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Autore: Vivien L    01/04/2011    18 recensioni
Dal primo capitolo:
Una subdola rabbia mi coglie quando quelle parole si insinuano nei miei pensieri.
Che diavolo ci fa Edward, il mio Edward, in camera di Tanya?
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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(C. J. McCandless) Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.

 Friendly enemy
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 Spazzo via le lacrime che mi appannano gli occhi con le dita della mano destra, mentre un lampo di decisione si accende nel mio sguardo.

Forse Tanya ha ragione, forse sono soltanto un subdolo impedimento alla sua riappacificazione con l'uomo che ama, e con cui ha condiviso la maggior parte della sua vita.

Forse io ed Eveline non rappresentiamo nulla, per Edward, se non un errore che lo ha condotto lungo strade inattese e di cui si è successivamente pentito.

Posso accettarlo; posso accettare di essere abbandonata al mio destino, di essere messa in secondo piano di fronte alla sua vera famiglia.

Sono abbastanza forte per farlo, eppure non posso impedire a un sordido dolore di attanagliarmi l'anima al pensiero che io ed Eveline non saremo mai abbastanza per Edward.

D'altronde l'ho sempre saputo: come avrebbe potuto un uomo bello e carismatico come lui accontentarsi di una ragazzina giovane e inesperta come me?

Le insicurezze dovute alle parole che mi ha rivolto pochi minuti prima si fanno sempre più fitte, e con esse, il timore di perderlo, di non essere considerata alla sua altezza, di non esser reputata la donna giusta per lui, mi causano un tremore intenso lungo il corpo che non riesco a controllare.

Sono pochi i secondi che la mia mente impiega per elaborare quale sarà la mia prossima tappa e, a passi svelti ed impazienti, mi incammino verso il parcheggio sotterraneo dello stabile.

Il viaggio verso la periferia di New York procede lentamente. Le lacrime mi appannano la vista, ma non bastano a lenire quel dolore sordo che mi avvilupa, intensificandosi man mano che i miei occhi registrano il via vai frenetico che circonda l'atmosfera metropolitana, finchè non giungo di fronte alla stradina sterrata che precede l'imponente villa in cui abita la donna.

Le finestre sono illuminate da un sottile fascio di luce gialla, segno che Tanya è ancora sveglia, ed io mi incammino velocemente verso la porta d'entrata, suonando freneticamente il campanello, finchè l'uscio si spalanca con uno scatto secco e repentino, e i suoi occhi azzurri, lucidi di lacrime represse, si immergono nella tetra oscurità dei miei.

-Che cosa vuoi?- è il suo cortese saluto, ed io sussulto quando la sua voce, gelida e tagliente come una lama d'acciaio, si insinua nei miei pensieri, destabilizzandomi.

Abbasso lo sguardo, incerta, prima che un lampo di determinazione si faccia strada dentro di me: in questo momento non mi importa che la donna che mi trovo di fronte è colei che rischia di distruggere per sempre il mio idillio amoroso...tutto ciò che conta è che Tanya deve sapere che io non sarò mai un impedimento alla sua riappacificazione con Edward.

-Io...- tento di parlare, ma lei mi interrompe, e una risata incattivita risuona nell'aria.

-Hai perso le parole, Barbie?-

-No- sussurro, e questa volta la mia voce è decisa, inflessibile.

Prendo un respiro profondo, per poi iniziare

-Senti, Tanya, a me non importa quali problemi tu abbia nei miei confronti. Non mi interessa se mi odi, se mi disprezzi, o se mi consideri una sgualdrina che mira a dividerti dall'uomo che ami. Tutto ciò che volevo farti sapere è che io ci sarò sempre, per te. Tu stai male, ed io voglio aiutarti a guarire. Non lo faccio perchè sono una donna caritatevole, o perchè voglio mostrarmi tale agli occhi di Edward....-pallide lacrime lambiscono le mie gote, ma io le ignoro -Lui soffre, Tanya. Soffre di una sofferenza che io non riesco a concepire, ma che posso, che devo accettare. E per farlo, devo accettare anche te- giungo le mani in segno di preghiera, implorante

-Io lo amo più della mia stessa vita, Tanya, e so che anche per te è così. Per cui ti prego, ti scongiuro, permettimi di aiutarti-

La sua risata è agghiacciante, e interrompe bruscamente il flusso ininterrotto delle mie parole, risuonando nell'aria, penetrandomi la mente, facendomi salire un brivido d'inquietudine lungo la spina dorsale.

C'è cattiveria nel suo sguardo, adesso.

Prende un respiro profondo, un altro e un altro ancora, tentando di frenare il risolino isterico che abbandona le sue labbra, per poi lanciarmi un'occhiata carica di un odio talmente feroce da costringermi ad arretrare

-Sai perchè io ed Edward ci siamo lasciati, ragazzina?- di fronte al mio silenzio continua, l'espressione rigida, impenetrabile -Io ed Edward ci siamo lasciati perchè lui mi ha trovata a letto con un altro-

Lo shock che mi provocano quelle parole mi immobilizza.

La mia mente non riesce a elaborare il reale significato della sua rivelazione, i muscoli tesi nello sforzo di non far trasparire i dolorosi sussulti che percuotono il mio petto nel momento in cui i suoi occhi, così chiari, luminosi come una calda giornata di sole, ma avvelenati da un incomprensibile risentimento , si immergono nei miei, percorrendo lentamente il mio viso.

-Io...-stringo i pugni, e le lacrime lottano per riaffiorare.

Non è questa la versione che Edward mi ha dato del periodo in cui decise di abbandonare sua moglie

-Tu...stai mentendo- sussurro, e la mia voce è flebile, roca.

Non può essere vero....Edward non può avermi mentito.

Non ne avrebbe avuto alcun motivo: sapeva, sin dalla prima volta in cui gli dichiarai il mio amore, che avrei fatto di tutto per stare con lui, e per poter vivere i sentimenti che ci legano.

Eppure...

Ride; una risata acida, sarcastica e cattiva, e i suoi boccoli biondi rilucono al flebile bagliore lunare che squarcia il buio della notte

-Davvero? E perchè dovrei mentirti, ragazzina?- il suo viso s'indurisce, celandomi quel dolore che le sta lentamente avvelenando l'anima

-Sto per morire, è tutto finito. Ma è giusto che tu sappia la verità. Edward non mi ha abbandonata perchè non mi ama più, ma perchè io l'ho ferito nel peggiore dei modi. Fra noi l'amore non finirà mai...nel suo cuore, in questo momento, c'è soltanto spazio per risentimento e delusione- rilascia un' impercettibile sospiro soddisfatto, per poi tornare a guardarmi, e il suo sguardo sembra quasi beffarsi delle lacrime che lambiscono le mie guance in una carezza effimera e delicata

-Tu sei soltanto una ruota di scorta, Bella Swan. Un espediente per lenire la sofferenza che il mio atto sconsiderato gli ha causato. Ed io ti odio per questo. Il vero amore non si dimentica mai, neanche con tutte le distrazioni del mondo- muove un passo all'indietro, sorridendo beffarda -Ed io non lo voglio il tuo aiuto- il disprezzo che anima la sua voce è come una pugnalata al centro esatto del mio petto.

Sorride -Nè ora nè mai-

Un soffio di vento mi scompiglia i capelli, e Tanya non c'è più.

Il suono secco e repentino della porta che si chiude alle sue spalle mi fa sobbalzare, ed il tremore che ha avvolto le mie membra si acuisce.

Ansimo, appoggiandomi alla balaustra dello scalino più alto della gradinata, mentre sento il rombo di un'automobile risuonare intorno a me, e mescolarsi al caos che imperversa nella mia mente.

I miei pensieri si rincorrono ferocemente, uno più doloroso dell'altro.

Fra tutti, l'immaginare di aver vissuto due anni della mia vita nella menzogna di un amore non ricambiato è ciò che mi costringe a piegarmi su me stessa, mentre lacrime di fuoco lambiscono il mio viso, e le parole di Tanya risuonano intorno a me squarciando il silenzio della notte.

Sei soltanto un espediente, una distrazione.

Fra me ed Edward l'amore non è mai scomparso. La delusione è stato il sentimento più forte di tutti...ciò che davvero lo ha allontanato da me.

Ti ha mentito, vero? Scommetto che non ti ha rivelato il reale motivo per cui mi ha abbandonata...

 

E poi ancora, come in un flashback di immagini che si rincorrono senza sosta, un ricordo più vivido degli altri si fa strada dentro di me, annichilendomi.

 

-Edward, Edward!- Edward s'incammina verso di me, preoccupato, ed io mi affretto a nascondere dietro la schiena il tubicino bianco che cambierà le nostre vite per sempre.

-Che succede, stai male?- la sua voce è intimorita, gli occhi che analizzano minuziosamente i lineamenti del mio volto, come a ricercare un malessere inesistente che è, invece, sostituito da una gioia profonda e viscerale.

Le mie labbra si piegano in un sorriso estasiato. Mi sollevo lentamente dal materasso, andandogli incontro e raccogliendo le sue mani fra le mie.

-Io...- prendo fiato-Sono incinta, Edward. Di te-

La sua reazione è molto strana. Il suo viso si tende in una maschera enigmatica, nessuna emozione trapela dal suo bel volto carismatico, gli occhi velati da qualcosa di simile ad...ansia? Paura?

Quella stessa paura che sta attanagliando anche me, di fronte alla sua immobilità, mentre un silenzio teso ed inquieto si cristallizza intorno a noi.

I secondi passano, e diventano minuti, mentre il cuore sembra esplodermi nel petto nell'istintivo timore che la mia rivelazione non lo abbia reso felice come lo sono invece io, finchè Edward non si muove, ed è un abbraccio soffocante quello in cui mi ritrovo costretta all'improvviso, prima che le sue labbra, calde e familiari, si posino sui miei capelli in una carezza delicata.

-Sono tanto felice, amore mio-

Ed è allora che un sospiro di sollievo abbandona involontariamente la mia bocca, risuonando intorno a me.

 

Il suono stridulo e insistente di un clacson si dirada nell'aria, riportandomi alla realtà.

Sobbalzo, incredula e spaesata, sollevandomi lentamente e circondandomi la vita con le braccia, prima che un urlo disumano mi costringa a voltare il capo di scatto, scioccata.

In quel momento incontro gli occhi di Edward; verdi, familiari, lucide gemme preziose incastonate nel suo viso dalla bellezza eterea e irraggiungibile, fari che squarciano l'oscurità della notte e che mi penetrano l'anima.

Le sue labbra sono piegate in una smorfia preoccupata e, quando vede le condizioni in cui sono ridotta -la pioggia che inzuppa i miei vestiti, facendoli aderire alle mie curve come una seconda pelle, le lacrime che si addensano sulle mie guance, irrefrenabili, la schiena incurvata in posizione di difesa, come a proteggermi da un nemico inesistente- la sua bocca si spalanca in una muta esclamazione inorridita.

Corre verso di me, e poco dopo sento le sue braccia avviluparmi in una stretta ferrea e possessiva, le labbra a lambire dolcemente i miei capelli, respirando il mio profumo.

-Bella, ma dove diavolo eri finita? Mi hai fatto preoccupare...-la sua voce è tesa, allarmata.

Sei soltanto un espediente, una distrazione.

-Bella, amore- mi scosta da se, rivolgendomi uno sguardo preoccupato, ed io scuoto il capo, tentando di impedire alle lacrime di riaffiorare.

I pensieri si rincorrono freneticamente nel mio cervello, mozzandomi il respiro.

Che cosa dovrei fare, adesso?

Sarebbe giusto renderlo partecipe dei miei timori, parlargli della discussione avvenuta con Tanya?

Contribuendo a far affiorare, in lui, altre inutili preoccupazioni che andrebbero soltanto a gravare sulle sue spalle, insieme ai numerosi problemi che lo perseguitano in questi giorni?

Far finta di nulla, fingere che le parole di Tanya non siano mai esistite, sperando che non si rivelino fondate?

Oppure farmi da parte, nascondermi nell'ombra e aspettare che sia lui, Edward, a dirmi la verità e ad abbandonarmi?

Improvvisamente, come un lampo che squarcia la placida calma di una giornata di sole, la malattia di Tanya si fa ancora una volta spazio nei miei pensieri: per quanto odi quella donna, per quanto la reputi una persona meschina, egoista e crudele, come potrei mettere in prima linea le mie difficoltà sentimentali, quando la moglie dell' uomo che amo sta morendo, lasciando i suoi affetti e tutto ciò che ha costruito in questi anni?

Un lampo di determinazione si accende nel mio sguardo: no, non le rovinerò quel poco che le resta da vivere per un mio capriccio personale. Mi farò da parte, lasciando che lei, Edward e la piccola Sarah trascorrano insieme il poco tempo che ha a disposizione, appoggiando il mio amore e aiutandolo nei momenti di difficoltà e, quando tutta questa situazione si sarà risolta, se non mi vorrà più lo lascerò finalmente libero, senza recriminare un sentimento che forse non è mai stato in grado di donarmi, ma che io ho sempre fatto bastare ad entrambi.

-...Tanya mi ha chiamato, mi ha detto che eri andata a casa sua. Cosa vi siete dette? Bella? Bella?!- è la voce di Edward ad interrompere le mie elucubrazioni mentali, facendomi sobbalzare. Alzo lo sguardo, incontrando il suo, teso ed inquieto, e gli rivolgo un pallido sorriso, sospirando profondamente.

-Io...è tutto a posto, Edward. Ero solo venuta per ribadirle che ci sarò sempre, per lei-

I suoi occhi sono sospettosi, ma dopo alcuni secondi di immobilità le sue spalle si rilassano, ed Edward ricambia timidamente il mio sorriso. Mi sfiora i capelli in una carezza delicata.

-Sei tutta zuppa, ti prenderai un malanno. Andiamo a casa. Il pick up verrò a prenderlo io domattina, non preoccuparti- annuisco, ed entrambi ci incamminiamo verso la sua auto.

Il viaggio verso casa procede nel silenzio più totale. Nessuno dei due ha il coraggio di parlare, finchè non giungiamo di fronte alla porta d'entrata, ed un pensiero improvviso mi costringe a voltare il capo verso di lui, incredula e sgomenta.

-Hai lasciato i bambini da soli?- sussurro, ed Edward alza le spalle.

-Sono stato via appena dieci minuti, Bella-

Evito di ribattere , incamminandomi verso la cucina e mettendo su il bollitore dell'acqua. Nel frattempo, Edward si è gettato sul divano del soggiorno, gli occhi chiusi, il viso segnato dalla stanchezza. Sorrido, tesa, ignorando il macigno che mi opprime il petto e arrivandogli alle spalle, per poi iniziare a massaggiargli il collo, la schiena, provocandogli dei mugolii compiaciuti.

Questa sera non ho la forza di pensare a nulla, e per questo motivo lascio che le preoccupazioni mi scivolino addosso, godendomi il presente, tentando di dimenticare le parole di Tanya e prendendomi soltanto cura del mio uomo.

-Hai fame? Ti faccio un po' di thè?-

-Mmm...no. Sto bene così, tranquilla-

-Sicuro?- gli lascio un bacio sul lobo dell'orecchio destro, e lui rabbrividisce.

-Sicurissimo- sospiro, allontanandomi da lui, ma Edward non si lascia intimidire dal tono distaccato -dolce, ma distaccato- con cui l'ho trattato, perchè mi afferra per un polso, costringendomi a voltarmi e ad incontrare i suoi occhi lucidi e assonnati.

-Dobbiamo parlare- bisbiglia flebilmente, e questa volta sono i miei, di occhi, a riempirsi di lacrime amare.

Scuoto il capo -Edward, non ora-

Ma lui non desiste, e la sua stretta diventa più ferrea -E invece sì, Bella. Ti prego, ascoltami-

Mi afferra per la vita, facendomi sedere sulle sue gambe e prendendomi il viso fra le mani: il suo sguardo è così sincero, spontaneo...

Non pensare, Bella.

-Io...mi dispiace per ciò che ti ho detto questa sera- rilascia un sospiro profondo, e il suo fiato mi solletica il palato -Ero stanco, sconvolto, e me la sono presa con te che non c'entravi nulla- abbassa il capo, per poi rialzarlo, deciso, e iniziare a percorrere il mio volto con piccoli baci-Non pensavo ciò che ho detto...non potrei mai farlo. Tu sei la donna più meravigliosa del mondo, ed io ti amo-

Non pensare, Bella.

Vorrei tanto non farlo, vorrei tanto disconnettere il cervello e rimuovere il dolore, seppellirlo sotto la forza dei sentimenti che mi legano a lui, e che ogni volta mi mozzano il respiro, stordendomi, ma le parole di Tanya sono ancora lì, vivide e reali, e la loro sincerità mi ferisce, annichilendomi, prima che un moto di rabbia, feroce e distruttiva, mi travolga anima e cuore.

E allora lo guardo, perdendomi in quegli occhi così chiari e penetranti, nutrendomi della bellezza del suo volto, di ogni espressione che traspare dai suoi lineamenti, desiderando di potergli causare lo stesso dolore che le sue menzogne mi provocano.

Lo guardo, e il desiderio di perdermi in lui si fa sempre più urgente. E' un attimo, l'istante in cui le nostre bocche si trovano, e iniziano una danza feroce e rabbiosa, in cui la passione, carne e fuoco che avvolgono il mio corpo senza pietà, cancella qualsiasi altro pensiero coerente, catturandoci nelle sue violente spire.

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-Dobbiamo per forza andarci?- borbotta Sarah, imbronciata, ed io sbuffo, lanciando un'occhiata distratta ad Eveline, che continua a giocherellare con la cinghia del seggiolone.

-Eve, amore, ho capito che vuoi uscire, ma abbi un po' di pazienza, va bene tesoro?- come se potesse capirmi...ridacchio, passandomi una mano fra i capelli e curiosando nel cassettino dell'auto, alla ricerca di uno di quei dadini colorati che le piacciono tanto.

Quando lo trovo esulto, felice di poterla distrarre con uno dei suoi giochini preferiti, passandoglielo e compiacendomi dei mugolii contenti che abbandonano le sue labbra.

-Ehi, mi stai ascoltando?- insiste Sarah, ma io la ignoro ancora una volta: sono davvero troppo stressata per riuscire a sopportare le sue frecciatine velenose -ogni giorno che passa mi stupisco di come quella bambina somigli sempre di più alla sua acida e bisbetica madre- e non voglio che fra noi scoppi una disputa degna delle peggiori catastrofi.

Non sarebbe proprio il caso...sono passate due settimane dalla furiosa lite avvenuta fra me e il mio fidanzato, e da allora la nostra quotidianità scorre liscia come l'olio, come se le parole di Tanya non fossero mai esistite, anche se l'imperturbabile maschera di freddezza che ho indossato nasconde un angoscia che si acuisce giorno per giorno, e che sta contribuendo non poco ad allontanarmi da Edward.

Continuo a ripetermi che sto facendo la cosa giusta, che la mia calma è necessaria per preservare il bene di coloro che amo , ma l'opprimente paura di essere abbandonata mi fa sentire come un uccellino imprigionato in una gabbia fatta di spine acuminate.

Dolorose, come dolorosa è la consapevolezza di dovermi rispecchiare tutti i giorni negli occhi di un uomo che, probabilmente, non mi ha mai amata, o almeno non come ha amato la sua prima moglie, colei che lo ha tradito e deluso nel peggiore dei modi.

Si è rifugiato fra le mie braccia per fuggire da un illusione che è sfumata all'improvviso...ma il conforto che Edward cercava, e che io gli ho donato, può davvero essere definito amore?

-Allora!?- Sarah sbatte le manine sul sedile dell'auto, ed io volto il capo di scatto,scocciata, incontrando il suo sguardo furente, la bocca piegata in una smorfia irritata.

Sbuffo -Ti da fastidio?- mormoro, afferrando una sigaretta dal pacchetto e spalancando i finestrini. La ragazzina allarga gli occhi.

-Mamma dice che non si fuma davanti ai bambini!-

-Tua madre non è qui, mi pare- sorrido, accendendola e portandomela alle labbra, per poi aspirarne un tiro -E poi ho aperto i finestrini, non vedi?-

Ridacchio di fronte alla sua espressione sbalordita.

-Oh mio Dio, ma da dove cavolo vieni?-

-Dal mondo dei Lillipuziani-

-Conosci quel cartone?- sussurra, incredula, ed io rido ancora.

-Ehi, per chi mi hai preso, per una vecchietta sdentata? Certo che li conosco!-

Aspiro dalla sigaretta, gettando la cenere dal finestrino e accendendo l'autoradio.

-Eveline non prenderà freddo?- pigola, torcendosi le mani, ed io lancio un'occhiata impensierita alla mia bimba.

-Mmm...considerando che fuori fa un caldo infernale, direi proprio di no-

Alza le spalle, fingendosi indifferente, per poi socchiudere le labbra quando le note degli Evanescence si diradano nell'aria.

-Ascolti questa musica?- borbotta ancora, ed io sollevo gli occhi verso l'alto.

-Hai finito con tutte queste domande, ragazzina?- sbotto, ma il mio tono è divertito, e se ne accorge anche lei -Ho venti quattro anni, non cinquanta. Ovvio che non ascolti roba vecchia quanto il mondo, no?- finalmente riesco a farla ridere, e me ne compiaccio...anche se non servirà a nulla, spero che il tempo che passeremo insieme le farà cambiare idea su di noi, e che forse, con la crescita, impari persino ad accettarci nella sua quotidianità.

-Che cosa vuoi fare, oggi?- le chiedo poi - E' sabato, i negozi sono tutti aperti...e avrei bisogno di prendere qualcosa anche per Eve. Vero amore di mamma?- allungo le mani verso il sedile posteriore, giocherellando con le sue, e mia figlia scoppia in una risata argentina.

-Oppure potremmo passare da quella nuova gelateria che hanno aperto in centro...- notando la sua espressione inorridita, aggrotto la fronte, confusa.

-Non ti piace il gelato?-

-No! Non posso mangiarlo, non voglio ingrassare- sputa d'un fiato, ed io sobbalzo.

-E perchè no?-

Le sue gote si colorano di rosso, ed uno strano sospetto mi solletica la mente.

-C'è di mezzo...un ragazzo?-

Il silenzio si cristallizza intorno a noi, prima che la bambina esploda:

-No! Certo che no!-

Rido, divertita dalla sua esuberanza -E invece sì, ammettilo!- Continua a scuotere il capo, e allora inizio a farle il solletico, tentando di farla cedere, e in quel momento un clacson disturba il nostro idillio.

-Brutto str....-

-Non si dicono le parolacce!- mi interrompe Sarah, ed io sbuffo.

-E questo chi lo dice?-

-Mia mamma!-

-Tua mamma è vecchia- affermo, ridacchiando quando scorgo una scintilla indispettita velare i suoi occhi.

-E tu sei una stupida Barbie senza cervello!!-

Rifletto su quelle parole, e deduco che sia stata Tanya a parlarle di me in questo modo.

Già, ammetto amaramente, lei mi odia, ed è ovvio che anche sua figlia non mi possa soffrire.

Non rispondo alla sua provocazione, e lei trattiene il fiato.

-Ti sei offesa?- sussurra, e non capisco se il suo tono è soddisfatto o intimorito. Scuoto la testa, rivolgendole un sorriso tirato.

-No, non preoccuparti. Allora decidi: shopping o gelato?-

Sembra pensarci un po' su, e poi esclama, tentando di nascondere l'euforia.

-Shopping!-

Annuisco, ridacchiando e svoltando verso la statale: spero davvero che queste giornate passate in mia compagnia la aiutino ad abituarsi alla nostra presenza, e tentare di andare incontro alle sue necessità, in questo momento, mi sembra l'unica cosa giusta da fare, accantonando i miei problemi e le mie irrazionali paure.

Proprio quando sto per entrare nel parcheggio riservato ai clienti del centro commerciale, la vibrazione del cellulare richiama la mia attenzione, avvertendomi dell'arrivo di un messaggio. Le mie dita tremano mentre lo apro, e i miei occhi si velano di tristezza quando leggo quelle parole.

-Bella, questa sera non posso venire a cena dai tuoi...Tanya mi ha chiesto di accompagnarla dal medico, e io le ho detto di sì. Puoi portare con te anche Eveline e Sarah? Ti amo, Edward-

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Questo capitolo non mi piace granchè, ma l'ispirazione oggi era parecchio latente...abbiate pazienza se alcuni passaggi non sono scorrevolissimi, ma questo cambio di stile -pulire, semplificare frasi ed espressioni- mi costa un po' di fatica. :)Spero che i risultati siano piacevoli anche per voi! ;) Ringrazio tutte le persone che leggono e commentano questa storia...spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa ne pensate! Entro domani risponderò a tutte...Un bacio, Elisa.

 

 
 

  

   
 
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