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Autore: Bianconiglio    28/01/2006    0 recensioni
Due bambini.Due storie che si intrecciano.Ordini gentili e nuvole che cantano.Una storia di piccoli gesti e grandi imprese.Una favola.Una tragedia.
Sigore e signori,silenzio in sala.Si apre il sipario.
Lo spettacolo sta per cominciare.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lacrime,grida e lamenti.


Una bella giornata. Sole. Il cielo è turchese. Di un turchese intenso. Si alzano gli occhi e sembra quasi di perdersi in tutto quell’azzurro. Un grande labirinto senza muri. Si può uscire quando si vuole,certo, ma molto spesso il guardo resta incatenato alla volta cerulea per più di qualche minuto. Il cielo è una delle poche cose semplici rimaste. Tuttavia nella sua semplicità è assolutamente sublime.
Due paia d’occhi sono imprigionate ad esso. Appartengono a due ragazzi. Un maschio e una femmina. Sono seduti su un prato. Vicini. Il viso affilato di Lui è completamente assorto. Le labbra fine sono lievemente socchiuse. Quell’espressione così intenta gli conferisce un’aria un po’buffa. Lei è pallida. Il suo viso è rilassato. La bocca somiglia vagamente ad un bocciolo di rosa. E’ piccola e carnosa,ma non troppo. E’ rossa. Così rossa che spicca sul pallore della pelle. Troppo. Tuttavia quel contrasto le dona una certa grazia. Una bellezza antica. Antica e quasi perfetta. Ora volge lo sguardo sul viso di lui. Sorride. Lo guarda. Lo guarda e non può fare a meno di pensare a quanto sia strano. Con quel volto così tagliente. Eppure così morbido. E’ sempre stato così?. Si chiede. Poi scuote la testa. Non è importante.

<< Allora? Ti sei incantato? >>

Lui si gira di scatto verso la ragazza.

Lei lo guarda. Eloquente.

Lui aggrotta le sopracciglia.

<< cos’è quella faccia? Un momento prima parli,poi non dici più niente? Almeno abbi una spiegazione plausibile >>.

Lui per un momento guarda il cielo, poi torna sul viso della ragazza. Si stringe nelle spalle.

<< Guarda che non ho nessun’intenzione di pregarti. Vorrei farti solo notare che oramai non abbiamo più molto tempo >>. Sorride.

E’ bella quando sorride. La Monnalisa le fa un baffo. Pensa Lui.
Ricambia il sorriso. Le iridi scure sono attraversate da un lampo di tristezza. E’un attimo. Un attimo solo. Ma lei se ne accorge. Allarga il sorriso,come a voler rassicurare il ragazzo. Si stringe nelle spalle.

Lui sospira. Poi riprende il racconto.

<< L’imperatore si svegliò di soprassalto. Era tutto sudato. Si alzò in piedi. Irrequieto. Cosa mai poteva essergli accaduto?. La porta della grande camera da letto si aprì con un rumore sordo. Un uomo dalla lunga barba e coperto da tanti mantelli colorati irruppe,quasi con ira,e si inginocchiò. “Maestà! Figlio del Sole! Ciò che temevo…”. L’uomo aveva il fiatone. “Lo so. Ma non è questo che mi preoccupa. Ma avanti,non indugiate. Cosa sapete?”. L’espressione dell’imperatore era dura e preoccupata. “Il ragazzo. Io lo sapevo. Ho provato ad avvertirlo. I miei timori erano fondati. Alla fine deve…deve…”. “Lo so,vecchio. Egli mi ha avvertito. Il Dio Feng. Egli deve. Ma è per…Fatevi forza!”. L’imperatore rimproverò il vecchio. “Lo sapevate da sempre. E anche loro”. Il vecchio piangeva. “Non piangete. Era scritto”. Uscì sul grande terrazzo e guardò in basso. La grande città illuminata e ancora assopita si sdraiava sotto di Lui. Levò gli occhi al cielo. Un cielo nuvolo. Nuvolo ma sereno. “Era scritto e nessuno può fare nulla. Lui stesso doveva decidere. E l’ha fatto”. >>

La ragazza tiene gli occhi fissi in quelli di Lui. Sbarrati.
<< Ma non… >>

Lui posa l’indice sulle labbra di Lei.

<< Nel frattempo l’alba era sorta sul grande castello nelle Terre Sconosciute. Una figura scura e incappucciata salì a fatica sul tetto,bagnato e scivoloso. Mugugnava frasi sconnesse e difficilmente comprensibili. Per non dire completamente insensate. Kato sentì quei rumori. Aurore era ancora addormentata. Portò la mano al piccolo pugnale che aveva al fianco. L’incappucciato avanzava lentamente,ma non affatto impaurito o circospetto, verso di loro. Ancora qualche passo. Gli occhi di Kato rimanevano socchiusi per non destare troppi sospetti. La figura li stava studiando. Avanzò ancora. Ancora e ancora. Aurore si mosse. Un passo…un altro…un sospiro. Una risata. Rilassata. Una risata rilassata e sollevata. Kato aprì gli occhi completamente. E rimase perplesso. L’incappucciato rideva. No,non rideva. Si sbellicava! “E vuoi chue discuevate di nuon cuonuosciuere l’ammore…”. Il cappuccio deformava le parole. Kato si mise le mani nei capelli. “Morumaru…c h e – c i – f a i – q u i ? non ti avevo forse detto di rimanere giù e aspettarmi?”. Morumaru si tolse il cappuccio. “In verità, mio padrone, signore, nobile samurai…non ricordo bene le vostre parole…mi sembra che in effetti…ma allora che mi dite? Come avete passato la…nottata?”. Kato lo guardò un momento e sembrò replicare. Ma Aurore rise. “come vuoi che abbia passato la nottata? Cercando di non morire di freddo… e intendila come vuoi, insolente”. Sorrise. “Oh mia signora, madama e principessa… il nostro Kato è un attimino troppo ingenuo…ma...”. Kato si drizzò. Quel “ma” non gli piaceva affatto. “…ma milady…aprite i vostri begli occhi…sono sicuro che saranno…”. Kato cercò di interromperlo. Purtroppo senza successo. “saranno di certo bellissimi come il resto di voi…”concluse. “provate ad aprirmeli Voi. Se ci riuscite. Mi duole confessarvi che sono così dalla nascita e purtroppo non esiste rimedio”. Sorrise di nuovo. Beffarda. Morumaru tentò di nascondersi sotto le tegole del tetto. Arduo. Impossibile. “Oh…mi dispiace…chiedo venia”. Aurore si alzò. “Oh, non dispiacetevi. Non chiedete venia. Ognuno è quello che è. Nessuno è perfetto. Ognuno e Nessuno. Ah!carino! mi devo ricordare di dirlo a MargaretLouise. Anche se dubito che la rivedrò. Allora? Vogliamo provare a fuggire? Tanto ormai avranno sguinzagliato le guardie per tutto il paese. Dentro o fuori è uguale”. Sorrise. I due la guardarono perplessi. “Qui intorno è pieno di alberi. Magari riusciamo a nasconderci. Sempre che abbiate una corda. I due si guardarono perplessi. Era proprio una principessa. Camminarono sul tetto fino a trovare un punto non troppo distante dal ramo di un albero. “principessa, potrei portarla io fi…n..o..” Morumaru s’interruppe. Aurore aveva già le braccia attorno al collo di Kato. “Si,Morumaru?” chiese divertita. “No,niente, madama, signora. Poco importante”. “Aurore, promettimi di non gridare” disse Il giovane samurai. “oh no…non griderò di certo”. rispose.”Bene,in questo caso…reggiti forte”. Kato si lanciò nel vuoto.
Non gridare
Si ripeteva Aurore.
Non gridare
Non gridare
“NON GRIDAAAAAREEE”
Il vuoto del volo le aveva fatto effetto. Alla fine. Si schiantarono al suolo, seguiti poco dopo da Morumaru. Kato aveva lasciato la corda per stringere ancora più forte Aurore, che nel frattempo continuava a ripetere “non gridare,non gridare, non gridare”. La voce era amara e sconsolata e brutalmente smorzata di tanto in tanto da qualche singhiozzo. Dagli occhi le scendevano pesanti lacrime. “Ho gridato” disse piano,infine.
Kato era sconvolto. Non si aspettava affatto una reazione simile. La strinse ancora più forte e le accarezzava i capelli. Aurore si liberò di scatto dalla dolce presa del giovane. Si alzò e si allontanò un poco. Si asciugò le lacrime. “forza,andiamo,o ci prenderanno”. Anche gli altri due si levarono da terra e la seguirono. Camminarono nel fitto del boschetto fino a notte fonda. Fino a che non caddero a terra,sfiniti.
“Aurore…tutto bene?” chiese Kato. Nel frattempo Morumaru si lamentava (“aaahh…le mie gambe!” “aaahhhh…i miei poveri piedi”).
Aurore non rispose.
Kato preferì non insistere. Decisero di sistemarsi li quella notte. Il tempo passava veloce e Morumaru si addormentò quasi subito.
“Posso dirti una cosa?”. Chiese Aurore. “Certo,ti ascolto”rispose il samurai. “Conosco una leggenda. E sto iniziando a crederci. Me la raccontò una serva in un giorno d’inverno”. Kato la osservava curioso. “La leggenda narra che tanto tempo fa,in un antico regno viveva una principessa. Cieca. Che riacquistò la vista grazie ad uno straniero venuto da molto lontano. Lo straniero dovette fare qualcosa, ma non ricordo precisamente cosa”. Kato rimase assorto. “Ma cosa vado a pensare. E’solo una leggenda. Una stupida diceria. Buona notte”. Aurore si sdraiò a terra.
“Buona Notte…” rispose Kato. “…Aurore” aggiunse quasi in un sussurro. >>



Bonsoire a tout le mond!(si scrive così?...ahh il mio povero francese disastrato...)
Vi ho lasciato a capodanno e vi ritrovo che è quasi carnevale...Mi scuso molto per questo super ritardo...ma sono stata sotterrata da una montagna di cose da fare...c'est la vie,non?
Spero di non farvi aspettare più così tanto...
Grazie degli auguri Jack, sono veramente contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, è il mio preferito!
PEACE&LOVE a tutti, evviva gli hippy e Nostradamus!(Angel Sanctuary mi fa male, lo so...)
Bianconiglio
  
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