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Autore: 1918    02/04/2011    3 recensioni
*Cambiato titolo da il vento*
Una Bella con un triste passato alle spalle, persa tra le meravigliose isole caraibiche, ritroverà la serenità tanto cercata ?
Un Edward con un triste segreto, scappato da una caotica città per rintanarsi nelle calme isole caraibiche, troverà la sua pace ?
Ed Esme, riuscirà finalmente ad assopire il senso di colpa ?
Tratto dal prologo: - Si girò verso il mare, non c'era nessuna barca, nessun ormeggio, ma cosa più importante sul quella poca porzione di isola che era riuscita a vedere, non c'era nessun segno di presenza umana.
Il petto si alzava e abbassava rapidamente, con respiri sempre più brevi, la vista si sdoppiò, mentre la testa le girava sempre di più.
Poi tutto si fece buio-
spero vi piaccia e che mi lasciate un piccolo commento =)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Capitolo 3

Il vento soffiava sempre più forte, e le nuvole che quel mattino sembravano così lontane e inoffensive, con il passare delle ore si erano fatte sempre più vicine e minacciose.
Con la barca cercava di allontanarsi dai nuvoloni neri, ma il vento era instabile e cambiava direzione velocemente.
Bella si guardò in torno alla disperata ricerca di un piccolo atollo, un’isola, un lembo di terra dove mettersi al riparo dal temporale che la stava per colpire.
Si girò indietro per guardare dove i nuvoloni neri erano arrivati, e li vide spaventosamente vicini. I lampi saettavano minacciosi, ed illuminavano di un bagliore sinistro il mare ormai nero.
Bella strinse con la mano, che non era intenta a cercare di governare il timone, il medaglione, lo porto sopra la sciarpa e lo baciò. “Vi prego” non sapeva nemmeno lei perché li pregasse, il destino era il destino.
Questa era la sua filosofia di vita.
Un altro lampo, seguito a brevissima distanza dal tuono. Il bagliore illuminò in lontananza una piccola isoletta. Bella non credeva a quella visione, aveva le lacrime agli occhi. “Grazie”.
Legò con una fune il timone con la direzione dell’isola. Il mare era sempre più agitato ma lei doveva mettere in sicurezza alcune cose della barca nel caso peggiore. Chissà perché in quel momento non riusciva a pensare positivo. A quel pensiero una risata isterica le uscì dalle labbra. Già, chissà perché.
Si diresse verso prua, scavalcando le due piccole panchine, prese Elizabeth che aveva messo nel suo giubbotto e decise di chiuderla nella stiva di ferro, dove era tutto sistemato e che in caso di naufragio sarebbe dovuto rimanere a galla. Quell’aggeggio all’avanguardia, come lo aveva definito John, era stato il regalo da parte sua e di Francisco. Lo avevano comprato per lei in un isola vicina. Il massimo del moderno sull’isola era qualche barca a motore.
Bella a quel regalo si era commossa, sapevano quanto teneva a certi suoi oggetti, ed era convinta che quella scatola costasse parecchio.
Dentro ci mise anche i suoi occhiali, non avrebbe mai voluto separarsi da loro, ma non voleva tentare la sorte inutilmente.
Sigillò la scatola con il lucchetto e la chiave la mise insieme al medaglione. Poi mise la collana sotto agli strati di vestiti che si era messa addosso.
Il vento crudele sembrava penetrarle fin nelle ossa, e strapparle la pelle. Gli occhi le lacrimavano, voleva solo raggiungere quella piccola isoletta.
Le sembrava di vedere della luce, forse di un fuoco, ma non ne era sicura, era così distante.
La pioggia arrivò in un attimo. Una colonna d’acqua riversatasi su di lei, che improvvisamente si sentì piccola ed indifesa. In quel momento capì di essere sola. Nessuno sarebbe venuto a cercarla, nessuno avrebbe mai pensato che le fosse successo qualcosa.
Ma a lei non sarebbe successo niente, doveva pensare positivo. Avrebbe raggiunto quell’isola, anche a nuoto se necessario.
Il vento cambio direzione d’un colpo. La stava portando lontano dalla sua unica possibilità di salvezza.
“Nooooo, noooo, gira ti prego, gira!” le lacrime di Bella si confondevano con la pioggia. Il vento, il suo gemello le aveva voltato le spalle.
Cercò di slacciare la fune che teneva dritto il timone, ma l’acqua l’aveva ingrossata, e le mani di Bella erano congelate, quasi non le sentiva più.
Disperata si diresse verso la prua, cercando di togliersi l’acqua dagli occhi,voleva prendere il coltello per tagliare la fune. Poi si ricordò di aver sigillato la stiva. Si accasciò sulla piccola panchina. Era convinta che la morte la stesse richiamando a se, che per sbaglio vent’anni prima l’avesse lasciata andare e adesso volesse il suo conto. “Mamma, papà” si prese la testa tra le mani ed in quel momento li vide.
I remi.
Con foga si gettò verso di loro e cercò di metterli nelle forcelle, era un tentativo pazzo, voleva remare contro il vento. “Tu mi hai tradito! Io mi fidavo di te” si ritrovò ad urlare al nulla. Il vento, il suo migliore amico, un pezzo di lei alla stregua del mare, che in quel momento si ingrossava sempre più, rendendo vani i tentativi di Bella. I singhiozzi le perforavano il petto, e stremata decise di non apporsi. Se il destino voleva questo per lei, Bella poteva cercare di opporsi quanto voleva, ma quella sarebbe stata la sua fine. Ne era sicura.
Si accasciò su se stessa e decise di lasciarsi andare, forse il temporale sarebbe finito in presto.
Ma poi si girò, e la vide. Un’immensa colonna d’acqua, diversa dall’acquazzone, una tromba d’aria che aveva sollevato l’acqua, scagliandola intorno con estrema forza.
Bella urlò, convinta di esser arrivata alla sua fine. Chiuse gli occhi, e dietro alle palpebre vide l’immagine del suo medaglione. Si coprì le orecchie e si mise a canticchiare una ninna nanna che quando era piccola, la sera si cantava da sola. Questa canzoncina era sicura che sua madre gliela cantasse per farla addormentare. La calmava subito.
Il muro d’acqua arrivò. Per quanto Bella pensasse di essere preparata, non si aspettava un colpo del genere. La barca urtò contro qualcosa, e l’acqua cominciò ad affiorare dal fondo. Le lacrime continuavano a scendere incessanti, la sua Elizabeth si stava distruggendo sotto ai suoi occhi, mentre lei era dentro.
Un’onda arrivò all’improvviso e bella fu sbalzata via, in pieno mare. Il colpo le tolse tutta l’aria nei polmoni,e quando riemerse, la gola le bruciava per il poco fiato che aveva nel corpo.
Lotto contro l’acqua nera, la stessa acqua che considerava sua sorella, ora le stava togliendo tutto, come una volta già le aveva tolto tutto.
Riaffiorò, prendendo ossigeno e sputacchiando un po’ d’acqua che aveva ingerito.
Davanti a lei, la scena più brutta che avesse mai visto.
La sua adorata Elizabeth, la sua barca era sbattuta contro gli scogli e stavo seminando il mare di detriti. Spaccò la prua, il salvagente cadde in mare, insieme alle casetta della stiva, sperava di sopravvivere tanto da poter dire che quella scatola funzionava davvero.
Il mare colpiva anche lei, che trovò la forza di attaccarsi allo scoglio più vicino, che raggiunse con non poche difficoltà. Senza fiato rimase sullo scoglio, l’unico punto fermo in quel mare in subbuglio. Con sguardo vitreo fissava la barca che stava cadendo a pezzi.
Chiuse gli occhi, ogni colpo alla barca, era un colpo al suo cuore.
Un’onda più forte delle altre, improvvisa, la staccò dal suo rifugio. Bevve acqua, disperatamente cercò di tornare in superficie, ma un’altra onda la sbatté contro qualcosa di duro. E tutto il mondo perse i suoi colori.


****

Bella si guardò intorno, non riconoscendo il posto. Si era appena svegliata e si era resa conto di essere distesa su di una soffice sabbia bianca. La gola le bruciava, mentre il mare lambiva i suoi piedi coperti dalle scarpette. Alzò la testa, davanti a lei la spiaggia e della fitta vegetazione.
Cercò di alzarsi, il corpo le doleva tutto. Riuscì a mettersi seduta. Di fianco a lei un pezzo della sua barca. Lo sfiorò, e i suoi ultimi ricordi le vennero in mente.
Il viaggio in solitario, la tempesta, lei che cadeva in acqua, poi era stata buttata contro qualcosa, uno scoglio forse, e la vista le si era spenta. L'ultimo ricordo era della barca che veniva sbattuta da una parte all'altra dal vento impetuoso.
Si guardò in giro, il sole ora era accecante, il cielo era limpido, le sembrava quasi impossibile che solo poche... quanto tempo era passato ?
Chissà in quale isola era finita, le conosceva quasi tutte, ma oltre quell'isola non riusciva a vedere niente, fino all’orizzonte.
Con non poca fatica si alzò in piedi, le girava la testa.
La vegetazione era fitta, il sole scompariva dopo pochi metri dalla spiaggia, alla sua destra la vegetazione arrivava quasi fino al mare, rendendo impossibile a Bella, capire quanto quell'isola fosse grande.
Si girò verso il mare, non c'era nessuna barca, nessun ormeggio, ma cosa più importante sul quella poca porzione di isola che era riuscita a vedere, non c'era nessun segno di presenza umana.
Il petto si alzava e abbassava rapidamente, con respiri sempre più brevi, la vista si sdoppiò, mentre la testa le girava sempre di più.
Poi tutto si fece buio.






Salve...
avevo detto che non avrei continuato questa storia, ma non mi sembrava giusto nei confronti di chi la seguiva...
e diciamo che qualcuno non mi parlava più... (contenta ?)
spero che questo capitolo vi sia piaciuto,
e spero anche che quella della cassetta non sia una cavolata, prendetala un po' come licenza poetica ;)
nel prossimo comparirà Edward, ma credo proprio sarà umano, e anche lui pieno di dolore...
spero che continuate a seguire la storia,
mi piacerebbe sapere cosa ne pensate,
un bacio
1918
   
 
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