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Autore: poisonous rose    02/04/2011    2 recensioni
“Molto imbranata Weasley. Chi ti piglierebbe mai come ragazza?! Non lo so proprio.”
Rose si alzò di scatto e si ritrovò incollata al muro, mentre Scorpius si avvicinava pericolosamente a lei. Arrossì di botto e ripensò alla prima volta che lo vide, lo aveva considerato bellissimo. E lo considerava tutt'ora bellissimo, solo che.. beh mica poteva dirlo! Aveva un orgoglio, lei! E forse anche troppo elevato. 
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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 But I'm nothig without you.

 
 
Zabini e Malfoy.

 
 



Spiegare ad una persona, il motivo per cui si era fatta una cosa era praticamente impossibile quanto stupida.
Scorpius cercava, provava, a spiegare a Rose perché volesse che parlassero almeno un pochino, ma lei non dava segno di capire nemmeno una minima cosa di quello che lui stava dicendo. Non vuole capire, è diverso, pensò contrariato.
Guardò la Weasley che scuoteva il capo ogni due secondi, come se cercasse di far uscire fuori dalla sua testolina castana tutto quello che Scorpius le aveva appena detto. Se continua a muoverla, le verrà un mal di testa esagerato, pensò senza fermarla, sedendosi al meglio sul banco scomodo. Non aveva intenzione di dirle la vera ragione per cui l’aveva portata lì dentro e non voleva che lei uscisse. Probabilmente, non lo sapeva neppure lui; con tutti i casini che passava, quell’obbiettivo era il terzo nella sua lista delle “cose da fare”.
Rose si passò una mano nei capelli e si girò di scatto verso Scorpius, l’avrebbe mutilato. Gli avrebbe tagliato tutto il possibile, anche il neurone che gli era rimasto. L’avrebbe scisso o magari tirato fino a quando non si sarebbe rotto.. Che stupida, non si può dividere un neurone, se non con un’azione chimica, riflettè guardando il biondino dinnanzi a lei. Forse, avrebbe dovuto ascoltarlo. Far entrare, come minimo, le sue parole nelle orecchie per poi poterle tranquillamente gettare fuori dalla sua testolina senza alcun rimorso. Almeno l’avrebbe ascoltato per i primi dieci minuti, per poi eliminare quelle parole dalla sua memoria. Sarebbe stata una persona educata e non avrebbe avuto alcun rimorso a cancellare dalla mente quelle parole. Peccato che, un qualcosa dentro di lei le dicesse di non ascoltarlo, di non provarci neppure, perché sarebbe finita male; e, Rose, aveva un ottimo sesto senso. Ma, se da una parte c’era un tarlo maligno che le diceva di non farlo, dall’altra parte c’era un tarlo ancora più infernale che dava contro al primo, insultandolo -e dandogli del poco di buono-, siccome doveva assolutamente ascoltare Malfoy. La curiosità uccise il gatto, pensò. Era meglio dar retta a quel consiglio, insomma, quel detto Babbano, aveva assolutamente ragione. Guardò di sottecchi Scorpius e poi scosse il capo, andandosi a sedere affianco a lui. « Va bene, hai dieci secondi, poi non ti ascolterò più ed uscirò fuori da questa stanza, che tu sia volente o nolente. »
Scorpius si sentì preso in contropiede, nessuno aveva mai osato dargli un ultimatum. « Voglio solo capire perché mi odi. », disse piccato. In realtà, non era questo quello che voleva sapere; ma per intavolare un discorso con la Weasley, non era niente male come punto di partenza.
« T-tu.. come scusa? » sgranò di poco gli occhi, era sorpresa. Non si aspettava di certo una domanda simile, credeva più che altro una domanda della serie “Come fai ad essere figlia di due esseri così?” o “James è un essere umano o una scimmia?”, ma di certo non .. quello! Scorpius sorrise appena, sapeva benissimo di aver fatto centro. Le porse la bacchetta, facendole capire che i “dieci secondi” erano scaduti e lei poteva benissimo andarsene. Lei afferrò la sua bacchetta al volo, afferrò il suo mantello e si volatilizzò fuori dall’aula.
Odiava quando le davano da riflettere su cose a cui lei, mai e poi mai, si sarebbe sognata pensare.
 
 
 
 

****







Rose non era propriamente scappata. O almeno, non sentiva dentro il peso di aver dato modo al suo orgoglio di rimpicciolirsi notevolmente.. più o meno. Non era scappata, se n’era solo andata. Insomma, una domanda di quel tipo avrebbe spiazzato chiunque. 
“Voglio solo capire perché mi odi”, aveva detto lui con una strana aria stampata in viso.
Già, perché lo odiava?
Camminava velocemente per i corridoi dei sotterranei di Hogwarts, prima –quando era con lui-, si trovava in una stanza al secondo piano, poi, si era persa.
Io non mi sono persa, pensò stizzita. Ma, constatando che si era addentrata nella zona più buia dei sotterranei –vietata a chiunque non fosse un professore- un brivido le percorse la schiena. Probabilmente stava infrangendo le regole, probabilmente stava per accadere qualcosa di orribile. Probabilmente, il padre l’avrebbe uccisa se avesse scoperto che lei parlava con Malfoy.
Mi espelleranno! Ucciderò Malfoy. Fosse anche l’ultima cosa che faccio.
Stava attribuendo il suo “smarrimento temporaneo” a Malfoy, cosa del tutto illogica siccome lui, non le aveva detto che direzione prendere e lei –senza manipolazioni del ragazzo- aveva deciso di prendere una strada che non conosceva.
Non è colpa mia, insomma. Ero .. spiazzata! 
Si fermò improvvisamente, intuendo che se avesse fatto un altro passo, non avrebbe rivisto più la luce in vita sua. Si grattò la nuca, scuotendo quei boccoli castani velocemente. E adesso?
Si sedette per terra, a metà fra il buio completo e il buio accennato. Sarebbe divenuta miope se fosse rimasta lì dentro per molto. Scosse il capo, dando per sbaglio una testata al muro facendosi anche male. Si tamponò con la mano la parte che doleva leggermente e imprecò fra se e se. Farò evanescere qualcosa a Malfoy.. 
Pensava a tutto, o più precisamente a come farla pagare a quel povero disgraziato, e così facendo non sentì il rumore dei passi che si avvicinavano. Appena si accorse di una figura con il mantello nero, si alzò in piedi tremando come una foglia. Impugnò la bacchetta e continuò a guardare quella figura, era alta e nascosta dalla penombra. Tremò nuovamente, sembrava che tutte le cose che avesse imparato in quelle due settimane –e apprese da sua madre negli anni prima- si fossero trasfigurate in una paura cieca nella sua mente. Tremò, pensando a un incantesimo da utilizzare, la figura avanzò e Rose si appiattì contro il muro.
Ingoiò il vuoto e continuò a guardare quella figura, che si rigirava nelle mani uno strano oggetto. Socchiuse gli occhi, per vedere meglio. Riuscì a distinguere soltanto un oggetto che aveva un obbiettivo, più o meno, sul davanti. Strinse maggiormente la bacchetta, cercando di recuperare tutto il suo coraggio, ormai svanito nel nulla. Guardò nuovamente la figura e un qualcosa la rassicurò, aveva delle scarpe da studente. Rosse fiammanti.
« Fatti vedere! » esclamò, era stupita che la sua voce fosse ferma e sicura quando dentro tremava come un topolino. La figura rise, e avanzò. Rose riuscì a distinguere i capelli grigi, gli occhi neri e un sorriso smagliante sul volto. Era Colin. 
« Colin! » esclamò la ragazza sollevata, andando ad abbracciare il suo amico. Colin stava al terzo anno, Gryffindor. Era il figlio di Dennis Canon e di Clarisse, si conoscevano da quando Rose aveva otto anni e lui undici. Andava già ad Hogwarts a quei tempi. I genitori l’avevano chiamato Colin per commemorare il fratello di Dennis, morto nella battaglia.
Colin sorrise e abbracciò Rose, scuotendole i capelli.
« Spiegami per quale motivo, tu, Rose Weasley, futuro Caposcuola –e non dire che non è così perché sarebbe una baggianata-, ti trovi nella zona riservata solo agli insegnanti dei sotterranei. » disse lui allontanandola leggermente da se, qualcosa l’aveva colpito. Prese la macchina fotografica in mano e scattò una foto al buio, dietro di Rose. Aveva anche lui la passione per le foto, ma era meno assillante del padre e di suo Zio, a detta di Harry Potter. 
« Io.. uhm.. esploravo. » disse, provando a far scomparire il rossore dalle sue guance. Quando mentiva, alle persone a cui voleva bene, le si arrossavano le guance e finiva per raccontare tutta la verità prima che questi potessero chiedergliela. Ma non voleva dire a Colin che era scappata da Malfoy e poi era finita nei sotterranei per puro caso, dato che era troppo stupita –e stupida, siccome non e non si era accorta di che direzione avesse - quando era uscita da quell’aula. Colin per giunta, lavorava al giornalino scolastico e se non avesse parlato di quella storia, sarebbe stato un miracolo divino. 
« Weasley, non sei convincente. Ma, siccome devo un favore a James, ti riporto nel dormitorio senza fare domande. » 
Rose sorrise, delle volte avere Jamie come cugino serviva, anche perché più di metà scuola gli doveva dei favori. Non perché fosse un’altruista o roba simile, per niente; più che altro aveva salvato il posto, durante gli esami, a molti: era sempre riuscito a scovare le risposte esatte da passare a tutti gli studenti che ne avessero bisogno, anche agli Slytherine. Non erano mai riusciti a beccarlo, o forse, facevano finta di non beccarlo per evitare di espellere più di metà del corpo studentesco.
Colin era un ragazzo solare, molto sorridente come il padre, ma capiva quando era il momento di parlare e fare domande, e quando era il momento di tacere e non scocciare alla gente. Per questo era il miglior giornalista all’interno di Hogwarts. Rose lo stimava molto, ci voleva coraggio per chiedere determinate cose a determinate persone. Una volta, aveva chiesto al professor Prevell, se secondo lui la vittoria dei Gryffindor sugli Slyttherine fosse stata regolamentare e senza falli. Il professore, che parteggiava con tutto il suo cuore –o fegato- per i ragazzi Verde-Argento a Quidditch, aveva sbuffato ed era diventato una furia. Ron Weasley, il padre di Rose, diceva che il professore assomigliasse incredibilmente a Piton.
A Prevell, i Gryffindor, non stavano molto a genio. Soprattutto Rose, che per qualche strano motivo, odiava più di tutti. Soprattutto in memoria a quell’episodio dell’ averlo corretto la prima volta che si erano incontrati. 
Rose guardò per tutto il tempo Colin mentre la riconduceva al Dormitorio, le affascinava il fatto che quel ragazzo volesse fare tante foto solo per catturare il momento. Per renderlo eterno. Quando infine, erano arrivati dinnanzi al quadro della Signora Grassa, -che ogni tanto faceva a cambio con quello di Sirius Black-, guardò Colin e poi la sua macchina fotografica.
« Un giorno mi comprerò anche io una macchina fotografica. » disse la ragazza sorridente, Colin annuì accarezzandole la nuca. Poi, le porse la sua macchina fotografica. Rose non capì subito, ma quando lui annuì sorridendo a trentadue denti, lei sgranò gli occhi e scosse violentemente il capo. Sembrava una centrifuga di capelli, in quel momento.
« Non se ne parla, questa è la tua macchina fotografica, mica la mia. » disse guardando gli occhi neri di Colin con convinzione. La cocciutaggine di quella ragazza era strabiliante. 
« Ne ho altre tre in camera, e questa non è fra le mie predilette, ma per te può andare bene come inizio. Prendila avanti. Consideralo un regalo, tanto se non la accetti, te la mando a Natale. » disse sorridendole sornione. Rose sfiorò l’apparecchio con le dita sottili e sorrise appena, afferrandolo. Si mise al collo il laccetto e guardò la macchina fotografica. « Ti devo un regalo. » disse, per poi guardare la Signora Grassa che li guardava attentamente. « Non siamo fidanzati, stia tranquilla. » disse Colin ridacchiando. La Signora Grassa sbuffò, andandosi a sedere flaccidamente su di una sedia, vicino al tavolino dietro di lei. Prese una bottiglia di Acquaviola e ne bevve un sorso. 
Colin diede un bacio sulla fronte a Rose e richiamò una delle sue macchine fotografiche, che apparve immediatamente al collo del ragazzo. 
« Poi, mi farai vedere che foto hai fatto. Ciao, Weasley. » 
Rose annuì salutando con la mano il ragazzo che ormai si era allontanato. Si girò verso la Signora Grassa e sorrise. Si era già scolata tutta la bottiglia.
« Non crede anche lei che sia una macchina fotografica bellissima, Signora? »
La Signora Grassa annuì sorridendole, nessuno le aveva mai parlato così cordialmente; tutti quanti erano sempre stati così scontrosi nei suoi confronti e volevano soltanto entrare dentro quella stupida sala Comune. Nessuno che le avesse mai chiesto come si chiamasse, nessuno che le avesse mai rivolto una parola cordiale. Rose sorrise di rimando al quadro e chiese se cortesemente potesse aprirle la porta, ovviamente dopo aver detto la parola d’ordine, ed entrò all’interno della sua Casata. Si buttò sulla poltroncina Rossa, solitamente nessuno si poteva sedere lì che puntualmente arrivava Jamie e dovevano sgombrare. Ma Rosie aveva quasi il potere di far cambiare idea a chiunque. 





****






Maxxie Zabini, non era una persona particolarmente accondiscendente. Se si pensa a suo padre, si può subito capire il motivo di questo. Inoltre, era anche uno sbruffone arrogante che poteva mandare in tilt qualsiasi persona. 
Rose, era a Hogwarts da due-tre settimane circa e l’aveva subito capito. 
Ma, quel giorno, ne aveva avuto una dimostrazione lampante.
Dopo aver fatto delle foto, era andata ad anticiparsi i compiti per le settimane seguenti. Infine, Rose aveva deciso di uscire e andare alla lezione di Erbologia, tenuta alla serra numero 7, per chi avesse voglia di parteciparvi. Solo che, quando la folla di persone era finalmente uscita dalla serra a fine lezione, un impiastro dai capelli neri e carnagione scura, con gli occhi chiari era piombato dinnanzi a lei bloccandole l’uscita. 
Rose e Maxxie erano lì da mezz’ora a discutere sul motivo per cui lei, dovesse o meno uscire da quell’aula. Alla fine, Rose aveva provato a spingere Zabini con le proprie mani, con tentativi vani. 
Poi – arresasi, si era avvicinata ad un ripiano e, -dopo aver tolto il terreno e le piantine- si era seduta sopra di questo. Non si poteva dire che Rose fosse la quinta essenza della femminilità. Zabini arricciò il naso disgustato, pensando a cose poco gradevoli che preferì –ringraziando al cielo- a non esporre alla Weasley. 
« Avanti, Zabini. Se devo rimanere qui, almeno dimmi perché. » disse lei poggiando i gomiti sulle ginocchia incrociate e scuotendo i capelli con fare annoiato. 
Non sarà aggraziata, ma non è brutta, almeno, pensò lui guardandola di sottecchi. Si poggiò allo stipite della “porta” della serra e poggiò il capo a questo. Zabini era la quint’essenza di suo padre. Perfettamente ordinato, nei vestiti. Perfettamente schizzinoso nei riguardi di cose che riguardassero azioni da elfi-contadini. 
« Uhm.. non potremmo solo parlare? » chiese retorico. Rose sbuffò afferrando la bacchetta, si era scocciata ed era decisa a schiantarlo se non si fosse tolto da quella porta per farla passare. Non avrebbe infranto le regole, in fondo, era solo difesa personale e i professori l’avrebbero capita. E per giunta, era la prima dei corsi del primo anno dopo solo due settimane, per cui, non le avrebbero dato una punizione così colossale. Non come quelle che ricevevano suo padre e Zio Harry da piccoli, almeno. E come le ricevono tutt’ora Al, Jamie, Fred e Louis.
« Weasley, non mi piaci.» disse d’un tratto. Rose contrasse il viso, lo guardò con aria interrogativa. Che gliene poteva fregare a lei che lui non avesse un’attrazione particolare o meno nei suoi confronti? 
« Non intendo perché sei figlia di un Weasley e della Granger, ma perché sei.. sei.. » 
Rose continuò a guardarlo con aria interrogativa, ma che avevano quel giorno i ragazzi? Prima Malfoy, poi Zabini, e dopo a chi sarebbe toccato? Jamie che per caso si dichiarava follemente innamorato di Colin? 
Scosse il capo e si alzò, ripulendosi la gonna e infilando la bacchetta nell’interno gonna senza farsi vedere da Zabini. Guardò il moretto con la solita aria interrogativa, sembrava che i suoi occhi avessero assunto la forma di un punto interrogativo. 
« Sei troppo coraggiosa. » disse infine lui, incespicando nelle parole però riuscendo a dirlo. Rose continuò a guardarlo sconvolta, seriamente non capiva. Primo, a chi si riferiva? Secondo, che c’entrava lei? Terzo, non poteva dirle questo mentre camminavano per Hogwarts invece di tenerla segregata lì dentro?
Scosse il capo, Dov’erano gli uomini quando hanno distribuito l’intelligenza? 
« Sei troppo tutto. Distruggeresti tutto, dannazione. »
Rose strabuzzò gli occhi sorpresa, va bene che lei solitamente capiva anche i discorsi incespicati di Jamie.. ma, Miseria, Zabini parlava e non dava segni di capire che Rose non aveva seguito una sola parola del suo.. “discorso”.
Lui prese a guardarla e scosse il capo. « Senti, non sei stupida. Vedi di non fare errori che, altrimenti, ci andremo di mezzo in molti. » concluse spostandosi dalla porta, facendole capire che ora poteva finalmente andarsene. Rose annuì cercando di trovare un filo logico in quello che lui aveva appena detto, era tutto sempre così complicato nei ragazzi.
Uscì fuori dalla serra e si incamminò verso la scuola, con affianco Zabini che aveva un passo più veloce –siccome più alto di lei- rispetto alla sua andata, che adesso stava assumendo l’aspetto di una corsa per mantenere lo stesso passo del ragazzo. Rose si morse la lingua, non voleva porgli delle domande riguardo la sua “sfuriata” -o come voleva chiamarla lui, ma la curiosità la stava uccidendo.
« Mi sfugge un particolare, a chi ti riferivi? » chiese mentre si intravedevano alcuni studenti correre per il giardino di Hogwarts. Zabini si fermò improvvisamente e Rose per poco non cadde, stava correndo troppo velocemente. Si girò verso il moro e aspettò una risposta. Ma Zabini riprese a camminare, questa volta, con un’andatura che anche lei potesse sopportare. 
« Credo, che questa conversazione debba rimanere fra me e te, giusto? » chiese Rose. Zabini non parlò, ma lei lo prese come un sì. « E stai cercando di proteggere qualcuno, giusto? » Zabini questa volta scrollò le spalle, com’era possibile che un ragazzo potesse essere tanto silenzioso? 
Prese anche questa volta, il suo silenzio come un’affermazione. « E credo che questa conversazione, per proteggere quella persona, non era in programma e soltanto tu ne sei a conoscenza. » continuò lei imperterrita, doveva smettere di porre tutte quelle domande. Ma, se l’avesse fatto, avrebbe perso l’occasione di capire il nocciolo della questione –e la mentalità di Zabini, che risultava contorta ma affascinante allo stesso tempo-. Arrivarono davanti ad un corridoio che si divideva in due vie diverse, una verso i sotterranei, l’altra verso i piani alti. Maxxie si girò verso di lei e le sorrise appena. Dopo averla guardata con fare sospetto e averle detto quelle strane cose, le sorrideva! 
Oh Merlino, aiutami tu. 
Zabini si voltò e fece per andarsene, ma la voce di Rose lo fermò nuovamente.
« Un’ultima cosa, riguarda anche me questa.. sorta di protezione? » 
Rose, sperava vivamente che almeno a questa domanda le rispondesse, anche con un cenno del capo. Zabini si girò e scrollò le spalle, portandosi una mano dietro la nuca a massaggiarla. 
« Riguarda molte persone. Soprattutto due. Vedi di non creare casini.» e se ne andò, lasciandola lì. 
Rimase per una decina di minuti lì immobilizzata, poi sbatté i piedi a terra contrariata, come una bambina di due anni che voleva avere il suo giocattolo immediatamente fra le mani.
Iniziò a salterellare sbattendo i piedi, sembrava che stesse avendo delle crisi epilettiche. Si fermò improvvisamente riprendendo fiato e lanciando una sorta di gridolino acuto all’interno della sua bocca. Che diamine voleva dire quello che le aveva appena detto? Non aveva il benché minimo significato, per Morgana! 
Iniziò a camminare verso la sua Casata livida in viso e si andò a scontrare per sbaglio contro una ragazzina, Corvonero. Si squadrarono un secondo e poi Rose alzò il mento con fare orgoglioso, in quel momento non avrebbe chiesto scusa nemmeno ad una professoressa, se le fosse andata contro. La Corvonero si irritò leggermente e scosse il capo socchiudendo gli occhi. « Stupidi Grifondoro. » mormorò e fece per andarsene, Rose la guardò con l’aria di una che stava per esplodere contro una che non c’entrava nulla con la sua giornataccia.
« Ehi! Stupidi un corno, Corvonero acida!» esclamò. La ragazza si girò, guardando Rose con fare omicida. La Weasley sorrise guardando quella ragazza; aveva dei capelli corvini e occhi di ghiaccio, un fisico snello e i tratti del viso poco pronunciati, aveva un anno in più a lei, probabilmente. La ragazza si avvicinò a Rose e le arrivò ad un palmo dal naso, era di poco più alta di lei, anche se non ci voleva chissà quale colosso per superare la Weasley in altezza. L’Huffluepuff socchiuse gli occhi ad una fessura maledicendo quella Gryffindor troppo tenace.
« Non mi provocare Gryffindor. » disse lei sorridendo appena. Un sorriso sadico a dir la verità, sembrava anche piuttosto acida la ragazza, ma Rose amava le sfide.
« Altrimenti? Mi poni un indovinello? » chiese sorridendole apertamente.
La Corvonero alzò in su il mento e la guardò da dietro il suo nasino all’insù, scrollò le spalle distrattamente. « Suppongo che tu sia Rose Weasley. » disse sorridendole. Rose rabbrividì, non era riconoscibile lei a differenza dei cugini! Insomma, lei aveva i capelli castani e gli occhi celesti, mica capelli rossi e occhi nocciola! Era.. irriconoscibile rispetto agli altri.
« Esattamente. » rispose lei con una punta di superiorità nella voce, che non apparteneva per niente alla solita Rosie.
« Interessante, dicono che sei intelligente. »
« E’ vero. » replicò lei piccata, alzando a sua volta il mento di poco. Mai sfidare una Gryffindor con gene Granger-Weasley nelle vene. Alzò un sopracciglio aspettando la prossima frecciatina della Corvonero che non arrivò.
« Devo andare, Weasley. »disse voltandole le spalle e affievolendo la posa dura nelle spalle. Rose si riscosse all’improvviso, la stava congedando, per caso!?
« Ehi, ehi! » esclamò guardando la figura voltarsi e aspettare che Rose parlasse. « Come ti chiami, tu? », Rose avrebbe voluto arrabbiarsi con quella ragazza, siccome l’aveva quasi congedata e lei non si faceva congedare da nessuno tranne che da se stessa, ma.. beh. Quella ragazza le piaceva, nel senso positivo della cosa, si intende. Sembrava una persona piena di misteri, di sfaccettature, e Rose amava le persone che avevano una storia più curiosa delle sue alle spalle.
I miei genitori hanno una storia. Io sono la figlia di una storia, è diverso.
« Psyche. Psyche O’ Malley. » rispose la ragazza, dandole le spalle con un sorrisino stampato in volto che la diceva lunga.
 
 
 
 
 
 

 

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Benissimo, allora.. non so da dove iniziare per scusarmi del ritardo e per il capitolo così infinitamente breve. Vi dico che mi dispiace da morire, e che aggiornerò presto. Ho avuto dei problemi e la scuola è la mia priorità in questo periodo –la mia vita sociale è andata a farsi benedire con i gorgosprizzi- ed ho scritto questo capitolo ora, tutto di getto. Mi scuso per questo ritardo madornale, prometto che farò presto la prossima volta. Anche perché ho in mente anche il prossimo capitolo (:
Ringrazio come al solito chi mi ha messo fra le seguite/preferite/da ricordare e a chi ha commentato.
Grazie mille, e scusate per il ritardo!
shuttered.

 
 
Se avete bisogno, contattatemi all’indirizzo bells_96@hotmail.it
   
 
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