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Autore: Shainareth    26/01/2006    2 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo LXXVII – Naya

 

Capitolo LXXVII – Naya

 

            “Meglio aspettare la luce del giorno…”, come no?! Nami sbuffò voltandosi per l’ennesima volta nel letto. Non riusciva assolutamente a chiudere occhio. Anche il suo compagno non riusciva a darsi pace, e non aveva nemmeno messo piede di sotto. Sicuramente, pensò la donna buttando le coperte per aria, era ancora lì sul ponte a tener d’occhio le coste dell’isola, quella su cui le tre navi avevano ancorato, pronto a scattare al primo movimento sospetto nella speranza di ritrovare Silk. Sorrise. Padre e figlia erano davvero uniti, troppo alle volte, e l’attaccamento di Zoro nei confronti della sua “bambina” era tale che tutti quelli che si avvicinavano a lei dovevano pensarci due volte. L’unico a non aver mai tremato davanti a Roronoa, era Sanji.

Senza rendersene conto, Nami si lasciò sfuggire una risatina divertita: no, proprio non ce li vedeva imparentati quei due. Senza contare, poi, che, conoscendo il cuoco, difficilmente le cose sarebbero andate realmente così: Sanji avrebbe avuto la massima cura e il massimo rispetto per Silk, ma era proprio per questo motivo, per la grande ed incondizionata amicizia che provava per lo spadaccino che si sarebbe fatto da parte.

Storse le labbra al pensiero che si stava comportando come una di quelle madri troppo apprensive ed invadenti al punto da impicciarsi della vita dei propri figli. Ma sì, perché darsi pensiero? La sua Silk era in gamba, esattamente come lei, si gongolò. Si tirò su a sedere, e decise di buona lena di andare a rompere le scatole al proprio compagno.

Zoro se ne stava per davvero lì, a prua, gli occhi letteralmente incollati alla terraferma, le mani salde attorno all’elsa delle spade. Stava lottando anima e corpo contro se stesso per non doversi precipitare giù dalla nave e setacciare millimetro per millimetro tutte e dodici le isole di quello stramaledetto arcipelago del piffero. Sua figlia poteva essere lì da qualche parte, da sola, disarmata, in balia di chissà quali belve feroci o, peggio, di pirati della peggior specie. Quest’idea gli dava alla testa: se qualcuno avesse osato anche solo pensare di respirare nella direzione della sua bambina, lui, come minimo, lo avrebbe aperto in due!

Udì dei passi alle sue spalle, ma non si allarmò; sapeva bene di chi si trattava. Non si volse nemmeno a guardarla, né le rivolse una parola. Nami si fermò pochi metri dietro di lui e prese a fissarlo per qualche attimo con un certo disappunto: non era stato lui a dire, quando il sole non era ancora del tutto scomparso all’orizzonte, che con il buio sarebbe stato difficile cercarla? E ora? Si sarebbe contentato della fioca luce lunare? Gettò un occhio verso destra, ai due galeoni: Rufy, Sanji, Usop, Shu e Sota, più Keep ancora arrampicato sul pennone. Sorrise di nuovo.

Sospirò e disse a mezza voce, che nel silenzio della notte rimbombò a lungo: - Se non ce la fate ad aspettare, allora sbrigatevi e riportatela qui!

Nessuno se lo fece ripetere una seconda volta, e subito tutti e sei, eccetto il giovane mozzo che si era appisolato, scattarono sulla terraferma, pronti a frugarne anche il più minuscolo ed insignificante angolo. La cartografa, le mani sui fianchi, li seguì con sguardo divertito almeno fino a che non sparirono alla sua vista. Infine, alzò gli occhi all’albero maestro della Going Merry II e chiamò:

 - Keep! Keep, tesoro! Prenderai freddo lassù!

Ma quello non si mosse.

Sospirò. – Bah… è in catalessi…

 - Nami…

La rossa si volse in direzione del Sea-Eagle: Naya.

 - Ancora in piedi? – chiese.

La ragazza alzò le spalle e sorridendo si avvicinò al parapetto, imitata anche dall’altra. – Non riuscivo a dormire…

 - Beh, non sei l’unica…

 - Posso chiederti una cosa?

 - Certo, di che si tratta?

 - Di Rufy… ma non solo… Vedi… - si fermò per qualche istante, abbassando lo sguardo. Era chiaro che non si fosse ancora del tutto abituata a quella nuova situazione.

 - Ehi… - Nami richiamò la sua attenzione. – Ti va di fare due chiacchiere davanti ad una bella tazza di tè?

 

Quando la giovane nipote di Hamel si fu accomodata in cucina, fu la navigatrice a tempestarla di domande, venendo a conoscenza che la loro nuova compagna di viaggio, non aveva nulla da invidiare ai grandi studiosi, appassionata com’era di storia, letteratura, scienze, filosofia, arte, e capacissima di parlare correttamente ben otto lingue differenti. La cosa più sorprendente, fu scoprire che la ragazza aveva appena vent’anni. Inutile dire che nel giro di un niente, Naya divenne la pupilla della ladra, da sempre innamorata delle menti acute e curiose come la sua. Si era lasciata andare così tanto che si era completamente dimenticata che quella in cerca di informazioni era proprio la sua cara e nuova protetta.

Per rimediare, allora, accettò di buon grado di essere da lei sottoposta ad un vero e proprio interrogatorio…

Non lo avesse mai fatto! Altro che la sua “pupilla”! In realtà si rese ben presto conto che Naya non era altro che una grandissima ficcanaso, pettegola fino all’inverosimile! “Ecco!” si ritrovò a pensare sconsolata. “Dà confidenza alla prima venuta, e ti ritrovi in mutande…”. Sospirò. Ma in fondo non era cattiva, era solo tremendamente sola. “Eh, già… crescere con i nonni anziché con i propri genitori, restare china sui libri e non godersi la vita… dev’essere stata dura per lei…”

Ma sì, anche quel suo nuovo volto in un certo qual modo le piaceva… almeno fino a che quella vecchia zitella non le chiese: - Scusa se te lo domando, Nami, ma come fai ad esser così certa che Silk sia proprio figlia di Zoro?

Una vena gonfia di collera prese a pulsare pericolosamente sulla fronte della cartografa. – Prego?! – ringhiò a denti stretti, cercando di contenere l’insana voglia di torcerle il collo.

 - Beh, sei sicura che non sia piuttosto figlia di Sanji, Rufy o di Usop? Gli altri mi hanno detto tutti la stessa cosa, cioè che sei morbosamente attaccata a tutti e quattro loro, così mi è venuto il dubbio che Silk possa non essere figlia di Zoro… Ho ragione?

Le urla di Nami furono così forti ed ultrasoniche che la terra tremò, le poche nubi che velavano appena il cielo furono spazzate via di colpo, e l’onda d’urto provocata dalla sua docile ugola, arrivò a far oscillare paurosamente le tre imbarcazioni, tant’è che Keep, povero cucciolo, cadde disgraziatamente dal pennone maestro, finendo con lo spiaccicarsi sul ponte. La cosa più assurda fu che non solo non si fece un graffio, ma per di più continuò a russare in tutta tranquillità nonostante le grida inferocite della rossa che, furiosa come una iena, un piede sul tavolo, il pugno ben in mostra, guardava la “cara” nipote di Hamel con occhi fiammeggianti.

 - SILK E’ FIGLIA DI ZORO, PUNTO E BASTA!!! CHE RAZZA DI PERSONA CREDI CHE IO SIA, EH?!!! L’AMICIZIA E’ UN CONTO, MA L’AMORE E’ TUTT’ALTRA COSA, SAI?!!!

Per tutta risposta, Naya scoppiò a riderle in faccia lasciandola dapprima impietrita, poi sconcertata: quella strega la stava solo prendendo in giro!

 - Ma brutta…!!! Maledetta stronzetta che non sei altro!!! Che diavolaccio…?!!!

La ragazza si asciugò le lacrime e sorridendole cordialmente, la rassicurò: - Scusa, perdonami! Volevo solo rompere un po’ il ghiaccio facendo uscire la vera Nami! E lo sai? Mi piaci moltissimo!

 - Eh…? – la fissò quella stordita, ancora in posa da combattimento.

 - Oh, sì! – esclamò l’altra prendendo nuovamente a sorseggiare il tè. – Anzi, mi piacete da morire tutti quanti! I tuoi quattro angeli custodi, la tua Silk, tutti! Persino quel matto di Sota! Pensa che all’inizio anche lui aveva escogitato uno stratagemma del genere per allentare la tensione quando mi ha rapita… E conoscendolo immagino che tu abbia già capito cosa mi abbia chiesto quel ragazzaccio… Dato che non volevo saperne di rivelargli anche solo il mio nome, si è impettito e ha cominciato a far la voce grossa… - e Naya lo imitò, lo sguardo serio e accigliato. – “Bene! Se non vuoi parlare con le buone, lo farai con le cattive! Così capirai chi è che comanda qui!” …lo sai qual è stata la cosa più buffa? – chiese sogghignando. – Che quello scemo ha un visetto troppo carino ed innocente per far credere di essere capace di fare chissà che a chi non sa difendersi… Non a caso ha esitato un attimo prima di prendermi per un polso e dirmi: “Donna! Da questo momento sarai la mia schiava!” – e di nuovo scoppiò a ridere. – Ma te l’immagini?

A quel punto anche la navigatrice non riuscì a contenere una risata e già dimentica della presa per i fondelli, si lasciò cadere nuovamente sulla panca. – Sì, Sota è imprevedibile… - sospirò con le labbra ancora stese all’insù. – Ma dimmi… - si interessò quindi, riempiendole un’altra tazza. - …cos’è successo poi? Lo hai quasi spedito al creatore sotto agli occhi dei suoi compagni, o, come credo, è uscito allo scoperto da solo?

Di nuovo la ragazza sghignazzò scostandosi i bei capelli castani dalle spalle. – Di solito non sono un tipo violento… e lui è piuttosto sempliciotto…

 - Che gli hai detto, allora? – s’incuriosì ulteriormente l’altra, lo sguardo divertito.

 - “Maledetto, sporco pirata! Vedrai cosa racconterò alla tua amichetta quando ci raggiungerà!”… solo questo, giuro…

Nami si lasciò andare di nuovo in una chiassosa risata. – Che scemo! E’ bastata una simile minaccia per farlo desistere?! Oh, mamma! Quanto adoro quel moccioso! …ma scusa… - ricominciò tornando a guardare la giovane donna. – Come sapevi di Silk se ancora non la conoscevi?

Naya fece spallucce. – Non lo sapevo affatto! Come non sapevo che ci avreste raggiunto per davvero… - confessò in tutta tranquillità. – Ma dal modo in cui lui, dopo quella frase, si era accovacciato a piangere in un angolino, triste e sconsolato, con la sua bella e turbinosa nuvoletta di pensieri, ho capito di aver fatto centro…

Risero di nuovo di cuore, infine la rossa ammise: - Lo sai? Credo proprio che noi due andremo molto d’accordo… Ho finalmente trovato qualcuno che sappia usare il cervello come si deve…

 

            Frattanto i sei paladini della giustizia avanzavano a spron battuto verso l’interno dell’isola: da lì, poi, si sarebbero divisi per una ricerca più minuziosa, passando al setaccio ogni roccia, ogni albero, ogni granello di sabbia. Per facilitarsi le cose, poi, Rufy usava il suo Gom Gom Gatling per frantumare tutto quello che ostacolava loro il cammino, aiutato anche da Sanji che con i suoi calci superpotenti spaccava persino la roccia, e da Zoro che affettava ogni sorta di vegetale che potesse ostacolare le ricerche. Sembravano come cani impazziti durante la caccia alla volpe. Solo che non erano sicuri che la fulva furbetta che stavano disperatamente cercando si trovasse per davvero lì, e se non era su quell’isola, non si sarebbero certo fatti scrupolo ad usare il pirata di gomma e il suo Gom Gom Rocket come mezzo di trasporto.

 - Con questo stramaledetto buio non si vede un palmo dal naso! – sbraitò Usop.

Gli altri si volsero a guardarlo portandosi contemporaneamente una mano al naso e accompagnando le parole al gesto, gli fecero notare: - Ah, beh, se lo dici tu…

 - BASTARDI!!! VI PARE IL MOMENTO DI METTERSI A SCHERZARE?!!!

 - Giusto! – convenne Sota battendo tra loro i pugni all’altezza del petto e prendendo a fissare avanti a sé con sguardo determinato. – Silk è in grave pericolo! Dobbiamo sbrigarci!

 - Per una volta, anche se a malincuore, sono d’accordo con te… - bofonchiò Shukumaru senza nemmeno guardarlo in faccia.

“Al diavolo!” pensò l’altro con una smorfia. “Silk, tesoro, perdonami! Io ci ho provato a sopportarlo, ma questo qui mi sta davvero sulle scatole! Non fa nulla per venirmi incontro! Ma proprio lui dovevi scegliere?!”

E mentre lui si rodeva il fegato per via di un banalissimo malinteso, e cioè l’aver capito che Silk si fosse invaghita di Shu anziché di Sanji, Zoro perse la pazienza e prese Usop per il naso, scaraventandolo con forza addosso a Rufy che si era arrampicato su un albero per “chiedere” -a detta sua- informazioni ad un lemure che se ne stava bello tranquillo appollaiato su un ramo a farsi i fatti suoi, con quel suo bel musino appuntito, e a cercare di mangiucchiare qualche prelibato insetto. Il prode vicecapitano, poi, cadde rovinosamente al suolo spappolandosi contro una roccia, sporcandola di sangue e procurandole diverse crepe; invece, il tizio di gomma, che si era aggrovigliato al tronco dell’albero, perse sì l’equilibrio, ma rimase comunque attaccato lì, a testa in giù, molleggiando sulle gambe e reggendosi il cappello sul capo per non farlo cadere di sotto, anche se si trattava di un’altezza irrisoria.

Ci pensò Sanji, allora, a buttarlo al suolo calpestandogli rabbiosamente la faccia e urlando con i suoi bei dentini aguzzi: - Brutto imbecille!! Smettila di imitare le scimmie e datti una mossa!!!

Rufy, franando a terra, rotolò su se stesso e si rialzò a sedere. – Ma stavo solo… - cercò di spiegare prima di essere sepolto da insulti, sputi e percosse.

Infine, mentre Zoro raccoglieva i cocci del povero nasone e il cuoco trascinava per il collo il capitano, gli altri due scorsero del fumo che, in lontananza, si alzava come una colonna al di là della nera foresta che si stagliava tutt’intorno a loro…

 

            - Ehi… - fece Naya, quando tra le due scese il silenzio.

Nami la guardò insospettita dal suo cipiglio serio: certo, le piaceva, ma il suo sesto senso le diceva comunque di tenerla d’occhio; era troppo sveglia per i suoi gusti…

Anche la ragazza la scrutò col solito sorrisetto beffardo che l’aveva contraddistinta per tutta la seconda parte della chiacchierata notturna. – Dimmi una cosa… - cominciò con fare vago. - …non pensi anche tu che nasconda qualcosa?

 - Chi? – fece l’altra cascando dalle nuvole.

 - Parlo del capitano Wasi… - spiegò la ragazza, appoggiando il bel viso sul palmo della mano destra, il gomito sul tavolo.

Di nuovo la rossa la fissò con una certa diffidenza: cosa stava cercando di dirle ora? Su Sota, poi…! C’era da fidarsi o no di quella donna così imperscrutabile?

 

 

 

 

  
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