Eternal
Moonglow
capitolo 05:
Battito
Alla fine
la caccia si rivelò più semplice di quel che mi
sarei mai aspettata.
Si trattò solamente di riuscire a individuare la preda e
attendere il momento giusto
per attaccare. Non fu difficile concentrarmi per trovare e seguire la
scia
delle alci che Carlisle e gli altri avevano scovato nel cuore della
foresta, a
nord, vicino a un ruscello.
Edward mi suggerì di chiudere gli occhi e lasciarmi andare,
di seguire
completamente l’istinto.
E così feci.
Il rumore dei loro cuori pulsanti e la loro fragranza penetrante
mandò
completamente a fuoco la mia gola riarsa, e a quel punto venne tutto da
sé.
Nonostante
la smania di placare la sete annebbiasse una buona parte del mio
cervello,
riuscii comunque ad acquattarmi silenziosamente tra la vegetazione, in
modo che
i grossi animali che si stavano abbeverando non si accorgessero di me.
Il mio corpo si tese, pronto a scattare verso il maschio più
grosso.
Sentivo
dietro di me, nascosti tra gli alberi, Jasper, Alice, Carlisle ed
Edward, che
mi vegliavano dall’alto e, rassicurata dalla loro presenza,
uscii dal mio
nascondiglio, balzando addosso alla mia preda.
Puntai al punto più caldo e pulsante sul suo collo,
aggredendolo in meno di un
secondo.
Di sottofondo, riuscii a percepire i corpi dei miei compagni che si
lanciarono
sugli altri membri del branco.
I miei denti, affilati come rasoi, straziarono la carne
dell’epiglottide
dell’enorme animale, che, con un bramito, inizio a dibattersi
per liberarsi
dalla mia presa.
Quando avvertii il sapore di sangue sulla mia lingua, presi a
dissanguare
l’alce sempre con più foga, man mano che sentivo
la sete placarsi.
Il grosso
animale perse le forze in pochi attimi, e finirlo fu più
facile.
Non appena mi resi conto che dentro di esso non c’era
più nulla che potesse
saziarmi, spinsi via la carcassa con disgusto.
Mi rizzai in piedi, rinvigorita, e mi guardai da capo a piedi: ero
sporca di
terra e foglie, e si riusciva a notare il sangue dell’animale
sulla stoffa
scura del mio abito.
«Accidenti Bella, era nuovo quel vestito», si
lamentò Alice, comparendo
improvvisamente al mio
fianco. La
osservai: nonostante anche lei avesse lottato e cacciato un animale di
notevoli
dimensioni, il suo aspetto era comunque ordinato e impeccabile.
«Scusami», mormorai, mortificata.
«Non preoccuparti Bella. Alice ti avrebbe comunque permesso
di indossare questo
abito solo una volta», mi rassicurò Edward,
guardandola male.
Lo guardai, e nemmeno lui, Carlisle o Jasper sembravano essere appena
usciti da
una caccia.
Erano tutti perfetti.
Alice ridacchiò. «In effetti, ha ragione Edward.
Non preoccuparti Bella, quel
vestito non era neanche un granché».
«Come ti senti Bella? Ti è passata la
sete?», domandò Carlisle, osservandomi
attentamente.
Annuii, sorridendo. «Sì, mi è passata,
almeno per ora».
Notai Jasper che mi fissava, attento.
«Davvero», ripetei, sentendomi a disagio per il suo
sguardo penetrante e
insistente.
«Ottimo, Bella. Se hai bisogno di cacciare ancora, basta
dirlo», disse
Carlisle, sorridendomi. «Non vergognarti, se ne senti il
bisogno».
Abbassai lo sguardo. «Io ora ho soltanto bisogno di capire
chi sono, chi ero»,
ammisi, a voce bassissima.
Edward appoggiò una mano sulla mia spalla.
«Cominci a ricordare qualcosa?».
«Sì», rivelai, senza pensarci troppo.
«Ma è tutto così confuso…
Vedo nella mia
testa volti e luoghi, ma non riesco a trovare loro un riscontro. Sono
immagini
che la mia memoria revoca da sola, senza il bisogno di andarli a
cercare»,
mormorai, provando a spiegare come mi sentivo.
«È un buon segno, Bella, un buonissimo
segno», esclamò Carlisle. «Il fatto che
ti sei nutrita deve essere stato d’aiuto per la tua
concentrazione. Quando
siamo assetati, una buona parte della nostra mente è rivolta
a percepire la
sete, ed è difficile concentrarsi completamente su
qualcos’altro. I neonati
poi, come te, sono molto soggetti a distrazioni, i primi tempi, e
questo ha
giocato a sfavore per quel che riguardava il ricordare».
«Allora
pensi che mi tornerà tutto in mente?», domandai,
nervosa.
«Ne sono certo». E, per il modo in cui lo disse,
non potei far altro che
credergli.
Edward mi
sfiorò una guancia. «Adesso torniamo a casa, ti
dai una ripulita e ti
spiegheremo tutto quanto», sussurrò morbido, poi
mi baciò la fronte. «Andrà
tutto bene, Bella».
Rimasi a occhi chiusi con la fronte appoggiata alle sue labbra,
rincuorata
dalle sue parole e dai suoi gesti.
«E c’è anche una persona che devi
incontrare», soggiunse Carlisle.
A
quest’affermazione, riaprii di scatto gli occhi,
allontanandomi da Edward e
voltandomi verso di lui.
«Una persona? Chi?», domandai, confusa.
Carlisle
mi sorrise, bonario. «Una persona molto cara a te. Capirai
molto presto di cosa
sto parlando, ma adesso è meglio se torniamo a
casa».
Annuii, presa
dalla curiosità e dall’impazienza di scoprire a
chi si riferisse; di ricordare
chi ero stata, di capire chi ero adesso.
Impiegammo poco tempo per tornare a casa, e, io, ancora meno per
cambiarmi.
I nuovi vestiti che mi consegnò Alice, a sua detta, mi
stavano
meravigliosamente, ma non mi interessava. Più di ogni altra
cosa, volevo
conoscere la verità.
Carlisle mi pregò di accomodarci in salotto, un luogo ampio,
arioso e pieno di
luce.
Ci
sedemmo sul divano, l’una di fronte all’altro, con
Edward al mio fianco.
«Allora, Bella», proferì Carlisle con un
sorriso, «hai qualche domanda su
quello che sei riuscita a ricordare o preferisci che ti racconti tutto
io? C’è
qualche “flash” che hai avuto che ti ha colpito il
particolare?».
«No… sono sporadici e improvvisi, e non fanno in
tempo a trovare riscontro
nella mia memoria», spiegai.
«Capisco», disse Carlisle, annuendo.
«Allora, Bella, lascia che ti racconti la
tua storia».
Nella restante mezz’ora, ripresi possesso dei miei ricordi,
di me stessa.
Carlisle mi raccontò tutto, ogni cosa di me: persone che
facevano parte della
mia vita, luoghi che avevo vissuto, situazioni che avevo affrontato, il
mio
passato… Ogni cosa.
Più
Carlisle parlava, più riprendevo coscienza di me. Stavo
ritornando lentamente
me stessa, e provai tutte le emozioni che il vampiro mi stava
raccontando.
Vampiro, come ero diventata io. Ricordavo vagamente che quello era
stato il mio
sogno, finché Edward non mi aveva lasciata e la mia vita era
totalmente
cambiata.
Io non volevo essere così, non più. Anche se non
capivo quale fosse la causa di
quel cambio di idee; provai a rifletterci, ma mi mancava un pezzo.
Ma provai comunque un immenso, repentino disgusto verso me stessa. Ero
diventata un mostro, un mostro che non volevo più essere.
Tanto tempo fa avevo
desiderato diventare bellissima, forte, resistente… Ma non
più. Nel momento
esatto in cui produssi questo pensiero, una strana rabbia
cominciò a montarmi
da dentro, mentre abbassavo gli occhi verso il pavimento.
Qualcosa mi distrasse: vidi il riflesso del mio nuovo volto perfetto
sulla
superficie del tavolino di vetro appostato di fronte al divano.
Mi venne un’improvvisa voglia di fare quel tavolino in mille
pezzi.
Sentii subito gli sguardi allarmati dei Cullen addosso a me. Non sapevo
cosa
fare, mi sentivo prigioniera del mio stesso corpo.
«Sta per perdere il controllo», ringhiò
Jasper, ponendosi subitamente davanti a
Alice per proteggerla.
Che avesse ragione? Non sapevo cosa mi stava succedendo, ma i
sentimenti che
stavo provando non erano dei più positivi, e Jasper
l’aveva certamente
intuito.
Edward mi
posò una mano sulla spalla; per qualche strano motivo, il
mio primo istinto fu
quello di staccargliela. «Bella, calmati»,
sussurrò ansioso. Ricordai quello
che mi aveva fatto, e lo odiai.
Nonostante tutto, però, non volevo fargli del male,
così sfrecciai via,
appiattendomi contro il muro opposto, l’unico senza vetrata.
Era maledettamente
difficile controllarmi.
«Edward, stai lontano», lo avvertì
Jasper, «ce l’ha con te».
Edward spalancò i suoi occhi ambrati su di me, socchiudendo
leggermente le
labbra.
«Con me? », domandò, basito. Eppure
continuava ad avvicinarsi, le mani
sollevate e tese verso di me, come a volermi calmare. Io ero piegata
col busto
verso di lui, in posizione d’attacco e i denti scoperti.
Non riuscivo a riprendere possesso di me, e allo stesso tempo non
capivo quella
mia reazione così violenta.
Tum-tum.
Poi
arrivò quel suono, che mi bloccò. Sciolsi la mia
posizione rigida, raddrizzando
il busto, gli occhi spalancati dalla sorpresa.
Nei dintorni, non avevo ancora sentito un suono simile. In quella casa,
il
silenzio sovrannaturale, quasi come se ci trovassimo tutti in un museo
di
statue di cera, era stato improvvisamente spezzato da quel… battito?, così vitale.
Mi ricordava qualcosa.
Ascoltai con più attenzione, e localizzai la provenienza di
quel suono: veniva
dal confine col bosco, a nord, sulle rive del ruscello. Quello che poco
prima
avevo agilmente saltato per andare a caccia.
«Cos’è
stato?», domandai, a bassa voce.
Rosalie
ringhiò, mentre Edward si irrigidì; gli altri non
mostrarono alcun segno di
turbamento. Alice aveva soltanto arricciato il naso, infastidita da uno
strano
odore che mi ero appena accorta di avvertire anche io. Non mi piaceva
per
niente.
Quel
rumore era regolare, e continuava a riempire l’aria. Lo
sentivo sempre più
chiaramente.
Carlisle mi si avvicinò, tranquillo.
«Vieni, Bella», mi disse, e mi diresse verso la
porta d’ingresso.
Coi miei occhi riuscii immediatamente ad assorbire ogni dettaglio della
persona
che vidi al limitare del bosco: era un ragazzo alto, i capelli corvini
e gli
occhi color pece, di una profondità assurda percepibile
anche a quella distanza.
Aveva la carnagione ramata, il corpo era possente e indossava soltanto
un paio
di pantaloncini. Il suo odore fastidioso mi fece arricciare il naso.
Appena mi
vide sussultò, fissandomi negli occhi, e socchiuse
leggermente le labbra.
Qualcosa
di impercettibile si mosse dentro di me, e mi tornarono in mente le
parole di
Carlisle: c’è anche una
persona che devi
incontrare. Una persona molto cara a te.
Nello
stesso istante riuscii a capire che era da quando avevo riacquistato la
consapevolezza di me stessa che mi sembrava che Carlisle avesse
dimenticato
qualcosa.
Che fosse quel ragazzo il mio pezzo mancante?
Angolo
autrice.
Dopo due mesi esatti dall’ultimo capitolo, eccomi qui col
seguito (capitolo molto
di transito) :)
Ormai non sto qui a dilungarmi sulle solite cose, cioè che
non ho avuto tempo,
ispirazione e cose varie… Purtroppo sta andando
così, accipicchia .-.
Ovviamente spero sempre di cominciare a pubblicare con più
regolarità, ma gli
impegni sono sempre tanti e il tempo sempre troppo poco.
Non ho nemmeno tempo di rispondere decentemente chi ha recensito,
ovvero marpy,
Lea__91,
raggiodisole90,
ma con la nuova possibilità che ci ha dato EFP, spero di
riuscire a rispondere
in seguito. Non so che dirvi se non GRAZIE DI
CUORE,
come sempre <3
Come avete letto, Jake è finalmente ricomparso, e il
prossimo capitolo, lo dico
subito, sarà tutto per lui e per Bella (: spero abbiate
apprezzato anche
questo! ^__^
Alla prossima!
Un bacio,
Bea
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