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Autore: Lila_88    11/04/2011    2 recensioni
[Un medico in famiglia] Può una giornata prendere delle svolte così impreviste? E cosa farà Rebby di fronte alle evidenze che le si porranno davanti?
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3


Al bar, Alberto e Albina cercavano di intrattenere una conversazione generica, ma con scarsi risultati. Alla fine, Albina sospirò, abbassando per un attimo gli occhi, poi rialzò lo sguardo su di lui.

-    Senti, Alberto, ma che cosa facciamo? Perché non credo che smettere di andare a visitare gli appartamenti insieme sia bastato per... beh, per risolvere il problema di base.
-    Hai ragione. Non lo so nemmeno io che cosa possiamo fare, però io non ci posso fare niente.
-    Lo so, nemmeno io... Però, voglio dire, io sto per sposarmi e tu sei fidanzato. Inoltre la Rebby è una delle mie più care amiche e non voglio assolutamente ferirla. Eppure non riesco a fare a meno di pensare a te.

I due si guardarono negli occhi.


Finalmente, Rebby arrivò all’agenzia, correndo. Aveva trovato una nuova energia a ravvivarle quella giornata iniziata tanto male. Si sentiva più ottimista e rassicurata. Inoltre non vedeva l’ora di essere da sola con Alberto per dirglielo. Entrò e cercò di riprendere fiato, per chiedere alla ragazza che aveva davanti dove poteva trovare Albina Battiston. La ragazza gentilmente le disse che la sua collega le aveva lasciato detto che poteva raggiungerla direttamente al bar, così Rebby ringraziò e uscì. Raggiante, per la bella notizia che per ora condivideva solo con se stessa, attraversò la strada, dirigendosi a passo sicuro verso il bar, entrandovi. Tuttavia, quello che vide, le mandò il cuore in frantumi. Alberto e Albina si stavano baciano, a pochi passi da lei. Il sorriso le svanì dal volto. Adesso capiva tutto quanto.

-    Signorina? Signorina, mi scusi, posso fare  qualcosa per lei?

Rebby si voltò verso il cameriere che la stava osservando dal bancone.

-    No, mi scusi.

Evidentemente, al suono della sua voce, i due ragazzi interruppero il bacio, voltandosi verso di lei, che aveva l’aria palesemente sconvolta.

-    Rebby!
-    Non posso crederci!
-    No, Rebby, aspetta!

Le lacrime le offuscarono leggermente la vista, poi Rebby si voltò e andò via, aumentando sempre di più il passo. Alberto la seguì e riuscì a prenderle un braccio, mentre lei scappava via.

-    Lasciami!
-    No, aspetta, lascia che ti spieghi!
-    Non mi interessano le tue spiegazioni, lasciami andare immediatamente!!!
-    Rebby, senti...
-    Alberto, lasciami andare e, per favore, stammi lontano!

La ragazza riuscì a divincolarsi e scappò via. Una volta in macchina, compose velocemente il numero di casa Martini sul display del suo cellulare. Rispose Melina.

-    Casa Martini, chi parla?
-    Melina, ciao sono Rebby. C’è Maria?
-    No, è ancora in clinica, oggi.
-    Ah... E non sai quando torna?
-    No, ha avuto un contrattempo con la bambina.
-    Ah... Grazie ugualmente allora.
-    Rebby, ma va tutto bene? Ti sento strana!
-    Cosa? No, sto bene, davvero.
-    Allora cosa devo dire a Maria, che ti richiami?
-    No, non dirle niente. Grazie, ciao.
-    Ciao.

Rebby spense il telefono e poi lo posò sul sedile accanto e sospirò, asciugandosi le lacrime. Maria aveva fin troppi problemi, fra i due lavori e la bambina. Non poteva stressarla anche lei. Mise in moto e partì.


Nel frattempo, Albina aveva raggiunto Alberto, che era rimasto fermo sul marciapiede. Il ragazzo si voltò verso di lei.

-    E’ stato un grosso sbaglio. Io amo Rebby, non avremmo mai dovuto...
-    Lo so, Alberto, lo so. E non sai quanto sono dispiaciuta. Rebby è una cara amica e non avrei mai voluto ferirla in questo modo. Che cosa farai adesso?
-    Vado a casa e spero di trovarla là. Devo parlarle e spiegarle tutto, devo trovare un modo per farmi perdonare.
-    Hai ragione. Anch’io vorrei chiederle scusa, ma credo sia meglio che non mi faccia vedere per qualche giorno. Vorrei darti il tempo prima di provare a sistemare le cose. Alberto, veramente, mi dispiace. Non ho resistito, è che volevo sapere come sarebbe stato se noi due...
-    Lo so, non preoccuparti, è anche colpa mia, non avrei dovuto rispondere al tuo bacio.


Quando Alberto rincasò, e vide che Rebby non era all’appartamento, provò a richiamarla, ma aveva il cellulare staccato. Che casino che aveva creato. Adesso non aveva più dubbi, aveva fatto un enorme sbaglio, baciando Albina, lui amava Rebby. Posò la giacca sul divanetto, poi fece un giro veloce per la casa, per capire se era passata di lì. Probabilmente era tornata in azienda. Anche se era dall’altra parte della città, Alberto sperò di avere fortuna e trovarla lì. Doveva assolutamente parlarci. Riprendendo la giacca, uscì di casa e fece le scale di corsa.


Ave, Lele e Maria, con in braccio Palù fecero finalmente rientro a casa. Annuccia andò loro incontro.

-    Ciao, allora come sta Palù?

La piccola si era addormentata fra le braccia della madre.

-    Ha ancora un po' di febbre, ma lo stomaco va meglio. La porto a dormire in camera mia. Non vorrei che stando in camera con Elena e Inge, attaccasse anche a loro il virus.

Maria si avviò su per le scale, mentre Lele e Ave andarono in cucina, dove il resto della famiglia era riunito, all’infuori di Ciccio e Bianca.

-    Ciao famiglia! Allora, bambini, come è andata a scuola?
-    Bene. Come sta Palù?
-    Insomma, ha preso l’influenza. Quindi, oggi fate i bravi e non fate confusione, mi sono spiegato?
-    Si, papà.
-    Si, Lele.
-    Melina, Bianca?
-    E’ passata prima, quando ha portato i bambini a casa, poi ha detto che andava in cioccolateria.
-    Va bene, grazie. Ave, se mi cercate sono in cioccolateria, va bene?
-    D’accordo. A più tardi.

Maria tornò al piano inferiore e salutò i bambini che andarono a fare i compiti, mentre Annuccia era già andata nel suo rifugio, al garage.

-    Ciao Melina.
-    Maria, ciao!

Melina cercò di ricordarsi cos’è la cosa che doveva dire a Maria quando tornava a casa, eppure non le veniva proprio in mente.

-    Ave, puoi occuparti tu della bambina? Io devo tornare in clinica!
-    Ma come, Maria Vergine, sei appena tornata a casa e devi già ripartire?
-    Eh si, stamani ho rimandato qualche appuntamento al pomeriggio per occuparmi di Palù, quindi devo andare. Tornerò per le sette, d’accordo?
-    Va bene, non preoccuparti, alla Palù ci penso io!
-    Grazie mille! A dopo!



  
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