Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Miss Piggy    30/03/2011    4 recensioni
Un oceano di certezze, spazzato da un uragano improvviso, che non vuole placarsi. Un turbinio di emozioni, che stravolgeranno la vita di una donna che pensava di aver già raggiunto l'apice della felicità, senza fare i conti con gli uomini.
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kagura, Naraku, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò di soprassalto, sentendo che qualcuno stava trafficando con la serratura della porta d’entrata, imprecando ad alta voce. Kagome sbarrò gli occhi e cercò di raccogliere i suoi vestiti più velocemente possibile ma quel tentativo fu inutile. C’era un uomo addormentato sul suo divano, completamente nudo, non sarebbe stato facile nasconderlo.
Non riuscì nemmeno ad infilarsi le mutandine, che la porta dell’attico si spalancò e Kagura fece il suo ingresso. Le due donne si guardarono per pochi secondi, l’una imbarazzata e l’altra basita dalla nudità dell’altra, ancora ferma sull’uscio. La vista di vestiti sparsi per tutto il salotto poteva significare una sola cosa, si disse la donna, così cercò l’altro autore di quello scompiglio. Lo trovò sdraiato sul divano, rannicchiato, con nessun indumento a coprirlo. Fece fatica a riconoscerlo, aveva i capelli spettinati sul viso. Il colore però era inconfondibile e un’idea l’attraversò come un fulmine.
Incredula, tornò con lo sguardo su Kagome, che non si era mossa da dove era, seduta e nuda sul divano, accanto all’uomo.
“Kagome, non dirmi che quello è..” esclamò Kagura, ma Kagome la zittì.
“Sshhh! Non urlare! Non credo gli farebbe piacere farsi vedere nudo da te!”
“E allora spiegami perché cazzo ci sono i vostri vestiti che fanno da tappezzeria alla casa! Sei per caso impazzita?!” sbraitò la donna.
“E’ un po’ complicato, non è che l’ho fatto volontariamente. Vieni di là in cucina, per favore, non voglio che si svegli e si ritrovi con te che gli guardi il culo. Avanti!” sussurrò Kagome, spingendo la donna.
Entrarono in cucina e Kagome si rese conto che non poteva sostenere una conversazione senza niente addosso. Sarebbe stato difficile far capire quello che era successo a Kagura, figuriamoci se lei non si vestisse.
“Aspetta, mi metto qualcosa e torno!” disse Kagome.
“Sarebbe utile!” Le gridò dietro Kagura mentre la ragazza usciva dalla cucina.
Nel frattempo, Kagura si accasciò su una sedia, e si prese la testa fra le mani. Quella ragazza doveva essere impazzita! Andare a letto con Inuyasha! Che cosa le era passato per la mente? Questa non ci voleva proprio, la situazione stava notevolmente peggiorando. Proprio ora che erano riuscite a trovare quello che serviva per distruggerli!
Kagome tornò indossando una vestaglia verde. Sotto non aveva indossato la biancheria, non l’aveva ritenuto necessario.
“Esigo una spiegazione! Non me ne sono andata per lasciarvi campo libero, ma per lasciare che lui ti dicesse quello che sembrava dovesse sputare fuori! Non eri forse tu ad odiarlo, a volere la sua distruzione? Fa parte anche questo della tattica? Oppure ti è dato di volta il cervello?!
“Mi è saltato addosso, mi ha inchiodato, non potevo fare niente..” cercò di scusarsi Kagome, ma le sue motivazioni non reggevano.
“E tu invece di reagire l’hai assecondato?! L’hai lasciato fare e diciamocelo, ti sei data da fare anche tu! Mio Dio, Kagome, ma che ti è preso?!” urlò Kagura, picchiando i pugni sul tavolo.
“Non lo so, Kagura, non so spiegarmelo nemmeno io. Un secondo prima l’avrei ammazzato, poi non ho saputo resistere. Ho sempre pensato di odiarlo! Ogni volta che mi attaccava mi faceva salire il sangue al cervello, non sapevo fare altro che insultarlo e rispondere alle sue provocazioni.”
“E stavolta invece cosa c’è stato di diverso?” esclamò la donna, confusa.
“Mi ha ferito più a fondo, ha scoperto uno dei miei punti deboli. Sono scoppiata a piangere per strada, non mi era mai successo. Sono corsa a casa, mi sono chiusa in camera e quando ti ho sentito parlare, sono uscita per dirti di smetterla di fare baccano, ma al posto tuo c’era lui.” Iniziò a spiegare Kagome.
“E ti sembra normale saltargli addosso?!”
“Non capisci, lui era diverso. L’ho schiaffeggiato, dopo che mi aveva detto di essersi catapultato qui per chiedermi scusa. Pensavo fosse l’ennesima presa per il culo, non mi capacitavo del fatto che lui fosse corso fin qui solo per scusarsi.
Lui invece di andarsene è rimasto lì a fissarmi, poi ha iniziato a dirmi che l’aveva fatto perché le mie lacrime l’avevano fatto sentire in colpa, che non chiedeva mai scusa ma che questa volta era diverso. Mi ha implorato di smettere di piangere, perché lo stavo distruggendo. Poi.. io..”
“Il resto l’ho intuito. Ma perché? Cosa ti ha spinto a lasciarti andare? Lo odi, si vedeva dalla determinazione che ci hai messo dall’inizio, dall’asprezza delle tue risposte. Non ho ancora capito cosa si nasconde dietro a questo odio, ma non avrei mai creduto che tu e lui finiste a letto!” disse Kagura, incredula.
“La dolcezza e la malinconia con cui ha pronunciato quelle parole mi ha spiazzato, come se ognuna di quelle parole gli facessero male ogni volta che uscivano dalla sua bocca, come se non fosse abituato ad aprirsi alla gente. Mi ha fatto tenerezza. Si è avvicinato, mi ha fissata e ho perso il lume della ragione. Qualcosa in lui si era infranto, grazie a me, e non ho saputo resistere.” Disse Kagome, tutto d’un fiato.
“Dio mio, mi sta per venire un attacco di cuore. Così hai fatto del gran sesso mi pare di capire?” disse Kagura, cercando di tranquillizzarsi.
“Ecco, insomma, noi.. Oh, al diavolo, sì! Divino direi! Ci mette l’anima, come se fosse l’ultima cosa che fa nella sua vita! Così esperto, travolgente! Avevo dimenticato quanto fosse gratificante! Quel coglione di Kouga non sarebbe mai stato all’altezza! Dolce, potente..” esclamò Kagome, estasiata, appoggiata alla finestra.
“Ferma, ferma, prima che mi venga la nausea! Quello che non mi so spiegare è questo cambiamento improvviso di prospettiva. Mi hai spiazzato! E sai anche tu che non doveva succedere!” la rimproverò Kagura, con sguardo penetrante.
“Sono perfettamente consapevole di aver commesso un errore madornale, ma non ho saputo rinunciare. Ha scovato i miei punti deboli, non so come abbia fatto, e ci ha giocato con destrezza, lasciandomi disarmata. Non ho potuto fare altro che crollare fra le sue braccia. Mi ha sedotto, mi ha incantata. Sono una cretina.” Disse Kagome, sbuffando, crollando sulla sedia.
“Fra tutti quelli a cui potevo cadere ai piedi, proprio lui dovevo scegliere?! Forse tutto quell’astio è dovuto al fatto che nemmeno io volevo accettare che proprio uno come lui potesse attrarmi.” Continuò Kagome, pensierosa.
“Perché dici nemmeno tu?”
“Anche lui non si capacitava del fatto che una come me potesse intrigarlo. Forse per quello fin dal principio mi ha attaccata. Non so, sono così confusa!”
Ecco perché quell’uomo non riusciva a togliere gli occhi da quella ragazza, l’aveva ipnotizzato fin dal primo giorno! Per tutto il tempo lui l’aveva osservata, scrutata e studiata nei minimi particolari, senza lasciarsi sfuggire nemmeno un suo movimento. Kagome non se n’era nemmeno resa conto, era troppo impegnata a tenere il broncio, ma Kagura non poteva che trovare strano il comportamento di lui. Ora tutto tornava.
“L’hai stregato, mia dolce Kagome. Ce l’hai ai piedi mia cara!” esclamò Kagura, con enfasi.
“Che diavolo stai blaterando?” chiese Kagome, con sguardo interrogativo.
“Da quando sei entrata nella sua vita, non ha smesso un attimo di osservarti! Ogni tuo movimento lo rapiva, lo stuzzicava! E tu non te ne sei mai resa conto! Troppo orgogliosa! Mio Dio, ti rendi conto che cosa fantastica?!” sussurrò Kagura, con occhi fiammeggianti.
“Mi spieghi cosa ti passa per la mente?!” chiese Kagome, nella confusione più totale. Prima la rimprovera, poi si dice felice. Non riusciva a trovare il nesso logico.
“Non capisci?! In questo modo ti sarà più facile entrare nella sua vita, scoprire i suoi segreti più intimi e poi pugnalarlo quando meno se lo aspetta!” spiegò Kagura.
“Oh, beh, sì, in effetti potrei ma..” tentennò Kagome.
Kagura la osservò mentre si torturava un lembo della vestaglia. Perché all’improvviso era così indecisa? “Non avrai mica intenzione di essere clemente ora?! Siamo state mandate qui per un motivo ben preciso, non scordartelo! Il piano non può andare a monte! Non capisci cosa potrebbe farmi?!” esclamò Kagura disperata, scuotendo la testa, con lo sguardo perso nel vuoto. Nella sua mente già si disegnavano quelle immagini disgustose e raccapriccianti.  Il ricordo del loro ultimo scontro le fece venire i brividi.
Kagome si avvicinò a Kagura e le circondò le spalle con le braccia, cercando di rassicurarla, anche se non aveva compreso le strane parole della donna e la sua improvvisa preoccupazione.
“Kagura, non succederà nulla, nessuno ti farà del male, non ne avrebbero il coraggio.” le sussurrò, accarezzandole i capelli spettinati. Non capiva a chi la donna si stesse riferendo, ma capiva che presto tutto sarebbe stato più chiaro. Era arrivata l’ora delle spiegazioni.
“Credi che si farebbe degli scrupoli?! Credi che me le sia fatte da sola queste?!” disse Kagura, alzandosi e togliendosi la maglietta per mostrandole la schiena, solcata da profonde cicatrici, che rovinavano inesorabilmente la sua pelle.
Per la seconda volta in quella giornata, Kagome si sentì come schiaffeggiata. Una profonda fitta allo stomaco la paralizzò, dopo che ebbe passato una mano su quelle cicatrici così evidenti. Si allontanò, inorridita.
“Kagura, io...”
La donna la osservò con gli occhi carichi di lacrime, sorridendo a mò di scusa.
“Per questo non puoi tradirmi, Kagome, non puoi mandare a monte tutto. Se dovessimo tornare a mani vuote, non credo di poter mettere ancora un piede fuori casa.” Sussurrò lei, scossa dai singhiozzi.
“Ma chi potrebbe impedirtelo?! Chi si è permesso di violarti così, di rovinarti?” domandò Kagome titubante, sapendo che stava frugando nella vita di Kagura troppo a fondo.
“Non posso, non devo..” disse Kagura, scuotendo la testa e tormentandosi le mani.
Kagome le si avvicinò di nuovo, prendendole le mani e stringendole nelle sue.
“Kagura, voglio aiutarti, non voglio che tu soffra ancora, ma mi devi dire chi ha osato farti questo. Non posso sopportare un tale peso senza che tu mi dia delle spiegazioni!” disse Kagome, guardandola dritta negli occhi, cercando di essere convincente e confortante allo stesso tempo.
Kagura guardò quegli occhi color dell’ebano e si sentì sicura e protetta. Avrebbe finalmente condiviso quel segreto con qualcuno, alleviando il peso che la schiacciava. Potersi confidare avrebbe dimezzato quel dolore.
“Naraku.” Scandì lentamente, come per paura di dover ripetere quel nome.
Kagome la fissò, per qualche secondo senza capire il nesso tra il nome del fratello di Kagura e quello che la donna le aveva mostrato. Poi le idee tornarono al loro posto, come i pezzi di un puzzle che si sistemano, dando mostra di un panorama inaspettatamente crudo. Ora capiva perché la donna cercava sempre di finire il lavoro prima dell’arrivo del fratello quando stavano progettando la loro missione! Aveva paura che qualcuno potesse capire, che potesse comprendere quale orrore si nascondeva dietro la loro convivenza quasi morbosa, tra un fratello e una sorella che avevano ormai l’età ideale per pensare ad una famiglia.
Gli tornarono in mente i modi stranamente pacati che avevano in ufficio, lo strano modo di Naraku di stare vicino a Kagura, come per tenerla sotto controllo.
Sentì calde gocce caderle sulle mani, segno che Kagura si era abbandonata completamente ad un pianto liberatorio. Comprendeva quanta fatica le fosse costato rivelare quell’orrore, ma capiva che era soltanto la punta dell’iceberg, solo uno spiraglio di luce in quel lungo calvario che aveva segnato la vita della donna.
In preda alla rabbia, abbracciò forte la donna, facendole appoggiare la testa al suo petto, come una mamma avrebbe fatto con una figlia.
“Per ora hai già fatto abbastanza, ma voglio che tu mi dica tutto, dall’inizio alla fine. Non posso permettere che questo scempio continui.” Disse Kagome, risoluta.
Kagura annuì, ancora piangente. Capiva che era arrivato il momento di fare chiarezza nella mente di quella ragazza, per poter aiutare anche se stessa.
“Ora è meglio che vai a farti un bel bagno poi pretendo che tu ti infili a letto. E per quel che riguarda domani, non voglio sentir parlare di lavoro!” le disse Kagome, sorridendo e continuando ad accarezzare i capelli lucenti di Kagura.
“Ma dobbiamo..” esordì Kagura, asciugandosi il viso con la manica della maglietta. Non potevano perdere tempo solo per sciocchezze simili!
“Non azzardarti a ribattere! Stavolta si fa come dico io! Per stasera basta così, ma domani sarò io a confessarti e non ti puoi tirare indietro! Se parlerai con me, se ti sfogherai, starai meglio, fidati di me! Domani deciderò io per te e non potrai rifiutare!” esclamò Kagome, risoluta. Non avrebbe permesso a quella donna di distruggersi ulteriormente.
“E il nostro lavoro?”
“Parlerò io con Inuyasha, un giorno libero me lo deve dopo questa sera! Dirò che non stai bene, che hai avuto un malore. So essere molto convincente!” ribattè Kagome, facendole l’occhiolino e avviandosi in salotto, seguita da Kagura.
 L’uomo era ancora profondamente addormentato, rannicchiato sul divano, con i capelli sparsi sui cuscini colorati. Respirava profondamente e l’espressione del viso era del tutto distesa, segno che il suo sonno non era tormentato. Kagome lo osservò per qualche istante, soffermandosi su quei lineamenti quasi angelici e stupendosi nuovamente di quanto bello potesse essere. Nei giorni precedenti non aveva fatto caso a tutto ciò, era troppo impegnata a non lasciarsi sopraffare da lui, ma ora non poteva che ammettere che la sua era una bellezza rara.
Si voltò a guardare Kagura che le stava sorridendo.
“Seguirò il tuo consiglio, Kagome, mi prenderò cura di me e per stasera meglio che mi chiuda in camera, non avete ancora finito, o sbaglio?” disse la donna, osservando lo sguardo Kagome rapito dall’uomo.
“Oh, andiamo, credi sia così ingenua? Sono una donna ormai!” cercò di dire Kagome, arrossendo visibilmente.
“Al cuor non si comanda, piccola mia!” disse Kagura salutandola con la mano, dirigendosi verso l’altra parte di quell’attico, non lasciando modo all’altra di replicare.
Kagome scosse la testa rassegnata e si voltò di nuovo a guarda Inuyasha. Il suo sguardo venne ricambiato da quello dell’uomo, che la stava fissando sorridendo.
“Avete fatto un gran bel casino, tu e la tua coinquilina. Mi avete svegliato.” Disse Inuyasha, sorridendo.
“Ti ricordo che questa è casa mia. Sei tu fuori posto. E soprattutto, nudo sul mio divano. Non ti sembrerebbe il caso di vestirti?” rispose Kagome, fissandolo interrogativa.
“Oh, beh, che fretta c’è?” ribattè lui, girandosi su un fianco e appoggiando una mano sotto la testa per sostenerla con il braccio.
“Avanti, mettiti qualcosa addosso che..”
“Che? Che cosa? Non dirmi che sei imbarazzata! Ne avrai visti di uomini nudi in vita tua!” la canzonò Inuyasha.
Kagome mugugnò qualcosa, girandosi per non guardarlo in faccia.
In effetti aveva visto Kouga centinaia di volte senza vestiti e mai si era vergognata. Così come tutti gli altri uomini con cui era stata. Ma quanti erano? Tre, quattro, escluso Kouga. Infondo, erano state soltanto avventure e non c’era stato un seguito, di conseguenza era scappata in fretta e furia da quegli uomini, senza avere il tempo di studiare il loro corpo. Mentre ora poteva farlo, poteva scrutare la curva sinuosa di quei muscoli, insinuare il suo sguardo dove voleva.
Poteva, eppure non voleva. Si sentiva imbarazzata di fronte a quell’uomo, che tanto aveva odiato e che ora si mostrava a lei, senza pudore e con ogni difesa abbassata al minimo. Forse era proprio quello che la rendeva così inquieta.
Inuyasha la guardò arrossire e provò una forte stretta allo stomaco. Era così timida, disorientata e quasi impaurita da provocare in lui un moto di compassione. Si alzò dal divano e le si avvicinò, prendendola per le spalle in maniera tale da voltarla per poterla guardare negli occhi. Lei aveva ancora le guance arrossate e, nonostante questo segno di debolezza, negli occhi le si leggeva una grande determinazione.
Si fissarono per pochi secondi, poi lui l’attirò a sé, facendole appoggiare la sua testa al suo petto, mentre le accarezzava dolcemente i capelli spettinati.
“Non devi avere paura di me. Voglio che tu capisca di poterti fidare di me.” Le sussurrò Inuyasha.
Kagome si strinse più forte al corpo dell’uomo, inspirando profondamente il profumo della sua pelle e aggrappandosi alle spalle di lui come se avesse paura di cadere. Come se potesse stringerlo a sé per l’ultima volta.
“Io.. non.. non posso, Inuyasha.”
“Cosa stai blaterando? Sei per caso sposata? Che storia è questa?” boccheggiò Inuyasha, trattenendola per le spalle e guardandola incredula.
“Sono stata sconsiderata, mi sono lasciata trasportare dalle emozioni, ho lasciato che fosse l’irrazionalità a guidarmi. Ora, però, dobbiamo tornare alla realtà. Tu hai un impero da gestire, io una missione. Credo che sia stato soltanto un errore. Chiamiamola anche fatalità del caso, ma d’ora in poi faremo come se non fosse successo nulla.” Disse Kagome tutta d’un fiato, per non perdere il filo del discorso e sembrare sincera.
Lui le tolse le mani dalle spalle e mosse qualche passo indietro, scrutandola con occhi carichi di rancore.
“In poche parole, mi hai usato per sfogare i tuoi istinti primordiali. Soltanto un gioco, ed io il tuo burattino. Avevo visto qualcosa di diverso nei tuoi occhi. Evidentemente mi sono sbagliato.”
“Ti sbagli, io..” biascicò Kagome, avanzando verso di lei e tentando di calmarlo.
“Non ti avvicinare, dannata stronza. Mi sono mostrato vulnerabile e disponibile per qualcuno che preferisce scappare. Maledetta! Avrò solo il rimpianto di non averti lasciata a piangere in quella squallida strada!” urlò l’uomo, in preda alla collera. Raccolse i suoi vestiti e se li mise senza parlare.
“Inuyasha, non è come pensi! Io ho..”
“Cosa? Cos’hai? Paura di una relazione?! Sei una stupida bambina viziata! E’ questo il ringraziamento per averti aperto il mio cuore?! Mai più! Mai più ti avvicinerai a me!” sbraitò Inuyasha, dirigendosi alla porta.
“Sei una serpe, come tutte le altre. Ora capisco. Meglio tardi che mai.” Le disse, sorridendo maligno, prima di chiudersi la porta alle spalle e correre giù per le scale del condominio.
Kagome non si mosse da dove era rimasta quando Inuyasha l’aveva abbracciata, con la voce di lui che le rimbombava nelle orecchie. Pensò a quel viso angelico, quasi etereo, così deturpato dalla rabbia causata da lei, dalle sue parole taglienti.
Si accasciò sul divano e lasciò che calde lacrime le rigassero il viso. Non le asciugò, lasciò che le inondassero gli occhi, le guance, il mento. Lasciò che i singhiozzi la scossero, che il dolore le entrasse nelle vene, come veleno, che la solitudine si impossessasse di lei, imprigionandola.
Non sapeva come tali parole avessero potuto articolarsi ed uscire dalla sua bocca, ferendo e dilaniando il cuore di quell’uomo. Nemmeno lei era convita di quello che aveva detto ad Inuayasha, ma la pelle deturpata di Kagura tornò a balenare nella sua mente. Era solo per pietà di quella donna che aveva allontantato Inuyasha. Soltanto per quello. O c’era dell’altro? Era davvero come le aveva detto lui, cioè che lei aveva paura di una relazione?
Non seppe rispondersi, segno del rimpianto per la decisione presa. Si strinse nella sua vestaglia e registrò un messaggio vocale, cercando di mantenere la voce ferma e lo inviò al numero che compose sula tastiera.
Continuò poi a piangere, fino a sfinirsi, finendo con lo sdraiarsi su quel divano, dove prima Inuyasha aveva risvegliato il suo desiderio. Inspirò ancora il suo profumo, prima di addormentarsi. Era penetrato a fondo nel cotone leggero del divano, così come il suo ricordo nell’anima di Kagome.



Eccomi tornata! Scusate per l’attesa, ma sono stata un po’ impegnata! Tra amici, università, serate assurde e incontri inusuali, sono riuscita finalmente a concludere l’ottavo capitolo! Spero di non deludervi, ci ho messo qualche nuova svolta.
Alla prossima! 
   
 
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