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Autore: MizzGreen93    10/04/2011    2 recensioni
Ho sempre avuto una passione insana per il sangue: ciò mi portava di conseguenza ad adorare i vampiri, ad osservare quasi ammaliata il sangue che sgorgava delle mie costanti ferite ed altri avvenimenti che hanno procurato una costante preoccupazione in mia madre e il soprannome di "Bloody Nic" dai miei amici.
Il mio nome è Nicole, ho 17 anni e con queste parole voglio inaugurare il mio diario che rappresenterà il capolinea della mia adolescenza.
Mia prima Fic originale! Si accettanto critiche e commenti ovviamente. Per ora lascio questo rating ma forse in futuro cambierà, dipende da come indirizzerò la Fic. ;)
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Secondo me faresti meglio ad andare al pronto soccorso, Nic: insomma la botta è stata pesante…”
La botta dentro ancora di più.
sicuro è solo una contusione, nulla di rotto, ma controllare non fa male… magari, che so, ti metteranno qualche cremina magica che farà sparire il dolore…”
Esiste per caso qualche cremina magica per le contusioni al cuore?
“…e poi questo taglio! Ok, non è enorme ma sarebbe un peccato se ti restasse la cicatrice! Nic? Nic! Ma non mi ascolti?”
Marcy strillò queste ultime parole con aria indignata: era arrivata a casa mia un quarto d’ora prima, aveva bisogno di sfogarsi su non so che questione riguardante il suo ragazzo ma appena aveva messo piede in casa aveva capito che quel giorno non ero in vena si raccogliere i suoi cocci, ero troppo impegnata con i miei.
“Sì” dissi poco convinta.
“Non vuoi dirmi cosa è successo?”  chiese posando il mercurio cromo e il batuffolo d’ovatta tinto di rosso e sedendosi a terra accanto a me.
“Nulla di che, Marcy, davvero. Ho perso l’equilibrio e sono caduta per le scale. Che tonta! Ahahah!”
Le mie parole convinsero poco la mia amica e la mia risata ancor meno. Si alzò da terra scrutandomi. Ma in fondo mi conosceva bene, non ero una tipa di facili sfoghi, pensò che era meglio non farmi domande sull’accaduto. Almeno non dirette.
“Tua madre dov’è?”
Ahia.
Sussultai: lei sapeva che mia madre aveva dei problemi ma non sapeva di che genere. Non sapeva nemmeno di mio fratello e solo il pensiero che lui era in casa al piano di sopra, ubriaco e che sarebbe potuto scendere a cercare qualche birra in frigo da un momento all’altro mi fece agitare ancora di più.
“E’ fuori. A trovare parenti.”
Marcy lanciò una rapida occhiata all’orologio da parete  a forma di margherita che avevamo in cucina.
“Alle 23:25 di sera?”
Accidenti. A volte dimenticavo di pensare come una ragazza che frequenta corsi serali ed esce da scuola alle 22:00 o alle 23:00  e ragionavo ancora come una liceale: durante i bei tempi dell’adolescenza, ogni volta che dopo scuola, verso le 15:00, venivano a trovarci parenti indesiderati dicevamo sempre che mamma non era in casa, così da non doverceli subire.
“Bhè, sì.”
“Non torna a casa a dormire? Perché se vuoi posso stare da te…”
“NO!” tuonai.
Marcy mi parve offesa.
Cazzo.
“Scusa, volevo dire che non è il caso, Mà, davvero. Mio fratello dovrebbe rientrare a momenti.”
“Beh, allora posso farti compagnia finché non torna, non mi va di lasciarti sola in queste condizioni… e poi vorrei parlarti di quella cosa che ti ho accennato prima…” arrossì.
In quel momento mi sentii davvero in trappola: non potevo permettere che Marcy restasse in casa e magari venisse trascinata in qualche discussione con mio fratello ma non potevo neanche lasciarla da sola a dilaniarsi l’anima. Non potevo permettere che fosse riservato anche a lei il mio stesso trattamento.
Riflettei per un attimo massaggiandomi le tempie.
“Facciamo così” dissi alla fine “Ora chiamo mio fratello e gli avviso che starò da te a dormire. Ci penserà lui ad avvertire mia madre. Tanto non ci sono problemi se sto da te, no?”
“Ma figuriamoci, Nic! Sai che tu sei la sorella che non ho mai avuto  e che casa mia è anche tua.”
Magari.
Invidiavo Marcy per la famiglia che aveva, non dico che era la classica famiglia perfetta ma un qualcosa di molto simile sì: la madre, il padre ed il fratello maggiore di 23 anni lavoravano, quello di 22 studiava all’Università e poi vi era Marcy che andava a scuola serale e badava al fratellino di 11 anni il pomeriggio, una famiglia ricca di impegni, insomma, ma che riusciva a ritagliarsi costantemente degli spazi, anche se piccoli, durante i quali parlare, interessarsi gli uni agli altri e non perdere il dialogo e l’unione. Certo vi erano i litigi, in tutte le famiglie vi sono, ma la forza che li univa era talmente grande che permetteva loro di superare ogni cosa, dalle ragazze stronze che lasciavano i fratelli ai lutti più neri. Sì, insomma, la famiglia di Marcy era l’opposto della mia, la parte bianca del tao.
Sorrisi a Marcy con gratitudine.
“Non è che è troppo tardi? Insomma, immagino stiano già dormendo tutti…”
“Macchè, Nic, domani è domenica, stanno tutti a casa, dunque stanotte staranno svegli fino a tardi a fare qualche cosa di famiglia… mio fratello Matteo è andato a non so che festa con gli amici di Università, solo quel moccioso di Dario starà dormendo ma sticazzi, di lui non ci interessa nulla.”
“Perfetto, allora vado a chiamare Victor”
“Ed io mamma”
Dopo la mia finta chiamata ad un interlocutore inesistente mi avviai verso Marcy che aveva appena attaccato.
“Aspettami qui, vado a prendere le mie cose in camera.”
Ci misi cinque minuti, il pensiero che Victor era in casa mi aveva donato una velocità incredibile.
Presi la mia sacca blu, uscii dalla camera e vidi Victor sul pianerottolo intento a stropicciarsi gli occhi. Sapevo che voleva: alcool. Con il cuore che batteva all’impazzata, mi precipitai giù per le scale correndo, afferrai Marcy per il polso che esordì con un “Ma che ca…”  e uscii da quella mia casa infernale prima che accadesse l’inevitabile.


“Ciao Luisa! Spero non ci siano problemi, allora…”
“Nic, ma quando mai, lo sai che mi fa sempre piacere fare quattro chiacchiere con te.”
La mamma di Marcy ci fece entrare in casa. Era una tipa fantastica: in passato era stata una figlia dei fiori, conobbe il marito proprio ad un concerto. Ancora allora, sebbene adulta, metteva qualcosa di hippie nel suo abbigliamento, una spilla, una collana, un bracciale… Diventammo subito amiche non appena la conobbi, tant’è vero che mi impose di abolire il “signora” e di darle del tu.
“Sì, mamma, peccato che Nic adesso le chiacchiere deve farle con me.”
Mi prese per mano e mi condusse in camera sua che, come al solito, era nel caos assoluto.
“Di’ un po’, Marcy, stai sperimentando una nuova moquette o ti è esploso l’armadio?” le chiesi indicando le masse di vestiti radunati in una parte di pavimento.
Marcy si sedette sul letto, e con dei colpetti della mano su questo mi chiese di sedermi. Non era il momento di scherzare, era il momento delle confidenze.
“Beh, oggi sono uscita con Marco e lo sai…” cominciò. “… Pensavo che voleva farmi qualche sorpresa, che so, andare sulla spiaggia ed aspettare l’alba, roba, così, lo sai che io sono una fottuta romantica… e invece…” sospirò.
“Ti ha portata a casa sua?”
Marcy annuì.
“Non ti avrà mica costretta a…” chiesi mentre il sangue cominciava ad arrivarmi al cervello. Non sopportavo i ragazzi che prendevano questo genere di iniziative facendo poi star male le rispettive ragazze, soprattutto poi quando la ragazza in questione era la mia migliore amica.
“No, no… “ disse debolmente “C’è, all’inizio pensavo fosse una buona idea, abbiamo cominciato a strusciarci un po’, a toccarci… mi stava piacendo, e non poco, ma poi mentre lui si spogliava ho pensato se davvero ne valesse la pena di sprecare la mia prima volta con lui che conosco da un mese…”
“E alla fine?”
“Sono scoppiata a piangere e l’ho pregato di portarmi a casa. Lui ha cercato di persuadermi ma io sono rimasta sui miei passi così lui si è incazzato e se n’è andato lasciandomi lì a piangere come una cretina”
“Che stronzo”
“Già… possibile che li trovo tutti io, Nic?” disse mentre delle lacrime cominciavano a rigarle il volto.
L’abbracciai.
“Siamo in due, non dimenticarlo”.
Mentre stringevo a me la mia amica pensai al mio uomo misterioso: Marcy sapeva qualcosa sul suo conto o meglio Marco sapeva ma non me la sentii di chiederle nulla. Mi chiesi se ne valesse la pena, se pensare a lui non fosse solo uno spreco di tempo, se pensare a lui in certi “ruoli” non fosse solo un’utopia.
Decisi di piantarla, avevo 18 anni, basta fantasticare, bisognava pensare ai fatti, decisi che l’uomo misterioso sarebbe scomparso dalla mia mente. Lo imposi al mio cervello ed al mio cuore già troppo ammaccato.
Continuai a meditare su questa faccenda per tutta la notte, in fondo la notte porta consiglio, no? Strinsi un patto con me stessa, il giorno dopo quel ragazzo per me sarebbe morto, mai esistito, volatilizzato.
Sarà che sono sempre stata un po’ volubile, sarà che in quel periodo ero particolarmente debole, non lo sapevo precisamente ma di una cosa ero certa: il mio primo pensiero, appena sveglia, andò al ragazzo misterioso.


**********************
Ho deciso di cambiare la scrittura perchè quella, forse, era un po' troppo piccola. XD
Scusate del ritardo nel postare ma queste due settimane sono state tragiche sotto ogni punto di vista. -.- Poi l'ispirazione era venuta un po' meno.
Ringrazio Titty e Wolfeyes che recensiscono e che, soprattutto, apprezzano e ringrazio anche chi mgarai legge solo e non recensisce. (:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
  
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