~Not a simple slice of life.
~George Weasley.
[Quattrocentosessanta parole]
Socchiudi gli
occhi per un attimo, l’intensità del dolore che stai provando va oltre ogni
soglia anche solo immaginabile. Cento ferite sgrondanti sangue, mille ustioni
sulla pelle viva, infinite lacerazioni brucianti: niente, nel modo più
assoluto. Niente può essere paragonato a quel
dolore. Niente, può essere peggio della consapevolezza di aver perso un
fratello per la vita, un gemello per la vita. Nulla può essere peggiore del
fatto che te l’abbiano strappato via, che tu abbia perso Fred per sempre.
Alzi il viso
lentamente, e il tuo sguardo va ad incontrare quello di tua madre. L’ha fatto
ancora, per l’ennesima volta. Non c’è stato giorno in cui non l’abbia fatto in
queste settimane. Sempre, tre volte al giorno, puntuale come un evento fisso, immancabile
come un appuntamento, inevitabile come respirare.
Quel piatto in
più preparato sulla tavola vi ricorda più di ogni altra cosa la sua assenza.
Quel piatto da solo attira sguardi peggio di una calamita. Gli occhi di tua
madre fissano il punto della tavola dove l’ha adagiato facendolo levitare con
la bacchetta, sono lucidi i suoi occhi George, sai che tra poco piangerà, come
ogni dannatissima volta.
Di solito è tuo
padre che si avvicina al tavolo e, con delicatezza, lo prende tra le mani,
quasi come ci fosse davvero lui in
quel piatto, come se la faccia di Fred potesse spuntare fuori dal fondo
sorridendo e gridando Scherzetto!, scatenando
le risa incontrollate della famiglia Weasley al completo. Lo prende e lo mette
via, chiudendo l’anta del mobiletto della cucina con un gesto deciso, ma
rassegnato.
Eppure oggi
nessuno si avvicina a quel piatto, oggi nessuno osa afferrarlo e nasconderlo in
un angolo buio in modo che tutto ciò possa fare anche solo un po’ meno male.
Almeno un po’.
Senti una risata
familiare -la tua risata- avvolgerti
i pensieri, e puoi solo immaginare le decine di battute che Fred avrebbe potuto
pronunciare se solo vi avesse visti tutti -tu, tua madre, tua padre, Ron,
Ginny, Percy, Bill e Charlie- così: bloccati da catene invisibili, legati da
funi inesistenti, incapaci di avvicinarvi ad un semplice ed innocuo piatto.
Cammini adagio,
George. Un piede dopo l’altro. Hai
deciso, allora. Ti accosti lentamente alla tavola già preparata e con mani
tremanti, ma determinate afferri quell’oggetto quasi maledetto. Hai preso la tua decisione, hai scelto di
ricominciare a vivere senza di lui, coraggioso non c’è che dire. Lo tieni
tra le dita un attimo in più del necessario, prima di lasciarlo andare e
spingere il battente della credenza. Tac, quella si richiude. Hai scelto George. Hai scelto di rinascere
anche per lui, insieme a lui. Hai scelto il futuro, ma soprattutto il presente,
scostando, quel poco che basta per respirare di nuovo, il velo di quel passato
che ti strangolava.
NdA:
Ehilà! Eccovi il
terzo capitolo.
Il protagonista è
appunto George, e la scena narra di un giorno qualsiasi dopo settimane dalla
morte di Fred. Ho immaginato che fino a quel momento George avesse smesso di
vivere, che il dolore per la perdita fosse troppo grande. Il fattore scatenante
la sofferenza in questa scena è la distrazione da parte di Molly che continua,
preparando la tavola, a mettere un piatto in più. Nella scena è proprio George
a metterlo via, e quindi così facendo simbolicamente ricomincia a vivere,
insieme a Fred e per Fred.
A mio parere questo è il capitolo che mi è
riuscito meglio, ma a voi l’ardua sentenza! Fatemi sapere che ne pensate mi
raccomando!
Penso che non ci altro da dire, se non un grazie enorme per le
letture e le recensioni dello scorso capitolo, e un grazie anche alle persone
che hanno inserito la storia nelle seguite.
Un bacione grande,
J.