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Autore: _blackapple    11/04/2011    7 recensioni
«Pensa se avessi perso veramente la memoria!» disse ad un tratto Sirius con un ghignetto, poco prima di infilarsi a letto «Avresti finalmente dato pace alla Evans. »
«Evans? » domando James con un sopracciglio alzato «E chi è la Evans?»
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo IX

 
 
 
Terminate le lezioni i giovani malandrini decisero di mettersi all’opera. Peter corse a recuperare il mantello dell’invisibilità di James, mentre i suoi amici mettevano a punto un piano.
«E quindi tu lo distrai e lo allontani il più possibile, mentre noi stiamo nascosti vicino all’ufficio e appena vi siete allontanati entriamo!»
«Non so, Sirius. Perché dovrebbe credermi e seguirmi fino a dove lo porterò? »
«Perché tu sei un prefetto!»
«E poi cosa gli racconto? »
«Inventati qualcosa di vago! Che ne so, dì che qualche Serpeverde ha rovesciato un vagone di Caccabombe nei sotterranei. »
«I Serpeverde non lanciano Caccabombe nei sotterranei , Sirius! Loro ci vivono, nei sotterranei!» esclamò Remus frustrato.
«E allora …»
«Digli che Pix ha allagato il corridoio del secondo piano.» suggerì James, che era stato in silenzio a riflettere fino a quel momento
«E poi quando io e Gazza arriviamo lì e lui si accorge che non è vero? »
Sirius ghignò «Oh Remus, in tutti questi anni non hai ancora imparato niente! »
James lo imitò ed aggiunse: «Già, non farci vergognare di te Moony! Forza, andiamo ora, non c’è tempo da perdere. »
 
Un quarto d’ora dopo tre ragazzi ed un topo correvano furiosamente per i corridoi, invisibili grazie ad un praticissimo mantello dell’invisibilità, ma ben udibili a causa dello sciaguattare delle loro scarpe – e zampe- .
«Spero solo che non ci abbia visti nessuno o siamo fottuti» bisbigliò Remus, che era già agitatissimo per quello che avrebbe dovuto fare e che, come tutti sapevano, diventava molto più scurrile del solito quando era agitato. Sirius invece sosteneva diventasse una persona normale e basta.
Sirius e James gli posarono una mano sulla spalla a vicenda per fargli coraggio, non appena furono arrivati davanti alla porta dell’ufficio del custode.
Lui prese un grosso sospiro e scivolò fuori dal mantello. Si umettò le labbra e poi bussò alla porta con decisione.
«Signor Gazza?» chiamò, con un tono fintamente accorato.
Sentirono il custode borbottare dall’interno e pochi secondi dopo la porta si spalancò «Che c’è?»
«E’ piuttosto urgente: il corridoio del secondo piano è completamente allagato! Temo sia colpa di Pix. Ma bisogna fare qualcosa subito o tra poco sarà decisamente inagibile. » Tono accorato ma non troppo nervoso, movimenti del corpo sicuri di se. James sorrise e pensò che il loro amico era davvero un attore perfetto.
L’uomo sobbalzò e corse verso l’interno, probabilmente per prendere uno spazzolone. Remus già stava ringraziando tutti i maghi delle Cioccorane che conosceva per essere stato creduto così in fretta, ma si accorse di aver cantato vittoria troppo presto quando il custode si bloccò all’improvviso e si voltò di nuovo verso di lui con aria sospettosa.
«Chi mi dice che questo non è un altro scherzo tuo e della tua banda di delinquenti?» abbaiò, aggressivo.
Remus, da grande attore, alzò gli occhi al cielo ed assunse un tono esasperato «Può venire a controllare lei stesso se non mi crede, sono solo due piani di scale! Oppure può controllare lo stato delle mie scarpe» e alzò un piede a mostrargli le caviglie e i piedi fradici.
«Ma se vuole lasciare che la scuola si allaghi per paura di essere vittima di uno scherzo, faccia pure! Del resto la responsabilità non è mia» fece spallucce, assumendo un tono indifferente e incrociando le braccia.
«E va bene, va bene!» borbottò Gazza e corse finalmente a prendere lo spazzolone per i pavimenti.
«Ma questa volta farò ben attenzione a non farmi fregare!»
Chiudendosi la porta dell’ufficio dietro di se, la chiuse accuratamente a due mandate e provò la maniglia. Con aria soddisfatta si voltò verso il ragazzo e gli ordinò aspramente di precederlo. Remus obbedì ma non poté impedirsi di lanciare un’occhiata disperata alla serratura.
Non era riuscito nel suo intento di distrarlo a sufficienza in modo che quello dimenticasse la porta aperta. Il piano aveva fallito.
Ora rimaneva da sperare solamente che almeno non avrebbe causato danni.
 
 
Sirius e James si sfilarono di dosso il mantello e si scambiarono uno sguardo complice.
Il piano aveva funzionato alla grande. L’unico problema era che ora erano chiusi dentro all’ufficio di Gazza, ma a quello era un dettaglio insignificante a cui avrebbero pensato in seguito.

 
Peter squittì e non appena il momento fu favorevole si lanciò fuori dalla tasca della divisa di Sirius e atterrò sulla scrivania del custode.
Entrare di soppiatto mentre lui e Remus stavano parlando era stata un’idea rischiosa, ma aveva avuto successo!
Zampettò intorno agli oggetti sparsi sul piano di legno, arricciando il naso disgustato alla vista della quantità di peli di gatto che punteggiavano lo scrittoio, in cerca della mappa.
«Accio mappa del malandrino! » bisbigliò James brandendo la bacchetta. Non si mosse nulla, ma i ragazzi sentirono un fruscio sommesso provenire da qualche parte intorno alla scrivania.
Peter, che aveva l’udito più acuto tra i tre a causa della sua forma animale, si mise ad annusare con attenzione nell’angolo destro, in cerca dei loro odori.

Dopo pochi minuti di ricerche, Sirius sibilò esultante
«James, Coda! Qua c’è un cassetto chiuso, sono sicuro che è qua dentro. »
James si avvicinò di corsa e ritentò l’incantesimo di appello. Qualcosa si mosse proprio dentro a quel cassetto.
«Alohomora.» era sempre troppo facile con Gazza, pensò Sirius con un accenno di muso lungo «Lo si poteva imbrogliare come un comune babbano! »
James si affrettò ad afferrare la mappa e a dispiegarla sul piano di legno, impaziente.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. »
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva pronunciato quella frase! Eppure tutte le volte lo esaltava come fosse stata la prima. La prova tangibile dell’amicizia tra i malandrini, del fatto che sarebbero sempre stati una squadra vincente e decisamente poco ligia alle regole!
Se non fosse stato così agitato ed impaziente, avrebbe sfoderato uno dei suoi soliti sorrisi abbaglianti, ma ora c’era altro su cui concentrarsi.

Peter tornò in forma umana ed i tre amici si chinarono contemporaneamente sulla pergamena incantata, il cartiglio di Lily Evans era l’oggetto della loro ricerca.
 

~

 
 
Lily osservava pensosamente le tendine ingiallite che circondavano i vetri sporchi della finestra. Vari insetti morti erano appoggiati sul davanzale, con le loro zampine pateticamente rivolte all’insù. Lily rabbrividì  per lo schifo: l’avrebbero trovata cadavere in quel letto polveroso dopo una quindicina d’anni? Le possibilità non erano poi così basse.
Si alzò e lasciò vagare lo sguardo fuori dalla finestra. Le manette con cui era legata alla testata del letto le permettevano appena di arrivare ad un metro dal materasso, se si allungava il più possibile.
Riusciva a vedere soltanto i piani superiori delle case là fuori, i comignoli in mattoni e, un po’ più in là, l’insegna rovinata di un pub che le era sconosciuto, l’Escutcheon. Lasciò vagare la sua mente, cercando un elemento che le fosse familiare, ma era una strada anonima che non riusciva ad identificare.
Annoiata, cercò qualcosa per distrarsi e far passare il tempo: aprì il comodino tarlato e notò con sconforto che era vuoto, tranne una copia giallastra della Gazzetta del profeta. Incuriosita, tirò fuori il giornale e lo scosse, facendo cadere una pioggerellina di polvere.
Lanciò un’occhiata alla data e sussultò di sorpresa. Era del 1899, quasi ottant’anni prima. Lo spiegò e cominciò a leggere qualche articolo qua e là, sorridendo di tanto in tanto per il tono inusuale con cui venivano presentate le notizie e corrucciandosi sugli articoli di stampo nettamente anti-babbano. I problemi rimanevano sempre gli stessi, a decenni e decenni di distanza. Era un ciclo continuo, la stessa storia solo con protagonisti differenti.
Sospirò, pensando alla sua situazione attuale. Quando sarebbe finita una volta per tutte tutta quell’insensatezza?
Sfogliò le pagine che si sbriciolavano sotto le sue dita, fino ad arrivare ai necrologi. Erano molto di meno di quelli che si leggevano in quei giorni. Un nome la colpì particolarmente, nonostante non si stesse soffermando più di tanto: Kendra Silente. Lesse brevemente il trafiletto e concluse che doveva trattarsi della madre del Silente che lei conosceva. Era buffo immaginarlo da bambino, quasi impossibile, e la ragazza si divertì per un po’ a cercare di immaginarlo sull’espresso di Hogwarts per la prima volta, da Olivander a comprare la sua prima bacchetta, alle prese con le prime fidanzatine… No, era assurdo. Albus Silente doveva per forza essere nato già vecchio.
Perse subito interesse anche per quello e tornò a sedersi sul letto. Avvertiva una strana sensazione, che andava crescendo. Era così noioso essere così tranquilla, così apatica. Lily era una ragazza vitale, troppo attiva per rimanere chiusa in una camera per tutto quel tempo, eppure sentiva che doveva farlo e che doveva anche stare rilassata.
Lasciò vagare il suo pensiero sugli esami che da lì e pochi mesi avrebbero segnato la fine della sua vita ad Hogwarts, che angoscia le metteva l’idea! Il suo futuro le sembrava avvolto nella nebbia.
Oh, che stupida! Pensò poi, rinsavendo improvvisamente Io non farò gli esami. I mangiamorte mi uccideranno tra poco.
E canticchiando tra se un motivetto, si ridistese sul letto, accavallando le gambe.
I mangiamorte mi uccideranno tra poco. Che idea bislacca, che strano non provare alcuna emozione al riguardo.
Lily si morse un labbro, pensando. Perché non sentiva alcuna emozione? Lei non voleva morire in fondo, non voleva morire affatto! Insomma, la vita era ancora piena di cose da fare, avrebbe voluto vivere come minimo fino a ottant’anni. O magari fino ad un centinaio, come Albus Silente.
Avrebbe fatto la medimaga magari, che era quello che aveva pensato due anni prima, quando era stato necessario scegliere le materie dopo i G.U.F.O.
L’idea non la coinvolgeva più moltissimo, ma di certo le sarebbe piaciuto un lavoro del genere, a contatto con altri maghi, con novità, con i meandri della magia che ancora le erano sconosciuti!
Non era giusto che un branco di mangiamorte a servizio di un pazzo interrompessero a loro piacimento i suoi sogni. Non era per nulla giusto. Si dimenò sul letto, a disagio, con la sensazione che qualcosa le sfuggisse.
Pian piano, con il passare delle ore, Lily sentì lentamente montare l’agitazione. L’ansia faceva breccia nel suo cuore, mentre lei pensava disperatamente e con la maggior intensità possibile che doveva ribellarsi, doveva fare qualcosa, doveva riprendersi da quell’apatia!

Poco dopo che il sole fu tramontato, Lily si risvegliò. Di colpo, gli ultimi brandelli di confusione dettati dall’Imperio si dileguarono dalla sua mente, lasciandola dolorosamente lucida e consapevole.
Aveva perso tempo, ci aveva messo troppo a contrastare l’incantesimo di quella ragazzina e ora doveva pensare in fretta a come fare per fuggire.
Si alzò in piedi con il cuore che pulsava agitato. Nel buio della stanza, Lily Evans era pronta a tornare a combattere.
 
 
 
 

~

 
«Che cosa hai fatto?» il sibilo, mortifero, di Regulus Black ebbe il solo effetto di farla scoppiare in una risatina esaltata. Era così bello, con le fiamme che gli danzavano riflesse negli occhi neri.
Si avvicinò per baciarlo, ma lui la scostò con violenza e le strinse le braccia con forza.
«Ahi! Mi fai male, sciocco.» si divincolò, ma non riuscì a sfuggire alla presa del ragazzo.
Ora non era più divertente, aveva lui il controllo.
«Te l’ho detto cos’ho fatto!» lo beccò con un tono incredibilmente diverso da quello che usava di solito «Ho dimostrato di essere degna di diventare una Mangiamorte come te, amore mio. »
Lui era talmente sconvolto che le lasciò  andare di colpo e lei ne approfittò per sollevargli il braccio sinistro e carezzarlo con riverenza. Poi tirò su la manica e avvicinò le labbra, a lasciare una scia di baci su quella pelle chiara marchiata di nero.
«Quando verranno a prenderla? »
Lei non diede segno di volersi scostare e anzi, continuava a baciare e leccare il marchio nero, reggendo il braccio che Regulus aveva lasciato cadere.
Lui la prese per i capelli e le sollevò la testa di scatto, facendola gemere di dolore
«Rispondimi. »
«Stasera. Stasera alle undici, nel nostro appartamento »
Lui annuì e le concesse un bacio a fior di labbra. Lei non poteva accorgersi che i suoi occhi e la sua mente erano altrove, mentre gli leccava il labbro inferiore desiderando che lui rispondesse.
 

~

 
Sirius e James fecero appena in tempo a gettarsi addosso il mantello dell’invisibilità non appena sentirono dei passi avvicinarsi, che qualcuno stava già girando la chiave nella toppa.
In un istante Peter si ritrasformò in topo e Sirius lo prese in mano per salvarlo dalle grinfie di Mrs Purr.
Rimasero zitti e immobili vicino alla porta, quando il custode entrò marciando nella stanza, coperto d’acqua da capo a piedi e senza lo spazzolone con cui era uscito.
L’uomo sbatté la porta con violenza contro il muro e si diresse verso la scrivania, borbottando di scherzi e tremende punizioni. I ragazzi non vollero sapere a chi erano diretti quegli improperi e infilarono la porta, allontanandosi il più silenziosamente possibile.
James sarebbe stato silenzioso comunque, non aveva per niente voglia di ridere: Lily sulla mappa non c’era. Avevano controllato in lungo e in largo, ad ogni piano, in ogni stanza. Alla fine si erano dovuti rassegnare.
Stava ancora osservando con aria sconsolata la pergamena, sperando in un miracolo e nell’improvvisa ricomparsa di Lily, quando vide un puntolino che si muoveva nella loro stessa direzione.

«Sirius» bisbigliò, tirandolo per la manica «C’è tuo fratello che viene verso il nostro dormitorio. »
L’amico si irrigidì e si fermò, scivolando poi fuori dal mantello.
«Ho proprio voglia di fare due chiacchiere in famiglia. » affermò, irrigidendo la mascella e voltandosi, cominciando a camminare nella direzione opposta, per incontrare Regulus.
«Non fare cazzate.» sussurrò James accorato. Poi decise che  sarebbe rimasto nei paraggi, abbastanza vicino per evitare una possibile rissa.
 
 
«Oh ciao fratellino. » sputò Sirius con rabbia, fingendo di incontrare Regulus per caso.
L’altro lo guardò truce, ma non rispose al saluto «Fai poco il coglione. Stavo venendo a cercarti»
«Ah si? E come mai? Cos’è, hai forse deciso che i tatuaggi non ti donano più?»
Il più giovane strinse i denti, ma non abbassò lo sguardo
«Potrei sempre tornarmene nel mio dormitorio immediatamente. Ma sai, ho pensato di avere una notizia che potrebbe forse interessarti. »  strinse gli occhi, come per valutarlo «Però credo di aver cambiato idea, mi stai troppo sulle palle per farti un favore. »
Sirius dovette trattenersi per non saltargli al collo e riempirlo di pugni, il dolore e la rabbia risuonavano sordi dentro di lui come un martello.
L’orgoglio gli urlava di mandarlo a quel paese e lasciarlo perdere per sempre, ma la parte ancora funzionante del suo cervello gli ricordò che se Regulus veniva a parlargli, dopo quasi un anno intero di silenzio, doveva essere per una buona ragione. «Cos’è, la nostra cara mammina ha finalmente tirato le cuoia? Perché credo che questa sia l’unica notizia che potrebbe davvero interessarmi! »
Regulus lo fronteggiò «Sei un bambino Sirius, sei sempre lo stesso idiota. »
Sirius ghignò amaramente «Da che pulpito. Non avrei mai creduto di potermi vergognare di te così tanto un giorno. »
Il minore fece uno scatto nervoso a quelle parole crudeli, ma non ribatté.

«Allora? Cosa vuoi?»
Regulus aveva palesemente voglia di andarsene ora, ma ci avrebbe solo fatto la figura dello sciocco
«Non manca qualcuno al vostro dormitorio oggi?»
Sirius gelò. L’immagine di Lily che si contorceva a terra torturata dalla maledizione Cruciatus dai Serpeverde comparve come un flash nella sua mente. Non poteva essere come pensava.
Fece un passo e prese il fratello per il colletto, spingendolo verso il muro
«Cosa le avete fatto?» ringhiò
Ci fu un botto e Sirius si sentì sbalzare violentemente all’indietro: ricadde sul pavimento con i pugni vuoti, mentre Regulus lo fissava con la bacchetta in pugno.
«Stupidi Grifondoro. » sibilò, quasi tra se «La vostra amichetta stasera riceverà una calda accoglienza dai Mangiamorte. Sealmeno di lei te ne frega qualcosa, sappi che magari la puoi recuperare ad Hogsmeade. Entro le undici, nel caso in cui tu la voglia ancora tutta intera. »
E voltandosi, si diresse nella direzione da cui era arrivato con passo deciso.
Sirius non riusciva a muoversi: non era come aveva pensato,era molto peggio. Lily aveva le ore contate, letteralmente, lui sapeva di cosa potevano essere capaci quei mostri. Abbassò lo sguardo di riflesso sull’orologio. Segnava le nove e mezza. Gli sfuggì un ansito.
Poi si ricordò di suo fratello e rialzò lo sguardo. Vedeva ormai solo più la sua schiena scura, che si allontanava.
Mi manchi, idiota! Mi manchi, ti odio! Avrebbe voluto urlargli. Ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu altro
«Codardo!» gli gridò con rabbia.
Regulus si bloccò un secondo e le sue spalle fremettero. Poi sparì dietro l’angolo del corridoio, senza voltarsi né rispondere.
 
Sirius si rialzò  e cominciò a correre come un disperato verso il suo dormitorio. Un’ora e mezza.
















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Ho un ritardo imperdonabile. Eppure è un periodo veramente di M con la scuola, più di così non riesco a fare ç__ç
Sarò rallentata, ma continuerò! Grazie per tutti quelli che recensiscono, mi spingete ad andare avanti <3

   
 
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