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Autore: Eisenhorn    12/04/2011    1 recensioni
Due amici, Templari Neri, legati dallo Spirito combattente degli Adeptus Astartes, combattono assieme contro le minacce dell'Imperium.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


-Combattete per l'Imperatore razza di codardi-.

Il colonnello Castor gridava ai suoi uomini protetti da una barricata, costruita appositamente per riparare i soldati dai colpi dei nemici. Dall'altra parte gli orchi avanzavano senza tregua, gridando e urlando, sparando all'impazzata, un'ondata verde si avvicinava sempre di più alle misere difese costruite dalla Guardia Imperiale.

Un proiettile colpi alla testa un soldato, sporto per sparare con il fucile folgore,accanto a lui il suo compagno guardò il corpo senza vita dell'amico, buttando il fucile e gridando all'impazzata abbandono la postazione difensiva, diretto verso le porte della città.
Corse come non aveva mai corso in vita sua, spinto da un abietto terrore. Ad un tratto un dolore lancinante lo blocco di colpo, osservandosi il petto notò rivoli di sangue uscire dalla ferita aperta, le gambe gli cedettero cadde in ginocchio portandosi una mano al foro sul petto, cercando inutilmente di fermare l'uscita di sangue, sentiva la vita abbandonare quel corpo.

Con l'ultimo residuo di forza guardò la figura che gli si era posta davanti, un uomo alto, capelli neri, baffi che andavano a sfumare verso il grigio si intravedevano da sotto il naso, un lungo cappotto nero scendeva dalle spalle dell'uomo, un'armatura a carapace dello stesso colore del cappotto, sul petto l'aquila imperiale.

Il colonnello Castor teneva una pistola, ancora fumante davanti alla testa del soldato ormai spossato, l'ultima parola che udi, prima di morire , gli venne sputata addosso dal suo Colonnello.

-Vigliacco-.

Tornò alla postazione difensiva e osservò i pochi uomini rimasti impiegati in una battaglia ormai prossima alla sconfitta.

-Combatterete e morirete, o morirete e basta. A voi la scelta.-

Gridava ai suoi uomini, dopo di che spostò lo sguardo sulle mitragliatrici pesanti che, senza fermarsi, scagliavano proiettili sui nemici, rallentandoli, ma non bastava a fermarli, più orki cadendo colpiti dai priettili, venendo calpestati dagli altri, e più la massa aumentava, avanzava con maggior foga senza fermarsi.

I pochi veicoli che avevano a loro disposizione erano in città aspettando ordini, anche se avrebbero resistito poco contro la massa dei pelleverdi che avanzava inesorabile.

-Soldato fornisci le coordinate alle manticore per bombardare la zona davanti a noi, e che eseguano immediatamente-

-Sissignore!-

Così dicendo il soldato addetto alle comunicazione parlo attraverso un trasmettitore, comunicando le coordinate. Dopo pochi istanti nell'aria si udirono i fischi di missili provenienti dalla città, si scagliarono sull'ondata verde riducendo i ranghi degli orki e uccidendo molte truppe, tra cui; lattine azzazzine, kamion, e karri razziati.

-INDIETREGGIARE FIN DENTRO LA CITTA' MUOVERSI!-

All'ordine del colonnello i pochi soldati rimasti si apprestarono a lasciare le loro postazioni difensive e corsero oltre il Cancello degli Angeli, un'enorme portone di metallo, spesso molti metri e alto quanto le possenti mura della città, appena il Colonnello fu in città ordinò di chiudere il più velocemente possibile il Cancello, per evitare alla massa di orki di entrare in città e razziare ogni cosa.

Correndo i soldati raggiunsero il Colonnello, ma alcuni rimasero schiacciati in mezzo alle due enormi parti del cancello, esplodendo dalla troppa pressione delle possenti porti, e rilasciando le loro interiora sulla strada. Altri ancora rimasero chiusi fuori, e le loro grida di aprire il cancello furono troncate dall'arrivo degli orki che si infrangevano sul Cancello.

-Dove diamine sono i rinforzi che abbiamo chiamato, maledizione non resisteremo a lungo in questa situazione-

Il colonnello imprecava mentre giustiziava altri soldati che, vedendo la situazione attuale, aveva pensato bene di fuggire per prolungare ancora di poco la loro misera vita.

Il possente orko Zpakkatezte osservava la scena da lontano, ritto in tutta la sua possanza. Un orko gigantesco, alto più di tre metri, la pelle verde, ricoperta di cicatrici di vecchia data, un suo braccio era grande come un orko piztolero. Nella mano destra brandiva un'enorme ascia a catena, cimelio di chissà quale battaglia, i suoi occhi gialli erano puntati sul Cancello degli Angeli, e sulla sua bocca, da cui spuntavano numerosi denti affilati, si formò un sorriso che andò a sfociare in una grassa e grossa risata.

-Gli ztupidi omi zi zono rinkiuzi dentro le loro mura ke non reggeranno zikuramente alla potenza della mia WAAAAAAGH!-

Come risposta ricevette un boato enorme dagli altri orki davanti a lui, uno di essi si avvicinò al possente kapoguerra

-Kapo zei proprio zicuro che riusciremo ad entrare?-

Il gigantesco orko allungò una mano sulla testa del piztolero e lo sollevò da terra guardandolo fisso negli occhi

-Ki è qui l'orko più grozzo?-

Lo zparatutto si affrettò a rispondere.

-T..Tu kapo!-

Il kapoguerra sorrise beffardamente.

-Allora ze io zono l'orko più grande, zono l'orko più forte, e ze zono l'orko più forte zono il kapo, e ze zono il kapo e io diko diztruggeremo quella città, NOI DIZTRUGGEREMO QUELLA CITTA'-

Cosi dicendo lanciò l'orko dietro di sé come fosse un oggetto inutile, atterrando il suo corpo provocò un “krack”.

-Mettetelo zul palo del kapo, darà il buon ezempio-

Poi guardando il cancello e le possenti mura alzò l'ascia a catena e con tutta la sua possanza e con la sua voce spronò gli orki a combattere uniti sotto lo stesso grido di battaglia

-Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaagh!-

Imprecante il colonnello osservava le sue truppe preparare tutto il necessario per una difesa duratura nel poco tempo stimato della resistenza del Cancello degli Angeli, alcuni uomini si appostavano sui bastioni delle mura montando mitragliatrici, cannoni laser e imbracciando armi diverse dal fucile folgore, tra cui lancia granate e fucili al plasma.

Le manticore facevano fuoco non appena i missili venivano ricaricati, e grandi esplosioni si udivano dall'altra parte delle mura, mischiate alle grida degli orki.
Due grossi carri Leman Russ erano accesi, distanti dal cancello che veniva ripetutamente colpito dal karro razziato dei pelleverdi, fortunatamente la sua mole gli permtteva di resistere molto più al lungo di un normale cancello.

-Avanti uomini non vacillate davanti alla morte, l'Imperatore ci assiste.-

Rumori di veicoli volanti in avvicinamento si udivano tra il baccano degli orchi e le grida dei soldati, e un fischio, simile a quello di un missile che scende verso la terra si sentì dall'altra parte delle mura, sopra al grande esercito degli orki, e oggetti si vedevano piombare giù dal cielo velocemente.

-Chi è quell'idiota che ha disubbidito al mio ordine di aspettare a far fuoco?-

I soldati osservarono il colonnello, negando con la testa, improvvisamente una voce si udì dai grandi altoparlanti sparsi in varie zone della città, una voce possente si udì parlare con fermezza e autorità.

-A tutti i cittadini e soldati della città, qui Toth, Cappellano dei Templari Neri, per ordine diretto del Gran Maresciallo Helbrecht, veniamo in vostro soccorso e prendiamo pieno possesso della battaglia in corso su questo pianeta. L'Imperatore ci protegge-

Con un gracchiare dell'alto parlante la voce si interruppe e dei e dei boati di qualcosa che si schianta a terra, seguiti da vari fischi di decompressione si udirono dall'altra parte delle possenti mura della città, seguite da voci potenti che lodavano l'Imperatore dopo di che i classici rumori della guerra.

Quando la capsula d'assalto si aprì il sergente Lorenzo scattò immediatamente fuori seguita dalla sua squadra di Marine votati al corpo a corpo alzando la mano armata con l'artiglio del fulmine e estraendo con l'altra la pistola al plasma elevò con tutto il fiato che aveva il suo grido di guerra.

-Non tollerate che l'empio viva fratelli, uccidete i mutanti per l'Imperatore!-

Dopo di che si fiondò nella mischia, il suo seguito fece lo stello, si trovò davanti un piztolero, dopo avergli sparato con la pistola al plasma in testa e avergli portato via mezzo muso verde, gli pianto con tutta la forza che aveva la mano artigliata nello stomaco risalendo velocemente, il corpo dell'orko fu attraversato da veloci scosse e dopo attimi, giaceva a terra, privo di vita emanando odore di carne bruciata, mentre lo Space Marine era passato già ad un altro nemico.

Altre capsule d'atterraggio piovevano dal cielo, portando sul terreno di battaglia altri Adeptus Astartes, alcuni conosciuti nel capitolo con il nome di Confratelli della spada, altre portavano Marine armati con fucili requiem e fucili al plasma da un'ultima capsula d'atterraggio usci un gigantesco Dreadnought, una gigantesca macchina alta come tre uomini dove viene racchiuso, all'interno di un sarcofago corazzato, immerso in liquidi amniotici, il corpo di uno Space Marine caduto in battaglia.

Le cannoniere Thunderhawk atterrarono in città e i giganteschi portelloni si aprirono, lasciando uscire squadre di Marine devastatori e tattici, per raggiungere velocemente il cancello ormai ridotto a pezzi. Altri Space Marine scesero dalla cannoniera, questi avevano reattori dorsali sulla schiena e arrivati davanti al cancello, azionandoli, volarono oltre di questo entrando subito nella battaglia.

Il colonnello Castor raggiunse la cannoniera, trovandosi davanti a se due imponenti figure, subito scattò sull'attenti e portandosi la mano destra sul cuore gridò a gran voce quanto era necessario per presentarsi.

-Sono il Castor, Colonnello della tredicesima divisione della Guardia imperiale, incaricata di proteggere la città, i miei uomini sono al vostro più totale servizio-

-Lo sappiamo bene chi sei colonnello- la voce apparteneva al Cappellano Toth – i tuoi uomini aiuteranno a mettere in salvo la popolazione locale, e come ultima cosa ordinate di aprire il cancello.-

Il colonnello restò turbato dal parlare dell'imponente Marine che gli si parava davanti.

-Io...cosa? Dovrei aprire...il cancello? È l'ultima difesa di questa città non posso permettere che venga aperto e consentire al nemico di entrare-

Nelle sue parole c'era rabbia, provocata dal parlare del cappellano, come risposta un'altra imponente figura parlò posta accanto a Toth.

-Forse il vostro comprendere è decisamente inferiore alla norma, colonnello. Siamo qui per la volontà dell'Imperatore, abbiamo risposto alla vostra richiesta di aiuto, questo vuol dire che Voi e la vostra divisione non avete adempiuto al compito assegnatovi, di conseguenza al posto di riferire ai vostri superiori quanto accade, vi abbiamo semplicemente ordinato di svolgere un compito...più consono alle vostre capacità. L'Imperatore stesso mi è apparso in una splendida visione e mi ha predetto il mio futuro e le gesta che compirò nel suo nome, quindi ora vi ordiniamo, nel Suo nome di aprire quel cancello senza obbiettare e di lasciar fare a noi, combattiamo gli orki da innumerevoli decenni e non ci lasceremo fermare da un uomo che si rifiuta di eseguire gli ordini. Sono stato abbastanza chiaro...colonnello?-

Castor teneva in tensione tutti i muscoli del corpo per evitare di tremare alle parole del Campione dell'Imperatore, abbassando lo sguardo riusci a mettere insieme la sua risposta.

-Sissignore, faremo come avete detto-

Si allontanò in direzione delle sue truppe facendole ripiegare e comandando di aprire l'imponente cancello di metallo.

Il campione dell'Imperatore si voltò verso il seguito di Marine armati con spade a catena e spade potenziate, spronandoli in direzione del cancello e alzando la mano che brandiva la spada nera parlò con voce possente.

-Con me fratelli miei, uccideremo i mutanti e ricordate c'è solo l'Imperatore, nostro scudo e protezione, PER L'IMPERATORE!-

Dopo di che attesero che il cancello fosse completamente aperto per sferrare il loro attacco devastante verso i nemici dell'umanità.
  
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