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Autore: Black Mariah    31/03/2011    4 recensioni
STORIA IN REVISIONE: AL MOMENTO SONO STATI REVISIONATI I PRIMI 5 CAPITOLI
-Sì?- rispose la ragazza.
-Promettimi una cosa...- disse con lo sguardo rivolto verso il cielo celeste.
-Dimmi...- lo esortò lei.
-Non lasciarmi.- disse con una voce magnetica che fece rabbrividire la ragazza. - Non andare via perchè se resti potrei aspettare qui anche per tutta la notte- fece.
La ragazza non colse il vero significato di quelle parole, ma quest'ultime continuavano a rimbombarle nella testa.
“Perchè se resti potrei aspettare qui anche per tutta la notte”.
Anche quella era una frase perfetta per una canzone.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Dovreste fare sold-out più spesso!- urlò Cole -Siete state fottutamente grandi stasera!- aggiunse con più passione alle sue ragazze. 
-Vuoi dire che le altre volte facciamo schifo?- rispose ironicamente Cher al suo manager, leggendogli l’entusiasmo negli occhi.
Quella sera Cher sapeva bene di aver dato il meglio di sè e sapeva bene che lei e le altre erano state straordinarie, cercando di suonare come non mai per poter regalare a quel pubblico di Los Angeles una serata difficile da dimenticare.  Era la prima volta che ottenevano un risultato così grande: un sold out di 9.000 biglietti nella città degli angeli, con appena un anno e mezzo di carriera musicale seria alle spalle. Non potevano chiedere di meglio.
-No, ma ammettilo, se questa sera non aveste suonato come si deve, un bel po' di persone si sarebbero incazzate!- fece il menager mostrando un sorriso sincero.
-Hai ragione anche tu!- rispose la batterista dandogli un buffetto sulla spalla. Cole sapeva essere il loro miglior amico e allo stesso tempo il loro maestro più severo. 
Annie si stava levando la maglietta, bagnata dal sudore, mentre ripercorreva mentalmente le tappe della serata: l'ansia che l'aveva assalita prima di entrare in scena, la paura di deludere o di annoiare tutte quelle persone, tutte quelle novemila persone che erano venute chissà da dove per vederla, per vedere le sue compagne, per ascoltare la loro musica...Prima di cantare, quando aveva visto quello stadio gremito di gente, la gola le aveva iniziato a seccarsi, la salivazione  era cessata improvvisamente. Aveva avuto paura di stonare, paura che aveva sempre tra l'altro, ma che diventava sempre più forte ogni volta che la gola le si seccava. Aveva tremato fino ad un momento prima che si accendessero le luci, il suo cuore le aveva fatto quasi male nel petto, batteva quasi troppo forte per un essere umano. Il tutto successe fino a quando Sarah non ebbe suonato la prima nota...Poi, quando il sipario era venuto giù, quando il nome della sua band era apparso dietro il palco, quando vide in faccia tutte quelle persone pressate, quei poverini schiacciati sulle transenne, ogni dubbio, ogni esitazione e paura le passò. Iniziò a saltare, a incitare, a cantare e a urlare. Si ripetè che quelle novemila persone erano lì per loro, e loro avrebbero reso, per quanto era possibile, quella serata una delle migliori serate che quelle persone potessero passare.
Si tolse la maglietta e si sfilò gli anfibi, iniziò ad asciugarsi alla meglio con un accappatoio datogli nel backstage. Era esausta ma ne era valsa la pena, gli occhi le si chiudevano e le sembrava di stare ancora sul palco, le sembrava di sentire ancora tutte quelle urla. Una voce la riportò nel mondo normale.
-Beh, ci siamo fatte tutte i complimenti e, a quanto pare, l'unica rimasta sei tu!- le fece Liz additandola. Le ragazze, mentre lei si stava facendo i suoi viaggi mentali, si erano abbracciate, avevano esultato e si erano eccitate ancora di più.
-Ah ok!- rispose Annie per niente sorpresa e sentendosi otto braccia intorno al collo e alla schiena. -Siete state fenomenali!- cercò di gridare e di esultare allo stesso tempo, ma ormai la sua gola l'aveva abbandoata.
-E siamo state arrapanti!- aggiunse Cher che era sempre stata la più maliziosa e la più sfacciata.
-Quello sempre!- le fece eco Christy, mentre si passava un asciugamano tra i capelli biondo platino e con l'altra cercava la schiena di Annie.
**
-A che ora è l'intervista?- fece Mikey mentre, sdraiato sul letto, giocava alla sua playstation.
-Undici- rispose Ray che stava cercando qualcosa nella valigia.
-Dov'è l'intervista?- aggiunse allora Mikey, quasi sotto forma di una cantilena, uccidendo virtualmente un alieno.
-Alla CBS radio- rispose ancora una volta Ray che finalmente ebbe trovato il sapone che stava cercando. Ma perchè solo lui si prendeva la briga di informarsi sugli orari e sui luoghi dei loro impegni? Lanciò un'occhiata a Mikey. Possibile che se quel ragazzo non giocava o non leggeva fumetti per almeno tre ore al giorno non era contento?
-Ci siamo solo noi?- fece Gerard che era appena entrato nella stanza da letto, senza maglia tra l'altro, mentre si slacciava la cinta dei pantaloni. -Cioè, ci sono altre band oltre a noi?- disse poi in maniera più comprensibile dato che Ray sembrava non aver capito.
-Boh- rispose il chitarrista facendo spallucce.
Gerard si tolse via anche i pantaloni rimanendo in boxer. Aveva un disperato bisogno di farsi una doccia. -Ma quel cazzone si sta facendo ancora il bagno? E’ quasi un'ora che è chiuso in quel cazzo di cesso!- fece. Era dal giorno prima che percepiva uno strano nervosismo, per non parlare del fatto che lo infastidiva praticamente ogni cosa.
-Veramen...- stava per controbattere Ray.
-Cosce di pollo, vedi che sono uscito venti minuti fa.- disse Frank da dietro le tende della stanza e chiudendosi la finestra alle spalle.
Gerard lo guardò un po' interdetto sia perchè credeva fosse ancora in bagno e sia per come Frank lo avesse appena definito.
-Cosce di pollo, io?- domandò scettico, alzando in maniera molto percepibile il sopracciglio destro.
-Chi è che ci sta facendo vedere gli attributi che non ha in questa stanza? Lui non di certo!- rispose Frank indicando Mikey.
-Ehi i miei attributi non si toccano!- disse Mikey, questa volta ucciso da un alieno.
-Almeno le mie gambe superano il metro!- disse Gerard ridendo, rivolto a Frank.
-Figlio di puttana!- fece lui. Il moro riusciva sempre a smontarlo in qualche maniera -E per la cronaca…- aggiunse -…ero fuori a fumare...Sei un po’ con la testa tra le nuvole,eh?-
-Scusami, amore!- gli disse Gerard facendo gli occhi teneri e atteggiandosi da femminuccia. La verità era che sapeva di essere in torto perché era saltato a conclusioni troppo affrettate, però Frank sembrava non curarsene, perciò rimosse l’accaduto.
-Perdonato, amore!- lo assecondò Frank facendogli un cuore con le dita.
Ray stava guardando quei due coglioni mentre si sfottevano, e a quel punto si chiese anche come avessero potuto quei due arrivare ad uno stadio tale di degenerazione. 
Gerard andò a farsi la doccia sperando così di togliersi quel malumore che ormai aveva da due giorni. Non sapeva bene per quale ragione stesse in quello stato. Sapeva solo che il viaggio in aereo l'aveva scombussolato e che lo aveva infastidito più del normale e del dovuto. Poi c'erano anche i Grammy che si avvicinavano, la grande serata infatti sarebbe arrivata tra tre giorni, e sinceramente ogni volta che pensava a quell'evento gli saliva un po' di ansia. I Grammy erano una grande occasione per gli artisti musicali: se qualcuno riusciva ad accaparrarsi anche un solo premio era degno di fama...Lui era soddisfatto e già appagato anche solo dalle nominations che avevano ricevuto, non era facile guadagnarsene una, e benchè vincere premi non fosse una sua ossessione, nel senso che non gli interessava più di tanto se la sua band vincesse qualche statuetta, avrebbe voluto vincerne uno, ricevere il simbolo dei Grammy ed esporlo nella vetrina dei cimeli dei My chemical Romance, in modo tale da starlo a guardare e a contemplare, inorgogliendosi di ciò che aveva vinto.
La doccia non lo aiutò molto, ma perlomeno si era rilassato un po'. Uscì dall'umido abitacolo, si asciugò i capelli e il corpo e, vestito di solo accappatoio, ritornò nella zona da letto della camera dell'hotel.
La trovò stranamente vuota.
C’era solo un biglietto sul tavolo che inizialmente non vide: Cazzettino, siamo andati giù a farci un giro…E poi dici a me che sto un'ora nel cesso. Rompiti le palle da solo in camera, oppure appena finisci raggiungici, anche se non staremo via a lungo...ah e...cazzo, potevi anche rispondere quando ti ho chiamato!
Frank gli aveva lasciato un biglietto. Quei beoti erano usciti. Probabilmente lo avevano chiamato mentre si stava asciugando i capelli con il phon e non gli aveva sentiti. Effettivamente, in quel momento che ci stava pensando e stava leggendo le parole del biglietto, era stato un bel po' sotto la doccia.
Non se la prese per essere stato lasciato da solo, anzi ne era quasi contento...finalmente un po' di pace che gli avrebbe fatto scaricare del tutto la tensione.
Andò nella stanza d'ingresso e si sedette sul divano. Non gli andava di leggere i fumetti e nemmeno di fare qualche disegno...optò per la cosa più ovvia: la tv, almeno era via cavo. Iniziò a fare zapping e a guardare annoiato le immagini sul televisore. Guardò prima un documentario sulla guerra civile americana, poi cambiò ad una commedia romantica che lo annoiò a morte, e poi finalmente trovò i canali dedicati alla musica. La musica latino americana decisamente non gli interessava, così cambiò, passò a quella metal con un video dei Children of Bodom ma poi, quando diedero Marylin Manson con Torniquet, cambiò a Rock Tv. Fu molto incuriosito. Stavano passando le news musicali.
"Ha registrato il sold out la band che ultimamente sembra aver spopolato tra i ragazzi di tutto il mondo. Le Helenas si sono appena esibite al Globe Theater di Los Angeles regalando a novemila persone uno spettacolo musicale e scenico che non dimenticheranno tanto facilmente! Le cinque ragazze hanno riferito prima del concerto di essere orgogliose e davvero onorate della cifra raggiunta. Ecco alcune immagini dal concerto di stasera" disse la signora del telegiornale, la cui voce apparve molto metallica a sentirsi.
Le immagini iniziarono a scorrere sullo schermo e Gerard sembrò rapito e attratto da esse. Di nuovo loro. Sembrava uno scherzo. Proprio la mattina precedente aveva sentito parlare per la prima volta di queste Helenas e proprio quella sera, si ritrovava a guardare un servizio su di loro, che si erano appena esibite, per lo più nella stessa città in cui lui ora si trovava, sbancando i botteghini. Novemila persone...per una band che non viveva nemmeno da due anni era davvero una buona cifra.
Quasi gli venne il dolore allo stomaco guardando quelle immagini. Come suonavano, come si muovevano...sembravano essere nate per il palco. Sapevano tenere la scena e per una band agli inizi non era affatto facile...
Durante la mattina passata in aereo si era chiesto come fosse la voce della cantante, di Annie...Beh...era una gran bella voce, di quelle potenti ma allo stesso tempo chiare e limpide, di quelle voci che possono urlarti in faccia il testo delle canzoni, ma che possono anche sapertelo "recitare" mettendoci l'anima. Okay, forse erano quasi brave e avrebbe dovuto rivedere la sua concezione maschilista riguardo la musica.
La folla ripresa era impazzita: saltava, urlava...proprio come faceva ai loro concerti. L'inquadratura passò su loro cinque. Erano degli animali da palcoscenico. Si dimenavano, ballavano, saltavano come se fossero una band maschile, suonavano come se fossero una band maschile, una vera band. Quando la telecamera si fermò su di lei, sulla cantante, Gerard, non sapendo per quale motivo, ebbe un sussulto...La bellezza delle foto viste la mattina doveva essere presa e triplicata per mille. Quei capelli neri e fluenti che si muovevano come onde nere sul suo corpo, quel microfono che non stava mai fermo e che era pressato sulle sue labbra carnose... Anfibi, pantaloni di pelle nera, maglia strappata che lasciava intravedere il reggiseno nero che aveva da sotto, quegli occhi marroni truccati di nero...Improvvisamente, mentre Gerard era rimasto colpito temporaneamente da quella figura femminile, il servizio terminò facendone partire un altro.
Fra un'imprecazione al servizio di news e fra i  pensieri riguardo quella band, cambiò di nuovo su un altro canale. A dire la verità iniziò a fare zapping per tutti i canali di musica. Sperava che passassero un loro video? Si stava comportando in maniera al quanto infantile a suo riguardo e non accettava quelle emozioni, anche se brevi e lievi, che quella ragazza sconosciuta gli aveva trasmesso. In realtà non sapeva bene cosa avesse contro di lei, contro di loro, però una cosa che aveva capito era che invece di rimanere lusingato dal fatto che quella band femminile si chiamasse Helenas, come quindi una canzone della sua band, come una sua canzone, come...sua nonna...era rimasto quasi infastidito. Gli era sembrato...inopportuno ecco, anche se alla fine non c'era niente di inopportuno. Helena era una canzone nata dalle emozioni più pure, da rabbia e da tristezza. Non doveva essere "mercificata". Ecco cosa provava. Gli sembrava come se quelle ragazze, affibbiando quel nome alla loro band, avessero oltraggiato il significato che quella canzone aveva per lui.
Pensandoci però sicuramente non l'avevano fatto di proposito. Annie non l'aveva fatto di proposito. Alla fine era una cosa normale chiamarsi in un modo specifico per onorare la propria band preferita, e i problemi sembrava se  li stesse facendo solo lui. Perfino gli altri ragazzi credevano che quella band fosse brava...
Ebbe un'idea. Aveva voglia in quel momento di ascoltare una loro canzone. Prese il portatile, si collegò ad internet e andò su You tube. Digitò "Helenas" sulla barra della ricerca e aspettò che la pagina si caricasse. Come primo video gli uscì la canzone di cui aveva parlato Frank in mattinata. La cover degli Atreyu che quelle ragazze avevano rifatto. Cliccò sul'icona. Partì la musica. Quando il video finì rimase sbalordito.
"The right side of the bed" era una signora canzone, ma la loro interpretazione era fenomenale...E anche quell'assolo di chitarra era fenomenale...e anche il video era fenomenale. Era tutto inaspettatamente fenomenale, contro ogni suo pronostico. Cliccò su un'altra icona. 
Cliccò sulla canzone che le aveva lanciate: "Kittie flies in the sky". Era orecchiabile e si memorizzava subito. Questa canzone era meno articolata musicalmente rispetto a quella precedente ma era bella. Anche il video, anche questo video era bello. Tutte quante le Helenas insieme erano belle, e lei Annie, era bella.
 
La mattina seguente i My Chemical Romance andarono a rilasciare l'intevista presso gli studi della radio californiana come di dovere. Le interviste erano sempre un po’ noiose, soprattutto perchè venivano ripetute fino alla nausea sempre le stesse domande e i ragazzi non facevano altro che rispondere fino alla nausea sempre le stesse cose.
Dopo aver passato più di mezz'ora a parlare ai microfoni della radio, Gerard e company uscirono fuori dallo studio e una ragazza si offrì per accompagnarli all'uscita. Mentre si dirigevano verso la porta, passarono davanti ad una parete tutta piena di scritte e di nomi che incuriosì molto i ragazzi. La ragazza accompagnatrice spiegò loro che quello era un muro su cui ogni artista che partecipava al programma radio, lasciava un segno del suo passaggio, con una dedica, una firma o qualsiasi altra cosa. I ragazzi entusiasti si armarono di pennarelli e iniziarono ad autografare la parete. Gerard poi con un pennarello stilizzò il nome del loro gruppo e una volta finito, ci aggiunse anche la sua firma. Rimase per qualche minuto davanti a quella parete piena di firme e individuò qualche suo amico e qualche altra star della musica, non necessariamente rock: The used, Creed, Linkin Park, perfino Shakira e Beyoncè.
Facendo scorrere ancora per un po’ gli occhi su e giù lungo quella parete, notò anche un nome che negli ultimi giorni sembrava rimbombargli nella testa."Annie, Sarah, Christy, Liz e Cher sono state qui. Helenas" e sotto seguiva la data del giorno. Gerard guardò meglio credendo di non aver letto bene. La data riportava quello stesso giorno.
Erano appena state lì.
 
   
 
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