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Autore: heykate93    06/04/2011    1 recensioni
Questa fanfiction è dedicata a Hermione Granger, una delle migliori streghe di tutti i tempi, e a mio dire, anche di tutti i personaggi femminili mai visti. Spero di renderle onore, cercherò di presentarla sotto un punto di vista personale e di inserire nuovi retroscena... non anticipo molto, anche perchè scriverò dove mi porta il cuore! Spero solo che possa piacervi, e se così non è stato fatemelo sapere spietatamente :)
heykate93
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
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A Lucy sarebbe venuto da ridere immaginando l’uomo alto e serio che teneva in mano la cornetta come se fosse un’aragosta, peccato che il momento fosse terribilmente difficile.
-Si…- pronunciò lui scandendo le parole lentamente e gravemente, come al suo solito.
-Avevi ragione-
-…e quando mai non ce l’ho?-
Lucy sbuffò. Quanto le dava sui nervi, a volte! Ma non c’era tempo per questo.
-Non fare l’idiota. Mia nipote, la mia nipote strana… La figlia di mia sorella è una di voi-
Nessun suono. Pensò per un attimo che Severus avesse riattaccato.
-Non è un mio problema- rispose la voce inespressiva.
-Eh no, aspetta un attimo! Lui lo verrà a sapere, lo sai vero? E tu, maledizione, tu devi giurarmi che impedirai a chiunque di farle del male… Sai benissimo che non voglio diventi una di voi… satanisti o che diavolo siete… tienila lontana dall’Oscuro Signore o come cazzo si chiama!-
-Hai molta paura, pur trattandosi lui, attualmente, di uno spirito fluttuante e inoffensivo- constatò compiaciuto.
-Inoffensivo?- la donna stava quasi per mettersi ad urlare –io L’HO VISTO, l’ho visto come andate tutti buoni buoni in fila indiana a uccidere chiunque lui vi nomini… Te l’ho detto molto spesso, stai alla larga da quella gente ma ora io penso che tu sia diventato tale e quale a loro e forse lo sei sempre stato! Maledizione, e io che pure me la sono bevuta. Da piccoli sapevamo entrambi dov’era il confine tra il bene e il male, e dopo tanti anni ti ritrovo nelle mani di un pazzo psicotico con manie di grandezza… a inseguire chissà quale sogno idiota…- si frenò all’improvviso, mordendosi le labbra quasi a sangue. Si guardò intorno, nel panico. Aveva detto troppo.
Il silenzio calò. Dal piano sottostante provenivano le voci allegre della sua famiglia. Guardò fuori dalla finestra gli alberi scossi dal vento davanti a un cielo grigio.
Il sangue nelle vene pulsò impazzito. Si immaginava già che qualcuno si materializzasse di fronte a lei all’improvviso e la trucidasse. Ne sarebbero stati capaci. Quello manipolava le loro menti, quello era pericoloso davvero. Ebbe il tempo di pensare a una scena terrificante.
Degli uomini innocenti e bendati contro un muro, e una fila di soldati quasi inanimati che puntavano loro i fucili contro. Sistematicità. Freddezza.
‘Avanti, venite a prendermi.’ Sobbalzò quando lui riprese a parlare.
-Bene, stammi a sentire, Lucy- la violenza fredda del modo in cui pronunciò il suo nome la ferì quasi a morte –se ti provoca tanto disgusto stare con uno del mio tipo allora vattene, vai pure… riattacca e sparisci dalla mia vita come fai circa ogni due mesi, ma questa volta non disturbarti a tornare, non vorrei mai che il tuo buonsenso si ribellasse e ti ricordasse che tu dovresti stare a casa tua, a aspettare con la cena già pronta che il tuo stupido maritino torni a casa e con una vita inconsistente che ti soffoca ogni giorno di più finchè non ti trascinerà dritta dritta nella tomba da sola…-
Lei, come ogni volta, incassava.
-Sei un pezzo di merda-
-Eppure non hai mai voluto fare a meno di me.-
 
Nient’altro che la verità.
 
Si ricompose, andò in bagno e sistemò il trucco, asciugò le piccolissime lacrime di rabbia che aveva versato di nascosto da tutti. Ricolorò le guance con il phard, compose un ottimo sorriso a trentadue denti e ridiscese al piano di sotto.
-Chi era, cara?- le chiese il marito, gentile, da dietro i suoi occhialetti tondi. Il sorriso intelligente e ignaro le mozzò il fiato.
La merda era solo lei.
-Il lavoro!- annunciò tranquillamente avvicinandosi alla sua tazza di caffè. Com’era abituata bene a mentire.
 
Dopo un’ora circa la coppia si diresse verso casa, a Bristol. Il viaggio in macchina fu silenzioso, come lo erano sempre i loro momenti insieme.
-Oh, maledizione!- esclamò tutto a un tratto lui.
-Robert, cosa ti prende?-
-Questa notte devo andarmene! Il capo mi ha chiamato prima, mentre parlavi con Hermione, e mi ha detto che la partenza per il viaggio di lavoro deve essere anticipata a stanotte-
-Quindi te ne vai?-
-Arrivo a casa e parto. Mi dispiace, ti avrò sconvolto i piani-
-E’ pur sempre dovere, no?- come quello che lui aveva ogni giorno di amarla, rispettarla e onorarla. Lo faceva, ma non le interessavano le rose donatele senza neppure un bacio vero dietro, era stanca di sentirsi dire che aveva davvero un marito perfetto, che lei era perfetta, perché erano tutte maledette bugie. Era tutto troppo perfetto. Infatti, in quella coppia non funzionava niente. Vi era rispetto reciproco, di sicuro, ma ormai si era ridotto a quella pura formalità che si deve ai conoscenti, senza particolari slanci di passione o di affetto. Lei moriva, così. Non stava con Robert, lui si comportava come un animale di compagnia. Anzi… si era mai comportato in altro modo?
Non sentì passare il tempo e il momento in cui lui la salutò e uscì di casa.
Si sedette sul divano, ad aspettare che qualcosa la colpisse. Una sensazione, un’idea, un meteorite. Passò il pomeriggio a leggere, mentre fuori imperversava un temporale lugubre. Naturalmente inglese.
Doveva proteggere sua nipote, in qualche modo. Non sapeva neppure da che cosa, ma la sensazione di minaccia imminente ormai le aveva invaso il cervello, il cuore, non se ne sarebbe più andata.
Stava per alzarsi e andare a cucinarsi qualcosa di speciale, unica attività che la coinvolgeva e la distraeva, ma il campanello suonò.
Si bloccò, e svanì ogni sua capacità di stare in equilibrio. Cercò la forza di andare ad aprire. Si avvicinò alla maniglia della porta e tutto ciò che seppe dopo qualche secondo di shock è che si trovò davanti Severus Piton.
Senza alcun indugio lui entrò e si sbattè la porta alle spalle. Senza aspettare nemmeno un saluto, la afferrò per le braccia e la baciò.
Lei decise di smetterla di pensare a qualsiasi cosa.
Sapevano già entrambi come sarebbe finita.
Come ogni volta. 
  
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