I
giorni seguenti trascorsero come al
rallentatore per Ann, presa ancora da quell’avvicinamento
inaspettato. Sfortunatamente,
l’unica lezione che i Corvonero condividevano con i
Grifondoro era la
soporifera ora del professor Ruf, che lei, solitamente, trascorreva a
prendere
appunti interrompendosi solo di tanto per sbadigliare.
Quel
venerdì mattina, si svegliò molto
presto e, senza disturbare nessuno, si vestì silenziosamente
e si diresse verso
il giardino; aveva bisogno di passeggiare e sentire il vento invernale
accarezzarle il volto e la neve attutire i suoi passi. Sì,
l’inverno era
decisamente la sua stagione preferita, dove il bianco
manto ricopriva ogni cosa rendendo i suoi
contorni quasi accennati e qualsiasi rumore risultava mitigato dal
soffio dei
venti.
Era
seduta sotto una quercia a
riflettere, quando sentì dei passi avvicinarsi e una voce
familiare: “Per tutti i gargoyle,
Ann! Sei
impazzita ad uscire con questo freddo? Non ti sei nemmeno presa il
mantello!
Menomale che ci sono io!”.
La voce si avvicinò e Ann vide chiaramente il viso
della sua migliore amica, rosso per il freddo e corrucciato per la
preoccupazione.
“Julie!
Ma è prestissimo, perché sei sveglia?”
“Per
tutte le cioccorane del mondo, a volte mi chiedo che ci fai a
Corvonero! E’ il
tuo compleanno! E lo sai che mi sveglio presto per farti gli
auguri!” disse
con un gran sorriso.
Giusto,
il suo compleanno. E chi c’aveva
pensato. In realtà, non le era mai importato
granché. Una data come un’altra,
semplicemente segnava il confine da un anno ad un altro. In
più, prima di
arrivare ad Hogwarts non l’aveva mai festeggiato, non che ora
facesse festini o
cose simili, ma almeno c’era Julie che le ricordava cosa
significava essere
importante per qualcuno.
“Adesso
però, Ann, vieni dentro con me e niente storie! Spero solo
tu non ti sia
ammalata, razza di incosciente!” La ragazza non
fece storie, ma si limitò a
sorriderle e a seguirla fin dentro la loro Sala Comune, che appariva
più buia
del normale, come se il sole non riuscisse a raggiungere le finestre
della loro
torre.
“Julie,
ma tu sai perch-“. Non fece tempo a finire la
frase, che tornò la luce e
sentì un assordante “BUON
COMPLEANNO!”
:tutti i suoi compagni di dormitorio erano svegli
e c’erano
festoni appesi ovunque. Non poteva
credere ai suoi occhi, le veniva da piangere, ma detestava piangere in
pubblico. Subito cercò con lo sguardo la sua migliore amica,
voleva farle
capire quanto le volesse bene, quanto si ritenesse fortunata ad averla
accanto,
ma bastò mormorarle un “grazie” per
capirsi. Erano così, non parlavano molto,
era più facile vederle in silenzio o scherzare, piuttosto
che abbandonarsi in
confessioni lacrimose e abbracci.
Per
la prima volta nella sua vita, Ann
si sentì davvero felice ed amata e dispensava sorrisi a
destra a manca, cosa
che la rendeva ancora più bella, se ciò era
possibile.
“Tanti
auguri, Ann!” si era avvicinata a lei Luna, che
per l’occasione indossava
un copricapo a forma di corvo e che gracchiava a momenti alterni
“Ann!”
“auguri!”.
“Luna!
Ma dove l’hai trovato quel…quel…quel
coso?” cercava di trattenersi dal
ridere per non offendere l’amica, anche se la conosceva
talmente bene da sapere
che non era il tipo da mettere il broncio.
“Oh,
intendi il corvo? L’ho fatto io, durante le vacanze estive.
Non vedevo l’ora di
usarlo per una qualche occasione! E direi che questa è
azzeccatissima! Papà
dice che sono molto elegante con questo cappello!”
Forse
‘elegante’ non era esattamente la
definizione esatta, ma d’altra parte se il signor Lovegood assomigliava anche solo
per metà alla figlia,
di certo non era un tipo sobrio.
“Ah,
dimenticavo…è arrivato un allocco per te prima.
Penso contenga un regalo…”
Di
Kreacher, ne era certa. Per quanto la
detestasse, essendo membro della famiglia Black, l’elfo
domestico la
rispettava, o meglio, così sembrava.
Si
guardò intorno in cerca del volatile,
ma non vedendolo decise che forse era su nella Guferia e
uscì dalla Sala Comune
lasciando gli altri alle prese con i festeggiamenti.
Hogwarts
era molto silenziosa,
nonostante fossero ormai le nove passate, ma d’altro canto
erano nel pieno
delle vacanze di Natale e la maggior parte degli studenti trascorreva
quel periodo
assieme alla propria famiglia. Già, famiglia…le
sarebbe davvero piaciuto averne
una, una famiglia in cui le persone si vogliono bene, magari una
famiglia
numerosa come i Weasley. Quanto li invidiava! Soprattutto Ginny
Weasley,
sorella del migliore amico di Harry, il ‘suo’
Harry, come lo chiamava mentalmente.
Tra
i due non c’era niente, questo lo
sapeva, ma d’altra parte ricordava distintamente il San
Valentino dello scorso
anno in cui lei aveva composto una poesia per lui.
Era
ormai arrivata in cima alle scale
della Guferia mentre si perdeva, come le capitava spesso, nei suoi
pensieri.
Fece un po’ di fatica a rintracciare il suo allocco, ma dopo
una buona mezzora
lo vide che beccava del mangime da una ciotola in legno. “Ares! Hai qualcosa per me, vero?”
subito questi si avvicinò e planò
sulla sua spalla. Con molta delicatezza, slegò il pacchetto
che era stato
legato alla sua zampa e con una carezza congedò il suo
allocco.
Stava
per scendere dalla Guferia, quando
fu investita in pieno da una nube arancione, o almeno quello le parve
prima di
finire gambe all’aria. Un po’ disorientata, ma col
regalo ben stretto tra le
dita, si guardò attorno e vide i gemelli Weasley che la
osservavano un po’
preoccupati.
“Stai
bene, Black? Non ti hanno insegnato a guardare dove cammini?”
disse
divertito Fred.
“Per
vostra informazione, VOI mi avete scaraventato a terra, VOI non avete
guardato!” era ancora seduta sul pavimento e
guardava con fastidio i due
Grifondoro.
“Che
caratterino, la ragazzina! Per questa volta, ammettiamo solennemente di
averti
investita e ci scusiamo” cantilenarono in coro e
conclusero con un inchino.
Ann
si alzò in piedi, si rassettò
velocemente i vestiti e con un’ultima occhiataccia si
voltò in direzione della
sua Sala Comune, per aprire assieme a Julie il pacchetto mandato da
Kreacher.