Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Lady Nix    10/04/2011    0 recensioni
qusta storia parla di un amore sbocciato tra sopprusi e sofferenze,
del coraggio di una donna per salvare sua figlia da un destino oscuro,
e della rabbia di un angelo caduto,cacciato dai cieli e rilegato sulla terra per via della sua ferocia.
spero vi piaccia.
i raccomando mandatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo  4
Di nuovo in sieme
Era piacevole ritrovarsi in quella stanza bianca, con specchi alle pareti vuota tranne per la presenza dargli armadi contenenti armi di ogni tipo. Presi un pugnale intarsiato e con la lama curva cosi affilato da tagliare carne e nervi come burro, e guardando il gioco di luce della lama ripensò a ciò che era successo qualche ora prima con Katerin, Marì si corresse mentalmente. Era stato tutto perfetto lui la stringeva forte coccolandola riversando su di lei il suo amore, e il suo corpo rispondeva a lui. Il suo corpo lo conosceva lo voleva. Sentiva la connessione che c’era tra loro. Sapeva di appartenergli, ma la testa no! Getto stizzito il pugnale verso il manichino. Centro perfetto, dritto al cuore, pensò compiaciuto di se stesso.
Scoccò un occhiata all’orologio, mancano solo due ore al tramonto, sarebbe stato meglio riposare un pò, sentiva che sarebbe stata una lunga e faticosa notte.
 
Era il tramonto ormai è anche se non era un idea geniale mi stavo  preparando ad uscire, sapevo che sarebbe sembrato strano se non l’avessi fatto, e sapevo anche di voler mettere più distanza possibile tra quei mostri e la mia famiglia. Sapevo che mi avrebbero trovata. Non so perché, ma avevo la sensazione che lui stesse arrivando. in più una paura folle mi attanagliava lo stomaco visto che i miei amici non si erano presentati al nostro appuntamento e non rispondevano ai cellulari. Nemmeno i genitori rispondevano.
 Mi vestì velocemente, mettendomi ancora una volta dei pantaloni lunghi, e stivali con la zeppa, almeno cosi se fossi stata costretta a correre non avrei avuto tanti impedimenti. Scesi e scale e salutai i miei con il sorriso più naturale che mi riuscì , ma purtroppo non fu sufficiente.
< sembri preoccupata> disse mia madre. Accidenti!

sbuffai, come se non lo sapessi.
 
Abbozzo un sorriso< meglio essere sicura no?>
< si certo….. ciao gente>.  Uscì in strada e mi diressi il più velocemente possibile al luogo dell’appuntamento,sperando di trovarli.  non mi andava di girare da sola, al buio per strada e in più con uno strano essere che mi dava la caccia. Svoltai l’angolo, quando si parla del diavolo. Appoggiato ad una mercedes nera dall’altra parte della strada rispetto al marciapiede dove mi trovavo c’era lui. Accidenti!! Valutai l’idea di tornare in dietro, ma poi decisi di far finta di nulla e continuare per la mia strada. Avevo fatto appena cinque passi che me lo ritrovai di fronte.
< non si salutano gli amici?> chiese con tono di scherno,
ecco, perfetto farlo incazzare che tattica vincente, come uscire di notte e mettersi delle scarpe alte. Ma a che cazzo stavo pensando quindici minuti fa?

< a si?- chiesi scettica alzando un sopracciglio- non ne ero a conoscenza. Non mi sembra di amarti o di aver mai scopato con te>
Fece un sorrisetto che aveva un non so che di spietato e provocante allo stesso tempo< presto farai entrambe le cose, e non è detto che saranno in quest’ordine.>
Mi guardai in torno,. Quindi facciamo il punto della situazione dissi a me stessa. sono sola , in una strada buia lontana dal centro abitato, con uno squilibrato da film horror alto due metri davanti a me. Che CAZZO faccio?!!.
dissi in tono arrogante, per risparmiare tempo, non so cosa avrei fatto, ma qualcosa mi sarei inventata.
diede a quella frase un inflessione minacciosa , mentre si avvicinava di un passo inchiodandomi con quegli occhi cosi spaventosi e seducenti. Ma che cavolo vado a pensare in un momento come questo?!. Feci istintivamente un passo in dietro. Stava giocando al gatto col topo con me, bene non gli avrei reso le cose facili. Se ricordavo bene nel vicolo alle mie spalle c’era un tombino che conduceva ad una vecchia villa abbandonata, veniva usato nel cinquecento come via di fuga, e la villa era di fronte ad un mercato all’aperto, con centinaia di persone presenti non avrebbe potuto farmi niente. Sorrisi tra me era un piano perfetto.
Fece un altro passo nella  mia direzione, indietreggiai ancora, ero ancora lontana dal punto da cui sarei dovuta fuggire, mi toccava stare al gioco ancora un po’.
fece un sorrisetto

perfetto mancava poco, bastava che lui facesse ancora pochi passi in avanti e sarei potuta scivolare con facilità nel condotto. feci un sorrisetto ironico < non è ho proprio idea . una pizza? Un caffè? Un viaggietto alle Hawaii?> alzò gli occhi al cielo con fare teatrale ecco, un ultimo passo è sarei stata libera mi insospettì <è allora?> chiesi come se fosse una cosa di scarso interesse
O MERDA!!.
< complimenti mi hai catturato. Vuoi un applauso?>
  disse e in pochi secondi mi ritrovai contro il muro alle mie spalle. < voglio qualcos’altro> disse abbassando di due toni la voce e passandomi la mano sul ventre. Fui percossa da un brivido, ma ero più che intenzionata a non darlo a vedere. Scacciai la sua mano con uno schiaffo, e tentai la fuga, ma lui fu più veloce e fui ribattuta con forza contro il muro di mattoni.           disse con un sorrisetto di scherno.< si ora che mi ci fai pensare ho un appuntamento>. provai di nuovo a scansarlo, ma la mia schiena ritrovò la ruvida parete alle mie spalle. Mi stavo riempiendo di lividi!
la voce perfettamente calma e modulata. Valutai per un istante le mie possibilità. Essere fata a pezzi e seguirlo,, o restare integra tenendomi pronta per un'altra fuga?
La seconda suonava infinitamente meglio alle mie orecchie. Perciò rilassai i muscoli abbandonando ogni resistenza. Non che facesse qualche differenza comunque.      
Sul suo viso apparve un sorriso trionfante, e lasciandomi andare disse< ottima scelta ragazzina, le forze ti serviranno più tardi quando dovrai scontare la tua punizione per essere fuggita>
Appunto! Ci mancava solo questo.
Salimmo in macchina e per tutto il viaggio perdurò il silenzio più assoluto, fino a quando lanciandogli l’ennesima occhiata dissi sorpresa< ma tu non avevi le ali?!> immediatamente mi tappai la bocca con le mani, maledicendomi mentalmente per la mia inghiozzia.
Stupida stupida stupida. Ma che avevo in testa? Il nulla?! 
Si con ogni probbabilita era proprio cosi.
Mi scocco un occhiata divertita < posso ritrarle fino a farle diventare semplici tatuaggi. In modo da apparire normale agli occhi degli umani>
è ufficiale stavo tentando il suicidio.
Rise, ma non rispose.  
Che cazzo c’era da ridere.        
  
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