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Autore: Hakigo    30/03/2011    1 recensioni
RACCONTO INTERROTTO.
[Cit. capitolo 7 - Delle urla provenivano dall’esterno e il fumo rendeva impossibile vedere ciò che stava accadendo a meno di quattro metri di distanza. La donna sentiva gli invasori vicini, i loro passi, i respiri attraverso le maschere e vedeva chiaramente anche i laser rossi che usavano come mirini per i loro fucili. Tratteneva il respiro, per non farsi sentire. Per il fumo, non riusciva più neanche a tenere gli occhi aperti: probabilmente avevano lanciato dei lacrimogeni. Non sapeva quanto tempo fosse passato. Forse un’ora, forse solo dieci minuti, ma Honey non accennava a svegliarsi.
Un colpo di tosse a dimostrare che fosse viva. I mirini che si univano all’istante in un unico punto.
]
E se le parti per una volta fossero invertite? Se fossimo noi, i cattivi? Honey è una bambina che crescendo imparerà a difendersi dagli invasori, a distinguere i bravi dai malvagi: non aveva calcolato che un giorno, lei stessa sarebbe stata accusata di alto tradimento.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva sempre adorato la musica classica degli umani. Da piccola, si era sempre chiesta il motivo per il quale tali splendide melodie non avessero un cantante, se non in rare occasioni.
Più tardi, dopo essersene appassionata, aveva capito che non esistevano cantanti perché essa conteneva tante di quelle emozioni che non si potevano esprimere con nessuna parola, lei stessa, nonostante avesse una forte parlantina - tanto da preoccuparsi di essere affetta da un tipo di diarrea verbale – non era in grado di decifrare il battito del suo cuore. Era un’emozione, un brivido caldo lungo tutta la schiena.
Si chiedeva come facessero gli uomini, creatori di melodie tanto significative, ad avere dichiarato guerra a tutto il mondo. Quando erano arrivati i primi terrestri, per la maggior parte erano esploratori e scienziati, tutte persone di buona fede, fino a quando non erano arrivati i militari. Honey credeva che nel loro cuore non ci fosse l’istinto della guerra, che in realtà ci fosse qualcosa che li spingesse a farla, contro la loro volontà.
Anche adesso, stesa sul pavimento, mentre riacquistava conoscenza, sentiva della musica classica in sotto fondo, una che aveva sentito spesso provenire dalla camera dove Mohena si dedicava al cucito e dove solitamente riparava vestiti. Certo, ora la riconosceva: era Lo schiaccianoci di Ciajkovskij, ne era più che sicura, l’aveva visto anche in un cartone, una volta.
Quando aprì gli occhi e si tirò a sedere di scatto, si guardò intorno, spaventata, cercando comunque di contenersi.
Era in una stanza ben arredata ma piena zeppa di polvere. Era stata stesa sul pavimento e adesso aveva la schiena ed il collo dolorante. Si lamentò un tantino, cercando di massaggiarsi le parti dei muscoli tesi.
“È  sveglia” sentì dire all’esterno. Si spaventò e si drizzò immediatamente in piedi. Maledisse la sua stupidità per non aver portato il coltellino svizzero che usava di solito. Sembrava già buio fuori. Dovevano essere molto preoccupati per lei, a casa. Doveva sbrigarsi.
La porta si aprì, facendo entrare un suo simile insieme a quello che aveva incontrato nella foresta.
Lei rimase in silenzio, stringendo i pugni e guardando entrambi i nuovi arrivati con attenzione.
“Non ci sono dubbi che sia una dei nostri” commentò il più alto, quello che non aveva mai visto. Sembrava essere il più importante dei due, visto il modo in cui parlava e l’altro taceva “Mi è giunta voce che non sia la prima volta che tu incontri uno dei ribelli” iniziò e lei scosse la testa “Abbiamo controllato il palazzo del re e a quanto sembra, la tua informazione era vera” si sedette su una delle poltrone, affondandoci dentro.
“La mia famiglia ospita il principe e sotto suo ordine sono stata incaricata di trovarvi per un aggiornamento” rispose lei, alzando il mento e aprendo i pugni, leggermente più rilassata, adesso che era sicura che non volessero farle niente di male.
“Ci dia un buon motivo per fidarci” la sfidò lui allora, chinandosi in avanti e poggiando i gomiti sulle ginocchia. Aveva un’aria stanca. Honey sperava solo che avrebbero accettato il suo piano.
“Ospitiamo il principe, pensavo fosse un fatto primario” commentò pensierosa.
“Sa quante persone esistono su questo pianeta che potrebbero somigliare al figlio del re? No, ho bisogno di qualcosa di concreto. Se il principe ha mandato a cercarci, avrà sicuramente qualcosa su cui discutere, giusto?” chiese. Il ragionamento non faceva una piega.
Annuì. “Arriverò subito al punto, allora. Sappiamo che siete dei rivoltosi, ma sul nostro pianeta non esistono molte persone in grado di manovrare un’arma umana. Per questo, noi vogliamo tirare su una specie di campo, in modo da insegnare a tutti ad utilizzare le loro armi”
Il Temma sembrava decisamente interessato alla proposta che gli stava dando la messaggera, inviata dalla riserva non molto distante dal loro accampamento.
“Una rieducazione, quindi” commentò, tirandosi di nuovo verso lo schienale della poltrona. Poi si voltò verso l’altro “Esponi” fece come se fosse un ordine e l’altro si mise a pensare, guardando dritto davanti a sé.
“Usare le stesse armi degli alieni per noi sarebbe un vantaggio, visto la nostra arretratezza sul campo bellico. Potremmo contare sul campo sorpresa. Tuttavia, non sappiamo fino a che punto possiamo fidarci degli umani e dei loro alleati, signore. Potrebbero tenderci una trappola, dicendoci che il principe è da loro. Dopotutto, sarebbero potuti entrare a conoscenza del fatto che il principe non è a palazzo senza difficoltà, visto che noi abbiamo ottenuto l’informazione abbastanza facilmente. Spetta a lei decidere, signore” concluse, tornando a guardare l’ospite, pensieroso.
Honey poté constatare che fosse più attento di quanto pensasse.
Quello seduto annuì. Sembrava piuttosto soddisfatto di avere una spalla che riuscisse ad elaborare pensieri tanto velocemente e con altrettanta precisione. Poteva comunque capire che il loro rapporto non era intimo come all’inizio aveva pensato – magari un figlio od un fratello – poiché il più giovane non faceva che rivolgersi a lui in modo formale. Doveva sentirsi molto fiero ad essere vicino ad uno dei capi dei rivoltosi.
“Se la signorina qui presente potrà darci una prova del reale soggiorno del principe, cominceremmo a valutare l’idea di venirlo ad incontrare nella riserva di persona” concluse allora, annuendo per l’ennesima volta e tirandosi ancora di più contro la poltrona.
“Signori, cosa devo fare per dimostrarvelo?” chiese, tesa, come se fosse sotto esame.
“In pochi hanno mai visto il principe, cominci a darci una descrizione fisica” stavolta fu il giovane a prendere la parola.
“Gli occhi e i capelli sono entrambi color della terra. È alto, più del figlio del signore che mi ospita. È arrivato nella tarda mattinata vestito come un comune ragazzo di queste zone tropicali per non dare nell’occhio. Ha una piccola macchia scura, un neo, sopra il sopracciglio sinistro.” Cercò di rispondere, portandosi una mano alla tempia. Purtroppo, non aveva avuto abbastanza tempo per osservarlo attentamente, ma non troppo poco per non notare il neo sul sopracciglio. Tuttavia, i nei non erano difficili da riprodurre e cominciava a dubitare lei stessa di non aver mai visto il figlio del re, in realtà. Che fosse una spia, inviata al posto del vero principe?
Nonostante avesse fornito scarse informazioni, i due sembravano interessati alla descrizione, soprattutto sul particolare del neo. Quando però il più giovane aveva notato la sua titubanza, dopo aver parlato, perse completamente la sua fiducia, dando chiari segnali che non credesse ad una sola parola di ciò che aveva detto.
“La descrizione coincide con almeno una delle due descrizioni che ci sono state fornite” ruppe il silenzio il più grande, facendo per alzarsi.
Honey aggrottò le sopracciglia “Una delle due?”
“Il principe non può fornire la propria identità. Noi ci siamo basati unicamente su una descrizione di suo padre, il re Mohall e di alcune del presunto principe visto per le strade della città”
“Quindi vorreste dire che neanche voi conoscete il principe, in realtà?” era a dir poco esterrefatta.
“Nessuno la conosce”
“Vorreste dire che il principe potrebbe non essere il Temma che si trova nella mia villa?”
“Sarà arrivato con una scorta. Presumo comunque di poterci fidare.”
“No, signore. Non mi fido” si oppose l’altro, stendendo un braccio e guardandola dritto negli occhi “Non sappiamo se sia venuta a conoscenza dell’aspetto del principe facendo qualche ricerca o se l’abbia visto durante qualche festività sacra non molto tempo fa”
“Vi propongo un patto.” s’intromise Honey, attirando l’attenzione dei due su di sé. Aveva perso tempo, fuori adesso era buio pesto. Non aveva più tempo “Portate con voi cento dei vostri. Io credo che il principe sia reale, o almeno lo credevo fino a cinque minuti fa. Effettivamente, io non l’ho mai visto, se non questa mattina. Non vogliamo imbrogliarvi. Gli umani che ci ospitano vanno contro l’ideale dei loro simili. Prendono in custodia i bambini delle famiglie che non possono dedicarvi tempo e non chiedono in cambio nulla. Mi hanno accolta quand’ero piccola e mi sono affezionata. Credo in loro. Di conseguenza, chiedo a voi di credere a me. Nel caso in cui il principe non sia quello reale, torturatelo con le vostre stesse mani” concluse, riprendendo a respirare. Si era emozionata e aveva parlato con enfasi.
“D’accordo, partiamo subito” nonostante il più grande, che adesso si era alzato ed era andato incontro alla porta, fosse convinto dalle sue parole, il giovane non sembrava altrettanto certo delle informazioni che gli aveva appena fornito.
Nel giro di dieci minuti, mentre il cielo si faceva ancora più buio, aveva visto radunati in un unico androne almeno un centinaio di Temma armati di coltelli fino al collo, ma nessuno aveva armi da fuoco.
Lungo il tragitto, si chiese per quale motivo nel suo mondo non fosse mai scoppiata neanche una guerra, al contrario della Terra. Forse era proprio perché non avevano che armi da taglio. Ogni famiglia viveva per conto suo nel proprio continente, nel proprio paesino. Nessuno parlava male del re, perché l’Intelligence gli conferiva saggezza che con il passare degli anni maturava sempre di più.
Perché i terresti avevano bisogno di armi, mentre sul suo pianeta gli abitanti si limitavano a difendersi con coltelli?  Lentamente cominciò a pensare ad una soluzione: se i Temma non avevano mai avuto bisogno di armi, forse era perché in effetti non ne avevano mai avuto bisogno, ma non per il discorso del voler fare la guerra o meno. I Temma erano agili, con gambe forti e scattanti, abituati ad ogni tipo di sforzo fisico. La capacità di compiere movimenti equivaleva probabilmente a quella di captarli e questo l’aveva testato in momenti di pura solitudine passati nella foresta. Riusciva a muoversi nel momento stesso in cui sentiva un uccellino prendere l’iniziativa per volare via.
Arrivò alla soluzione, ma per esserne sicura doveva prima fare qualche prova.
 
Mohena corse incontro a sua figlia, senza curarsi del fatto che la maggior parte delle persone che le erano accanto erano dei perfetti sconosciuti. Poi, sempre non curante, le mollò un bello schiaffone sulla guancia, in lacrime.
Honey si preoccupò notevolmente di quell’atto. Aveva paura che i suoi simili avrebbero frainteso, così si sbrigò a parlare, spiegando ciò che la mamma aveva fatto.
Mamma” sentì un mugugnare dietro di sé “Scusami per aver fatto tardi”
“Scusa, H?” era ancora in lacrime “Mi hai fatto preoccupare come non mi succedeva da anni! Quante volte ti ho ordinato di portare con te qualcosa che ci consenta di rintracciarti?” gridava, mentre la ragazza teneva la testa bassa, cercando di comprendere ciò che l’altra aveva provato.
“Mohena, si calmi” la rassicurò il principe. Non appena era arrivato a pochi passi da lei, ogni Temma alle spalle di Honey si era chinato, in segno di sottomissione e fedeltà.
Sospirò. Il principe allora, era veramente quello reale. Si voltò d’istinto verso il Temma che non aveva avuto fiducia, che adesso stava chinato a testa bassa, come tutti gli altri.
“Quanti sono i tuoi uomini?” parlò di nuovo il figlio del re con autorità, tanto che fece rabbrividire tutte le persone che erano nei paraggi.
“Siamo cento, signore” rispose il capo “Ma nel nostro rifugio ci sono altri duecentoventitre uomini”
Annuì “Va bene. Vorrei parlare con quello che manovra la rivolta. Che siano rifocillati tutti gli altri” ordinò con noncuranza, entrando in casa e salendo le scale, verso lo studio di Sebastian.
Tutta la famiglia era rimasta a bocca aperta a guardare lo squadrone davanti casa: non sarebbero bastati trenta frigoriferi, per sfamarli tutti nel dovuto modo. Così Abram prese con sé dieci uomini e si diresse nel magazzino, per fare rifornimento di tutto il necessario.
 
“I rivoltosi sono troppo numerosi per la riserva, dovremo ospitarne qualcuno qui nella villa” fece Abram entrando nello studio dove Sebastian, il capo dei rivoltosi – che si chiamava Mano -, il presunto principe – Aamir – Boyce e Honey stavano organizzando le esercitazioni per i futuri soldati.
“Quanti sono rimasti scoperti?” chiese Mano.
“Circa trentaquattro”
“Non c’è problema” rispose tranquillo Sebastian.
“Signore, non vogliamo essere elemento di tanto disturbo. Le persone che non hanno trovato posto, potrebbero sempre tornare al nostro accampamento” s’intromise il capo.
“Non possiamo farvi uscire di nuovo dalla riserva, è una fortuna se voi non siete stati trovati” fece il presunto principe Aamir “Prenderò dei fondi dalla corona e faremo costruire un'altra casa per gli altri entro una decina di giorni…Sebastian, le chiedo soltanto di concedermi il terreno vicino alla vostra seconda abitazione”
“Dovranno comunque essere ospitati durante le costruzioni, signore” fece Honey “Se mio padre dice che non ci sono problemi ad ospitarli, vedremo di provvedere già da stanotte.”
“H, pensaci bene. Se i Temma verranno addestrati giorno per giorno, torneranno sfiniti, sporchi…Non possiamo lasciarli troppo a contatto con i bambini, che devono comunque rimanere isolati da questa rivolta” Boyce parlò per la prima volta dall’inizio della riunione, facendo annuire tutti i presenti nella stanza.
“Se mi consegnate il modo in cui dovrò disporre i rimasti, vedrò di cominciare subito nella distribuzione” Abram era ancora fermo sulla porta, sudato e apparentemente stanco. Era tardissimo, dopotutto, e ognuno aveva bisogno di una bella dormita.
“Fin quando le sistemazioni non saranno ufficiali, io e gli altri ritorneremo nel nostro accampamento. Torneremo domani pomeriggio per sistemarci. Non abbiamo avuto tempo neanche di prendere i nostri bagagli” si oppose di nuovo Mano, facendo annuire Sebastian.
“Va bene” commentò, alzandosi e stendendo la mano verso il capo “A domani e grazie per la collaborazione” e dopo un cordiale congedo, l’altro si avviò all’uscita, andando poi via dalla riserva insieme a tutti i suoi uomini.
“Buona notte a tutti” salutò stancamente Boyce, lasciando un bacino sulla fronte della sorella e uscendo.
“Vado a controllare che sia tutto sistemato con i bambini” disse allora Honey, lasciando il presunto principe Aamir e Sebastian a concludere le ultime questioni.
 
Quando arrivò nel grande salone dove Mohena intratteneva tutti i bambini, grandi e meno, la trovò sulla poltrona, addormentata, insieme a tutti gli altri che dormivano sul pavimento, utilizzando le gambe dei vicini come cuscino. Dopotutto, era passata la mezzanotte da un pezzo ormai. Sorrise. Non sapeva se svegliarli, sembravano tanto rilassati!
“H?” la chiamò il presunto principe dalla cima delle scale. Si voltò.
“Sì?”
“Potresti salire un attimo?” chiese, andando poi verso la porta della sua camera.
Aggrottò le sopracciglia e prese a salire, raggiungendolo. Lo trovò seduto sul letto, con un’espressione concentrata, ma fissa nel vuoto.
“Posso parlare solo con te, qui dentro” fece alzandosi e andando verso la finestra “Posso darti del tu?” si sedette sul davanzale.
“Certo, signore”
“La cosa è reciproca, ovviamente. Dammi del tu” lei annuì e Aamir riprese “Questa situazione per me è veramente complessa e non so se riuscirò a controllarla con la tua stessa razionalità. So già che tu hai preso la miscela prima dell’età richiesta dal rituale, ma mi chiedo se tu abbia mai ripreso l’Intelligence, magari insieme a qualche tuo coetaneo, per sbaglio. Il tuo modo di pensare…è così…freddo? Non ti importa se andrai contro la tua famiglia, o ti butterai nelle braccia della morte, basta che salvi chi ti è vicino. Insomma, H, questi sono umani, non sono come noi.”
“Quello che tu definisci freddo, probabilmente è solo affetto, signore. Pensavo che tu ti fidassi di loro”
“Hai visto il collega di Mano?” cambiò discorso, irritandola.
“Sì” sospirò, cominciando a stancarsi.
“È lui il vero principe”
Ci mancò poco che svenisse. Quindi, effettivamente, quello più che il presunto principe, era il non principe “Ma cosa diavolo sta succedendo?!” cercò di trattenersi dall’urlare per non svegliare nessuno “Quel dannatissimo principe ha minacciato me e mio fratello nella foresta con un coltello, non so se mi spiego! La mia famiglia è uno dei centri più sicuri di tutta la riserva, come ha osato a dubitare della sicurezza che potevamo offrirgli? Oh! Mi ha persino colpito! Sono svenuta…!”
“H, per favore, frena!” l’interruppe l’altro andando alla porta e chiudendola, per paura che qualcuno potesse sentire.
“Qui sta andando tutto a rotoli, l’intero pianeta per colpa degli alieni sta andando a rotoli e voi vi preoccupate dell’incolumità di una sola, misera, persona!”
“Lui è il principe.”
“E qui ci sono una marea di bambini. La mia vita, la tua, la loro, quella del principe e del re non valgono forse allo stesso modo? Non dirmi di no, Aamir, o come diavolo ti chiami!”
“Ma non vale quanto quella di un umano. Ricordati chi sono gli invasori e ricordati chi sono le persone che ti tengono in affidamento. Sono gli stessi esseri. Sebastian, Mohena, Abram e Boyce, non sono forse uguali a tutti quegli umani che stanno distruggendo la nostra esistenza?”
“Loro sono diversi!” gli diede una spinta, senza curarsi della richiesta che le aveva fatto la mamma di portargli riguardo. Che senso aveva portare il riguardo di un principe ad un non principe? “Loro mi hanno accolta, mi hanno istruita e mi hanno dato una vita che forse con i miei genitori non sarebbe stata uguale. Adesso, tu, non puoi venirmi a dire di non fidarmi per via di cosa, o meglio, chi sono”
“Capisco la tua reazione, hai perfettamente ragione. Tu ci hai passato una vita insieme, ma noi no. Non possiamo fidarci”
“Mi chiedo che senso abbia averti, avervi qui, se poi non vi fidate” era sull’orlo della crisi di nervi.
“Abbiamo bisogno di alleati…”
“…che potrete pugnalare alla schiena al momento che voi riterrete opportuno. Vi avverto: se alla mia famiglia viene torto un solo capello, non esiterò a fare tutto ciò che è in mio potere per farvi sparire dalla faccia della terra. Ricorda, non principe, io so in che letto dormi.”
“Penso che tu abbia frainteso.”
“Ho capito benissimo, io invece spero di esser stata abbastanza chiara nelle mie condizioni. Non sono il tenero agnellino che voi pensate che io sia.”
“Noi non pensiamo che tu sia un tenero agnellino, tutt’altro! Noi ti vorremmo al fianco di Mano per la rivolta.”
“Non mi unirò a voi fino a quando non vi fiderete a pieno della mia famiglia” fece per uscire, quando era sulla soglia, l’altro parlò.
“Sadiq”
“Come scusa?”
“Mi chiamo Sadiq, non non principe.”
“Non penso che mi interessi tenerlo a mente. Vedrò di dirlo ai miei genitori il più presto possibile”
La porta si richiuse con una spinta dell’altro. Se non fosse stata pronta a togliere la mano, probabilmente la porta l’avrebbe spezzata in due.
“Non farlo, H. Non devi assolutamente svelare i piani”
“Non voglio mantenere un segreto tanto subdolo nei loro confronti!”
“Non è un segreto, è solo un’informazione privata che dovrai conservare fino al momento debito.”
“E se non arrivasse questo fatidico momento debito?”
“Smettila di parlare inglese!” sbottò l’altro dando un pugno alla porta “Devi solo fidarti di noi!”
“Siete voi i primi a non fidarvi!”
“Stiamo ancora valutando la situazione.”
Stette in silenzio per qualche secondo, poi aprì la porta ed uscì.
Stava per entrare nella sua camera, quando incontrò Boyce nel corridoio “Hai visto anche tu la mamma addormentata sulla poltrona?” chiese con un sorriso tenero.
Lei sorrise a sua volta, scacciando la conversazione appena avvenuta dalla sua testa “Sembrava molto stanca” si limitò a commentare.
“Spero che domani non si ritroverà con il mal di schiena” alzò le spalle. Honey ridacchiò: suo fratello era sempre stato ossessionato dalla paura per i dolori articolari che gli prendevano spesso, a causa delle innumerevoli ore passate al piano o su qualche libro.
“Meglio che anch’io vada a dormire…”
“H, io non penso che quello sia il vero principe” Boyce parlò velocemente, come se si stesse liberando di un peso tenuto troppo a lungo. Cosa doveva fare?
“Perché lo pensi?” si finse più stupita possibile.
“So che anche tu lo pensi, non dirmi bugie” scosse la testa, contrariato “Se c’è una persona che si accorge di tutto qui dentro sei tu”
“Non mi hai risposto, comunque” precisò.
“Ho fatto delle ricerche. Il principe ha due identità, perché non compare mai su giornali, se non quelli di gossip. Tramite una conferenza, il re descriveva in grandi linee l’aspetto di suo figlio e questo non corrisponde al nostro ospite. Non fidarti.”
“Non lo farò” espresse solo a voce alta ciò che aveva già deciso.
Si salutarono e andò a dormire, stanchissima e cadendo immediatamente in un sonno profondo, con la mente in subbuglio per tutte le informazioni acquisite nel giro dell’ultima ora. Non avrebbero dovuto sottovalutare Boyce, che aveva l’intelligenza pari a quella di Honey, nonostante non avesse mai preso parte al rituale che comunque per lui sarebbe stato molto nocivo.

 
Note Finali*
Penso che questo sia uno dei capitoli più noiosi, corti e faticosi che io abbia mai scritto. Perdonatemi, ma non potevo tralasciarlo, visto che è di passaggio. Mi dispiace di non aver aggiornato entro il limite di una settimana, ma come ho già detto, questo aggiornamento è stato un vero e proprio parto.
Spero di riuscire ad aggiornare allo scadere della settimana! Baci, haki-chan
Vorrei ringraziare Shining Aurora per aver recensito ogni capitolo e per avermi dato una mano nella correzione di alcuni orrori grammaticali! Grazie, grazie! (:
 
P.S. tutti i commenti malsani saranno accettati.
   
 
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