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Autore: Lely1441    01/04/2011    2 recensioni
Centosei giorni alla maturità. Raccolta degli sprazzi di vite che si intersecano: Nad, la celiaca; Sì, la fragile principessa; Ann, la lesbica; Mat, il cavaliere della lesbica; Bas, l'anonimo; Melassa, la secchiona. Ed un coro da tragedia per il quale Euripide in persona si rivolterebbe nella tomba.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's the final countdown'
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Well, they call me the hunter, that’s my name,
call me the hunter, that’s how I got my fame.
Ain’t no need to hide,
ain’t no need to run,
‘cause I got you in the sights of my gun.
(*)
 
Venerdì 1 aprile 2011
 
«Ok, questo è il piano».
Come si suol dire, siamo al regolamento dei conti. Sì mi aiuterà ad intrufolarmi nella Sala Insegnanti e io rovisterò nel cassetto di Bagatelli per scoprire tutte le sue sordide macchinazioni… Chissà se insieme ai compiti tiene anche delle foto compromettenti - che so, il primo bagnetto o la prima sbronza. Sarebbe divertente vederle.
Silvia ridacchia, ma con discrezione. So benissimo cosa pensa di questa storia, ma io non ho intenzione di rinunciarvi neppure per i suoi begli occhioni blu.
Perché, perché detta così sembra sempre altro?!
«Nad, lo so, io uscirò per fare delle fotocopie e tu per andare in bagno, così mi aggirerò nel corridoio e se vedrò arrivare qualcuno comincerò a tossire come una tisica dell’Ottocento allo stato terminale e tu avrai il tempo di scappare via o perlomeno di inventarti una balla decente».
Perché nella mia testa non suonava così sbagliato? Forse è per il tono serafico che ha usato. È una delle capacità più inquietanti della mia piccola: sa dire cose orribili con la stessa inflessione che usano negli spot dei pannolini per bambini.
L’unico inconveniente è che la D’Agostino si rifiuta di farci uscire in due, anche se dobbiamo fare cose diverse. Quant’è assurda questa stupida regola! Come se noi studenti andassimo in giro a spaccare le finestre del bagno o a terrorizzare le bidelle agitando cadaveri di galline sgozzate! Siamo due innocue ragazze di diciott’anni, per la miseria! Non vede che faccia angelica che abbiamo?
«Panbianco, falla finita. Vai in bagno e torna subito, non credo ti serva la scorta per espellere i tuoi liquidi, non sei più all’asilo. O ti serve il tifo per essere riuscita a capire come si tira lo sciacquone?»
Dio, quanto odio quella di matematica. E non si tratta della sola leggenda metropolitana alla “ho fatto il Classico perché non mi piaceva la matematica”: si tratta proprio di questa donna e della sua stronzaggine intrinseca.
E quest’anno è pure interna! Preferivo vedere Satana in persona cantare “I will survive” agitando i pompon durante la mia prova orale.
Esco digrignando i denti, e una volta chiusa la porta corro verso la Sala Insegnanti. Fortunatamente non ho incontrato nessuno, e anche la stanza è vuota (per forza, ho calcolato personalmente quale fosse l’orario migliore per avere una maggiore libertà d’azione. Lo so, lo so, sono un genio). Ignoro l’enorme cartello che vieta l’entrata e l’uso dei pc agli studenti - è più minaccioso il Keep Off che mia sorella di otto anni ha attaccato sulla porta della sua camera - e comincio immediatamente a rovistare nel cassetto dell’armadio metallico che mi interessa. Trovare il fascio dei fogli protocollo dell’ultimo compito è un gioco da ragazzi, così come recuperare quello di Sebastiano Ulissi. Sento il cuore in gola e la mia mano scivola un paio di volte prima di riuscire a recuperare il cellulare dalla tasca. Basterà fotografare tutte le pagine e poi ingrandirle per leggere questo benedetto compit-
«Nadia, cosa ci fai qua dentro?»
Avete presente la sensazione di una secchiata d’acqua gelida sulla schiena? No? Non ve la auguro.
«Io… Ehm, stavo solo fotografando il giudizio del mio compito. Sa che per fotocopiarlo serve una richiesta scritta alla preside e bla bla bla, ma davvero, volevo solo avere la mia valutazione, dato che ero assente quando il prof li ha riconsegnati e ho saputo solo il voto!»
Cavolo, la prof di religione. Mi guarda con un po’ di sospetto, quindi sfoggio il mio più bel sorriso e sto lì, in attesa. Grazie a Dio, è una svampita di prim’ordine.
«Per questa volta chiuderò un occhio… Ma che non ti trovi di nuovo qui dentro, sai bene che non è permesso a voi studenti stare qui dentro».
Annuisco, metto tutto a posto e corro via. Accidenti, ora mi toccherà ricorrere al piano B.
 
«Bas, ti concedo l’onore di invitarmi a casa tua per un’operazione di ripasso in previsione della verifica di storia di lunedì. Oh, ovviamente verranno anche Silvia, Anna, Matteo e Mel-ehm, Melissa».
Bas mi guarda stralunato. O almeno credo, dato che non riesco a vedergli nemmeno il naso. «Domani alle quattro, e per favore, cerca qualcosa per la merenda che non contenga glutine, almeno per me: sai, sono celiaca».
«Lo so», dice, prima di tornare a dedicarsi ai suoi fumetti. Pensavo di incontrare più resistenza, in tutta onestà. Ma meglio così, avere a che fare con persone senza spina dorsale sarà pure snervante, ma torna sempre utile.
Ora devo solo convincere gli altri a passare il sabato pomeriggio sui libri. O meglio, Ann e Melassa. Mat seguirà Ann e Sì seguirà me.
Non è una trovata geniale?
 
 
(*)
Be’, mi chiamano il cacciatore, questo è il mio nome,
chiamami il cacciatore, è così che ho ottenuto la mia fama.
Non c’è alcun bisogno di nascondersi,
non c’è alcun bisogno di scappare,
perché sei già nel mirino della mia pistola.
 
Led Zeppelin - How many more time
   
 
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