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Autore: Aya88    03/04/2011    2 recensioni
La vita può mettere di fronte a situazioni diverse, tristi, liete, inaspettate o a lungo attese, e questa raccolta ne racchiuderà qualche frammento.
10) Kakashi riaprì gli occhi tornando a fissare l’espressione di Sakura [...]. Non ricordava quando se ne fosse reso conto, ma osservarla impegnata nel suo lavoro si rivelava un utile diversivo per sfuggire ai postumi sia fisici che morali di una battaglia.
Paring KakashiSakura
Partecipante al "Sintetic contest" indetto da Nora_2000
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Carpe diem
Fanfiction partecipante al Lovely Valentine - II  edition , indetto dal << Collection of starlight >>, said Mr Fanfiction Contest, since << 01.06.08>>



In piedi al fianco di Tsunade, che sedeva come al solito alla sua scrivania, Sakura ascoltava il rapporto di Shikamaru sull’ultima missione che gli era stata affidata. O meglio cercava di farlo, perché la sua mente faceva brutti scherzi, percorrendo strade ben lontane dai problemi di confine. Non si erano visti ne parlati dal suo compleanno, un po’ a causa dei rispettivi impegni, un po’ sicuramente per libera scelta, e ora non poteva fare a meno di ripensare, per l’ennesima volta nell’ultima settimana, a quello che era successo. Dal canto suo, non aveva voluto mettergli pressione, ma aveva preferito concedergli il tempo necessario per riordinare le idee; solo che non era così semplice aspettare come se nulla fosse. Mentre lo osservava discorrere tranquillamente con l’Hokage, esponendo riflessioni e suggerimenti con espressione sagace e seria, le sensazioni di quella sera tornavano a galla.

“Ehm… non è che puoi restare un attimo, Shikamaru?” Chiese Sakura titubante, mentre l’amico si apprestava a lasciare casa sua insieme a Chouji e Kiba.
La festa che su incitamento di Naruto aveva organizzato per il proprio compleanno volgeva ormai al termine, e Shikamaru era tra gli ultimi ad andare via. Non seppe proprio dove trovò la voce per pronunciare le poche parole necessarie per trattenerlo, ma evidentemente il bisogno di parlargli quella sera stessa aveva vinto l’imbarazzo per la situazione. Aveva infatti previsto lo sguardo indagatore e malizioso che l’Inuzuka gli puntò addosso non appena espresse la sua richiesta, sguardo che cercò di ignorare. Alla fine, tuttavia, si ritrovò a doverlo ringraziare mentalmente, dato che fu lui stesso a permettere che rimanessero da soli, intervenendo prima ancora che il diretto interessato potesse accettare o rifiutare la proposta rivoltagli.
“Ma certo che rimane! Perché non dovrebbe?” Disse con un’espressione furbesca sul volto, e Shikamaru si voltò verso di lui spiazzato, aggrottando leggermente le sopracciglia.
Per tutta risposta, Kiba sollevò un lato della bocca in un sorrisetto abbozzato.
“Noi allora andiamo. Ancora auguri, Sakura.” Continuò poco dopo, circondando il collo di Chouji con un braccio, per poi trascinarlo con sé fuori dall’appartamento, mentre alzava l’altro braccio in segno di saluto.
Nara li osservò serio finché non uscirono, pensando che a quanto sembrava la situazione tra lui e Sakura era di dominio pubblico, o per lo meno più evidente di quello che immaginava. Poi sospirò rassegnato, reclinando un po’ il capo; l’essere stato incastrato da Kiba non era altro che un’ulteriore prova che non poteva eludere in eterno il problema. Si ricompose e si voltò allora verso la kunoichi, tentando di mantenersi il più possibile tranquillo, così come vi provò Sakura.
“Non pensarci, è il sempre il solito.” Commentò la giovane donna, conscia che Shikamaru non avesse per nulla bisogno di quell’osservazione, ma non trovando altro modo per iniziare la conversazione.
“Già.” Assentì l’altro. “Comunque, cosa volevi dirmi?” Continuò dopo un breve istante di silenzio.
“Ecco, sì. Io… volevo ringraziarti. Per il regalo, intendo.”
“Beh, l’hai già fatto. Non ce n’è bisogno.” Replicò il jonin.
“Sì, ma l’ho apprezzato particolarmente.” Spiegò Sakura, abbassando lo sguardo.
Shikamaru le aveva regalato un romanzo d’amore e, tra i regali che aveva ricevuto, alcuni molto utili, altri alquanto curiosi, quello aveva acquistato per lei un valore diverso. Aveva ormai ventitré anni, era diventata un ninja medico di tutto rispetto e ufficialmente assistente dell’Hokage; tuttavia, per quanto potesse apparire agli altri una persona con i piedi ben piantati per terra, non voleva, nonostante le delusioni del passato e la dura realtà del mondo ninja, rinunciare ai sogni d’amore o semplicemente smettere di sognare, e lui con quella scelta aveva dimostrato di averlo capito. Nel momento in cui aveva scoperto in che cosa consisteva il suo dono, l’aveva sentito più vicino di quanto non l'avesse sentito in quegli anni, in seguito alla morte di Ino; una consapevolezza che aveva fatto sparire le sue esitazioni.  
“Perché il tempo, le esperienze non cambiano tutto.” Asserì, tornando a guardarlo, sicura che avrebbe colto senza difficoltà il significato della sua affermazione.
Fece poi un mezzo passo verso di lui, così da averlo a pochi centimetri di distanza, mentre il battito del suo cuore seguiva un ritmo irregolare; allungò un braccio per potergli sfiorare il viso e sperò ardentemente che non si ritraesse. Di fronte a quel semplice gesto, Shikamaru rimase immobile, teso come una corda di violino, limitandosi a osservare i lineamenti e le iridi smeraldo dell’amica. Fin dal primo istante sapeva che sarebbe finita in quel modo, così come sapeva che avrebbe potuto solo lasciarsi andare per capire se stesso una volta per tutte.
Sentì le dita affusolate di Sakura scivolare dietro la nuca e vide il suo viso farsi sempre più vicino finché non chiuse gli occhi, accogliendo un caldo bacio. Con calma, senza fretta, si perse nelle sensazioni che esso gli trasmetteva, circondando d’istinto la vita della giovane donna.
Quando però la kunoichi scese con le mani sul suo petto, stringendo la maglietta che indossava e approfondendo il bacio, qualcosa dentro di lui scattò; automaticamente si allontanò da lei, interrompendo il gioco delle loro lingue. La guardò in silenzio per qualche istante, poi riportò le braccia lungo i fianchi.
“E’ meglio che vada.” Sussurrò.
Sakura, confusa dall’improvviso dissolversi di quell’incontro ravvicinato in cui sperava da tempo, non si oppose, ma lasciò che se ne andasse, consapevole che qualunque cosa avrebbe detto non sarebbe servita a fermarlo.

Un lieve rossore le imporporò le guance. No, non era proprio il momento opportuno per certi pensieri, pensò, girando il capo verso la finestra e augurandosi che il suo calo di concentrazione passasse inosservato. Sapeva, però, che doveva assolutamente escogitare un modo per sbloccare quella situazione di stasi.
Pochi minuti dopo che Shikamaru era stato congedato da Tsunade e aveva abbandonato l’ufficio, Sakura chiese all’Hokage se per quella giornata la sua presenza fosse ancora necessaria. La donna la scrutò in silenzio, soppesando la sua richiesta; indubbiamente avrebbe avuto ancora bisogno del suo aiuto, nel caso fossero giunti dei dispacci importanti e avesse dovuto organizzare delle missioni, ma non era cieca e per una volta poteva arrangiarsi.
“No. Vai pure, Sakura.” Acconsentì.
La ragazza la ringraziò per il permesso ricevuto, poi uscì sperando che il jonin fosse ancora nei paraggi, e fortunatamente lo trovò nel corridoio, trattenuto da un chunin con cui aveva svolto la missione. Attese allora che fosse solo prima di chiamarlo.
Quando sentì la sua voce, Shikamaru cascò dalle nuvole; non si aspettava per niente che lo fermasse nel palazzo dell’Hokage. Di sicuro Sakura non voleva avere un confronto lì, ma qualunque cosa intendesse dirgli ruotava comunque intorno al problema e per tale evenienza avrebbe immaginato, o forse preferito, che scegliesse un luogo più informale.
Non appena poté guardarlo in volto, la kunoichi lo salutò con un semplice ‘ciao’; lui ricambiò in modo altrettanto stringato, non sapendo cos’altro aggiungere, e in effetti non ce ne fu bisogno.
“Ecco, per arrivare direttamente al punto”, continuò Sakura, procurandogli una leggera agitazione- era proprio il punto che lo metteva in crisi- “ mi chiedevo se per caso stasera fossi libero.”
A quella domanda indiretta, Shikamaru pensò che le possibilità fossero due, cioè inventare una scusa oppure accettare e, per quanto la sua pigrizia e l’impaccio che provava nell’affrontare le questioni amorose lo spingessero verso la prima, sapeva che era inutile ritardare ancora. Ormai doveva solo trovare il modo di spiegare ciò che provava.
“Sì, non ho impegni.” Le rispose, quindi, dopo qualche istante.
“Oh, bene. Allora sei invitato a cena.” Disse lei con tono deciso. “Verso le otto e mezza.”
E dopo quella precisazione lo lasciò di nuovo solo, andandosene dalla parte opposta del corridoio in cui si trovava il jonin.

La preparazione della cena aveva impegnato Sakura per diverse ore. Non che avesse preparato chissà quante pietanze, anzi si era limitata a un classico e leggero sushi, ma purtroppo si era ritrovata a fare i conti con la sua scarsa abilità in cucina; quel pomeriggio aveva scoperto di trovare meno difficoltà nel gestire un reparto d’ospedale o una missione piuttosto che pentole, fornelli e ingredienti. In ogni modo, a conclusione dei suoi sforzi, le polpette di sushi, nel loro vivace accostamento cromatico, occupavano un piccolo vassoio al centro della tavola.
Le esaminò con sguardo critico. Il risultato estetico non sembrava male, ma non poteva avere garanzie su quello gastronomico, poiché non essendo riuscita a regolarsi molto bene con le quantità, non poteva assaggiarne una. Sperò vivamente che fossero quantomeno commestibili; non sapeva come sarebbe andata la serata, quindi avrebbe almeno voluto evitare una brutta figura e il conseguente imbarazzo.
Terminò gli ultimi preparativi, recuperando bacchette, bicchieri e una bottiglia di sakè e sistemandoli al loro posto, poi si sedette inginocchiandosi sul tatami. Shikamaru sarebbe arrivato a momenti e, nonostante fosse stata lei ad architettare tutto, all’idea iniziava a sentirsi un po’ in ansia.
Per quanto cercasse di non pensarci, aveva paura di un rifiuto netto; quel sentimento che si era insinuato lentamente nel suo cuore, scontrandosi con sensi di colpa, dubbi e incertezze, sembrava essere diventato qualcosa di davvero importante.
Il suono improvviso del campanello evitò che quel timore si impossessasse completamente del suo animo, rendendo ancora più difficile lo svolgimento della serata. Si rialzò, tirando un sospiro che potesse sciogliere il nodo alla gola che provava, poi raggiunse l’ingresso per andare ad aprire, e quando si trovò di fronte la solita espressione seria e tranquilla del jonin, non poté fare a meno di salutarlo con un lieve sorriso, invitandolo subito dopo ad accomodarsi.
Shikamaru entrò nell’abitazione e si tolse le scarpe, mentre la kunoichi richiudeva la porta alle loro spalle e lo superava.
“Mi fa piacere che tu sia venuto.” Lo ringraziò, cercando di comportarsi nel modo più naturale possibile. ”Magari eri stanco per la missione.” Ipotizzò.
“No, tranquilla. Diciamo che ho recuperato oggi pomeriggio.”
Il che era vero, se tralasciava che il suo riposo era stato turbato da pensieri insistenti.
All’immagine del jonin stravaccato e sonnacchioso su un divano, Sakura rise sommessamente. “Immagino.” Sussurrò.
Nel sentire la sua risata Shikamaru provò un leggero imbarazzo, ma nello stesso tempo una piacevole sensazione. Si portò una mano dietro il capo, distogliendo lo sguardo dalla sua interlocutrice.
“Comunque è già tutto pronto. Andiamo di là.” Continuò quest’ultima, cambiando argomento anche per liberarlo dall’evidente disagio.
Si recarono così in cucina, dove si sedettero a tavola l’uno di fronte all’altro.
“Ho pensato a qualcosa di leggero.” Spiegò Sakura, indicando la pietanza che aveva preparato. “Spero che possa andare.”
“Ma sì.” Disse l’altro, prendendo le bacchette e recuperando dal vassoio un pezzo di sushi.
La ragazza fece lo stesso con un leggero ritardo, cercando di scrutare con la coda dell’occhio la sua espressione per poterne cogliere la reazione quando avrebbe iniziato a mangiare.
Sentendosi osservato, Shikamaru si bloccò e la fissò.
“Cosa c’è?” Le chiese, con le posate a mezz’aria.
“Eh. No, niente.” Replicò lei, fingendo noncuranza.
Accettando apparentemente quella risposta - non gli era infatti difficile capire il motivo dello strano comportamento della Kunoichi - il jonin tornò a dedicarsi al suo sushi, azzerando la distanza tra la pietanza e la sua bocca, mentre Sakura continuò a osservarlo, come se fosse naturale, con sguardo serio e con un pizzico di preoccupazione. Fortunatamente, non le parve di notare nessun segno evidente di disgusto sul volto dell’amico, così si tranquillizzò.
“Com’è?” Domandò dopo qualche istante per avere una conferma.
“Ecco, il riso è un po’ troppo bollito.” Le rispose l’altro con sincerità e lei non riuscì a non rimanerci male; non che avesse preferito una bugia, però aveva davvero sperato che quella di cimentarsi in cucina fosse stata una buona idea.
Squadrò delusa la polpetta di sushi tra le sue bacchette, poi ne assaggiò un pezzo, tanto per togliersi l’ultimo dubbio, e si rese conto che Shikamaru aveva proprio ragione.
Riadagiò tutto sulla tavola e si alzò, con l’intenzione di recuperare il vassoio e portarlo via.
“Forse è meglio se usciamo a prendere qualcos’altro.” Suggerì.
“Ma no, aspetta.” Cercò di correre ai ripari il jonin, solo in parte spiazzato da quella reazione.
Si alzò a sua volta e fece qualche passo verso di lei, ferma al lato destro del tavolo e già leggermente china in avanti per mettere in atto il suo proposito; le sfiorò allora un braccio con una mano, invitandola con quel gesto a fermarsi.
“Sarà più bollito del normale, però è buono lo stesso.” Precisò. “E poi, se fossi stato io, forse non avrei proprio provato a prepararlo.” Continuò, guardando altrove mentre pronunciava le ultime parole per non cadere nella rete dell’imbarazzo una seconda volta in quella serata. Ma quando rivolse di nuovo la sua attenzione sulla kunoichi, nessun espediente poté evitare che venisse catturato dal verde dei suoi occhi, fissi sul proprio volto.
Il silenzio che avvolse quell’istante sembrò dissolvere il tempo e ogni altro insignificante elemento esterno, caricandosi di tutti i dubbi, i timori e le sensazioni che aleggiavano dentro di loro.
“Io... io non voglio sostituire Ino.” Affermò Sakura con un lieve tremore nella voce, e Shikamaru percepì una fitta improvvisa all’altezza del petto.
Ma certo che lo sapeva, diamine, lo sapeva così come, da una settimana e forse anche di più, aveva capito di essersi innegabilmente innamorato di lei. Ino sarebbe rimasta per sempre nel suo cuore, per la persona che era stata e per ciò che di importante aveva rappresentato nella sua vita, niente avrebbe potuto alterare quel dato di fatto; il sentimento che provava per Sakura era invece qualcosa di nuovo che non escludeva il resto e soprattutto qualcosa di profondamente diverso. 
Senza alcuna esitazione immerse una mano tra i suoi capelli e face scivolare l’altra dietro la sua schiena, attirandola a sé, poi la baciò. Sulle prime, sorpresa dal comportamento dello shinobi, la giovane donna si irrigidì, ma ben presto si rilassò tra le sue braccia, assaporando quel momento.
Quando si staccò da lei, rimasero entrambi in silenzio, con i visi a pochi centimetri di distanza, capaci di sentire sulla pelle l’uno il respiro dell’altro.
“La verità è che ho paura… paura di soffrire di nuovo.” Confessò Shikamaru, rendendosi conto subito dopo che esternare il suo stato d’animo era stato più semplice di quanto avesse immaginato.
Da quando Ino era morta durante una missione, aveva escluso categoricamente la possibilità di innamorarsi ancora; così, nel momento in cui erano apparsi i primi indizi di un nuovo amore, aveva finito per non vedere, per non voler ascoltare quello che il suo cuore aveva da dirgli. Un semplice bacio, però, era bastato a metterlo di fronte all’evidenza e soprattutto a svelargli quell’inquietudine che lo paralizzava, frenando ogni pensiero sul futuro, su un loro due insieme.
Sakura lo guardò con tenerezza senza dire nulla, poi poggiò la fronte contro il suo petto, salendo leggermente con le mani lungo la sua schiena.
“In un modo o nell’altro,” cominciò dopo qualche istante, “questa è la nostra vita. Non sappiamo mai quello che accadrà domani, a noi e alle persone che amiamo. Però…”
Alzò il viso prima di continuare.
“Proprio per questo, perché non vivere ciò che abbiamo oggi?” Gli chiese, con un’espressione interrogativa che rivelava una sottile ansia.
Nell’ascoltare le sue parole, Shikamaru fu pervaso da una tranquillizzante sensazione di calore; forse perché era lei a dirlo, o semplicemente perché quella era una verità innegabile, ma gli sembrò che le sue titubanze svanissero nel nulla. Le accarezzò piano una guancia, poi si abbassò per baciarla di nuovo, suggellando così la decisione che quella serata aveva contribuito a fargli prendere.
Avrebbe provato a vivere quel sentimento senza più pensare ai se e ai ma.
“Tipo il sushi che hai preparato?” Le domandò semiserio, quando tornò a incrociarne le iridi smeraldo.
“Uhm, io pensavo ad altro.” Replicò Sakura con tono malizioso, finalmente sollevata e felice.
Gli circondò poi il collo con le braccia e il jonin non tardò ad accettare l’invito implicito in quel gesto.



Note dell'autrice

Non credo ci sia molto da dire: questa fic è una ShikamaruSakura o SakuraShikamaru, come preferite; ha casualmente vinto la sfida indetta da wari-chan sull'urdcafè; e spero di poterle dare un seguito, perchè la coppia mi ispira molto e mi è dispiaciuto doverla interrompere prorpio sul più bello.^^

Comunque un grazie a chi recensisce e a chi preferisce/segue/ricorda questa raccolta^^


 





 
 

  
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