dovuto farlo, ti ripeto, guarda com'è finita! Non voglio nessuno accanto, vanno tutti via!”. George riempì le tazze, deciso a non continuare quella conversazione.
Girava rigidamente il tè, senza guardare l'ospite di fronte che all'improvviso gli afferrò il polso, costringendolo a posare gli occhi su di lui.
Sirius vi lesse le stesse paure di sua figlia, cresciuta senza i suoi veri genitori. Ma la paura di Nausicaa era inconscia. Molto più complesso sarebbe stato per l'uomo intromettersi nella consapevole situazione di rifiuto in cui si era barricato George.
“Tuo fratello continua a sostenerti, credimi. Ed è anche in ottima compagnia, sai? Con Rebecca, l'amica di mia figlia... Si occupano delle anime dannate, credo lo trovino terribilmente divertente”.
A George scappò un riso per il tono fintamente impetuoso con cui Sirus gli aveva propinato quelle due ultime verità.
Forse aveva ragione. Aveva perso tutto, ma era vivo. Il limbo della trascuratezza lo stava risucchiando e i soldi per i servigi resi al Mondo Magico stavano finendo, grazie ai nuovi vizi con cui si consumava l'anima. Doveva riaprire l'attività, nonostante fosse doloroso, era necessario.
“Vai a vestirti, prima però dimmi dove sono le chiavi così intanto scendo e do un'occhiata alla situazione”, gli sorrise Sirius.
“Lo faccio solo perchè ho bisogno di soldi, per il resto non ho intenzione di riallacciare vecchie amicizie, ti avviso”, ci tenette aspecificare il ragazzo.
Sirius scosse la testa, scendendo ai Tiri Vispi Weasley. Una volta dentro, un'intenso odore dolciastro lo assalì. Dovevano essere i prodotti scaduti rimasti sugli scaffali. Il negozio era chiuso ormai da due anni, anche se la guerra non aveva lasciato poi molti segni. La vetrina infranta era stata sprangata da assi di legno, così come la porta. L'uomo si mise subito al lavoro per sistemare tutto.
Quando George lo raggiunse, vetrina e porta erano come nuove. I due provvedettero a gettare tutti i prodotti che emanavano odori strani, trasferendosi poi nel magazzino per cominciare a creare gli altri.
Fu relativamente semplice: Sirius era portato per quegli oggetti. Il ragazzo gli spiegò l'utilizzo delle Merendine Marinare, dicendogli che avevano bisogno di qualcuno che gestisse gli ordini, non potevano mandare volantini a chiunque, Gazza non gliel'avrebbe fatta passare liscia.
“Nausicaa ed Harry ci potrebbero aiutare!”, propose l'uomo.
“Geniale! Dobbiamo anche mandare un gufo alla Gazzetta del Profeta... Apriremo la prossima settimana. Bisognerà riempire gli scaffali, non possiamo far entrare la gente con mezzo negozio vuoto!”. Per il ragazzo fu strano ma tuttavia non molto difficile parlare al plurale con qualcuno che non fosse Fred. Ma Sirius in fondo non era forse uno dei creatori della Mappa del Malandrino e lui stesso una leggenda di Hogwarts così come i gemelli Weasley?
La verità era che George lo ammirava. Nonostante l'età adulta, non aveva perso un briciolo della voglia di giocare e scherzare.
Man mano che creavano le Merendine Marinare, l'uomo le voleva provare, subendone divertito gli effetti.
Passarono molte ore, prima che i loro stomaci reclamassero. Pranzarono al Paiolo Magico, con la mordace zuppa di piselli e bocconcini di maiale alla zucca.
Sirius si compiacque con sé stesso per aver risvegliato, anche se di poco, l'animo del giovane Weasley. Ancora, però, c'era molto da fare. Doveva levargli di dosso quell'aria afflitta, tormentata e pallida.
“Stasera andiamo al Burlesque?”, chise al ragazzo, mentre sorseggiavano Whiskey Digestivo.
“Ci siamo stati anche ieri. Non vedi l'ora di rivederla, vero?”, gli rispose George alzando le sopracciglia col tono di chi la sa lunga.
“Ma chi?”, chiese l'uomo il cuor cuore aveva già compiuto un battito in più nel sentir accennare di lei.
“Oh, andiamo! Il Diamante Splendente? Hai presente la fanciulla che si è gettata tra le tue braccia la prima sera che ci siamo andati e che non ti stacca gli occhi di dosso?”, gli spiegò divertito il ragazzo, ricordando la figura imbarazzante della giovane qualche sera prima.
“Ah, lei... Bè... E' bella... Sì...”, balbettò Sirius, si trovava in difficoltà. Era da molto tempo che non si confidava così con qualcuno. Ne aveva bisogno. E soprattutto, anche a George serviva un'amico del genere, quindi colse la palla al balzo.
“Tu, piuttosto, che mi dici di quella Lavinia?”, gli chiese quindi. Ma sul volto del giovane, nessun sorriso malizioso andò a formarsi, né i suoi occhi si accesero in uno sguardo imbarazzato. Piuttosto, s'era fatta viva una sfumatura di panico. Ma Sirius non notò nulla di tutto questo.
“Siamo solo amici”, rispose il ragazzo con sicurezza.
“Amici che dormono insieme?”, insistè l'uomo, accorgendosi del disagio creato con quelle domande.
“Qualche volta”, fu la risposta non troppo convinta del giovane.
L'altro non se ne convinse. C'era qualcosa che non andava, ma forse il ragazzo non si fidava di lui a tal punto da confidargli i suoi crucci amorosi, per cui lasciò cadere il discorso.
Tornati ai Tiri Vispi Weasley, occuparono il pomeriggio con le grandi pulizie, smontando e rimontando gli scaffali, riarredando il locale. Trovarono anche il tempo di creare i volantini per l'apertura, con cui tappezzarono tutta Diagon Alley.
Sirius tornò a Grimmauld Place che era già buio, consumò la sontuosa cena di Kreacher prima di concedersi una doccia. Poi scelse accuratamente un vestito rosso vivo, con una camicia viola acceso. Era uno dei suoi completi giacca e pantalone con cui sua figlia diceva stesse meglio.
Indossò poi il mantello, recandosi nuovamente a Diagon Alley per incontrarsi con George.




Poco lontano, dietro le quinte del Burlesque, in un enorme camerino c'era un viavai di ragazze seminude, alcune correvano da una parte all'altra lanciandosi boa di piume, corpetti stringati, voile, reggiseni scintillanti e ogni sorta di intimo.

Solo due stavano sedute in disparte, già quasi pronte. Una, bionda, si incipriava il viso di fronte ad un'enorme specchio, mentre l'altra, dai capelli corvini, era china su un piccolo porta-bijioux che fungeva anche da puff. Tirava fuori braccialetti, collane ed anelli, cercando qualcosa di adatto per quella serati, il cui tema era l'Oriente.
“Hai intenzione di avvicinarti a lui, stasera Desdemona?”, chiese la bruna in un sibilio all'amica che stava prendendo i rossetti. Purtroppo, però, le scivolarono rovinosamente in terra, frantumandosi tutti.
“Oh, Merlino, Lavinia, non nominarmelo mentre mi trucco!”, protestò la ragazza, mentre con un gesto della bacchetta cercava di riparare al fattaccio appena avvenuto.
“Non lo devo nominare mentre ti trucchi, mentre mangi, mentre bevi, prima dello spettacolo...”, rifletté l'altra, facendo il conto sulle dita della mano “Quando ammetterai che ne sei vergognosamente attratta? E che anche lui lo è da te? Lo dicono tutti!”.
“Non dire stupidaggini, dopo la figura che ho fatto...”, Desdemona si portò le mani al viso, arrossendo talmente tanto da non aver più bisogno del fard. Mai le era successo di scivolare o cadere durante uno spettacolo, né tantomeno di farlo oltre il palco, finendo tra le braccia dell'uomo più famoso e affascinante del Mondo Magico, Sirius Black.
“Oh, ma certo è un caso che venga ogni sera e non ti stacchi gli occhi di dosso!”. Lavinia fece appena in tempo a scostarsi, poiché la bionda le aveva appena lanciato il pennello che stava usando.
Si rialzò esibendo il suo sorriso splendente a cui nessuno poteva resistere. Ammaliante, era la parola giusta.
“George ne è sicuro”, insistè  “tu gli piaci!” concluse infilandosi numerosi braccialetti color oro.
“A tal proposito”, sviò Desdemona, decidendo di ignorare quelle imbarazzanti e assurde insinuazioni “forse potresti raccontarmi cosa c'è tra te e il giovane Weasley!”.
I lineamenti decisi ed eleganti di Lavinia si irrigidirono impercettibilmente, con un fremito del naso appuntito.
“Vi vedo molto il sintonia!” continuò la bionda, con un'espressione maliziosa che sapeva di vendetta.
“Abbiamo degli interessi comuni che c attraggono irrimediabilmente l'uno verso l'altra”, rispose l'altra fanciulla, sistemandosi l'acconciatura.
Era tipico di Lavinia, non dare mai risposte certe. Svincolava sempre, non era mai abbastanza chiara. Faceva parte del suo fascino oscuro. Manteneva sempre un certo controllo sulle emozioni e sulle situazione che l'amica le invidiava molto.
Desdemona era invece più solare, distratta e talvolta, quando era imbarazzata, terribilmente pasticciona.
Quando entrambe furono pronte, raggiunsero il retro del palco, nervose. Desdemona sbirciò oltre la tenda. Il locale era pieno, ma non scorse Sirius. Un po' delusa, raggiunse le altre ragazze che per alleggerire la tensione sorseggiavano Vino Elfico.
Afferrò un bicchiere distrattamente, mentre ascoltava i discorsi frivoli delle sue compagne.
“...Oh e quel suo sguardo...”, sospirava una brunetta ricciolina, portandosi le mani al petto con aria sognante.
“...I suoi capelli...”, la seguiva a ruota un'altra.
“Peccato”, intervenne Lavinia, le braccia conserte e l'espressione dura “che lui non vi veda: ha occhi solo per Desdemona!”.
Al che, l'interessata, sputacchiò del vino in terra mentre tutte le altre sghignazzavano e intonavano coretti di “beata lei”, “quanto vorrei che lui mi guardasse così”.
Quella fiera di frivolezze venne interrotta dall'arrivo del padrone del locale, che fece cenno alle ragazze di mettersi in posizione, prendendo da parte Desdemona.
Angel era un affascinante uomo dai profondi occhi scuri, della stessa sfumatura dei corti capelli che portava all'indietro. Era muscoloso, alto e possente, vestiva solo di nero e mai nessuna di loro l'aveva visto ridere. Possedeva quel fascino tenebroso che avvolgeva anche Lavinia, ma era molto più oscuro e maledetto. Nonostante questo, tutti sapevano della bontà del suo cuore e pochi si lasciavano intimorire qualora avessero avuto la rara occasione di vederlo arrabbiato.
Salutò la giovane, che gli stampò un veloce bacio sulla guancia.
“Tutto bene? Oggi non ci siamo visti per niente!”, gli fece notare ella con disappunto, prendegli un braccio.
“Sì, Desdie. Sei pronta? So che questa è la prima volta che facciamo questo spettacolo sulla danza del ventre... Ricordi tutto?”, le chiese serio. La caratteristica più sorprendente di Angel era la sua poca propensione alle affettuosità ed ella non si stupì del fatto che lui avesse deliberatamente ignorato il suo bacio. Era un'abitudine che suggellava ciò che l'uomo era per lei.
“Sì, certo. Abbiamo provato tre ore stamattina e due nel pomeriggio!”, gli fece notare.
“Volevo esserne sicuro. E mi raccomando...”, iniziò la solfa che da qualche giorno le dedicava, che lei ripeté alzando gli occhi al cielo.
“...attenta a non cadere! Lo so Angel, dai, smettila con questa storia è stata solo una svista!”.
“Una svista che rischia di ripetersi ogni volta che Sirius Black è in sala! Ho capito l'effetto che ha su tutte voi, ma dovete contenervi! Specialmente tu...”, ma si interruppe per non essere troppo invadente. Ella era già arrossita visibilmente e continuando, l'avrebbe moralmente compromessa.
“Dai, ora vai, tra poco tocca a te!”, la congedò dandole un piccolo buffetto sulla guancia, osservandola superare la tenda che divideva i camerini dal palco.
L'ingresso di Desdemona fu accolto da un applauso fragoroso. Ondeggiava i fianchi mentre raggiungeva il centro del palco, spiando tra il pubblico, lo individuò. Un brivido le fece fremere il cuore, ma si sforzò di mantenere la calma, mentre con la voce seguiva la tonalità della musica.
Quel fremito però, si trasformava sempre più in un vortice, un vuoto nello stomaco. Raggiunse il centro del palco e inizò la danza del ventre.




Sirius e George sorseggiavano Rum Incenerito, osservando Desdemona ballare.

Quella sera, l'uomo la trovò più bella che mani. Era vestita da odalisca, con un reggiseno di pailettes e shorts con pareo decorato da pendenti che suonavo allo scuotersi dei fianchi, il tutto nei toni dell'azzurro chiaro. Portava inoltre molti gioielli che tintinnavano mentre con le braccia creava armoniosi immaginari gesti nell'aria. Tutti quei monili si riflettevano nelle luci delle candele che arieggiavano sul soffitto. L'intero locale era arredato in stile India: enormi puff e tavolini bassi, tappeti persiano, tende alle finestre e disegni di divinità alle pareti. Il tutto nei toni caldi del rosso, giallo e arancio.
Con il naso all'insù, Sirius osservava quella visione, riempendosi gli occhi di quella giovane vita che gli faceva aspettare con trepidazione la sera e l'apertura del locale.
Sembrava aria fresca, delicata, profumo di nuovo e, forse, felicità.
George lo scosse dai suoi pensieri con una gomitata.
“Visto, che ti dicevo? Guarda sempre da questa parte!”, gli fece notare poi il ragazzo.
“Ti ricordo che sono Sirius Black, tutti guardano da questa parte”, gli fece cenno di guardarsi intorno.
“Ma zitto, nessuno ti sta guardando come lei! E poi le altre le hai conosciute, perchè lei no?”, gli chiese il giovane. Era vero, molte altre si erano fatte avanti, tentando di sedurlo, invano.
L'uomo non rispose riflettendo. Poteva essere che fosse ancora imbarazzata per la caduta. Anzi, sicuramente era così. Rise tra sé.
“Senti”, continuò George “ci giochiamo una bottiglia di Vino Elfino Invecchiato che tu non hai il coraggio di parlarle!”.
Sirius lo guardò con espressione sarcastica. Mai nella sua vita aveva perso una scommessa. Suggellò quella proposta stringendo la mano al ragazzo, poi alzò le bacchetta per attirare l'attenzione della cameriera.
Quella stava servendo il tavolo accanto, ma accortasi che era stato Sirius Black a chiamarla, lasciò tutto per raggiungerlo, col sorriso svampito.
“I signori desiderano un altro giro?”, chiese con una voce che evidentemente riteneva sensuale.
“No, siamo a posto così. Vorrei però che tu facessi avere a quella ragazza”, le indicò Desdemona “una bottiglia della sua bevanda preferita, dicendole che è da parte mia”.
La cameriera annuì, dileguandosi dopo aver compiuto un piccolo inchino, emozionata come se fosse stato un regalo per lei.




La prima parte dello spettacolo si concluse e tutte le ragazze si ritirarono per sistemare il trucco e cambiarsi. Mentre Lavinia alla finestra si accendeva la pipa, facendo uscire dalla bocca un fumetto blu, Desdemona si sistemava il trucco.

La cameriera entrò a capofitto, tutte le ragazze si girarono. Solitamente erano loro a chiamarla, se era venuta da sola significava che qualcun' altro la mandava a porgere qualche omaggio.
Tutte la osservarono raggiungere Desdemona, già con la bocca spalancata.
“Un'Acquaviola allo Zenzero, offerta dal signor Siriun Black!”, esclamò emozionata la ragazza col vassoio in mano.
La bionda, pietrificata, boccheggiò. Fu Lavinia a prendere la bottiglia e il bicchiere, congedando la cameriera.
“Visto? Che ti avevo detto?”, fece poi notare all'amica quando le altre ebbero smesso di sospirare “oh, beata lei, che dolce, un amore, è così fortunata”.
“Emh... Ora devo...”, inziò Desdemona.
“Ora dovresti proprio andare a ringraziarlo!”, concluse la frase la mora “Dai vengo anche io che saluto George, contenta?”, la prese sottobraccio, trascinandola fuori.
“Mantieni la calma, non ti mangerà. Vedi cosa vuole e stai tranquilla, mica è il Signore Oscuro! Non essere ridicola!”, cercò di rassicurarla, mentre raggiungevano il tavolino dove erano seduti i due.
“Guarda, George!”, fece notare invece Sirius al ragazzo, mentre scorgeva Desdemona e Lavinia avvicinarsi. Sorrise, aveva la vittoria in mano. Ma non gli importava nulla del vino. Aveva finalmente trovato il coraggio di avvicinarla.
Quando le ragazze furono abbastanza vicine, si alzò.
“Incantato”, le sfiorò appena la mano con le labbra, provocandole un tuffo nella gola “mi chiamo Sirius Black, ma questo già lo sai, vero?”, le fece cenno di accomodarsi.
“George, ti devo parlare...”, Lavinia afferrò il ragazzo per il braccio, che capì subito. Desdemona guardò l'amica, terrorizzata, ma quella fece finta di niente, allontanandosi.
“E' un onore conoscerla, signor Black”, non si sa per quale intervento magico, ma le parole le uscirono sole, tranquille.
“Ti prego, non darmi del lei, mi fa sentire vecchio”, le disse con tono fintamente dispiaciuto.
“Oh, perdonami allora”, rispose la ragazza, sinceramente rammaricata “grazie per l'Acquaviola. E temo anche di doverti chiedere scusa”, si sentì le guance in fiamme. L'uomo la osservò con sguardo interrogativo, ella si affrettò a spiegare.
“Sai per esserti caduta addosso l'altra sera”, continuò la giovane in evidente difficoltà.
“Hai dato una scossa alla mia serata, te lo posso assicurare”, e le sorrise. Il più bel sorriso che la ragazza avesse mai visto. Bello non per la perfezione dei denti, ma per come contrastava quell'aria scura dell'uomo, dovuta all'acconciatura lunga e agli occhi chiari.
Vennero però raggiunti da George e Lavinia che intimò all'amica di sbrigarsi, toccava a loro sul palco.
Sirius le baciò nuovamente la mano, provocandole l'ennesima capriola nello stomaco. 






ANGOLO AUTRICE


-Ogni capitolo avrà il nome di una bevanda, che sia Magica, Babbana o inventata da me. Dopotutto faccio pur sempre la barista, io.

Ho amato scrivere questo capitolo. Mi ha rattristato nella parte iniziale, ma George non sarà sempre così OOC, esigenze di copione. Più avanti si scoprirà quale rapporto lo lega a Lavinia. Vi dico solo che non sarà una cosa bella.

Sirius è riuscito a parlare con Desdemona. Nel prossimo capitolo sapremo qualcosa in più su di lei.
Se ve lo state chiedendo sì, Angel è proprio l'Angel di Buffy. Adoro il personaggio ed ho deciso di introdurlo, dandoglio un ruolo particolare che gli si addice e scoprirete in seguito.
Vi ringrazio infinitamente per aver letto, ho scritto decisamente molto, ma ne sono fiera.
Vi abbraccio.

nausicaa black
   
 
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