L’Oscura Parvenza
-Capitolo 4-
Il Popolo Celato
Kay non pensava che Reydhan lo avrebbe portato dal suo
Popolo. Invece, dopo averlo aiutato ad alzarsi, lo accompagnò in una grotta dal
soffitto vertiginosamente altro, riempita da un centinaio di Celati come il
ragazzo.
Al loro ingresso nella sala dell’Assemblea, duecento paia
di enormi occhi luminosi si girarono verso di loro.
Per Kay era difficile vedere; i suoi occhi non erano
abituati a quell’infima penombra, e quando tutti lo guardarono, cominciò a
provare quello che ancora non aveva provato insieme a Reydhan: paura. I Celati
erano armati fino ai denti, e lui aveva perso la spada nella cascata. Ora aveva
solo … il Pugnale di Mohran! Si accorse con un colpo al cuore che era ancora
sotto la sua giubba di pelle. La cascata si era presa tutto, ma non
quell’ultima speranza.
I Celati che riempivano la sala lo guardavano circospetti
spostando lo sguardo da lui a Reydhan, e viceversa. Il ragazzo gli aveva detto
che il suo Popolo non aveva molta stima verso di lui, ma non si aspettava
quella fredda accoglienza.
I Celati non erano un Popolo leggendario, stracolmo di
buoni sentimenti, erano esattamente come i Rivelati della superficie: non
sopportavano le diversità.
Reydhan però era testardo, infatti ignorò quegli sguardi
inquisitori e salì sulla roccia più alta della grotta, per dominare tutto
l’uditorio. –L’Isolano è sopravvissuto alla Lacrima dello Splendente, e ci può
riportare in superficie!- Urlò. –Come vi avevo detto, la profezia era vera! Io
sono uscito dalle grotte e l’ho salvato! Dobbiamo aiutarlo a tornare dal suo
Popolo!- Tra l’uditorio vibrò un brusio,
e scoppiò qualche risata. L’espressione sicura di Reydhan si spense in un istante,
e gli tornò alla mente la corda che aveva lasciato sugli scogli. Era ancora lì
che lo aspettava …
Kay prese il coraggio e lasciò perdere la paura, perché
Reydhan gli aveva salvato la vita, e non
poteva permettersi che quelli lo prendessero in giro. Si era già affezionato a
quel ragazzo.
Si avvicinò a lui, ed estrasse il Pugnale di Mohran. –E’
questo- Disse, alzando l’arma. –Il motivo per cui sono qui. Ho rubato questo
pugnale per salvare la mia famiglia, e devo assolutamente riportarlo all’Oscura
Parvenza! Ho bisogno del vostro aiuto per tornare in superficie!-
La folla rimase un attimo zittita, e anche Reydhan guardò
allibito Kay. Il Guerriero capì subito che loro conoscevano la forza di quel
pugnale.
-Lo raccontano le leggende …- Spiegò Reydhan. –Il Pugnale
di Mohran è l’unica arma che può uccidere Hira …-
-Ma a noi ciò non interessa.- Si intromise uno dei più
vecchi Celati.
Kay si accorse che i suoi occhi erano ancora della misura
normale, quindi probabilmente era uno dei primi sacerdoti che si erano
stabiliti lì sotto. –L’Oscura Parvenza è un problema del Popolo Rivelato, non
nostro. Noi non ti aiuteremo, e resteremo qui.- Aggiunse fissando Reydhan con
astio.
Reydhan strinse i pugni. –Vieni con me, Kay.- Disse, con
il viso e offeso, ma allo stesso tempo deciso. –Io ti aiuterò.- Guardò il
vecchio. –Perché io non sono più uno di loro, e sono un esploratore.- Saltò
agilmente giù dalla roccia, e si diresse deciso verso l’uscita della grotta.
–Prendo l’arco, e poi partiamo. La tua famiglia ha bisogno di te.-
Kay rimase sbigottito. –Ma tu non vuoi nulla in cambio?-
Reydhan sembrò sorpreso. -Certo che no. Io ho già quello
che voglio.- Guardò Kay e sorrise. I suoi denti erano leggermente appuntiti.
–Uscirò all’aria senza dover più scappare.-
Reydhan prese un fagotto da un angolo e cominciò a
buttarci dentro alcune cose, quasi senza guardare. Era da tanto che voleva
farlo, sapeva a memoria cosa prendere.
Fuori dalla grotta era notte inoltrata, e la “casetta” di
Reydhan era piombata nel buio. Per lui non c’erano problemi a vedere, ma accese
comunque una torcia e la avvicinò a Kay.
-Tutto bene, Isolano?- Chiese a voce bassa.
-Capisco la tua smania di andartene, Reydhan.- Rispose
lui. –Ma ormai è notte fonda, ed io sono esausto. Non riuscirei mai a superare
la forza della cascata.-
Reydhan sembrò deluso, ma cercò di non darlo a vedere.
–Capisco.- Rispose dopo un po’, mostrandosi estremamente comprensivo. –Ma comunque
per la cascata non c’è nessun problema … Conosco un passaggio segreto.- Sorrise
di nuovo, e i suoi occhi verdi brillarono.
-Allora domani mattina lo useremo.- Disse Kay per
infondergli un po’ di fiducia. –Ma dimmi una cosa: come facciamo ad andarcene?-
-Io ho una barca.- Disse Reydhan contento. –Bhè, la usavo
da bambino, quindi non so quanto sarà grande. Ma è robusta, e può affrontare il
mare. La tengo in buono stato.-
-Ottimo. Bravo, ragazzo.- Kay si allungò per posargli una
mano sulla spalla. –Mi hai salvato la vita e ora mi stai aiutando a salvare la
mia famiglia. Come potrò mai sdebitarmi?-
Reydhan lo guardò dritto negli occhi, mostrando tutta la
sua determinazione. –Te l’ho già detto. Io non voglio nulla, se non uscire da
qui. E tu mi stai aiutando a farlo.- Disse. –E poi sono un esploratore. E’ il
mio destino.-
Si voltò, e si accucciò sopra ad un mucchio di coperte
per dormire, così Kay lo poté osservare in silenzio. Non aveva idea di cosa
fosse un esploratore per quel Popolo, ma gli piaceva molto l’alto senso
dell’onore, e il coraggio che mostrava quel ragazzo. Sarebbe stato un ottimo
compagno di viaggio, ed era felice di poterlo aiutare ad esaudire il suo sogno,
e di portarlo via da quel Popolo che non lo capiva.
Kay era veramente felice. Non solo aveva scoperto il
Popolo Celato, ma aveva superato le cascate di Nahjs tenendo il pugnale, e
soprattutto: sapeva a cosa serviva.
Per la prima volta da lungo tempo sapeva cosa doveva
fare. Non solo salvare la sua famiglia, ma uccidere l’Oscura Parvenza. Era
l’ultima possibilità del Regno. L’Oscura lo aveva obbligato a rubare il pugnale
perché lui non sapeva a cosa serviva, così glielo avrebbe riportato come se
niente fosse e il nemico sarebbe stato immortale.
Sul suo viso comparve un sorriso. Forse la cascate erano
veramente una proprietà dello Splendente, e la provvidenza lo aveva portato
laggiù, così che potesse trovare i Celati e scoprire la verità sul Pugnale di
Mohran.
Il suo sguardo cadde sul pallido viso addormentato di
Reydhan, e la sua serenità lo fece tranquillizzare. Quel ragazzo infondeva
veramente coraggio.