Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _Renesmee Cullen_    10/04/2011    16 recensioni
Diletta, una ragazza che non ha più voglia di innamorarsi, incontra Matteo, un ragazzo in una situazione identica alla sua. Sono molto simili: entrambi orgogliosi ed entrambi con una personalità forte, entrambi con degli amici fantastici, Athena e Francesco.
L'odio che provano l'uno per l'altra è palpabile nell'aria che respirano, ma non sempre sarà così.... tra figuracce e situazioni romantiche che fine faranno??
leggete e scoprirete cosa succederà ai due.....
è la mia prima fanfiction e spero che vi piacerà!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Ragazze scusatemi!!! *me si porstra ai vostri piedi* lo so di avervi pormesso che avrei postato ieri, ma non ho proprio avuto tempo!! In questo capitolo ringrazio tutte le ragazze che mi hanno recensito ed in particolar modo _Miss Cullen_  che mi sopporta sempre e mi ha fato la copertina per la storia!!! grazie per l’attenzione, ora vi lascio al capitolo, recensite!!
 

Image and video hosting by TinyPic

 

Capitolo 2 Io non dimentico

Pov Diletta

Tornai a casa completamente distrutta. Il concerto si era svolto durante la mattina e adesso, che era ora di pranzo, avevo voglia solo di andare a dormire. Mi ero stressata troppo. Di certo però non potevo sfuggire all’interrogatorio di mammina, eh no no! Non sia mai. A pranzo, io che di solito ero molto loquace e dinamica, rispondevo a monosillabi alle domande che mi venivano poste. E nonostante tutto, mamma sembrava non accorgersi della mia stanchezza, continuando a tempestarmi di domande: voleva sapere tutto: cosa mi avevano detto i giornalisti, le facce delle mie compagne di scuola dopo la figuraccia fatta. Mio papà, invece, guardava il telegiornale come al suo solito senza batter ciglio. Avevo veramente sonno, ma soprattutto, sentivo una morsa allo stomaco e al petto e, caso alquanto strano, mangiai pochissimo, io che di solito ero una buona forchetta… probabilmente non avevo digerito qualcosa il giorno prima, dato che mia nonna mia aveva cucinato le lasagne al forno e la carne fritta.
Salii in camera e chiusi la porta, per evitare che qualcuno mi venisse a disturbare, misi il mio bel pigiama rosa di Hello kitty e sprofondai nel comodo letto.
-Just gonna…- il mio telefono cominciò a squillare: ma chi diavolo era a quell’ora del pomeriggio? Guardai sul display dell’iPhone che stava sopra al comodino. Pff era Athena. Alias la mia migliore amica, eravamo così tanto affezionate che ci consideravamo sorelle, anche se in quel momento avrei preferito strozzarla perchè mi aveva svegliato dal mio dolce sonnellino.
-Pronto?- dissi con voce alquanto assonnata
 -Sisterrr!- urlò mia sorella spaccandomi quasi un timpano.
-Oi Soteria- risposi con voce ancora impastata dal sonno. Noi ci chiamavamo con nomi greci, dato che facevamo il Liceo Classico, e lei era “Oi Soteria”, che (con le concordanze sbagliate tra articolo e nome) vuol dire “salvezza”. Io ero “Ta Mella”, usato da noi come “colei che vede il futuro” (ed assicuro che è vero) e l’altra nostra sorella, Francesca, era “Tes Sofos” ovvero “la saggia”. Eravamo un trio alquanto strambo ed originale.
 -Non urlare ti prego, mi ero appena addormentata!- esclamai accendendo la luce e dicendo addio a quel sonno ristoratore. Lei sembrò stupita:
-Sister ma vai a dormire a quest’ora? Non fai cena?- non riuscivo a capire ciò che dicesse, era proprio matta
-Guarda Athe che sono le  quattro del pomeriggio- sbadigliai platealmente.
-Aoo ma hai preso la tua dose di coca cola?- chiese stupita. Eh già la coca cola per me era una droga e senza la mia “dose quotidiana” potevo cominciare a dare i numeri. Cocacoladipendente 4 ever.
-No, ancora no, la prendo sta sera- risposi scherzosamente. Rise come una matta:
-Ta Mella tu stai fuori!- esclamò. Toh, che novità. Come se non l’avessi saputo già da me.
-Perchè?- e sbadigliai di nuovo
-Sono le otto e mezza di sera.- fece, con fare non curante. Strabuzzai gli occhi: cacchio! Avevo dormito così tanto? Non me ne ero neanche resa conto! Bhe, dopo una notte di quasi totale insonnia era anche molto prevedibile…  
-Uhh sister scusa, mi ero dimenticata che ci dovevamo sentire su msn, adesso arrivo, ciao!-  esclamai ricordandomi in quel momento della promessa fatta. Mi era passata completamente per la testa.
-Ciao Sorella, sbrigati e datti una svegliata- mi canzonò Athe.
Aprii la finestra per far cambiare aria e per far entrare un po’ di fresco, mi sedetti alla scrivania ed accesi il mio stupendo computer rosa confetto, che era il mio colore preferito insieme al blu,  e mi connettei subito a msn
_La Terribilmente Malefica_ scrive: “Sisterrr”

TerribileDidi (o in alternativa Ta Mella) scrive: “Oi Soteria!!”

“Bravaaa sei stata proprio bravissima al concerto!! Ahahah quelle saranno morte di invidia!!! Mamma mia quanto ci godo XDXD”

“Grazie compare… sempre modestia a parte”
Le raccontai quello che era successo con quello stronzo di Matteo per filo e per segno, dato che io e lei ci raccontavamo sempre tutto e tra di noi non avevamo segreti e subito lei cominciò con le sue fantasie:

“Uhuhuh già vi vedo insieme, eheh tu lo sai che chi disprezza compra… ma ti rendi conto?? OCCHI VERDII!! COME ROBERT!!! Come il mio amato Rob!” lei adorava la saga di Twilight e andava matta per il Vampirone Edward Cullen, che era interpretato da Robert Pattinson. Non che avessi qualcosa contro quella saga, anzi, mi piaceva molto, ma spesso non capivo la fissazione che Athe aveva per quello là.
“-.-“ è l’unica cosa che ho da dire… neanche lo conosco… e poi è davvero stronzo!!”

“Uhuh Didi che si mette con il bel tenebroso… *slurp*”

“Sese, non l’ho neanche mai visto in vita mia… però deve fare il Classico, per forza, altrimenti non sarebbe stato al concerto…”
Mentre parlavo con Athena, non riuscivo a levarmi dalla testa quei due occhi verdi, rimanevo ancora stupita se pensavo che erano così accesi e intriganti… non avevo mai visto un colore simile, solamente nelle fiabe o nei film c’erano personaggi copn occhi così splendenti… DILETTA MA DOVE TI LANCI? Era proprio vero che l’abito non fa il monaco… sembravano gli occhi di una persona così dolce e sensibile…

“Va bene sisteruccia, come vuoi tu… *sogghigna e non si da per vinta* comunque…”
Iniziammo a parlare del più e del meno come al solito, ma Oi Soteria faceva sempre ricadere l’argomento su Matteo e questo mi dava alquanto sui nervi. Non vedeva l’ora che mi trovassi un ragazzo, ma io non avevo alcuna fretta.

“Soteria adesso devo andare a cena, ci vediamo domani, ciaoo!!” La salutai infine

“Ciao Mella, fammi sapere se il tipo si farà risentire”

-.-“ sisi, nonna!! Tanto non lo farà… kiss”
Chiusi la conversazione. Prima di andare a cena feci un salto su face book: cinque richieste di amicizia. Scorsi velocemente i nomi, e rifiutai, dato che non li conoscevo, non ero come quelle idiote che accettano gli amici su face book solo per fare numero. Io tutti quelli che avevo (235) li conoscevo, e di certo ci facevo più bella figura degli altri. E poi non mi fidavo, non si poteva mai sapere.
L’ultimo nome mi fece strabuzzare gli occhi: Matteo Santarelli. Rimasi un attimo interdetta… che fosse proprio QUEL Matteo? Nooo! Era estremamente impossibile! Di tutti i Mattei che c’erano in Italia e nel mondo, non doveva essere proprio lui. Chissà quanti si chiamavano così.
Guardai le sue foto: non c’erano dubbi, era proprio lui. Alto, occhi verdi smeraldo in cui sembrava racchiusa tutta l’essenza del mondo, capelli marrone scuro che sembrava nero, come i miei occhi, faccia strafottente e sorriso canzonatorio.
Mi distolsi dai miei pensieri: eheh no no tesoro! Pensi che sia così facile? Prima mi sfotti poi mi mandi una richiesta d’amicizia? Ora ti faccio vedere io! Ma guarda un po’ tu questo! Sghignazzai e rifiutai. Me ne andai a cena piuttosto soddisfatta.
Il giorno dopo
-Rossi, Lucidi, volete stare zitte! Oh ma rompete proprio l’anima! Guardate che se non volete stare a sentire potete benissimo fissare un punto nel muro! Dopo quasi un anno dovreste averlo trovato non credete?- era quell’idiota della prof di storia che ci stava riprendendo perché chiacchieravamo. Eravamo vicine di banco, e ogni volta che potevamo ci mettevamo a parlare. Le avevo subito raccontato faccenda di face book, e lei era rimasta un po’ interdetta. Dopo che la prof ebbe finito di parlare, non aspettò neanche cinque minuti per fingersi dispiaciuta, che continuò
-Hai fatto bene a rifiutare, ma chi si crede di essere questo? E brava la mia sisteruccia, fatti desiderare!- ma non era quella che stava dalla parte del tipo? Comunque ci battemmo il cinque e fingemmo di prestare attenzione alla lezione.
I giorni passavano, e di Matteo neanche l’ombra, per fortuna: a scuola non l’avevo mai visto, non l’avevo mai incrociato per i corridoi all’intervallo. Bisognava dire, però, che il Liceo Classico di Bologna era molto grande.
Erano passati cinque giorni ormai e la mia vita tornava a scorrere monotona e lenta come al solito. Con mio grande sollievo iniziavo a credere che non l’avrei più rivisto e mi venne il dubbio che forse quell’incontro non c’era neanche mai stato, anche se ero stata così sicura di ciò che era successo… La Domenica la passai a casa a studiare latino, poiché il giorno dopo la professoressa avrebbe interrogato. Io non ero una secchiona, ma ci tenevo a fare la mia figura, perché detestavo prendere voti bassi.
Fu il Lunedì che cui le cose cambiarono e da quel giorno dissi addio alla mia odiata monotonia. Il Liceo Classico aveva tre piani, il secondo era quello dove stavano i primi, la segreteria, gli uffici e la sala dei professori. Stavamo salendo le scale per andare in Aula Magna (che di grande aveva ben poco), per seguire un corso di Storia dell’Arte. Appena entrammo nel piano superiore, vidi qualcuno passare. Si voltò ed inevitabilmente incatenò i miei occhi ai suoi. Non ci credevo, non era possibile, era LUI, impossibile sbagliarsi. Alla fine l’avevo rincontrato. Non potevo crederci, allora tutto quello che era successo era stato reale.
Con la mano strinsi il braccio di Soteria, fino a farle male suppongo, perchè staccò il suo braccio brontolando. Mi ripresi dallo stupore iniziale, feci una smorfia, contrariata e gli voltai le spalle agitando i capelli. Era lui, senza ombra di dubbio, avrei riconosciuto il suo sguardo odioso tra mille.
-E’ lui…- sussurrai ad Athe. Lei fece una faccia compiaciuta e sogghignò, fissandolo mentre se ne andava  
-Tanta roba!- iniziò a ridere come una matta, tanto che le diedi una gomitata su un fianco: non volevo che Matteo si accorgesse che stavamo parlando di lui, neanche a farlo sentire importante, dato che non lo era.
-Ti sei scelta un gran pezzo di figo eh sisteruccia?- chiese con sguardo eloquente. Sbuffai
 -Ma quante volte ti devo ripetere che non mi piace?- chiesi retoricamente a mia volta. Neanche lo conoscevo, e poi se mi metto a litigare con uno che ha begli occhi non vuol dire che mi piace. Lei sogghignò ancora
 -Se se, puoi darla a bere a tutti ma non a me!- cominciò -Ok, ammettiamo anche che sia stronzo e non ti piace, ma almeno devi ammettere che di aspetto…*slurp*-
-Bhe, ecco..- farfugliai, ma non mi fece finire di parlare che continuò
 -Ah vorrei farti notare che ti sta ancora guardando- concluse lei compiaciuta, sicuramente stava immaginando un possibile futuro per noi due, ma di certo non eravamo i protagonisti di un libro, quindi non c’era storia. Comunque sapevo che Athe mi stava dicendo la verità, poiché sentivo i suoi occhi puntati su di me, ma non avendo il coraggio di voltarmi (strano, io che di solito ero molto combattiva) continuai a camminare come se nulla fosse.

Pov Matteo

Mi ero estremamente stufato di stare a sentire quella matta di matematica. Io avevo l’avversione per la matematica! La odiavo e non ci capivo nulla!  Non era vero che non mi applicavo, mi impegnavo ma quella materia proprio non mi entrava in testa. Così avevo preso la scusa di andare in bagno per fare una passeggiata e respirare un po’ d’aria fresca. Stavo proprio tornando in classe quando la vidi: stava salendo le scale con la sua classe, probabilmente diretti all’Aula Magna o a quella di computer. La fissai negli occhi, che erano marroni scurissimi. Io adoravo quel colore… Fece una smorfia e mi voltò le spalle, mentre quella che le stava vicino mi guardò ancora a lungo con sguardo indagatore, poi si voltò anche lei. Caspita, quanto era acida quella ragazza. Però che peccato… io non ero di certo stato gentile a rivolgermi a lei in quel modo, però non poteva prenderci anche la ragione. Scommetto che se fossi stato in un altro momento non sarei stato così sgarbato e magari tutto quello non sarebbe successo… ma era andata così e non avevo motivo di piangere sul latte versato. Ero anche rimasto stupito di una cosa: aveva i capelli lisci! O se li piastrava, o se li aveva fatti ricci apposta per il concerto, cosa probabile… quindi forse la mia teoria sulle ricce era una cavolata? Francesco lo diceva sempre. Tornai in classe e mi misi seduto sul mio banco in ultima fila e raccontai a Fra, nonché mio migliore amico, cosa fosse successo.
 -E’ bona?- chiese interessato.
 -Ehm… cioè…- non sapevo che dirgli. Era bella… si o no? Brutta non lo era, affatto ma bella era un parolone, l’avevo vista solo due volte, non potevo dirlo.
-Fai il bravo gentiluomo e valle a chiedere scusa!- esclamò finendo di prendere gli appunti, lui che in matematica aveva nove. Io? Chiedere scusa? Ma se aveva torto marcio. Non ci pensavo minimamente.
-Dille che avete cominciato con il piede sbagliato, roba del genere…-  continuò. Se col cazzo che lo faccio!  La faceva facile lui, che non si arrabbiava mai e che predicava sempre Pace e Amore.
-Pff mabbhe… non mi sembra neanche il caso…- mi giustificai. Fra mi guardò male;
 -Mattè… svegliaaaaa! Tu sei ancora rimasto fossilizzato su quello che è successo… ma è stato due anni fa, non è ora di voltare pagina?- cominciò il suo monologo. Non risposi e feci finta di prestare attenzione alla prof che spiegava. Cosa alquanto impossibile, dato che non ci capivo mai niente. Per cui non glie la diedi a bere.
–Mattè- riprese Fra -Io te l’ho detto… tu poi fai come ti pare, ma non puoi continuare così... hai sedici anni tra neanche venti giorni cazzo!-
Era vero! Era maledettamente vero! Non potevo andare avanti così… o forse si dipendeva dai punti di vista…
Finalmente la campanella suonò. Che liberazione. Aver scelto il Classico sperimentale si era rivelata una vera e propria fregatura! Più ore di matematica e meno ore per divertirsi. Mi appoggia al muro davanti alla porta d’ingresso con Francesco ed aspettai… non sapevo se stavo facendo la cosa giusta ma, come diceva Gabriele D’Annunzio, memento audere semper… (nda: ricordo di osare sempre)
Appena vidi che Diletta uscì, interdetto, mi rivolsi a Fra
 -E’ lei…-  e cercando di non indicarla, gli feci capire chi fosse. Lui  sgranò gli occhi:
 -Bona aho! E’ bona sii! Allora vai, su! Non perdere questa occasione- mi spronò dandomi uno spintone. Titubante ma con lo sguardo spavaldo mi avvicinai a lei, che mi guardò dubbiosa e con gli occhi spalancati.
 –Ciao- la salutai, lei fece un cenno con il capo. Era proprio diffidente… mamma mia, neanche fossi stato il lupo mangia frutta…
-Senti…- iniziai io cercando di non sembrare impacciato, cercano una disinvoltura che non avevo
 -Mi sa che l’altro giorno abbiamo cominciato con il piede sbagliato…- continuai. Lei strabuzzo ancora di più i suoi stupendi occhi (stupendi? Mattè ma che dici? ) e fece una smorfia:
-Ma che ci provi? Guarda che non sono una puttana, va a farti fottere!- e se ne andò alquanto stizzita lasciandomi immobile in mezzo alla strada come un deficiente.

 
  
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Renesmee Cullen_