Autore: Aya88
Genere: Malinconico, romantico
Rating: Verde
Fiori d’estate
Come era successo spesso in quei tre
anni, anche quella volta, con lo scendere del buio e del silenzio, i ricordi
l’avevano assalita con insolenza. Non ci aveva messo molto per capire che era
stato l’impegno intenso di Naruto, occupato con l’allenamento del maestro
Kakashi, a favorire il ripetersi di quello che costituiva quasi una routine,
perché in un modo o nell’altro Sasuke era la molla che lo spingeva a
migliorarsi. Si era ritrovata così nel posto in cui tutto era cominciato, lungo
la strada alberata che si snodava verso il bosco all’esterno del villaggio,
l’unico luogo che finiva per alleviare la pressione del passato, perché
riviverlo le permetteva paradossalmente di liberarsene per un po’. Quella
notte, il gioco della memoria fu accompagnato dallo spirare di un vento leggero,
che come allora agitava i suoi capelli, riportando indietro le sensazioni che
aveva provato negli istanti in cui Sasuke le aveva detto addio, sussurrando a
pochi centimetri dal suo orecchio un conciso grazie, poco prima di tramortirla
e abbandonare Konoha.
Quante volte, era ritornata su quel
grazie cercando di attribuirgli il giusto significato; eppure definire i
contorni di quella semplice parola non era mai stato così difficile come in
quel caso. L’interpretazione che continuava ad apparirle più plausibile, le si era
affacciata alla mente quasi per caso due anni prima, in un giorno in cui la
pioggia aveva voluto offrire finalmente un po’ di refrigerio. Si era recata
all’accademia per avvertire il maestro Iruka che l’Hokage voleva parlargli e
aveva finito per attenderlo nel parco antistante all’edificio, costretta a fare
i conti con i ricordi di quando frequentava le lezioni, ammirando sognante il
taciturno e impenetrabile Uchiha. Adagiata contro il tronco di un albero, aveva
chinato il capo per tentare di sfuggire a quelle immagini del passato e la sua
attenzione si era soffermata su alcuni fiori, poco distanti dai suoi piedi. Aveva
smesso di piovere da poco tempo e le loro corolle recavano ancora, perfettamente
visibili, le tracce del temporale estivo: piccole gocce d’acqua che riposavano sui
petali variopinti, prima di evaporare per effetto del sole.
Per uno strano meccanismo, la sua mente
aveva finito per ricollegare quel frammento di natura alla notte in cui il genin
se ne era andato; in qualche modo, aveva intravisto un filo che li univa. Incapaci
di opporsi a una forza maggiore, quelle gocce sarebbero ben presto scomparse,
sottraendo ai fiori il loro dolce conforto durante i caldi giorni di estate. Così
era accaduto in fondo anche con Sasuke. Accecato dalla vendetta, nulla era
stato in grado di fargli cambiare idea; né i legami del team 7, né la sua
dichiarazione d’amore tra le lacrime gli avevano impedito di lasciarla sola, di
far venir meno la sua presenza, così importante per lei. E quel grazie, forse,
era stato un modo per chiederle scusa, consapevole di causare dolore ma incapace
ugualmente di liberarsi dall’ossessione della sua vita.
Sospirò leggermente, fissando il vuoto.
Quando, pochi mesi prima, si erano rincontrati nel covo di Orochimaru, l’Uchiha
non aveva avuto remore a tentare di ucciderli e ciò aveva fatto innegabilmente
vacillare quella conclusione a cui era giunta; tuttavia, sapeva perfettamente
che qualcosa dentro di lei non aveva e non avrebbe mai smesso di credere in
lui, così come i fiori nel parco dell’accademia avrebbero continuato ad
aspettare, durante l’estate, il ritorno della pioggia.
Seduta sulla panchina che aveva una
volta ospitato il suo corpo privo di sensi, scrutò per qualche altro istante il
paesaggio che la circondava, apprezzando la serena quiete che la natura
riusciva a creare, poi si alzò e s’incamminò verso casa, accantonato anche per
quella notte il peso dei ricordi.
I personaggi non mi appartengono e non c'è scopo di lucro.