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Autore: maude17    14/04/2011    6 recensioni
Durante la mia carriera mi erano capitati clienti di tutti i generi: c’erano quelli che ti pagavano subito come per sottolineare che non sei nulla per loro, solo un divertimento, ed erano specialmente gli uomini sposati a farlo; quelli che dovevi pregare in ginocchio per darti i soldi, e per fortuna ne ho incontrati ben pochi; quelli che ti tenevano tra le braccia dopo l’amplesso come segno di appartenenza, anche se non era vero, ma era solo il post-orgasmo a renderli così dolci, ed erano specialmente gli uomini single; poi c’erano quelli perversi, che ti chiedevano di tutto, fregandosene dei tuoi desideri; quelli violenti e ogni amplesso con loro era quasi uno stupro; quelli che a malapena li sentivi; quelli che non duravano niente; e, infine, quelli come lui, che erano un insieme di tutte le sensazioni che si potevano provare, di tutti modi di fare l’amore, quella capacità di essere passionali e dolci allo stesso tempo, si, tutto questo era Marco e mi manca da morire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 12. Pizza.

 
 
 
Sentii suonare il campanello e scattai in piedi, elettrizzata più che mai.
Mi sistemai le pieghe sulla maglia e aprii la porta cercando di essere normale.
Rimasi pietrificata, però, nel vedere ciò che mi si era presentato davanti.  “
 
 

Un enorme mazzo di rose rosse occupava tutta la mia visuale.
Avevo gli occhi spalancati.
-E questo sono solo l’inizio!-, la testa di Marco spuntò all’improvviso sorridendomi.
-Ma tu sei pazzo! Quante sono?!-
-Sul centinaio, rosa più rosa meno-, alzò le spalle noncurante.
-Eh?!-, ero sconvolta.
Mi sorrise entusiasta.
-Allora, mi fai entrare?-
-Certo, certo!-
Mi spostai di lato prendendo le rose in mano.
Mi voltai per guardarlo e vidi che mi stava osservando in modo strano.
-Sei bellissima-, sussurrò.
-Grazie-, sorrisi imbarazzata. –Anche per le rose, non dovevi-
-Invece si-
Non risposi e andai a cercare un vaso abbastanza grande per poterci mettere i fiori.
Trovato li sistemai e tornai da lui in sala.
-E’ carino qui-
-Grazie. Allora, andiamo fuori o stiamo in casa?-
-In casa. Mi pare che tu stamattina abbia preso il necessario per una bella pizza stile Di Carlo-, ridacchiò.
-Ricorda bene, chef!-
Lo portai in cucina e tirai fuori l’occorrente.
-Vuoi un grembiulino?-, risi di gusto.
-Certo-, alzò la testa in alto fingendosi offeso.
Gli mollai una pacca sulla spalla ridacchiando ancora e incominciai a mischiare gli ingredienti con la farina.
-Cosa fai?-, chiese.
-Preparo la pizza-, risposi confusa.
-Ma devo farlo io! Tu sei la mia cliente!-, sbuffò.
Scossi la testa e mi feci indietro sporcandogli il naso con un dito imbrattato di farina.  
Mi guardò sconvolto.
-Vuoi la guerra?! Bene, l’avrai!-
Avevo sempre adorato quando si comportava come un bambino.
E con lui potevo ritornare l'adolescente di un tempo, con lui ero ancora la Megan felice e senza problemi.
-Chissà che paura-, mi spostai i capelli noncurante.
Fingendosi di nuovo offeso si sporcò di farina le mani e incominciò a farmi il solletico ai fianchi.
Si ricordava ancora che erano il mio punto debole…
Incominciai a dimenarmi urlando come una bambina tra le risate di entrambi e scappai in sala, seguita da lui.
-Se ti acchiappo…-, mi minacciò.
Risi e circondai, correndo, il divano.
Sfortunatamente lui era più veloce di me e mi prese per i fianchi, e nell’impatto cademmo sul divano, ridendo ancora più forte.
-Presa!-, mi fece la linguaccia e mi incantai a guardarlo.
Com’era possibile che fosse diventato ancora più bello?
Di colpo smettemmo di ridere e ci guardammo in viso.
Senza pensarci mi avventai sulla sua bocca, sorprendendolo anche se per poco.
Subito la sua lingua incominciò a giocare con la mia, con possessione, con desiderio.
Corsi alla sua camicia e incominciai a sbottonarla con forza, ruppi anche qualche bottone ma in quel momento non mi importava.
Accarezzai il suo petto, diventato più forte, più largo e muscoloso con gli anni.
Quando raggiunsi la leggera peluria che aveva intorno all’ombelico lo sentii trattenere il respiro, mordendomi un labbro, come aveva sempre fatto. 
Mi percorse con una mano la gamba nuda e, arrivato alle caviglie, mi fece scivolare via dia piedi le decolté.
Riprese ad accarezzarmi e arrivato al limite della gonna la tirò su, in modo da potermi tirare via le mutandine.
Mi tolse la maglia in fretta, mentre io gli slacciavo la cintura e gli facevo scivolare via i pantaloni.
Potevo sentire la sua erezione, ormai pienamente sviluppata, premuta contro la mia gamba.
Ansimai in modo molto poco casto e lo sentii sorridere contro il mio collo.
Con una mano e con quasi prepotenza mi levò il reggiseno e ne preso subito il posto con la mano, incominciando a massaggiarmi  il seno e a leccarlo.
-Marco…-, gemetti.
-Mi mancavano i tuoi gemiti, mi mancava come pronunci il mio nome quando sei eccitata. Dio Meg, quanto mi sei mancata-, mormorò come un ossesso prima di levarsi le mutande e penetrarmi con un’unica spinta.
Gridai per la sorpresa e il piacere.
Era possibile che fosse diventato ancora più… grosso?!
Spalancai la bocca quando incominciò a mordermi una spalla mentre si muoveva fuori e dentro di me, come un disperato.
Questo non era semplice sesso, questo era qualcosa di più.
Me lo dimostrò quando restò dentro di me anche dopo l’orgasmo e continuò a baciarmi il viso come se mi stesse adorando.
Nessuno di noi parlava mentre cercavamo di riprendere fiato.
Ora che eravamo cresciuti e più esperti, il sesso con lui era ancora meglio!
Dopo, uscì piano dal mio corpo ancora accaldato e mi slacciò la gonna che era rimasta arrotolata sui miei fianchi per la fretta di unirci, per evitare che mi desse ancora fastidio.
-Sei bellissima-, continuava a ripetermi.
Sembrerà strano, ma per la prima volta mi sentivo donna, mi sentivo amata, mi sentivo di nuovo la Megan che ero prima di scappare dai Di Carlo.
Gli sorrisi dolcemente e mi alzai dal divano cercando le mie mutandine.
Quando le trovai le indossai e mi voltai a guardare Marco: si stava rimettendo al camicia.
-Ah, no no no!-, esclamai sorridendo. –Questa la metto io…-, gli diedi un leggero bacio sul petto e gli presi la camicia di mano indossandola in fretta.
Mi guardò a lungo e poi sospirò.
-Sei tremendamente sexy con solo quella addosso-
Ridacchiai.
-Grazie-
Si rivestì col resto dei suoi abiti e poi mi circondò le braccia da dietro.
-Voglio stare con te. L’ho sempre voluto-, mi sussurrò all’orecchio.
Mi bloccai sul posto.
Stava correndo troppo.
Non conoscevo ancora i miei sentimenti e non sapevo nulla del nuovo Marco, come lui non sapeva nulla della nuova Megan.
-Aspetta Marco, forse stai correndo un po’ troppo-
-Forse hai ragione, ma ho aspettato dieci anni e non voglio rischiare di perderti di nuovo-
-Non scapperò, ma andiamo più tranquilli. Ci sono cose che non sai di me. Potrei farti scappare con una sola frase-, risi senza essere divertita.
-Cosa stai cercando di dirmi?-, mi voltò e mi guardò preoccupato.
Sono una puttana, Marco.”
Ti sei scopato una puttana.”
Ami una puttana.
Che versione poteva preferire?
-Faccio la prostituta-, sussurrai infine. 



Note dell'autrice:


Sono in ritardo! Lo so >.<
Mi scusa ancora enormemente ma ci stanno riempiendo di verifiche a scuola e sono in una sorta di punizione a casa D:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se credo -come sempre- che sia orribile u_u
Colgo l'occasione per dirvi che mancano 2 capitoli alla fine della storia più l'epilogo! ;D
Nel prossimo si vedrà la reazione di Marco al nuovo lavoro di Megan e nell'ultimo ... beh, non dico niente io! xD
Al prossimo capitolo! (spero non sia troppo tardi!)
Un grazie infinite a tutti quelli che leggeranno e/o recensiranno!
  
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