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Autore: Amy Dickinson    07/04/2011    2 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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La mostra d’arte


Era passata più di una settimana dalla cena a villa Hale e Alice aveva ripreso la sua abituale routine archiviando l’argomento Jasper come off limits. Si trovava all’università insieme alle sue amiche e, mentre dava una letta agli appunti appena presi, Patience stava dando qualche consiglio a Julia. 

“Mettiti il vestito rosso che hai comprato la settimana scorsa, ti dico!”

“Ho paura che mi ingrassi!”

“Ma che stai dicendo? Sei magra come un chiodo e poi ti sta bene, è perfetto per l’ennesimo anniversario!”

“Ma non so, io non sono molto formosa e poi non ho neanche le scarpe adatte… Se faccio una brutta figura?”

“Durante questi anni ci sei uscita in tutte le salse con Davies, anche se sbagliassi abbinamenti non ci farebbe nemmeno caso, a lui importa solo passare la serata con te quindi fatti bella senza crearti inutili complessi!” fece, categorica. 

“Vestito rosso, quindi?”

“Decisamente! Tu che ne dici, Alice?”

“Dico che hai ragione, Pat, il vestito rosso sarebbe perfetto per l’anniversario”

“Visto?”

“Come del resto sarebbe perfetto se mi faceste capire qualcosa di quello che sto leggendo!” protestò.

“Stai sempre su libri e appunti, ma non ti stanchi?”

“Beh, voglio ottenere la laurea il prima possibile per potermi finalmente sistemare come si deve. È forse un reato, Pat?”

“Sagge parole” commentò Julia mentre Patience non trovò un modo per ribattere. 

“Che farete nel weekend, ragazze?” domandò la piccola Cullen poco dopo, arresasi all’idea di non potersi concentrare. 

“Davies mi porterà a cena venerdì sera e per il fine settimana andremo a Blackpool, ci pensate? Avremo la possibilità di starcene per conto nostro, finalmente!” rispose con il massimo dell’entusiasmo. 

“Un paio di amici mi hanno invitato in discoteca sabato, per domenica ancora non so”

“Beate voi, io non ho idea di cosa fare” si lamentò Alice, mettendo nella borsa i suoi appunti.

“A proposito, me ne stavo dimenticando!” fece Julia estraendo un giornale dalla sua borsa e passandolo ad Alice. “E’ l’articolo in alto a sinistra, leggilo”  

“La Art Gallery di Manchester promuove una mostra sulla pittura? Fantastico, è quello che aspettavo!”

“Mi sarebbe piaciuto andarci ma dato che sono impegnata ho pensato a te”

“Grazie mille”

“Figurati. Perché non ci vai anche tu, Pat?”

“Perché? Già devo sorbirmi noiosissimi libri a riguardo, dovrei anche sprecarci il weekend? No, grazie!” 

“Abbiamo opinioni diverse sull’argomento” osservò Alice con un sorriso mentre si alzavano tutte insieme per spostarsi in un’altra aula.

 

 

“A giudicare dall’articolo sembra un evento interessante” osservò Bella leggendo il giornale. 

“È da un pezzo che aspetto che quei quadri vengano esposti qui in città, non posso proprio perdere quest’occasione!” rispose Alice, mentre le sue dita correvano veloci sulla tastiera del portatile dell’amica.

“Già, ora che ci penso è un po’ che se ne sente parlare di queste tele”

“Sì, sono di autori, stili ed epoche diversi ma la maggior parte delle opere è di grandissima importanza e fama internazionale, insieme ad un piccolo numero di esordienti scelti, e dato che hanno fatto il giro dell’Europa e resteranno qui solo per pochi giorni è proprio il caso di andarci! Che cosa? Oh, no!”

“Che succede?”  

Alice perse tutto il suo entusiasmo e si accasciò con la testa sul tavolo.

“Leggi tu stessa”

Bella si avvicinò e fissò lo schermo del computer. “Capisco, hanno esaurito tutti i biglietti”

“Già, e questo solo per colpa mia che sono una stupida: dovevo informarmi tempo fa e invece non l’ho fatto! Ora mi perderò la mostra più importante dell’anno, accidenti!”

“Mi spiace” fece Bella porgendole una tazzina di caffè. 

“C’è posta per me?” domandò poco dopo, sorseggiando il liquido caldo.

“Niente, a parte un paio di opuscoli informativi e una cartolina da Boston da parte dei tuoi genitori. Ah, stamani Rosalie è passata dal negozio, ti manda i suoi saluti e mi ha lasciato questa per te”

Detto ciò Bella si tolse dalla tasca una busta da lettera bianca e la mise sul tavolo di fronte ad Alice. 

“Che cos’è?”

“Non ne ho idea, ha solo detto di dartela”

La piccola Cullen aprì la busta e all’interno trovò un foglietto che a prima vista non le disse nulla. Dopo un paio di secondi però si rese conto di ciò che teneva in mano ed esclamò: “Un… Un biglietto per la mostra all’Art Gallery!”

“Davvero? Wow!” commentò Bella, sorpresa almeno quanto l’amica. 

“Cavoli, devo assolutamente ringraziarla, averne uno a un giorno dalla mostra è praticamente impossibile!” esclamò prendendo il telefono. 

 
Il giorno fatidico arrivò in men che non si dica e Alice si svegliò in anticipo per avere il tempo di prepararsi con cura: a quel genere di eventi di solito ci andava un certo tipo di gente, elegante e raffinata, e lei non voleva essere da meno. Salutò Bella, uscì di casa e prese i mezzi pubblici. Arrivata in anticipo, fece colazione in un locale poco lontano e andò a curiosare in una libreria e qualche altro negozio nei dintorni.
Alle dieci in punto le porte della Manchester Art Gallery furono aperte e Alice fu una delle prime persone ad entrare. Solo un’area della galleria era riservata alla mostra, una grande sala che era stata svuotata delle sue opere abituali e dove invece erano stati inseriti numerosi quadri, alcuni famosi e altri quasi sconosciuti, ma tutti – osservò Alice – di estremo fascino. Dopo le dettagliate spiegazioni della guida di turno, la giovane si mise a riguardare i quadri che le erano piaciuti di più. Uno in particolare aveva attirato la sua attenzione da subito, così si incantò a guardarlo. Raffigurava una foresta semi buia invasa da un fascio di luce che sbucava fra gli alberi ricolmi di fiori, attorno ai quali volteggiavano dei piccolissimi uccellini, in un angolo si distingueva in maniera poco nitida un cervo che si abbeverava in una pozza d’acqua cristallina, mentre nella parte più alta si scorgeva un piccolo spicchio di cielo azzurro.
Alice rimase stregata dal gioco di colori, luci ed ombre e le sembrò di venire catapultata in un mondo bellissimo ed irreale. Lesse il cartellino al disotto dell’opera, la tela prendeva il nome de Il fascino misterioso delle foreste in primavera. Non aveva mia avuto l’opportunità di vedere l’opera né di sentir parlare di lei o del suo autore, il cui nome era comunque abbreviato in ‘J.H.’. Eppure per Alice quel quadro aveva molto più significato di tante opere ben più famose ed acclamate. 

“Sai, un folletto grazioso come te starebbe benissimo in questo quadro”

Alice si voltò per vedere chi avesse parlato alle sue spalle. E si ritrovò davanti Jasper!

Sorpresa, si si ricompose subito e gli rispose: “Guarda che non è divertente, signor damerino!”

Era effettivamente vestito di tutto punto quel giorno e sembrava quasi una guida. Una guida molto affascinante – fu costretta ad ammettere fra sé e sé. 

“Ma dai, non dirmi che ti manca il senso dell’umorismo?”

“No di certo, ma le tue battute non mi fanno ridere affatto. Piuttosto, perché sei qui?”

Jasper si guardò attorno teatralmente, poi rispose: “Mi sembra ovvio: per vedere la mostra”

“E tu ti sei scomodato a venire fin qui da Birmingham solo per vedere una mostra?” 

“Beh, sì, è la mostra più importante in questo periodo dell’anno e, dato che sono un appassionato, non potevo perdermela. Inoltre ero sicuro che ci saresti venuta anche tu” spiegò semplicemente. 

Alice scosse la testa senza ribattere. Rimasero a fissare il quadro in silenzio ancora per diversi minuti. 

“Di’ un po’, come facevi a sapere che sarei venuta anch’io qui?”

“Perché anche a te piace l’arte, no?”

“Non avrai mica dato tu il biglietto a Rosalie?”

“No, ma scusa che c’entra lei ora?”

“Rose mi ha dato il suo biglietto altrimenti non sarei mai riuscita a trovarne uno. Quando l’ho chiamata per ringraziarla mi ha detto che le era stato regalato ma che lei comunque non poteva venirci”

“Capisco, ma non sono stato io a regalarglielo, a dirla tutta non sapevo neanche che Rose fosse interessata – o fosse stata invitata a quest’evento. Io ho acquistato il mio biglietto in prevendita molti mesi fa” spiegò il ragazzo. 

Alice allora lo squadrò un momento. Sembrava sincero. 

Parlarono di molte opere che osservarono e Alice scoprì quanto i loro gusti in materia si somigliassero e si stupì non solo di non star discutendo con lui, ma anche di quanto Jasper fosse colto. E il tempo passò incredibilmente in fretta. 

“Bella mostra, vero?” chiese Jasper all’uscita. 

“Sì, molto interessante” aggiunse Alice. 

“Manca ancora un po’ all’ora di pranzo, ti va se andiamo a prenderci un caffè?”

“Non sono interessata, di certo non mi comprerai così” rifiutò, diventando improvvisamente brusca.  

“Comprarti?! Ma, Alice, io non…” tentò di spiegare, ma la ragazza si stava già allontanando a grandi passi, lasciandolo lì da solo.
Il ragazzo rimane deluso da quella reazione. Possibile che Alice potesse cambiare umore tanto in fretta? Dentro la galleria si era dimostrata essere un’ottima interlocutrice ma, appena lui aveva provato ad essere gentile, lei era tornata a fare l’antipatica. Sì, a fare l’antipatica, perché lei in realtà non lo era, poteva esserne sicuro, ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Però continuava a comportarsi a quel modo. Si chiese soltanto perché gli avesse quella risposta, anziché usare un semplice ‘no, grazie’. 

 

 

Verso sera Alice andò al pub dove l’aspettava il suo turno da fare. Il posto era piccolo e non proprio confortevole, era più che altro un covo di hooligans. Se si condivideva la loro fede calcistica era perfetto, altrimenti poteva non andare tutto liscio. Quel posto non era un luogo di ritrovo storico ma era piuttosto frequentato. Si chiamava AberBeer e la scritta rossa dell’insegna era in bella vista anche sulla maglietta della divisa. Il posto era gestito da un tale di origini scozzesi, Bernie, e lei era affiancata da Cindy - bella, bionda e formosa, ma di scarso intelletto - e da Simon - un ragazzo abbastanza simpatico dall’aria nerd

“Birra, patatine e panini per tutti” disse consegnando un paio di vassoi stracolmi al solito tavolo. “Com’è andata la partita, Clive?” chiese poco dopo ad uno dei ragazzi con la maglia della Red Army, dato che lei non aveva potuto vedere il match né allo stadio né in televisione. 

“Abbiamo vinto 3-1! Vero che dobbiamo festeggiare per aver stracciato i Gunners, ragazzi?”

I suoi compagni gli risposero con una sonora esultanza e alzando i boccali trangugiarono talmente tanta birra che Alice non capì come riuscissero a restare lucidi - fortuna che il conto lo teneva Bernie!

Poco dopo si accorse che, tra i clienti entrati nel pub, vi era anche un altro ragazzo: Jasper. Lui aveva un’aria pensierosa e sembrava non averla vista, così la ragazza tentò in tutti i modi di evitare di servirlo.

“Ma perché dovrei andarci io?” protestò Simon un attimo dopo.

“Perché lo conosco ed è meglio che ci vada tu, io consegno quelle patatine al tavolo 4 per te in cambio, okay?”

“Non credo proprio! Non so che problemi hai, Cullen, ma ti conviene portare il culo fino al tavolo 7 se non vuoi restare al verde alla fine del mese!” dietro di lei era sbucato il capo che, come al solito, sapeva essere molto convincente. Alice sbuffò ma obbedì.

“Ciao” si limitò a dire al posto del più formale ‘buonasera’. Jasper fu incredibilmente sorpreso di vederla lì e non poté non rivolgerle un sorriso. “Ciao, ma che ci fai tu qui?”

“Ho un’ uniforme, no?”

“Ci lavori, dunque”

“Complimenti per la perspicacia!”

“Non lo sapevo”

“Beh, non sei tenuto a sapere tutti i fatti miei”

“Non volevo dire questo…”

“Senti, non sono qui per fare conversazione con te, ho del lavoro da fare. Hai scelto quello che vuoi?”

“Una birra, media. Anzi due, se ti fermi un attimo con me”

“Spiacente, non bevo in servizio”

“D’accordo, allora scegli tu qualcosa di analcolico, offro io”

“Senti, non posso e non voglio” fece, sperando di essere tagliente. Il sorriso di Jasper si affievolì tutto insieme e il ragazzo ordinò senza aggiungere altro. 

“Alice?” chiamò in seguito.

“Che c’è?” chiese, andando nella sua direzione. 

“Il conto”

“Sono tre sterline e cinquanta"

“Ecco, tieni il resto come mancia. Scusa tanto se ti ho disturbata, buon lavoro”

Alice lo salutò sbrigativamente ma lui non sembrò prestarle attenzione. Si mise il cappotto e se ne andò via subito. Aveva un’ espressione delusa dipinta sul viso.  Intanto lei, portato il boccale in cucina, guardò nel vassoio e restò a bocca aperta. Le aveva lasciato una mancia di quasi venti pounds! Si sentì in debito con lui e si rese conto di averlo trattato male e senza che lui lo meritasse. Così uscì un attimo fuori dal locale e lo chiamò mentre si stava allontanando su per il marciapiede. “Ehi, tu, fermati!”

Il ragazzo si voltò verso di lei. “Dici a me?”

Annuì con la testa. “Puoi venire un momento?”

Lui assentì a sua volta e si avviò nella sua direzione.

“Senti... Scusa se ti ho risposto in quel modo, so che ci sono altri modi per rifiutare un invito. E poi… Riprenditi la mancia, non ce n’è bisogno”

“Non dire sciocchezze, è tua e non voglio riprenderla"

“Ma ne sei sicuro? È troppo...”

“È quello che ti spetta, quindi accettala”

“Beh, allora... Grazie"

“Figurati”

“E poi volevo dirti che finisco il mio turno alle dieci” non continuò, sperando che lui capisse. 

“E’ forse un invito, il tuo?” fece, sarcastico, ritrovando il sorriso. 

“Beh, se vuoi metterla così…”

“Per me va bene, ci sarò” rispose prima di andarsene. 

 


“Sei puntuale”

“Perché ti stupisci? Sono un ragazzo di parola. Dove vorresti andare?”

“Mi andrebbe una crêpe dolce e bollente” propose, stringendosi nel cappotto di panno.

“Buona idea, fa freddissimo oggi” concordò.

Entrarono in un grazioso locale, si sedettero e ordinarono. All’inizio la loro conversazione fu quasi nulla ma, non appena Jasper incominciò a parlare della mostra, si trasformò in un dialogo fitto e chi li avrebbe visti dall’esterno lì avrebbe di sicuro scambiati per una coppia come tante. 

“Non era necessario accompagnarmi fino a casa” disse un’ora dopo. 

“Beh, con i tempi che corrono è più prudente”

“Se lo dici tu”

“Ti lascio andare, di sicuro sarai stanca”

“Beh, per forza! Mi sono alzata presto e…”

Si era interrotta perché lui si era avvicinato a lei e le aveva baciato una guancia. 

“Ho passato una giornata piacevole con te, grazie. Buonanotte, dormi bene, Alice” 

“N-non posso dire lo stesso!” fece stizzita salendo le scalette di casa, le guance in fiamme. Jasper sorrise vedendola correre via in preda all’imbarazzo. 

Alice vide tutto spento e non fece rumore, forse Bella stava dormendo o magari doveva ancora rientrare. Lei, comunque, andò a letto e ripensò al tempo che aveva trascorso con Jasper quella sera –  anche se non avrebbe voluto. Rimase sorpresa di come si era trovata bene a parlare con lui. Era la prima volta che poteva parlare con un ragazzo dei suoi interessi senza che lui si annoiasse e, anzi, Jasper le aveva risposto anche in maniera pertinente e forbita. Forse si sbagliava su di lui, forse non era affatto un damerino, uno sbruffone, come lei lo aveva definito. Era una persona interessante ed era stato gentile ad accompagnarla a casa. Poi, però, le venne in mente il bacio che aveva depositato sulla sua guancia e, di nuovo, arrossì all’istante. 

‘Accidenti a lui!’ pensò, tirandosi le coperte fin sopra la testa. 

 

 _______________________________

L’angolo di Amy 

Ciao gente,
Alice ha capito che Jasper non è proprio come lei pensa che sia... Che stia cominciando a cambiare idea sul suo conto? Lasciatemi un commentino, please :)

Amy 


  
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