« L'amicizia è un contratto col quale ci impegniamo a rendere a qualcuno piccoli servigi perché ce li ricambi con dei grandi. »
Charles-Louis de Secondat
- Prego? -
Elizaveta Héderváry lo guardò senza capire.
Gilbert Beilschmidt cercò di farsi intendere con un gesto della mano. La sola idea di dover scendere nel particolare gli dava i capogiri, anche se a parlare era pur sempre la sua onorevole persona. L’ungherese si appoggiò con una mano ad una padella tutta scassata e si sostenne mentre le guance dell’altro ripercorrevano l’intera scala cromatica e ritorno. Non era ancora del tutto sicura di aver capito bene.
- Intendo dire… avevi fame e ti ho nutrita, avevi sete e ti ho dato da bere… -
Il tedesco si fermò un istante, assorto. Quel discorso aveva la sensazione di averlo già sentito da qualche altra parte.
Elizaveta appoggiò la padella sullo scrittoio di casa Eldelstein e la lasciò lì per qualche secondo.
Senza dire una parola, serrò la presa attorno all’impugnatura e assottigliò lo sguardo. Gilbert si vestì del suo miglior sorriso ammaliatore. Poi, lentamente, raccolse fiato e coraggio e prese di nuovo parola.
- Il meno che puoi fare adesso per sdebitarti, donna, è uscire col magnifico me! -
Gilbert Beilschmidt aprì gli occhi e sorrise. Elizaveta, pallidissima, ricambiò. Poi sollevò la padella.
…
A parte una discreta manciata di denti lasciare senza un fiato la propria bocca, fu l’ultima cosa che il tedesco ricordò di aver visto in quell’assolato pomeriggio in casa Eldelstein.