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Autore: jessica80    31/03/2011    10 recensioni
Il re si avvicinò di più all'insolente mortale continuando a fissarla. La donna poteva sentire il fiato di lui mescolarsi al suo.
- Sarah rilassati, io non ho fatto proprio niente al tuo… amico. -
Dopo tredici anni Sarah torna nell'Undergroud per riprendere qualcuno che lui ha rapito.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Jareth era seduto sul suo trono, le braccia appoggiate ai braccioli di pietra, lo sguardo fisso nel vuoto.
- Odi quel ragazzo più di ogni altra cosa al mondo, non è vero Jareth ?-
Il re alzò lentamente lo sguardo verso suo cugino che veniva verso di lui.
- Sì, lo disprezzo e ho tutta l’intenzione di sbarazzarmi di lui molto presto.-
Duncan aggirò il trono e si appoggiò con i gomiti allo schienale del trono, parlando all’orecchio del re.
- E lei, cosa credi che penserà di te, una volta che ti sarai sbarazzato del giovane mortale?-
A quella domanda Jareth si alzò bruscamente, fece qualche passo e si voltò verso suo cugino puntandogli un dito contro.
- Stanne fuori Duncan, non sono affari che ti riguardano !-
L’ospite del re si allontanò dal trono per incrociare le braccia al petto.
- Forse hai ragione cugino, non sono affari che mi riguardano ma...-
Abbassò le braccia lungo i fianchi e fece qualche passo verso Jareth.
- Non voglio che tu ti faccia del male, Jareth.-
Il re di Goblin distolse lo sguardo, andò verso la finestra e scostò la tenda con una mano guantata. Un raggio di sole gli illuminò il volto pallido.
- Tu mi hai detto che dovrei amarla, non è vero Duncan? A quanto pare la tua ricetta segreta ha funzionato con Amy ma non ha alcun effetto su Sarah.-
Duncan andò a sedersi con indolenza sul trono di Jareth, appoggiando un piede sul ginocchio, le mani intrecciate dietro la testa.
- Maestà, tu proprio non ci arrivi, vero ?-
Il re spostò lo sguardo sul cugino. La domanda era volutamente provocatoria.
- Ti stai forse prendendo gioco di me, Duncan ?-
L’ospite abbassò la gamba e rise di cuore.
- No Jareth, non mi sto prendendo gioco di te, sto solo constatando l’evidenza.-
Si alzò in piedi e andò verso il re dei goblins.
- E’ vero, io ti ho detto di amarla, ma di un amore umano, incondizionato e vero. L’amore umano non è orgoglioso come quello dei Fae. L’amore incondizionato è disposto ad accettare qualunque situazione, anche a rischio di perdere la persona amata. Se tu la amassi davvero le lasceresti la libertà di scegliere, anche se la sua scelta finale potresti non essere tu.-
Jareth avvicinò il volto a quello di suo cugino, fissandolo con decisione.
- Io non voglio perderla !-
Duncan gli appoggiò le mani sulle spalle, con gentilezza, ma anche con fermezza.
- E allora dimostrale che la ami Jareth, metti da parte l’orgoglio e la vendetta e falle capire cosa provi per lei.-
Il re abbassò lo sguardo.
- Potrebbe non essere sufficiente se quel dannato mortale continua a vivere.-
- E’ vero Jareth, potrebbe non essere sufficiente ma devi provarci. E se veramente la ami accetterai ogni sua scelta con serenità, qualunque essa sia.-
 
*** *** ***
 
Sarah camminava attraverso il campo già da un bel po’ e non vedeva altro che una grande distesa di grano. Un vento sinistro le scompigliò i capelli e la ragazza alzò lo sguardo al cielo improvvisamente oscurato.
- Non è giusto… Ci mancava solo la pioggia.-
Piccole gocce d’acqua fredda cominciarono ad imperlarle il volto. Si guardò intorno ma non c’era nulla, nemmeno un albero per ripararsi.
- Dannazione a te re di Goblin, me la pagherai anche per questo !-
Sarah si mise a correre mentre la pioggia cominciò a scrosciare inzuppandole i vestiti.
Si fermò un istante per prendere fiato, il busto chino e le mani appoggiate alle ginocchia. Le scarpe erano piene d’acqua e non sentiva più i piedi. Alzò lo sguardo cercando di capire dove fosse e uno strano puntino scuro verso l’orizzonte attirò la sua attenzione.
Si passò la lingua sulle labbra assaporando il gusto della pioggia e riprese a correre. Mano a mano che si avvicinava, il punto scuro divenne più definito: una capanna.
Sembrava un ricovero di montagna, costruito completamente in legno, come ce n’erano tanti nell’Aboveground. Il tetto sporgeva in avanti creando una tettoia e la recinzione era di un legno più chiaro, color miele, rispetto al resto della casa. 
Sarah giunse alla baracca completamente bagnata e sporca di fango; i capelli le si erano incollati al volto. Bussò piano per tre volte alla porta del casolare ma nessuno rispose. Dopo qualche istante, la ragazza provò a bussare con più decisione.
- Hei, c’è nessuno in casa ?-
Nessuna risposta.
Appoggiò indecisa la mano sulla maniglia e aprì la porta. Lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi era stupefacente. Il parquet era scuro, forse in noce, lucido e dai listoni lunghi. Le pareti e il soffitto della capanna erano completamente ricoperti da boiseries intarsiati che mostravano alcune immagini della vita quotidiana del labirinto. Sarah riconobbe perfettamente il suo primo viaggio nell’Underground: le mura del dedalo, i giardini, alcune rappresentazioni di goblins, la gora dell’eterno fetore, il castello e…
- Ma questa è l’immagine del ciondolo del re!  -
Sarah si avvicinò alla parete e con le dita sfiorò la decorazione di legno a forma di falcetto. Ricordando improvvisamente cos’era accaduto nella sala degli specchi, la ragazza ritirò la mano; non voleva cadere in qualche altro tranello del signore del labirinto. Un dolce fuoco bruciava nel caminetto posto dall’altra parte della stanza, riscaldando l’ambiente e il cuore di Sarah ormai provato dalla fatica e dalla pioggia.
Continuando a guardarsi intorno, notò una maniglia fissata su una boiserie.
- Forse quella è una porta.-
Si avvicinò e abbassò la maniglia. “Un bagno finalmente…”.
Sarah entrò e fu lieta di trovare un arredamento caldo e accogliente. Il lavabo era in marmo e legno d’abete; ai lati del mobile, appoggiati ad una mensola, c’erano degli asciugamani. La ragazza ne prese uno e si stupì nel trovarlo così morbido e caldo. Poiché sembrava che in quella casa non ci fosse nessuno, Sarah ne approfittò per asciugarsi e dare una strizzatina agli abiti inzuppati d’acqua.
Mentre si guardava allo specchio, la ragazza ricordò la discarica dei giochi usati del suo primo viaggio nel labirinto. Rivide il suo volto riflesso in quello che avrebbe dovuto essere lo specchio della sua stanza, che invece si era rivelato solo uno stupido inganno del re dei goblins. Jareth sperava di farle perdere la memoria in modo che lei non ricordasse più il motivo del suo viaggio così da potersi tenere Toby.
“Tredici ore…”.Sicuramente ne erano trascorse quasi la metà e del castello non c’era traccia. Non poteva permettersi di perdere altro tempo in quella dannata baracca, per quanto piacevole fosse.
Si guardò per un istante gli abiti bagnati che indossava ed aprì la porta del bagno per uscire.
“No, non può essere…”.
Il re di Goblin era in piedi, appoggiato con le mani alla trave del caminetto, le braccia tese. Fissava il fuoco che scoppiettava e il bagliore rossastro delle fiamme gli illuminava i capelli e gli abiti di un dolce colore aranciato. Le voltava le spalle, forse non sapeva che lei era lì. Cercando di non fare rumore, Sarah uscì piano dal bagno e si incamminò lentamente verso la porta di uscita.
- Te ne vai senza salutare ?-
 Il re si scostò dal camino e voltò lo sguardo verso di lei, incrociando i suoi occhi verde smeraldo.
Sarah era in imbarazzo, per la prima volta non sapeva come affrontarlo.
- Io non sapevo che ci fosse qualcuno, ho bussato ma nessuno ha risposto. Io non credevo…-
- Già dimenticavo, tu non credevi…-
La voce del re era bassa e roca.
Sarah abbassò lo sguardo, doveva andarsene, adesso.
- Mi dispiace, me ne vado subito.-
Jareth andò verso di lei e la trattenne per un polso.
- Aspetta, ti prego.-
La ragazza si voltò, il suo viso a pochi centimetri da quello del re. Un brivido le attraversò la schiena ma erano certamente i tremiti di freddo dovuti agli abiti bagnati, alla pioggia e alla fatica; sì, quei brividi non potevano essere altro, non voleva che fossero altro.
Il re le lasciò il polso. Improvvisamente un lampo e il colpo secco di un tuono la fecero sussultare.
- Hai paura, Sarah?-
Sì, aveva paura. Le aveva lasciato il polso ma era sempre dannatamente vicino a lei.
La ragazza deglutì a fatica.
- Un po’.- rispose incerta.
Jareth la accarezzò con lo sguardo, la maglia bagnata che le aderiva al corpo facendone risaltare le forme perfette, i capelli umidi che le scendevano sulle spalle, le guance leggermente arrossate.
Sarah teneva gli occhi bassi, si sentiva in imbarazzo e il peso dell’espressione sul volto del re la rendeva vulnerabile. Fece qualche passo indietro, aumentare la distanza tra loro le sembrava la cosa più logica da fare in quel momento.
Jareth sorrise e per la prima volta la ragazza non vide sarcasmo o derisione in quel volto pallido.
Il re sembrava sinceramente divertito. Ma non poteva fidarsi, non voleva…
- Dimmi Sarah, ti allontani in questo modo anche quando qualcun altro si avvicina a te,  come ad esempio… Denny ?-
Perché le stava facendo quella domanda ? E perché la sua voce non era beffarda come al solito ? Sarah alzò lo sguardo per incontrare gli occhi spaiati di Jareth. Lui le si era avvicinato nuovamente, ed era ancora dannatamente vicino al suo volto.
La ragazza fece appello a tutto il suo coraggio e alla sua forza d’animo per rispondere.
- Io ti odio re di Goblin, tanto quanto tu odi me.-
La sua voce era bassa, ma tagliente.
Jareth socchiuse gli occhi, sorridendo di tristezza a quelle parole. Sollevò una mano guantata e con le dita le sfiorò delicatamente la guancia, accarezzandola piano per scendere poi delicatamente lungo il mento e il collo.
- Io non ti odio mia preziosa, non ti ho mai odiata.-
Se Sarah non fosse stata l’orgogliosa donna che era, si sarebbe buttata tra le braccia del re, ammettendo di essere sempre stata maledettamente attratta da lui, fin dalla prima volta che lo aveva visto nella stanza dei suoi genitori. Ma ovviamente non lo fece. Si limitò semplicemente a tremare sotto il tocco leggero di Jareth.
- Cosa… Cosa stai facendo maestà ?-
La voce di Sarah era intrisa di panico e desiderio allo stesso tempo.
Il re si avvicinò di più al suo volto, le labbra le sfioravano l’orecchio, torturandola. Poteva sentire il calore del fiato di lui sul collo inumidito dai capelli ancora bagnati. La voce del fae era calda e sensuale.
- Sarah Sarah Sarah, tu lo conosci il mio nome.-
La ragazza si umettò le labbra mentre il re le poggiava delicatamente la mano sulla vita attirandola piano a sé. Le labbra di Jareth risalirono piano lungo la tempia.
- Di il mio nome Sarah.-
Il re scese con le labbra lungo la guancia, sfiorando delicatamente il collo della ragazza provocandole un lieve sussulto.
- Dillo.-
Fu solo un lieve sussurro quello che uscì dalle labbra di Sarah.
- Jareth.-
Senza dire una parola, il re le catturò le labbra con le sue, dolcemente.
La sentì irrigidirsi sotto il suo tocco ma non si scostò. Dopo un attimo di incertezza, lei dischiuse le labbra a quelle del re per ricambiare quel bacio così caldo, così voluto, così vero.
La ragazza affondò le mani nei capelli biondi di Jareth e lui la strinse a se più forte ma con dolcezza. Non voleva spaventarla, non voleva farla fuggire. Le loro lingue si incontrarono piano mentre i loro volti si accendevano di desiderio.
Un rintocco, un solo rintocco di un orologio comparso inaspettatamente nella stanza, era bastato a Sarah per destarla dal suo sogno. Aprì gli occhi, rendendosi conto improvvisamente della situazione. “Denny”. Era ancora tra le braccia del fae, del suo nemico. Con tutta la forza di cui era capace diede una spinta al re che si allontanò da lei. Sarah lo guardò piena di stupore mentre nel volto pallido del re compariva il suo solito sorriso beffardo. Era stata ingannata un’altra volta…
Senza dire nulla, si voltò verso la porta per scappare da quel luogo.
“Non te ne andrai così, non adesso…”.
- Sarah no !-
Jareth la rincorse e la bloccò prima che potesse aprire la porta.
Il re si ritrovò con la schiena della ragazza contro il suo petto, le braccia tese ai lati della testa di Sarah per bloccare la porta. Affondò il viso nei suoi capelli scuri.
- Non andare da lui ! -
Sembrava quasi una supplica più che un ordine.
La ragazza si voltò lentamente, fissando gli occhi azzurri del suo re. Gli appoggiò una mano sulla guancia, dolcemente, e Jareth sentì le dita di lei diventare fredde dalla tensione. L’avrebbe voluta tenere lì per sempre ricambiando le sue carezze; ma le parole di lei lo ferirono più di ogni altra cosa.
- Io devo andare.-
Sarah era decisa e lui non aveva alcun potere per fermarla.
Tu non hai alcun potere su di me”.
Il re abbassò le braccia scostandosi da lei, lasciandola libera. Sentì il suo cuore morire un’altra volta mentre la guardava aprire la porta ed uscire dalla casa senza voltarsi indietro.

*** *** ***

Mie care ragazze, questa volta il capitolo è un pò lunghetto ma abbiate pazienza... non sapevo dove tagliare !
Grazie come sempre alla mia preziosa Federica per il betaggio e perchè mi sopporta.
Un abbraccio forte
J.

  
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