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Autore: monipotty    02/04/2011    2 recensioni
Questa fic è nata da un sogno di qualche settimana fa e ora non faccio altro che mandarla avanti: Patricia Waterice, strega Mezzosangue, e la sua sorellina Cinthya si trovano sole dopo essersi separate dai loro genitori, una grossa responsabilità che la più grande, Patricia, deve imparare a gestire. Ma oltre alla zia materna, ci sarà qualcun altro di nostra conoscenza ad aiutarla!
Ambientata al 6° e 7° anno della saga, sia sui libri sia sui film, per ora non contiene Spoiler: quando ci saranno, avviserò :) Buona lettura!
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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11 - Una strana sensazione

Capitolo 11 - Una strana sensazione

Era già buio quando finalmente arrivarono al ben conosciuto castello dove avrebbero passato tutto il tempo che le attendeva da quella sera fino a metà giugno, quando gli esami finivano e sarebbero cominciate le meritate, si sperava, vacanze estive. La Sala Grande era già pronta e decorata per il nuovo inizio ma la sicurezza era aumentata: ai lati del portone di legno, infatti, due Auror posavano immobili e attenti mentre un terzo controllava l’interno. I professori erano già seduti al loro lungo tavolo sul fondo della sala e i fantasmi che abitavano il castello insieme a tutti gli studenti veleggiavano qua e là,  chi parlando con qualche professore o altro fantasma, chi avvicinandosi agli studenti che lentamente entravano e prendevano posto al tavolo della propria casa; tra questi, il Frate Grasso, il fantasma della Casa Tassorosso. La sua grande e perlacea figura si fece avanti velocemente, le braccia aperte in segno di accoglienza a chiunque entrasse e un grande sorriso rivolto a tutti, ma soprattutto agli studenti della sua Casa.

“Bentornati a voi tutti, figlioli!” dava loro il benvenuto. Quando entrarono Patricia, Cassie, Mei Lin e Jo, andò loro incontro entusiasta. “Sono felice di rivedervi, care ragazze.” Le salutò e queste sorrisero.

“Buonasera, Frate.” Lo salutò allegra Cassie.

“Passato buone vacanze, padre?” domandò Jo. Il frate si strinse nelle spalle.

“Al solito: durante le vacanze estive c’è poco da fare, il castello è così triste e spento senza voi studenti.” Disse con un sorriso. “Ma noi fantasmi ci teniamo compagnia e attendiamo il vostro ritorno. Voi avete passato bene le vostre vacanze?” Cassie e Jo annuirono convinte e Mei Lin piegò lievemente il capo ma Patricia non si mosse.

“Sarebbero potute andare meglio.” Disse tristemente. Il Frate la guardò preoccupato.

“Quando ti ho vista entrare ho capito subito che c’era qualcosa che non andava, mia cara figliola.” Disse incrociando le mani sul petto. “Spero non sia successo nulla di troppo grave.” Patricia fece un sorriso triste.

“Una volta che sono libera vengo a confessarmi da voi, padre.” Il Frate sembrò risollevarsi.

“Ti aspetto, allora.” E con un gesto della mano diede loro le spalle e si avvicinò ad un altro gruppo di Tassorosso che entrava in quel momento. Le quattro amiche presero posto e aspettarono pazientemente che iniziasse la cerimonia dello Smistamento e nel frattempo osservavano il tavolo degli insegnanti: la professoressa Sprite parlava con Hagrid animatamente, la Cooman aveva lo sguardo fisso sul soffitto totalmente persa nei suoi pensieri, il preside, seduto al centro, stava parlando l’insegnante che avevano conosciuto sul treno, Piton li ascoltava in silenzio mentre il piccolo Vitious compariva e scompariva da sotto il tavolo.

“Così quello sarebbe il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure?” domandò Jo osservando il professor Lumacorno con le sopracciglia alzate. “Non mi ispira tanto…”

“Sì, ma sarà sicuramente meglio del Confetto dell’anno scorso.” Borbottò cupa Cassie guardando nella stessa direzione: come tutti i compagni, aveva detestato di tutto cuore Dolores Umbridge e le sue inutili quanto noiose lezioni teoriche di Difesa.

“Beh, ci va poco.” Commentò Patricia e Mei Lin annuì concorde. In quel momento, si udirono tre battiti al grande portone d’ingresso della Sala Grande: centinaia di teste si voltarono a guardare le porte aprirsi per lasciar passare una lunga fila di piccoli studenti dall’aria persa e impaurita, che camminavano in fretta per riuscire a tenere il passo della professoressa McGranitt, altera guida fino al tavolo degli insegnanti, davanti al quale, sopra uno sgabello in legno, stava il consunto e vecchio Cappello Parlante. Calò il silenzio e tutti gli sguardi si rivolsero al cappello, in attesa. Da una piega iniziò a parlare.

“Fin da quando nacque il mondo

La storia è tutta uguale:

Guerra e pace fanno il girotondo

E dov’è il bene, lì c’è  il male.

 

Che questi possa morire

È inutile sperarlo,

Ma che sia il bene a scomparire

Noi dobbiamo evitarlo.

 

Il mio consiglio quindi è questo:

Potete seguirlo, se vi pare.

Vecchi e giovani, decidete al più presto,

Ma prima state ad ascoltare:

 

Che ai Grifondoro vi uniate in coro,

O che sia Tassorosso la vostra casa,

Che nei Corvonero troviate un tesoro,

O che sia in Serpeverde che il cuore riposa.

 

Non è questo ad avere importanza:

Per ciò ch’è giusto lottare,

Per far vivere la luce della speranza

Divisi ma uniti dovete restare.”

Il Cappello ammutolì e nella Sala Grande cadde il silenzio, totale. Tutti pensavano alle parole appena espresse dal saggio Cappello e in tutti, ad eccezione della maggioranza dei Serpeverde, passava lo stesso pensiero: il Cappello aveva ragione, l’unione faceva la forza e in quei tempi bui era ciò di cui si aveva più bisogno, ma anche ciò che più si temeva. Fidarsi degli altri era difficile quando c’era il rischio che qualcuno potesse essere sotto la maledizione Imperius, anche tra coloro che potevano essere più vicini, ma tra compagni di Casa, tra compagni di Scola, bisognava sforzarsi di essere fiduciosi. Il flusso di quei pensieri fu interrotto da Albus Silente, che iniziò a battere leggermente una mano contro il braccio per non colpire quella ferita, seguito a ruota nell’applauso dalla professoressa McGranitt, da tutti i professori e pian piano dagli studenti. Il Cappello fece un leggero inchino poi tornò immobile al suo posto e la cerimonia dello Smistamento ebbe inizio: per una buona decina di minuti, il cappello continuò a gridare i nomi delle Case a seconda del bambino che lo indossava e quando furono tutti smistati e la professoressa di Trasfigurazione portò via lo sgabello con il Cappello sopra, il preside si alzò e augurò loro un sorridente “Buon appetito!”; i tavoli magicamente si riempirono di vivande e la Sala si riempì del chiacchiericcio degli studenti intenti a cenare.

“Povero Silente, avete visto la sua mano? Chissà cosa si è fatto...” Mormorò un po’ in pensiero Jo guardando il preside servirsi utilizzando solo una mano e la bacchetta magica.

“Sicuramente nulla di buono.” Rispose Cassie guardando nella stessa direzione. “Non sembra proprio in pienissima forma…” le altre due amiche annuirono; Patricia vide la zia rivolgerle un’occhiata e un gesto di saluto con la testa a cui rispose con un sorriso, poi si voltò verso le altre e iniziarono a chiacchierare del più e del meno fino alla fine della cena.

Quando Silente di alzò per la seconda volta dal tavolo degli insegnanti, i piatti e le vivande sparirono di colpo dai quattro tavoli delle case e il preside rivolse a tutti gli studenti un grande sorriso e aprì le braccia in segno di benvenuto.

“Buonissima serata a voi!” salutò a gran voce, ma in quel momento per tutta la Sala si diffuse un mormorio: la sua mano nera e raggrinzita era stata notata da tutti. Il vecchio preside sorrise e nascose la mano sotto la manica viola e oro. “Nulla di cui preoccuparsi.” Disse tranquillamente. “Ora… ai nostri nuovi studenti, benvenuti; ai vecchi, bentornati! Un nuovo anno di istruzione magica vi attende: ricordo a tutti voi che la frequentare una scuola è fondamentale per la propria formazione e crescita, soprattutto in un periodo buio come quello che è iniziato da poco. Detto questo, vorrei ricordarvi che, come in ogni luogo, ci sono delle regole che vanno rispettate: l’accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato e il signor Gazza, il nostro custode, mi ha chiesto di dirvi che vige il veto generale sull’utilizzo di qualunque scherzo acquistato nel negozio Tiri Vispi Weasley.”

A quelle parole, Patricia ridacchiò: doveva ricordarsi di dirglielo a Fred e George, si sarebbero fatti sicuramente tante belle risate. Quel pensiero la fece tornare con la mente alla Tana: chissà sua sorella cosa stava facendo in quel momento, a cosa stava pensando… era la prima volta che si trovavano a parecchi chilometri di distanza l’una dall’altra in assenza dei loro genitori. Un ombra calò sul suo sguardo: i suoi genitori… non le avevano ancora scritto e non passava giorno senza che si chiedesse dove fossero, se stessero bene, se erano al sicuro ora che erano fuggiti. E ogni volta la domanda ancora senza risposta arrivava spontanea: perché non le avevano ancora scritto? Perché non avevano cercato di contattarle? Anche solo un bigliettino con su scritto “Ciao, stiamo bene, non preoccupatevi per noi”, non chiedeva nulla di più.

Sentì una mano posarsi sulla sua spalla e levò gli occhi su Cassie, che la guardava preoccupata.

“Stai bene?” le domandò a mezza voce. Patricia fece spallucce.

“Cattivi pensieri.” Rispose mesta facendo attenzione a non far sentire troppo ai loro vicini. “Mi capiteranno spesso, almeno finché non avrò notizie. Portate pazienza…” Cassie sorrise.

“Non preoccuparti, cerca di stare tranquilla, vedrai che quando potranno si faranno vivi.”

Se sono vivi, pensò tetramente la ragazza ma subito scacciò quel pensiero scrollando il capo e tornò a riversare la sua attenzione sul preside che stava presentando il nuovo insegnante.

“Il professor Lumacorno è un mio ex collega che ha accettato di riprendere il suo vecchio ruolo di insegnante di Pozioni.”

“Pozioni??” riecheggiò in tutta la Sala. Le quattro amiche si lanciarono occhiate stupite. “Non è possibile! Ma non doveva insegnare Difesa?” chiese Jo in una sorta di piagnucolio.

“Il professor Piton, nel frattempo” continuò Silente. “ricoprirà il ruolo di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.” Un secco “no” di una voce famigliare a Patricia risuonò nella sala e lei, insieme ad altre decine di teste, si voltò a guardare Harry Potter, che fissava indignato il professor Piton che ringraziava con deboli gesti della mano i Serpeverde per il loro applauso entusiasta.

“Non ci posso credere!” si lamentò Cassie con una mano tra i capelli verdi. “Ho già capito che dovrò rinunciare a un Gufo in Difesa.” Stavolta fu Mei Lin a risponderle, dandole una gentile pacca sulla spalla.

“Magari non è così male, chissà.”

“Nessuno sarà meglio di Lupin, comunque.” Commentò Jo scuotendo la testa. “Sarà anche un lupo mannaro, ma era una persona e un insegnante squisiti.” Cassie annuì con convinzione poi tornarono nuovamente a fissare il professor Silente, che aveva iniziato il delicato argomento di Tu-Sai-Chi: avvisò gli studenti che le misure di sicurezza erano aumentate ma non per questo non dovevano fare attenzione e seguire tutte le istruzioni che gli insegnanti avrebbero dato loro, anche se fastidiose, pregandoli di riferire a qualunque professore nel caso qualcuno di loro notasse qualcosa di strano, qualsiasi cosa che potesse essere diversa dal normale. Dopo quelle raccomandazioni, il preside augurò loro buonanotte e un buon inizio di lezioni e gli studenti si riversarono nel corridoio centrale, seguendo i prefetti di ogni casa verso la propria Sala Comune. Patricia guardò Hannah Abbot e Ernie Macmillan farsi strada tra i Tassorosso per raggiungere i nuovi arrivati della Casa e ricordò il giorno in cui era arrivata ad Hogwarts: ricordò la delusione per non essere finita a Grifondoro, la casa da cui sia la madre che, ovviamente, zia Minerva provenivano; ricordò i discorsi che spesso la zia le faceva a riguardo, cercando di consolarla; ricordò la sera in cui lei, Cassie, Jo e Mei Lin fecero amicizia: quando i suoi compagni avevano scoprirono che era la nipote della McGranitt, loro erano state le uniche a non prenderla in giro e a difenderla davanti alle critiche e malignità altrui.

Seguì la fiumana di Tassorosso che scendeva in direzione della Sala Comune, posta vicino alle cucine del castello: l’ingresso della sala era nascosto da un quadro che riproduceva una bella natura morta e, perché quello si aprisse rivelando il passaggio per entrarvi, era necessario dare la giusta parola d’ordine a una piccola statua posta su una colonnina accanto al quadro, che rappresentava Tosca Tassorosso, la fondatrice della Casa. Quando arrivarono davanti alla statua, Tosca si stava pettinando i lunghi capelli fluenti.

“Parola d’ordine?” mormorò con voce gentile. I Tassorosso si guardarono tra loro interrogativi poi, all’improvviso, il passaggio dietro al quadro si rivelò e, inspiegabilmente, ne uscì un ragazzo, che tutto poteva essere meno che uno studente: più o meno di venticinque anni, calcolò Patricia, aveva i capelli nero pece mossi e che gli sfioravano le spalle, un accenno di pizzetto sul mento e degli occhi altrettanto neri, brillanti e penetranti. Al trovarsi tutti quei ragazzi davanti, li guardò interdetto, incrociando per un secondo lo sguardo di Patricia: una strana sensazione di paura e sospetto crebbe nel petto della ragazza, qualcosa che non aveva mai provato prima e a cui non riusciva a dare un senso, un significato. Era venuta e basta, improvvisa come l’apparizione dell’uomo che ora sorrideva a tutti loro con espressione colpevole e divertita, la fila di denti bianchissimi scoperta dalle labbra sottili, provocando nella maggior parte delle ragazze arrossamenti di guance e sorrisetti imbarazzati di risposta.

“La parola è Acquarium.” Disse uscendo dal passaggio. “Scusate la mia apparizione, non vi aspettavo.” Molti gli rivolsero sguardi interrogativi e sospetti. “Non vi allarmate, sono un Auror: mi hanno assegnato alla custodia di quest’ala di Hogwarts e volevo assicurarmi che fosse tutto in ordine per il vostro rientro, così ho fatto un ultimo controllo nella vostra Sala Comune ma credevo foste ancora alle prese col banchetto.” A quelle parole, mormorii di approvazione e un senso di tranquillità si diffusero in tutto il gruppo, tranne che per una persona. Se era un Auror, perché continuava a farle quell’effetto il suo sguardo magnetico? Pensava Patricia. Si guardò intorno alla ricerca di qualcuno che provasse le sue stesse cose, ma non c’era nessuno che non lo guardava con tranquillità e fiducia. Scosse la testa cercando di scacciare quelle sensazioni: magari era solo stanchezza, cercò di convincersi, ma i suoi sforzi si rivelarono inutili perché gli occhi penetranti dell’Auror la guardarono di nuovo e lei, pur di evitarli, abbassò i suoi. “Beh,” riprese questi distogliendo lo sguardo con un sorriso e scostandosi dal passaggio. “è tutto a posto, passate pure. Buonanotte.” E detto questo se ne andò.

Non appena sparì dietro l’angolo, scoppiò un parlottio concitato tra le ragazze: qualcuna ridacchiava, altre gesticolavano parlando senza sosta, altre ancora osservavano l’angolo che lui aveva girato sparendo alla vista speranzose che lui ritornasse da un momento all’altro, mentre i ragazzi Tassorosso le guardavano di sbieco. Brian guardò verso Patricia e le si avvicinò.

“Tutto bene? Sei pallida.” domandò preoccupato e anche Cassie, Jo e Mei Lin si voltarono verso l’amica. Questa trasalì poi sorrise incerta.

“Sì, tutto bene.” Rispose in fretta tentando di essere più convincente possibile. “Sono solo stanca, credo.” Lui non sembrò molto convinto, ma annuì, diede loro la buonanotte e si diresse verso il tunnel sotterraneo che portava ai dormitori maschili. Le ragazze, invece, continuarono a guardarla interrogative.

“Patricia, cosa…?” iniziò Jo, ma in quel momento furono raggiunte dalle altre due compagne del loro anno, Anne Huston e Erika Brandon.

“Ciao ragazze!” salutarono entusiaste. “Avete visto che Auror, quello? Fossero tutti così… fa venir voglia di studiare per diventare colleghi!” scherzarono. “Tra l’altro…” Erika si avvicinò a Patricia e le mise un braccio attorno alle spalle. “Ho visto come ti ha guardata, sai.” Patricia le scoccò un’occhiataccia.

“Non ci ho fatto caso.” Le rispose secca.

“Sì, come no!” ribatté Anne. “Ci vediamo in dormitorio.” E corsero via parlottando fitto fitto. Patricia sospirò: erano brave Anne e Erika, ma certe volte ti veniva una voglia di affatturarle… Sentì gli sguardi delle amiche sulla sua testa.

“Sto bene.” disse loro guardandole con un sorriso. “Veramente, è solo un po’ di stanchezza. Vedrete che domani sarò in ottima forma.” Parzialmente rinfrancate, le amiche annuirono e si incamminarono verso l’imbocco del corridoio che portava verso i dormitori femminili.

“Comunque è carino, vero?” domandò Jo. “L’Auror. E’ un bel ragazzo, no?”

“C’è di meglio.” Disse Cassie distrattamente.

“Sono d’accordo.” Disse Mei Lin. “in fondo non è un granché, ne conosco di più belli.”

“Decisamente.” Si unì Patricia e nella sua mente comparve, sfocata, l’immagine di un ragazzo con i capelli rossi che le sorrideva.

Ciao a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo tutto per voi! Quello precedente non ha riscosso molto successo, ma i capitoli di passaggio sono tutti così, c'è poco da fare... Ma io non mi abbatto e continuerò a scrivere per voi che leggete, anche perchè io personalmente non vedo l'ora di andare avanti!! :D 

Devo solo puntualizzare una cosuccia: il discorso di Silente l'ho copiato papale papale del sesto libro di HP, ad eccezione di una piccola parte, vorrei cercare di far sì che si colleghi alla storia raccontata dai libri o dal film, metterò qualche dialogo che è presente in uno dei due quando ci sarà l'occasione. La poesiola del Cappello me la sono inventata di sana pianta invece XD mi piaceva l'idea di metterla, sono molto belle quelle scritte sui primi libri: la mia non è sicuramente all'altezza, perdonatemi; ci ho provato :)

Good! E dopo questo, ci vediamo al prossimo capitolo! E ricordate... leggete e recensite numerosi!

monipotty

  
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