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Autore: khika liz    05/04/2011    4 recensioni
Maria ha tutta una storia da raccontare. E qualcuno che l'ha lasciata. E fidatevi, non è il fidanzato o la migliore amica.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'fa troppo male..'
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Forse non avrei dovuto lasciarti.

 

<< Dovresti smetterla di rientrare così tardi la sera. >>

<< E tu, mamma, dovresti smetterla di rompermi così tanto le palle. >>

 

Potrebbe sembrare a tutti una normalissima scena di litigio tra madre e figlia, che poi non è altro che ciò che è realmente. Però è anche qualcos’altro.

 

<< Non rispondere così a tua madre! >>

<< Non sei la mia vera madre! >>

 

Maria era stata adottata all’età di 6 anni, la madre era morta per un cancro, mentre del padre non si era mai saputo niente. E nonostante la ragazza si sforzasse di fare la tosta, di bere e far finta che andasse tutto bene, sentiva terribilmente la mancanza della madre naturale, e di un padre che la amasse davvero. Le mancava l’amore di due genitori, le punizioni di due genitori e soprattutto le mancava la favola della buonanotte che, nonostante l’età, vorrebbe ancora ascoltare dalle labbra della vera madre.

 

<< Senti Maria, io lo so che ci stai male, ma un po’ di rispetto! >>

<< No mamma, non se non mi dimostrate di tenere a me! >>

<< Perchè continui a chiamarmi mamma allora? >>

<< Perchè qualcuno in questo modo lo devo pur chiamare, altrimenti rischio di morire qui! >>

 

Monique l’aveva adottata più per dovere che per vero amore. Era un’amica della madre di Maria e le aveva promesso che si sarebbe presa cura della ragazza.

Non era mai stata propensa ad avere una “figlia”, lei che era la solita donna in carriera.

Peter, invece, desiderava tanto avere qualcuno da coccolare. Però voleva un figlio proprio, e non vide mai di buon occhio l’entrata in famiglia di Maria.

Lei era sempre stata educata bene, ovviamente, ma le libertà che aveva erano molte, questo più che altro perchè nessuno voleva realmente occuparsi di lei.

Così cominciò ad uscire la sera e tornare a mezzanotte, e poi all’una. Ed ora che si era spinta fino alle cinque, finalmente, qualcuno si prese la briga di richiamarla. Che poi era proprio ciò che lei voleva: far accorgere Monique e Peter della propria esistenza.

 

<< Smettila di farci sentire in colpa e vai a dormire, ne riparleremo. >>

<< Si, buonanotte. >>

 

Tanto Maria lo sapeva benissimo che quel discorso non sarebbe stato più riaperto, la conosceva fin troppo bene Monique. Non aveva mai fatto durare una punizione più di ventiquattro ore solo per non vedere Maria in giro per casa. Come se fosse un peso. Per fortuna mancava solo un anno e poi la giovane avrebbe tagliato il traguardo dei 18, così da poter andare finalmente via da quella famiglia che non la aveva mai amata. E nel frattempo che riflette decide di mettersi a dormire e cullata dalle note di Yiruma del suo I-pod, si addormenta in un istante, lasciando da parte ogni brutto pensiero.

Ma la sveglia suona troppo presto. Apre prima un occhio e poi un altro. Prende in mano il cellulare: sono le otto di mattina, tra mezz’ora dovrebbe entrare a scuola. Si alza in tutta fretta ed un po’ traballante. Si veste e poi si reca al piano sottostante, Monique ha preparato una delle solite colazioni dietetiche per lei, mentre Peter è già uscito.

Maria si siede a tavola, addenta una fetta biscottata e poi risale di sopra per pettinarsi. Odia i propri capelli castani, sono troppo anonimi. Non vede l’ora di poterli tingere, se li farà neri, con una ciocca bionda.

Da’ un’occhiata, di sfuggita, all’orologio a parete, è in perfetto orario.

Prende la giacca e lo zaino e corre in strada, non può farsi bocciare, lei deve dare l’esame e superarlo, così da essere libera da Monique e Peter, così da essere libera di andare a cercare il vero padre ed il vero amore.

“Sia ringraziato il cielo che la fermata dell’autobus è a due passi da scuola!” dice tra se e se Maria, entrando, in perfetto orario, in classe.

Cinque ore si trascinano l’una dietro l’altra e Maria è distrutta dalle ultime due ore di latino. È sempre stata portata per le lettere, ma quel giorno aveva un mal di testa allucinante e il latino, con tutte le sue particolarità ed eccezioni, non la aiutava affatto. La salvò il suono della campanella , uscì dalla classe in un attimo e, con il suo fidato I-pod alle orecchie si avviò verso casa, canticchiando “Hot ‘n cold”.

<< Hai una bella voce! >> le urla qualcuno, ma il volume delle cuffie è talmente alto che Maria non sente nulla.

Poi sempre quel “qualcuno” le bussa su una spalla, lei scocciata si gira, togliendosi una cuffietta.

<< Che vuoi? >> dice, guardando storto il ragazzo che le sta di fronte.

<< Volevo dirti che hai una bella voce. >> sussurra lui.

<< Beh grazie. >> dice Maria, tornando a camminare. Il ragazzo la guarda andare via, non muove un passo. “Come posso fare?” si chiede tra se e se.

Intanto Maria è già arrivata a casa e si è buttata sul letto, spera di riuscire a dormire un po’, ma l’immagine del ragazzo di poco prima è fissa nella propria mente, è come se l’avesse già visto, ma dove? Si ricorderebbe perfettamente di qualcuno così bello e misterioso. Eppure non le viene proprio in mente, il vuoto assoluto. Forse si sta confondendo. Forse è ancora l’effetto delle birre della sera precedente.

 

<< Maria! Scendi su, il pranzo! >>

<< Arrivo! >>

 

Alla faccia della dormita, pensa mentre scende le scale due a due per raggiungere la sala da pranzo dove la aspetta Monique.

<< Pizza? >> chiede stupita Maria.

<< Si, anche se non sono sicura di come sia uscita. >> ammette Peter sorridendo, non era mai stato un ottimo cuoco,  ma aveva la passione e quel poco di talento che gli permetteva di creare piatti commestibili, non come Monique che sapeva cucinare solo riso e che si nutriva principalmente di barrette dietetiche. Ed infatti eccola lì che pranza con un bel piatto di riso in bianco.

<< Mony, assaggia dai! >> la sprona in marito, ma sa perfettamente che in quanto al cibo la moglie è irremovibile. Per lei la dieta è sacra, non sgarra mai!

<< No. >> gli risponde infatti Monique, intenta a misurare perfettamente un cucchiaino d’olio. Come se fosse oro e non andasse sprecato.

Maria sta già gustando un pezzo della quattro formaggi facendo il pollice in su a Peter.

<< Squisita. >> dice, appena finisce un boccone.

<< Meno male! >> sospira allora Peter, sorridendo.

In meno di un’ora la pizza è finita ed anche Monique ne ha assaggiata una briciola. Maria si ritira nella propria stanza, pensando che un pranzo di quel genere non ricapitava da davvero molto ormai e che in fondo la propria famiglia non era poi così male, se ci si impegnava. Ma sapeva perfettamente di non essere amata sul serio lì, e che la maggior parte dei sorrisi erano solo di cortesia. Per cui non si illuse di quel pranzo: era solo per addolcirla un po’, magari per darle una notizia di quelle orribili.

 

<< Monique, dobbiamo dirle tutto! >>

<< No, le dirà tutto lui. >>

 

Maria non sa cosa pensare di quelle due frasi sentite nel dormiveglia. Erano solo frutto della propria immaginazione? Erano un sogno? Le avevano dette davvero?

Crollò di nuovo esausta sul letto, tutti i pensieri che le vorticavano in mente in merito a quelle due frasi dei genitori le avevano assorbito tutte le energie, e seppure fossero solo le tre del pomeriggio la testa le si fece pesante ed il sonno la invase.

Si svegliò in piena notte, era all’incirca mezzanotte.

Dopo essersi stiracchiata un po’ si alzò e si guardò allo specchio.

Gli occhi erano arrossati ed i capelli intrecciati, ma sapeva che dopo un buon lavoro sarebbe stata presentabile. Voleva andare in discoteca, e nessuno gliel’avrebbe impedito.

Si recò nel bagno e sciacquò il viso con acqua calda. Si stava piano piano svegliando e questo le andava molto bene. Era pronta per andare a divertirsi, per dimenticare tutti i pensieri e magari per incontrare il principe azzurro.

Finì di prepararsi e, molto lentamente, scese le scale. Aprì la porta e corse in strada. Una moto la aspettava proprio lì davanti, e lei lo sapeva già.

<< Sera Carline. >> dice all’amica.

<< Bensveglia Marì. >> risponde lei. Maria le fece una linguaccia e poi si accomodò dietro di lei, stringendosi forte, aveva sempre avuto un po’ paura di cadere da quella grande modo, poi l’amica guidava così spericolatamente! Ed infatti cominciò a correre per il traffico notturno della città, facendo lo slalom tra le macchine ed arrivando a destinazione ad un orario perfetto. Fuori dalla discoteca le aspettavano Marcus, Valerie, Francesco e Alan. Le due andarono incontro agli amici e dopo aver salutato decisero di entrare.

Maria si avvicina al banco del bar, una giovane bionda la osserva e le chiede cosa vuole.

<< Qualcosa di forte. >> risponde alla ragazza e poi si siede, aspettando.

<< Un paradiso credo che possa andare. >> dice lei, preparando poi un intruglio di roba alcolica e forte. La passa a Maria che la butta giù tutta d’un sorso. La gola sembra le stia andando a fuoco, ma le piace quella sensazione, la fa sentire in vita.

<< Potente! >> esclama quando la gola le sembra in condizioni buone per poter emettere qualche suono.

<< Proprio come la desideravi. >> sorride la ragazza. Poi Maria, dopo aver pagato, va a ballare al centro della discoteca, vicino ai suoi amici. C’è però qualcosa di diverso dalle altre serate: si sente osservata, come se qualcuno la stesse fissando. Si gira intorno, ma non vede nessuno. Poi qualcuno le tocca leggero la spalla.

Si volta di scatto, Maria, e vede lo stesso ragazzo che aveva apprezzato la sua voce.

<< Ciao. >> dice lui, sorridendole.

<< Ciao. >> risponde lei, atona.

<< L’altra volta non ci siamo presentati, io sono Alex. >>

<< Maria, piacere. >> la ragazza gli concede un sorrisino. Odia la gente che cerca di abbordarla in discoteca, ma Alex non sembra avere cattive intenzioni.

<< Senti, io sono il Dj di qui, ti andrebbe di cantare dal vivo? Una canzone sola.. >> la implora quasi.

<< Io? Ma no! Non potrei mai, farei scappare tutti! >> ride lei, crede poco nella propria voce, e sa che avrebbe bisogno di una dose di autostima.

<< Dai, ti prego.. >>

<< Una sola. >> acconsente lei, vedendo che Alex sta quasi per mettersi in ginocchio. Allora lui sale sul palco e comincia ad urlare, per avere l’attenzione di tutti.

<< Raaaaagazzi! Oggi vi ho portato una sorpresa, una gran bella sorpresa che si è fatta desiderare. Ma ne rimarrete conquistati. Per voi, Maaarie! Ascoltate il suo bellissimo Sk8er boy! >>. Un applauso si leva da tutti i ragazzi e Maria è pronta per salire in scena. Le note della canzone di Avril si diffondo nell’aria e la voce della ragazza le accompagna.

“He was a boy, and she was a girl.” Tutti cantano con Maria, in fondo quella canzone è la più bella di Avril, la più conosciuta.

Carline intanto si sta sbracciando in pista, è felice che l’amica stia facendo finalmente vedere le proprie doti canore in pubblico. La canzone finisce e Maria è intenzionata  a scendere dal palco, ma un insieme di: << Maria! Maria! Maria! >> la costringono a rimanerne al di sopra, a cantare ancora ed ancora. Per tutta la serata. Per l’ultima canzone fa salire tutti gli amici e cominciano a ballare e cantare su “Search and destroy” dei 30 Seconds To Mars, canzone voluta da Alex chissà per quale strana ragione.

Sono ormai le cinque di mattina, il lavoro del Dj è finito ed invita Maria a fare una passeggiata. Lei saluta gli amici e segue Alex, si fida di lui ora.

<< Senti Maria, io devo dirti una cosa. >> butta giù mentre passeggiano.

<< Cosa? >> chiede lei sorridendo.

<< Ne parliamo domani, ti va? Ti vengo a prendere dopo la scuola e ci prendiamo un gelato insieme, okay? >>

<< Si, certo. >> annuisce lei, anche se è confusa, e molto. Cosa può mai dirle quel ragazzo che di lei sa così poco!

<< Dai, ora ti riporto a casa, i tuoi genitori saranno preoccupati! >>

<< Tanto non sono i miei veri genitori, non mi vogliono neanche un po’ di bene! >> dice fissandolo negli occhi.

<< Non dire così, è impossibile non voler bene ad una ragazza come te! >> la abbraccia affettuosamente. Sa molto di lei quel ragazzo.

<< Magari! >> sorride Maria. << Ma forse si, è meglio che vada a dormire, altrimenti a lezione domani non ci capirò niente. E devo assolutamente passare l’anno. >>

<< Hai già le idee chiare? >> chiede Alex, nel frattempo stanno camminando verso l’abitazione della giovane. È notte fonda e le poche stelle che sono in cielo risplendono sorridenti. La luna è solo uno spicchio, e vista così, a notte fonda, sembra una di quelle delle favole. Maria ama la notte, è la sua migliore amica, si sente a casa quando è circondata dalle tenebre.

<< No, per niente. Ma appena avrò preso la maturità potrò andare via da casa. >> risponde con sincerità lei.

<< Quindi tu vuoi solo andare via di casa. >> annuisce il ragazzo.

<< Sì, ho visto un’università di moda e canto su un programma in tivù, credo che farò domanda per entrare lì, e poi si vedrà. >>

<< Mmm.. Sì, è una buona idea.. Così diventeresti famosa! >>

<< Magari, come Avril! >> dice Maria con aria sognante, lei è il suo idolo, vorrebbe essere come lei, avere la forza di superare tutto ciò che la giovane cantante ha superato.

Si trovano sotto casa di Maria adesso, sono arrivati, finalmente. Il cielo sta già cominciando a schiarirsi. Maria guarda l’orologio. Mancano dieci minuti alle sei, sa già che quella “notte” non dormirà. Si guarda intorno. Il panificio all’angolo è già aperto.

<< Mi accompagni? Prendo qualche croissant per la colazione. >> chiede al nuovo amico.

<< Con piacere, così ne riporto a casa qualcuno anche io. >> annuisce lui.

<< Perfetto. Ma dove abiti? >> gli chiede, curiosa, Maria.

<< Dall’altra parte della città. >> dice Alex.

<< Ma è lontanissimo! >> esclama la ragazza. << Perché sei venuto fin qui a piedi?! Come farai a tornare a casa! >>

<< Calma Maria, non preoccuparti! Prenderò un autobus, mi faceva piacere riaccompagnarti, e poi la notte non si lasciano tornare a casa le donzelle da sole! >>

<< Ma che galantuomo! Grazie allora! >> sorride di un sorriso sincero Maria.

Entrano nel panificio e si fanno dare un vassoio di dolciumi.

Sono le sei e venti quando Maria, dopo essersi data una ricontrollata allo specchio di una macchina, rientra in casa, con il vassoio tra le mani. Monique è già sveglia.

 

<< Buongiorno Maria. >>

<< Ciao mamma, ho preso la colazione. >>

 

Non era mai successa una cosa del genere, che Maria prendesse la colazione, ed infatti Monique ne rimase stupita, ma non fece troppe domande, si voleva godere il momento. Non mangiava un croissant forse da vent’anni.

Sembrava in paradiso quando ne addentò uno e Maria, felice, ne mangiò un altro.

Poi la giovane guarda di sfuggita l’orologio, e lancia un urletto notando che sono già le sette.

<< Devo cambiarmi! >> sussulta.

<< Ma stai bene così! >> le dice Monique.

<< No, non va bene per la scuola. Vogliono la divisa, te ne sei scordata? >>

<< Giusto, dove andavo io ci potevamo vestire come volevamo. >>

<< Beata te mamma, beata te! >> urla Maria dal piano di sopra, dove sta’ già cercando disperatamente la divisa. Eccola lì, nell’armadio, dove, stranamente, l’aveva riappesa il giorno precedente. In un attimo si butta sotto la doccia e meno di venti minuti dopo ha già indosso la divisa. Si trucca leggermente e dopo essersi raccolta i capelli in uno chignon si reca di sotto, dove Peter sta’ sbranando il suo croissant.

 

<< Buongiorno Maria. >>

<< Ciao papà, visto, ho preso io la colazione. >>

 

Anche Peter, come Monique ne rimane sconvolto, ma sorride alla “figlia” e finisce il proprio cornetto.

Maria, dopo aver lanciato un’ultima occhiata all’orologio, saluta madre e padre ed esce di casa. Aspetta pazientemente l’autobus e quando arriva, con i soliti 5 minuti di ritardo, si appropria dell’unico posto libero infondo e sfoglia svogliatamente il libro di letteratura. Non ha alcuna voglia di ripassare, ma deve per forza, altrimenti col cavolo che passa l’esame. La fortuna di Maria è quella di avere una grande memoria. Le basta leggerla una cosa che la sa già, è per questo che a scuola riesce a tenere un reddito attorno al sette, nelle materie come italiano riesce ad avere anche otto, questo grazie al suo innato talento nella scrittura. In mezz’ora è arrivata a scuola ed ha studiato per la lezione delle prime due ore.

Eccole lì, le cinque ore si susseguono lentamente, ma non troppo. L’interrogazione le è andata bene, ha portato a casa un bellissimo sette e mezzo. Una grande soddisfazione per lei.

Finalmente, proprio mentre la De Simone sta spiegando una strana formula di fisica, la campanella suona e la classe si catapulta di fuori.

Maria non ha dimenticato l’invito di Alex, ed infatti lo cerca nel cortile. Le prende quasi un colpo quando se lo vede sbucare davanti. Si salutano con due baci sulle guance e poi si avviano verso il centro della città.

Poco dopo sono seduti al tavolino di un bar e stanno gustando una coppa gelato alla frutta.

<< Allora? >> chiede lei curiosa. << Cosa dovevi dirmi? >>

<< Mmm. Promettimi che non mi interromperai e che non mi odierai per averti detto tutto solo ora. >> dice Alex, con sguardo serio.

<< Te lo prometto. >> giura lei.

<< Io conosco tuo padre, quello vero intendo. È anche mio padre.. >> si ferma un attimo e poi continua a parlare. << Ho un anno meno di te, quando tua madre rimase incinta, papà scappò e trovò mia mamma, si innamorarono, fu un colpo di fulmine. Mi ricordo che quando ero piccolo e dormivo in camera con loro, lui si chiedeva sempre come stavi. Se non avesse sbagliato. All’età di dodici anni mi disse di avere un’altra figlia, che voleva trovare. Aveva saputo della morte di Sonia, tua madre, e che quindi tu saresti stata in affidamento in qualche famiglia. Sono stato sempre abbastanza bravo con computer e ricerche, per cui, dedicandoci un po’ di tempo ogni sera sono riuscito a scoprire un po’ di cose su chi ti avesse potuta prendere in affidamento. E anni dopo anni mio padre se è convinto di volerti conoscere, e mi ha mandato a cercarti.. Siamo fratelli, più o meno. >> conclude Alex, aspettando chissà quale violenta reazione di Maria, che invece sta piangendo sommessamente. È stranamente felice. Suo padre le vuole bene, basta solo questo a farla stare bene. Come può odiare suo fratello? Si chiede.

<< Alex.. Io voglio vederlo. >> sussurra flebilmente Maria.

<< Certo, stasera, a cena, a casa mia. Ti do’ l’indirizzo. Così ti faccio conoscere anche la mia sorellina. Ha quindici anni, diventerete ottime amiche secondo me! >>

<< Ho una sorella? E un fratello? È fantastico. >> sorride Maria.

Non era mai stata felice come in quel pomeriggio. Finalmente aveva scoperto di qualcuno che le volesse bene sul serio.

<< Si, è fantastico. Questo è il mio indirizzo. Alle otto. >> Alex le da un biglietto di carta e poi va a pagare il gelato. Maria intanto si è già messa in piedi e lo aspetta. Quando esce dal bar, sottobraccio ad Alex, si sente la Maria più felice dell’universo.

 

<< Mamma, papà, stasera vado a cena a casa di un amico. >>

<< Certo Maria, stai attenta. >>

 

Indossò una gonnellina leggera con sopra una camicia a quadri ed uscì di casa alle sette in punto. Aveva controllato su internet dove abitasse Alex, ed era a un’ora di distanza da casa sua. Prese l’autobus e con le cuffiette alle orecchie aspettò di arrivare. Cinquanta minuti dopo era scesa alla fermata giusta, per fortuna, e stava bussando a casa del fratello. Ad aprirla andò un uomo sulla cinquantina. Indossava un paio di jeans e una felpa. Sorrise a Maria.

<< Salve. >> sussurrò lei.

<< Buonasera, posso aiutarla? >>

<< Ehm si.. Mi ha invitata Alex, è la casa giusta questa? >>

<< Oddio.. Maria? >> sussurrò l’uomo.

<< Si.. >>

<< Piccola mia. >> aggiunse, una lacrima scese sulla guancia dell’uomo.

<< Papà.. >> sussurrò lei. Abbracciando l’uomo. Rimasero così forse per un paio di minuti. Poco dopo arrivò una donna a richiamarli. Si presentò, era una donna squisita. Dolcissima. Conquistò Maria in un attimo. Ora si sentiva amata. Seduta a tavola assieme alla propria famiglia.

<< Forse non avrei dovuto lasciarti Maria. >> disse il padre a fine serata.

<< O forse si, per ritrovarci ora, e stare meglio di prima. >> sorrise Maria, prima di scendere dall’auto del padre e tornare a casa.

 

Non sapeva quando dirlo a Peter e Monique. Non sapeva come gliel’avrebbe detto né come loro avrebbero reagito. Sapeva solo che voleva essere felice. Ed in quel momento lo era. Non le importava nient’altro.

<< Monique, Peter. >> disse la mattina successiva in un impeto di coraggio. << Ho trovato il mio vero papà. La mia famiglia. >>

<< Lo sappiamo, ci ha chiamati Alex ieri sera. Se vuoi vai a vivere da loro. >>

<< Posso sul serio? >>

<< Certo, sai meglio di noi che lì starai sicuramente meglio. >>

<< Grazie. >>

 

Forse non avrei dovuto lasciarti Maria, ma ora che ti ho con me so di poter superare tutto. Figlia mia, spero tu sia felice qui.

 

Non pensavo che sarei stata davvero felice a quest’età. Ed invece lo sono. E non è l’amore a rendermi felice, non è nemmeno un fidanzato o un amante. No, è la famiglia che ho appena ritrovato. Sono Alex, Silvia, papà e Jessica a rendermi felice. Ed ora amo il mio sorriso. Ed ora sono felice. E non vedo l’ora che arrivi la maturità, perché dopo che la supererò potrò andare all’università, e la mia famiglia sarà orgogliosa di me.

 

Angolo autrice.

Sono stata una settimana a rileggere e riflettere se pubblicare questa One-shot. C'è qualcosa che non mi fila, non so. Però ho promesso ad una personcina che l'avrei pubblicata, per cui, eccola qui.
Avrei fatto meglio a non pubblicarla vero?

Fatemi sapere qualcosa, ci tengo!

Khika Liz.

   
 
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