piovevano lamette a sfiorarmi i polsi
trucco pesante e ciuffi improbabili
rigorosamente nero, tutto nero è chiaro
e tra canti dilanianti di schermo e cds
quando mi chiesero se ero qui, non risposi
sai cosa? oggi sono divers*
sono un caso totalmente perso
e mi sono squalificat* da me
senza dimenticarmi mai di dire 'ohimé'
e che importa, dopotutto?
che importa se ci hanno creato gli articoli su misura?
se ci hanno inghiottito in un boccone senza troppo rumore
c'era un tintinnio metallico di monete e un frusciare di carta verde
ma io posso sempre guardare con sguardo sprezzante
e con sorrisetto cinico o indifferente, depresso sì sempre e comunque
entrare nel negozio dalle vetrine agghindate di pizzo nero
ci chiamano con qualcosa che ha a che fare col sangue
e mi piace il sangue, il mio colore preferito, dopo il nero
e che importa, dunque?
se ci hanno visto, oh, come ci hanno visto bene
quando iniziammo a raggrupparci con una certa
monotona somiglianza nel vestire e nel dire
(noi la chiamiamo così: affinità)
e così da lontano e da vicino vennero a conoscerci
per accomodarci addosso i loro prodotti, ed offrirci il meglio
era quello che chiedevamo noi, dopotutto
la lanciammo noi quel che chiamano ora 'moda'
sì, questo forniscono: un servizio
a pagamento è chiaro, che il mondo funziona così
e che importa se non ricordiamo che non ci videro
prima che fossimo abbastanza somiglianti a un filone di miniera?
che importa? sempre una la risposta: niente e nessuno
forse per questo, ancora oggi, in fondo non ci capisco niente
ma se me lo fai notare, sai com’è, dopotutto non mi interessa