•○ I Feel You ○•
You made a
rebel of a careless man’s careful daughter
You are the best thing that’s ever been mine
Mine,
Taylor
Swift
Damon
era un matto, e ne avevo avuto la conferma qualche ora fa.
Mi
stavo chiedendo da tutto il viaggio come può il cervello di
una persona essere
così malato. Ok, Damon non è una persona
qualsiasi: è un vampiro.
Uh,
che paura! No, non c’è niente di strano, almeno
secondo me. Lo trovo affascinante.
Ogni volta che mi sfiora,
che mi bacia, sapere che in ogni momento potrebbe uccidermi senza
troppo sforzo
rende il tutto così paurosamente eccitante.
Il
pericolo è incantevole, a volte. Irresistibile. A volte, sei
tu che vai a
cercare il pericolo. E se lo incontri, non fai nulla per sfuggirgli.
Ecco,
questa ero io. Elena Gilbert. Innamorata pazza di un vampiro
centenario, che
aveva conservato la sua eterna, surreale e dannata bellezza attraverso
gli
anni. Io, che ero sempre piaciuta ai ragazzi della mia scuola e che ero
famosa
per essere la più carina di Mystic Falls, in confronto a lui
ero… niente. Proprio un
bel niente.
Come
paragonare una rosa profumata dai petali rossi e vellutati a una
margherita giallognola
appassita; io ero castana e liscia, anonima. Davvero, troppo comune.
Occhi
scuri e, stando a quello che diceva la gente, molto espressivi.
Riuscivano a
comunicare i miei stati d’animo, dicevano i parenti. Beh,
metti a confronto le
mie iridi con quelle di Damon: color del ghiaccio e anche loro molto
espressive. Stupende, incantevoli. Catturavano la tua attenzione sin
dal primo
istante. Il tutto completato da due labbra rosse e piene, spesso
piegate in un
sorriso mozzafiato e irresistibilmente sexy, e dai capelli neri
corvini, corti
e disordinati. E un fisico da urlo.
Un’altra
cosa che bisogna sapere di me è che sono senza genitori. Da
un po’ di tempo,
ormai. Però è come se sentissi sempre la mamma
sopra di me, che mi guida. È un
po’ stupido, infatti non ne parlo con nessuno, ma
è così.
E
ora, mentre viaggiavamo sulla sua auto d’epoca
decappottabile, Damon alla guida
e io a fissarlo incantata, sembrava ancora più sexy, se
è possibile.
Come
sempre indossava la sua camicia nera con le maniche arrotolate,
sbottonata fino
al secondo bottone, i jeans scuri che fasciavano le gambe perfette. Il
giubbotto di pelle nera? Sul retro, faceva caldo. Damon aveva una
specie di
ossessione per il total black. Uno dei miei obiettivi per il futuro era
quello
di fargli indossare una maglietta gialla fosforescente, magari di
quelle che si
illuminano al buio.
Il
tettuccio della macchina era abbassato, e il vento mi accarezzava la
pelle.
“A
che pensi?” chiese all’improvviso Damon.
“A
noi… a te” risposi io, con la voce un
po’ persa. Non volevo assolutamente
comunicargli i miei piani per il futuro. Erano un po’
inquietanti in certi
punti: lui sarebbe rimasto bello da svenire per sempre, io nel giro di
trent’anni avrei avuto i capelli bianchi. Non mi piaceva
troppo pensarci.
Damon
distolse lo sguardo dalla strada e si voltò verso di me. Si
avvicinò per darmi
un bacio breve a stampo, che nonostante la sua innocenza e la sua
durata di un
secondo o due, mi aveva scatenato delle emozioni incredibili. Damon poi
dovette
ritornare a guidare, per evitare di farci morire (o meglio, farmi morire. Lui era indistruttibile)
schiantati.
“E
che pensi di me?” domandò il vampiro, nascondendo
un sorriso curioso che a me
non sfuggì.
“Che
sei un matto. Completamente uscito di testa. Cioè ti rendi
conto che Jenna sarà
andata fuori di testa?” esclamai io, fingendomi arrabbiata.
Jenna poteva anche
essere andata di matto, ma non mi importava poi così tanto:
l’importante era
stare con lui, con il mio vampiro.
“Lo
so che tu stai adorando ogni singolo momento di questo
viaggio” disse lui, con
quel suo solito tono… quel tono… alla Damon. Non
sapevo proprio come chiamarlo.
Non esisteva un aggettivo per definire la sua voce.
“Bah,
io so solo che forse dovrei chiamare zia Jenna. Quanto hai intenzione
di farla
durare? Ormai è pomeriggio, torneremo indietro?”
chiesi, pregando intanto che
mi dicesse: “No, torneremo a casa fra due anni o
cinque… chissà”. Quello sì
che
sarebbe stato un sogno.
“Diciamo
che forse torneremo a casa fra una settimana. Ma posso sempre
prolungare anzi…
sono certo che l’ultimo giorno di vacanze verrai da me e mi
supplicherai in
ginocchio di rimanere ancora dove ti voglio portare ora”,
disse lui sorridendo.
Sbuffai
per nascondere l’entusiasmo e la tremenda
curiosità che mi stava assalendo:
“Sì, certo, se lo dici tu…”,
dissi iniziando a smanettare coi pulsanti della
radio. Damon l’aveva installata qualche giorno fa; prima
nell’auto non
esisteva. Era troppo vecchia.
Continuai
a cambiare stazione fino a quando non trovai qualcosa di decente: Born
This
Way, la nuova canzone di Lady GaGa. Mi faceva voglia di mettermi a
ballare in
piedi sul sedile dell’auto.
“Mi
spieghi come fai a sopportare questa porcheria?”,
domandò Damon allungando una
mano verso la radio che io allontanai prontamente con uno schiaffo non
troppo
forte. Ok che Damon era indistruttibile per come la vedevo io, ma non
volevo
comunque fargli male.
“A
me piace. E mi faresti molto felice se me la lasciassi
ascoltare”, lo informai
con un sorriso da cucciolo bastonato: sapevo che non avrebbe resistito.
Lui
non mi degnò di uno sguardo. “Allora? Non mi
guardi? Ti sto parlando, Damon!”,
lo chiamai indignata. Lui sembrava proprio non volerne sapere nulla di
me.
Simpatico.
“Devo
guardare la strada, o moriremo tutti e due”, disse solo il
vampiro.
Avevo
perfettamente capito che era combattuto: se mi avesse guardata avrebbe
ceduto e
avrebbe finito per ascoltare Lady GaGa. Se invece non mi avesse
guardata
avrebbe avuto tutta la forza di volontà per mettere le mani
alla radio e…
Ave
Maria
Il signore è con te
Preghiamo Dio
Sia benedetta
“Spero
che tu stia scherzando, vero?”, strillai io. Tutto tranne
“Radio Maria”.
Damon
sghignazzò divertito dalla mia reazione, il che mi fece
infuriare a morte.
“Ehi! Per favore, cambia”, lo implorai mentre due
suore discutevano come
mettersi in contatto col papa attraverso il messaggero angelo
custode…
“Come?
Non t’interessa? Dai che ti purifichi l’animo. Io
ne ho bisogno”, aggiunse con
un sorriso ammiccante. Dopo si voltò verso di me, che mi ero
completamente
dimenticata di mantenere lo sguardo da cucciolo. E la cosa
più sorprendente di
tutte fu che Damon incominciò a recitare il rosario insieme
a Suor Caterina o
come diavolo si chiamava.
“Damon?
Ti senti bene?”, domandai seriamente preoccupata.
“Padre
nostro che sei nei cieli. Sia santificato il tuo nome. Venga il tuo
regno…”,
blaterava Damon mentre teneva una mano sul volante e una sul cambio.
“Damon!”,
strillai io, diventando isterica forte. Stava male. Aveva bevuto.
Saremmo morti
schiantati ad un autogrill. Che brutta fine. Mamma dove sei?
“…
dacci oggi il nostro pane quotidiano…”, continuava
il vampiro ignorandomi di
brutto.
Feci
la cosa più ovvia che avrei dovuto fare da un bel
po’: cambiai radio. Trovai “What
The Hell” di Avril Lavigne. Amavo quella canzone.
“…
e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen! Elena che
hai fatto?
Stavo pregando!”, mi rimproverò lui.
“Guida
e sta zitto, fammi questo piacere”, risposi io mentre
canticchiavo.
“Beh
almeno ho purificato la mia anima e qualche peccato è stato
perdonato…”, si
consolò Damon, ma lo interruppi: “Damon, lo so che
lo fai per farmi arrabbiare.
Non credi nemmeno a una parola di quelle che hai detto!”,
dissi.
“E
tu che ne sai?”, domandò tentando di trattenere le
risate. Stava per esplodere:
quella situazione era assurda.
“Lo
so e basta. Mi ami troppo e con me non sei in grado di mentire.
Spiacente”, lo
informai con un sorriso furbetto.
“Cosa
stai facendo?”, sbuffai. Ogni cosa che Damon si metteva in
testa all’improvviso
non era mai buona. Aveva detto che dovevamo prendere un aereo: cosa si
metteva
ad allungare i tempi per qualche panino surgelato? Né io
né lui ne avevamo
bisogno.
“Magari
hai bisogno del bagno. Mi preoccupo solo per te”, rispose lui
parcheggiando.
“Beh
non ne ho bisogno”, dissi io guardando e tentando di capire
che diavolo stesse
tramando.
Lui
alzò le spalle, uscì dall’auto e mi
venne ad aprire la portiera, come un vero
gentleman. Lo amavo da pazzi.
“Grazie”,
dissi con un sorrisetto, dimenticandomi che mi stava tenendo nascosto
qualcosa.
Mi
trascinò verso l’autogrill e mi portò
nel reparto musica. “Oddio. Tu sei
suonato”, affermai io scuotendo la testa.
“Ora,
principessa. Scegliamo assieme e la facciamo finita”, disse
lui ignorandomi.
“Ok…
non mi piace niente. Torniamo in macchina”, tagliai io
voltandomi per uscire.
Lui
mi afferrò prontamente per un braccio: “No. Tu non
vai proprio da nessuna
parte. Scegli un cd. Ora”, ripeté lui. Se non
avessi scelto non so cosa avrebbe
potuto fare.
Scrutai
gli scaffali in cerca di qualcosa di minimamente ascoltabile:
“E se prendessimo
i Black Eyed Peas?”, proposi io.
Lui
impallidì: “Tu detesti i Black Eyed
Peas”, balbettò lui, improvvisamente
impaurito.
Sorrisi
vittoriosa: “Sì ma ho cambiato idea. Hai detto
prendi quello che vuoi, giusto?
Bene… ok, noi prendiamo questo”, aggiunsi quando
fu il nostro turno alla cassa.
“Certo
signorina”, rispose con un sorriso la commessa.
“No,
ti prego no. Tutto tranne i Black Eyed Peas. Elena, io ti amo lo
sai?”, mi
supplicò Damon. Tenevo lo sguardo fisso contro le mani della
ragazza che
toglievano l’antifurto al cd per non scoppiare a ridere di
fronte alla faccia
di Damon. Così imparava.
La
realtà era che pure io detestavo i Black Eyed Peas. Ma Damon
voleva sempre
vincere le nostre piccole battaglie e non volevo dargliela vinta anche
questa
volta. Lo volevo stupire. E ce l’avevo fatta.
“Dimostrami
che faresti di tutto per me e io cambierò idea”,
cinguettai io, godendomi ogni
singolo istante della mia vittoria.
“Ok…
cosa devo fare? Devo comprarti una villa con piscina?”,
domandò lui.
Mi
misi un dito sotto il mento, come per dare l’impressione che
stessi pensando: “Mmmmm…
di più di più”, miagolai.
Intanto
sentii la ragazza che fece cadere qualcosa a terra. “Oddio!
L’ho rotto! Scusate
vado a vedere se ce n’è un altro di
là”, esclamò allontanandosi.
Damon
intanto continuava a sudare in cerca di qualcosa che poteva fare per
indurmi a
cambiare cd. Che situazione ridicola. “Posso…
comparti tutto questo autogrill
con tutto quello che c’è dentro”,
provò lui.
“Ma
dai? Quindi…”, dissi io guardando gli scaffali con
i cd, “anche Born This Way
di Lady GaGa con i remix. Wow, generoso. Ma non abbastanza”,
aggiunsi io
assaporando il sapore della vittoria.
La
ragazza non era ancora tornata. “Ok…
l’hai voluto tu. Sappi solo che mi hai
costretto”, sussurrò lui al mio orecchio facendomi
rabbrividire.
Improvvisamente
mi sollevò con uno scatto repentino e mi sorresse fra le sue
braccia. Mi portò
sul bancone della cassa e mi baciò lì, in mezzo
all’autogrill.
Mi
sentii avvampare mentre guardavo giù, dove decine di facce
ci fissavano
stupiti. Per quanto mi vergognassi, non potei fare a meno di resistere
a Damon.
Lui era… Damon. Irresistibile, provocante, dannatamente
bello. Lo amavo.
Semplicemente, lo amavo.
Risposi
al bacio con passione ma sempre mantenendo il buonsenso: eravamo in
mezzo
all’autogrill. Era come se dentro di me ci fosse un uragano
in tempesta: volevo
scendere da quel maledetto bancone, ma allo stesso tempo sapevo che non
era proprio
una buona idea. Ma Damon… non riuscivo a resistergli.
Dopo
qualche secondo si staccò: “Non ho alcuna
intenzione di fermarmi. Elena, ti
amo. Come devo dimostrartelo? Cambia cd, per favore. Ti sto portando in
un
posto che non ti immagini neanche”, sussurrò lui
ansimante.
Io
non riuscivo più a ragionare, non capivo più
niente. Avevo completamente dimenticato
come ragiona la mente. Nel frattempo mi accorsi che la ragazza era
tornata e la
sua faccia sorpresa spiccava fra le altre. “Ok… va
bene”, risposi io.
Presi
un profondo respiro e scesi dal bancone tenendo la faccia bassa ed
evitando
accuratamente lo sguardo di tutta quella gente:
“Ehm…”, cominciai io,
“cambiamo
cd. Prendiamo…”, aggiunsi. “Trovane uno
trovane uno, uno a caso uno a caso”, mi
ripetevo nella mia testa. Tesi il braccio e tastai gli scaffali.
“Questo”,
conclusi io, afferrando Speak Now di Taylor Swift. La ragazza mi
lanciò uno
sguardo omicida e sostituì il cd. Pagai e uscii di fretta da
quel posto
infernale.
Mancava
qualcosa…
Uh,
sì, Damon!
Ma
non sarei tornata in quel posto neanche per tutto l’oro del
mondo. Troppa
vergogna.
Il
mio vampiro grazie a non so quale Dio ritornò da me:
“Che hai scelto?”,
domandò.
Gli
porsi il cd e lui fece una smorfia:
“Elena…”, si lamentò. Oh ma
cosa si
aspettava? Radio Maria Compilation?
“Sta
zitto! Ho capito che mi ami, ce ne vuole di coraggio per fare quello
che hai
fatto. Ma se mi ami allora questo dovrebbe andarti bene”,
sbuffai io.
“Per
quale ragione dovrebbe andarmi bene Taylor Swift?”, chiese
lui facendo una
strana faccia mentre pronunciava quel nome.
Sorrisi:
“Perché mi ami”.
“Uh
sì. Giusto”, disse lui aprendomi la portiera.
Prima
che potesse accendere il motore gli tesi il cd: “Ora
però lo metti, va bene?”,
chiesi io con gli facendo gli occhioni dolci irresistibili.
Lui
si sciolse vedendomi: “Ma certo amore”, rispose.
Partì
la prima traccia: Mine. Una delle mie preferite. Mi ricordava un
po’ lui, un po’
mamma, un po’ papà. A mamma sarebbe piaciuta
quella canzone, ne ero certa.
“Mi
dici una cosa? Prima ti ho chiesto a cosa stavi pensando…
ora a che cosa stai
pensando?”, chiese lui mentre si infilava nel traffico.
Pensai
a cosa potevo rispondergli. Non perché non volevo dirgli la
verità, ma perché
non sapevo come dirgliela.
“A
mia madre. Mi aveva fatto una promessa… ma non ha potuto
mantenerla”, sospirai
io.
Lui
aggrottò lo sguardo: “Che tipo di
promessa?”, chiese.
“Avevo
un sogno. E lei mi aveva promesso che sarei riuscita a
realizzarlo”, spiegai
io.
“Che
sogno era?”, domandò lui. Sembrava davvero
interessato.
Non
volevo dirgli la verità, mi avrebbe presa in giro:
“Ehm… non te lo voglio
dire”, dissi tutto d’un fiato.
“Perché no?”, chiese lui.
“Mi
prenderai in giro”, sussurrai.
“Non
potrei mai, Elena”, mi rassicurò.
Presi
un profondo respiro e dissi: “Volevo volare”. Non
lo vidi ridere, sorridere,
ridacchiare. Niente.
“Ci
credi ancora?”, chiese ancora lui.
Annuii
impercettibilmente, tantoché pensai che non mi avesse
nemmeno vista. “Fai bene.
Vedrai che quando meno te l’aspetti si
realizzerà”, disse lui, dolce.
“Grazie”,
dissi solo, volendo solamente porre fine alla conversazione.
Probabilmente lui
capì. Mi capiva, mi comprendeva in tutto quanto. Era
perfetto.
You are
the best thing
That’s ever been mine
Già…
quella canzone faceva proprio al caso mio. Damon era davvero la
migliore cosa
che era mai stata mia.
Angolino
della Matta Fra
Ciao!
Wow,
io vi amo. Ho visto
parecchie mie “fan” passare anche di qua. Non
sapete quanto vi adoro. Grazie
mille per tutte quelle belle recensioni positive che mi avete lasciato.
Allora…
questo capitolo ho paura che non sia all’altezza di quello
che vi aspettavate,
ma come sapete era già pronto da secoli quindi non ho voluto
cambiarlo.
Comunque
fatemi sapere; ogni
volta che dico che un capitolo fa schifo qualcosa come otto persone mi
contraddiscono
Per
chi non l’avesse capito,
io amo Taylor Swift. Trovo che ogni sua canzone sia unica, perfetta e
con un
vero significato. Per questo mi viene automatico sceglierle per i
capitoli di
questa ff, perché hanno un significato.
Cos’altro
ho da dire?
Ringrazio tutte voi che avete recensito, tutte voi che avete aggiunto
la storia
alle preferite, alle seguite e alle ricordate. Grazie anche a chi legge
in
silenzio. Grazie davvero. Non mi sarei mai aspettata un entusiasmo del
genere.
Ok…
detto questo mi scuso per
chi segue la mia fic ♥Damon&Elena♥,
perché è tipo da un mese che non aggiorno. No,
dai, non un mese. Sono poco ispirata per quelle
pazzie… comunque
scriverò la prossima settimana i capitoli di Please Come
Back, il mio crossover
tra Twilight e The Vampire Diaries (qui!)
e
ovviamente anche questa fic che avete
l’”onore” di leggere prima. Niente
è
sicuro perché sono sommersa di cose da fare; a proposito, se
qualcuna di voi
offre lezioni sulle scomposizioni dei polinomi, qui ci sarebbe la
vostra prima
cliente. E poi devo fare un
esame stupido ma per cui devo studiare. Quindi vedrò di fare
il possibile…
Ok
detto questo vi lascio,
grazie
Fra