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Autore: HermyLily89    01/04/2011    3 recensioni
La storia è ambientata in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban e la protagonista è Ann Black, figlia di Sirius, una Corvonero modello, ma innamorata di Harry Potter.
Non vi dico altro, perchè se no vi rovinerei tutto il gusto di leggerla.
Ci tengo a ringraziare tutto il mio GDR per aver sopportato di leggere, almeno fino ad ora, i capitoli di tale FF e la carissima Claudia, per tutti i magnifici consigli e la pazienza.
Il personaggio di Ann Black è autobiografico e molti altri, a parte quelli della Rowling che ho cercato di mantenere fedeli al libro, sono tratti da persone realmente esistenti.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Ann giocherellava distrattamente con i suoi lunghi capelli neri e osservava di soppiatto i ragazzi seduti due tavoli più avanti. Era così presa dai suoi pensieri che non si era accorta che la ragazza accanto a lei le stava parlando.
Ehi, Ann! Ci sei? Pronto? Hai sentito cosa ho detto riguardo al professor Vitious?”

La ragazza che aveva parlato non poteva essere più diversa da lei: lunghi capelli biondi fino alla vita, occhi chiarissimi e sporgenti che le conferivano un’espressione di perenne sorpresa. “Ah, Luna, scusami. Stavo solo pensando!” L’amica la fissò attentamente e sorrise, come se avesse capito cosa la rendesse così assente e si mise anche lei a guardare nella direzione in cui erano ancora puntati gli occhi di Ann. Due tavoli avanti a loro stavano facendo colazione Potter, il suo buffo amico Weasley e la Granger, che lei detestava. Parlavano allegramente e l’unico che appariva schivo e silenzioso era Harry, il famoso Harry Potter, che rigirava con la forchetta la pancetta che era rimasta sul piatto. Improvvisamente questi alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Ann, che subito si voltò verso Luna, fingendo di essere immersa in un’interessante discussione. Non c’era altro da dire, era innamorata persa per lui e questo la faceva sentire terribilmente sciocca. Non aveva mai parlato con lui, e di certo non avrebbe cominciato adesso, che il famigerato Sirius Black era evaso da Azkaban. Eh sì, suo padre, quel padre che non aveva mai conosciuto se non in foto sbiadite e sgualcite, quel padre che aveva tradito il suo migliore amico, quel padre di cui sua nonna si vergognava era scappato dal carcere ed era riuscito ad eludere i Dissennatori.

Ann, dai, che abbiamo Pozioni ora. Non vorrai che Piton ci tolga punti perché siamo in ritardo!” le disse in modo petulante Trevor  Vasty, un bel ragazzo che era innamorato di lei fin dalla prima volta che l’aveva vista. E non era l’unico a trovarla particolarmente affascinante; che fosse per i suoi capelli neri mossi che ondeggiavano mentre camminava, o per i suoi penetranti occhi nocciola e per il suo fisico minuto, riusciva a far perdere la testa a mezzo dormitorio maschile del Corvonero.
No, no per carità! Andiamo!” disse con un sorriso e assieme a Trevor  e agli altri ragazzi si avviò verso i sotterranei. 
Non appena arrivarono di fronte alla porta dell’aula di pozioni, videro un cartello che recitava :

 

Poiché il professor Lupin è nell’incapacità di insegnare

al momento attuale, terrò una lezione di pozioni a tutte e quattro

le Case in Sala Grande.

Professor Piton

 

Ann sgranò gli occhi: “Insieme agli altri? Cioè anche con i Grifondoro e i Serpeverde? Questo è ingiusto!”.
Julie, la sua migliore amica, si limitò a scuotere la testa dicendo: “Strano, davvero! Dovremo sorbirci Malfoy -cocco-di-Piton.”
Oh, no, non ci aveva pensato. Odiava Malfoy, dal più profondo del suo cuore, per non parlare di quell’ammasso di troll che si portava in giro come guardia del corpo. Se c’era qualcuno a cui avrebbe volentieri sferrato un pugno, lui era esattamente il primo della lista.

Si incamminarono nuovamente verso la Sala Grande, che per l’occasione sembrava completamente modificata: era come se l’aula di Pozioni si fosse trasportata qualche piano più in alto. Il professor Piton li aspettava seduto alla cattedra che era stata fatta comparire per l’occasione flettendo mollemente le dita e osservandoli impassibile mentre si avvicinavano.
Potter, tu lontano da Weasley, già singolarmente non siete in grado di far qualcosa, insieme siete un disastro”.
Ann vide Harry sbuffare e Ron Weasley sedersi qualche posto più indietro. Povero Harry, pensava, perché Piton ce l’aveva tanto con lui? I suoi pensieri furono interrotti dalla voce monocorde del professore che stava dicendo: “
Black, se si degna di tornare nel mondo dei vivi, le sarei grato se si sedesse lì, accanto a Potter” ghignò malevolo.
Immediatamente un brusio serpeggiò tra i Grifondoro e lei sentì chiaramente “Black? No, Black vicino ad Harry?”, ma lei non ci fece caso e subito si sedette accanto ad Harry, mormorando appena un “ciao”.
Le sembrava inverosimile di essere a pochi centimetri da lui, non sapeva se esserne felice o se preoccuparsi per la reazione che avrebbe potuto avere. D’altra parte lo capiva, suo padre aveva fatto qualcosa di terribile e ora che era evaso, era tornato a divampare il panico tra i maghi.
Ora che siamo tutti accomodati, direi di iniziare con la lezione. Oggi parleremo di antidoti. Chi sa dirmi qual è l’antidoto più usato per qualsiasi tipo di veleno?”
Subito scattò in aria la mano di Hermione Granger assieme a quella di Ann.
Bene, Black?”disse pigramente il professore.
Il bezoar, una pietra che si trova nella pancia delle capre” rispose prontamente la ragazza, nella speranza di far capire alla Granger che non solo lei era preparata.
Ovviamente, Piton non assegnò punti a Corvonero, ma fece comparire sulla lavagna un preparato per una pozione con proprietà simili al bezoar. Si misero immediatamente tutti all’opera, rimestando nei calderoni e andando alla ricerca di ingredienti nella dispensa appositamente comparsa.
Ann, mentre lavorava, ogni tanto buttava un occhio sul lavoro di Harry finché lui non si accorse e sbottò con un “Che c’è?”.
Lei si sentì punta sul vivo e con fare aggressivo gli disse: “
Beh, volevo solo dirti che hai sbagliato ad inserire il dittamo ora, non vedi? La tua pozione è verde, mentre dovrebbe essere grigia!
Si pentì immediatamente di ciò che aveva detto, perché lui si alzò in piedi e si mise ad urlarle: “Senti, io da te non mi faccio proprio dire un bel niente, ok?
Che ti prende, Potter? Che ti ho fatto?
Dovresti saperlo, no? Il tuo paparino ha fatto abbastanza senza che faccia qualcosa anche tu!
Ann non riuscì a controbattere nulla.
In quel momento Piton era apparso alle loro spalle e sembrava tremendamente compiaciuto: “
Bene bene. Punizione doppia oggi, per Potter e Black. Ci vediamo oggi pomeriggio nel mio ufficio alle 14. E 30 punti in meno a Grifondoro e Corvonero. La lezione è finita. Potete andare.
Non era facile capire chi tra i due fosse più scontento della situazione, fatto sta che entrambi uscirono dalla Sala Grande piuttosto alterati, prendendo due direzioni diverse. Julie corse dietro l’amica dopo aver raccolto le proprie cose in fretta. La raggiunse solo davanti alla statua di Priscilla Corvonero: era seduta sui gradini che portavano alla loro Sala Comune, con le mani sul viso e i lunghi capelli che le ricadevano davanti, fino quasi a toccare terra.
Ann, che ti prende?” chiese incerta l’amica. “Pensavo ti piacesse Potter, sarai perfino in punizione con lui! Magari riuscite a chiarirvi.” Ann non si mosse, o meglio, non diede segno di aver sentito nessuno, persa completamente nei suoi pensieri. Quanto era stata idiota! Ovvio che Harry l’avesse aggredita in quel modo! Che si aspettava? Forse che  sarebbe stato gentile e carino con lei, che l’avrebbe invitata ad uscire? Sarebbe stato bello, però. Sarebbe stato un sogno, anzi, lo era perché solo nella sua immaginazione sarebbe potuto accadere.
Julie conosceva Ann dal primo viaggio sull’Espresso per Hogwarts e  sapeva bene che la sua amica era decisamente lunatica ed insopportabilmente testarda, ma per lei non era un problema. Effettivamente, avere Julie come amica era una grande fortuna per Ann, visto il suo carattere docile e tranquillo.
Improvvisamente, si ricordò della lezione di Incantesimi e, ridestatasi dai suoi pensieri, corse con Julie nell’aula del professor Vitious, che aveva appena iniziato la sua lezione sugli incantesimi Rallegranti.
Oh signorina Black e signorina Tonks, prendete posto vicino al signor Malfoy e al signor Zabini.”disse Vitious indicando due posti liberi in fondo all’aula.
No, quella non era assolutamente la sua giornata  fortunata, e guardando l’espressione di Draco mentre prendeva posto al suo fianco, comprese che sarebbe stata una lezione lunga, molto lunga.
Black, piccola dolce Black…ma che succede? Potterino ti fa i dispetti?” ghignò compiaciuto. “Te l’ho sempre detto, che dovresti stare con me!”.
Ann si costrinse ad ignorarlo e si concentrò decisa ad ascoltare Vitious e a prendere appunti. Malfoy, nel frattempo, prese ad osservarla e a chiedersi se mai sarebbe riuscito ad uscire con lei. Non capiva cosa poteva attrarlo di lei; insomma, era minuscola, tutta capelli e con una enorme impulsività.

Per fortuna la lezione proseguì senza intoppi e al suono della campanella, Ann mise via i libri e si avviò in Sala Grande con Julie in vista del pranzo. Si accorse subito che la sua sfuriata nell’ora i pozioni aveva fatto il giro dell’intera scuola. Ovunque si voltasse, vedeva gente bisbigliare ed interrompersi al suo passaggio.    
Con grande non curanza prese posto al tavolo e iniziò a mangiare. Poco dopo, arrivò Luna, con uno strano paraorecchie colorato al collo e i capelli tutti arruffati, e si sedette accanto ad Ann.
Ciao Ann! Mangi?”, disse col suo tono sognante.
La ragazza scoppiò a ridere; ecco perché adorava la Lovegood, era capace di rendere stramba anche la cosa più normale, e questo le faceva tornare il sorriso.

Sì, Luna! Dove hai trovato quel paraorecchie?” le chiese incuriosita.
Questo non è un paraorecchie, Ann. E’ un sensore per gli avvistamenti di Pimpli!”
Che stupida, ovvio che non erano semplici paraorecchie! Stavamo parlando di Luna Lovegood, mica di uno studente qualsiasi. Il resto del pranzo trascorse in modo piacevole, grazie alla compagnia della sua stramba amica, che le stava mostrando sulla rivista “Il Cavillo”, di cui suo padre era il direttore, un’intervista riguardante suo padre. Secondo quanto era scritto, Sirius Black in realtà non era altro che un certo Sean Berty, trafficante di uova di drago, che la notte famosa in cui venne ucciso Peter Minus, che cercava di proteggere i Potter, si trovava in una camera del Paiolo Magico con una strega del Devonshire.
Insomma”concluse Luna “tuo padre non è un assassino! E poi mi sa che d’ora in poi dovrai dire a tutti che ti chiami Berty e non Black!”
In quel momento le si avvicinò Julie, che le ricordò della punizione. Ann si alzò lentamente, salutò Luna e la sua amica e si diresse verso i sotterranei. Buffo come un attimo prima fosse felice e spensierata, mentre ora che scendeva le scalinate sentiva pian piano la gioia che se ne andava, come se il freddo dei sotterranei fosse in grado di regolare le sue emozioni.
Bussò alla porta dell’ufficio di Piton e sentì la sua voce all’interno dire: “
Avanti, Black, avanti. Mancava solo lei.” Harry, infatti, era già lì e si rifiutava di guardarla: aveva lo sguardo fisso su una parete, come se vi fosse scritto qualcosa di molto interessante.
Compiaciuto della scena, Piton disse: “Bene, ora voi due stuferete per me le salamandre che vedete in quella teca e quando avrete finito potrete andare” e si diresse verso le scale.
Mi auguro non facciate scherzi idioti, perché le conseguenze potrebbero essere … assai dolorose! Tornerò tra tre ore.”
Non appena se ne fu andato, Harry prese la teca e con enorme sforzo la poggiò sulla cattedra. Dentro ci saranno state più di mille salamandre e loro avevano solo tre ore per stufarle tutte.
Ann prese tutto il coraggio possibile, gli si avvicinò e sussurrò: “
Scusami Harry per stamattina. Mi dispiace davvero per ciò che mio padre ha fatto alla tua famiglia.”
Harry non si mosse, continuava a fissare le salamandre, ma da come gli tremavano le mani Ann capì che aveva ascoltato le sue parole.
Piton si aspetta da noi che facciamo la punizione, quindi diamoci da fare.” La sua voce era falsamente naturale, era come se avesse voluto urlare, dirle quanto la odiava, ma si era costretto a stare calmo.
In silenzio, nelle due ore successive, si misero a stufare le salamandre, senza mai parlare, né guardarsi. Ann era disperata, si era convinta che le parole di Julie si sarebbero avverate, che lei ed Harry si sarebbero chiariti. Era così distratta dai suoi pensieri che non si accorse di aver puntato la bacchetta sulle sue vesti che stavano prendendo fuoco. “Ann! Ann! ANN! HAI INTENZIONE DI DARTI FUOCO?”
Improvvisamente la ragazza si ridestò e con un gesto rapido della bacchetta seguito da “Aguamenti!” riuscì a riparare al danno. Era imbarazzatissima e mormorò “grazie” ad Harry. Ancora non riusciva a crederci, lui l’aveva ‘salvata’. Insomma, non era andata esattamente così, ma forse non la odiava tanto da volerla morta. Nel trambusto non si era accorta che le era scivolata dalla tasca una foto in bianco e nero, che ora Harry aveva raccolto. Raffigurava Kate e Sirius il giorno delle loro nozze, circondati da altre persone che lei non conosceva. Era l’unica foto che aveva dei suoi genitori, perché la nonna, insieme a Kreacher, l’elfo domestico, avevano bruciato tutto ciò che li riguardava. L’aveva trovata all’età di tre anni, quando ancora viveva a casa perché ora durante le vacanze estive stava in un orfanotrofio a Londra, in quanto sua nonna la odiava.
Ma..ma...questi sono..” Harry interruppe i suoi pensieri.
Oddio, come aveva fatto a non pensarci prima? Quelli non potevano essere altro che...

I miei genitori! Ann, tu hai una foto dei miei genitori?”
“Harry, è il matrimonio dei miei genitori!”
“Dove l’hai trovata?” chiese Harry curioso. Non c’era più traccia di odio nella sua voce.
Da mia nonna, parecchi anni fa. E’ una vita che non sto da lei, vivo in un orfanotrofio. Mia nonna non mi vuole vedere.” rispose Ann in maniera naturale, come se avesse sempre parlato con Harry di sé.
E, come se fossero amici di lunga data, iniziarono a parlare della loro infanzia; Ann raccontò del fatto che la sua famiglia è tutta composta da maghi e streghe malvagi, tutti stati a Serpeverde, e di come lei non fosse apprezzata in quanto fosse identica in tutto a sua madre, Kate Ravenclaw, discendente dei Corvonero. Venne a conoscenza degli zii da cui Harry stava durante l’estate, dei babbani insopportabili e che gli rendevano la vita un inferno.
Ann…non hai colpe se tuo padre ha fatto quel che ha fatto, insomma…è tuo padre, ma questo non significa che tu…beh, insomma…” Harry era in difficoltà, voleva chiederle scusa, ma lei non voleva le sue scuse, lo capiva.
Harry…ti ringrazio…io…” e inspiegabilmente lo abbracciò.
In quel momento, rientrò Piton e li squadrò con sguardo malevolo. “Bene, vedo che è nata una nuova e…bizzarra amicizia. Non mi stupisce, visto le persone che sei solito frequentare, Potter. Comunque sia, avete fatto quanto richiesto. Potete andare.”
Ann ed Harry uscirono dall’aula e arrivarono senza fare una parola sul corridoio che portava alla Sala Grande.
Si guardarono e lei disse:”
Beh, io ho il dormitorio da questa parte. Mi metterò a studiare che devo consegnare il tema sugli Incantesimi rallegranti domani.” E si voltò, decisa ad incamminarsi verso la Sala Comune.
Aspetta, Ann! Hai dimenticato questa…”
La foto! Giusto, come aveva potuto dimenticarla! Si girò e prese la foto che le stava porgendo; nel farlo le loro dita si sfiorarono e lei divenne immediatamente rossa. “Beh, gr-a-azie” balbettò “O-ora vado!” e corse via per le scale. Harry la guardò finchè sparì dalla sua visuale e con un’alzata di spalle si diresse verso il suo dormitorio.

   
 
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