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Autore: Circe    15/04/2011    9 recensioni
La battaglia non va per il verso giusto, gli Horcrux sono stati distrutti e la bacchetta di Sambuco non funziona a dovere. Il Signore Oscuro improvvisa quindi una ritirata tattica per non venire definitivamente sconfitto. Insieme a lui solo Bellatrix, la persecuzione dell'amore, un problema da affrontare e il potere da riconquistare.
E la storia ... si ripeterà.
Seguito di “Sgáth, che significa oscurità”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di luna: l'oscurità totale'
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Il suo padrone: Lord Voldemort

Stavo inseguendo la fenice da settimane ormai, e la mia pazienza stava raggiungendo i limiti.

La leggenda diceva che sarebbe dovuta venire lei da me, doveva essere lei a capire che sarò io lo spietato e inesorabile assassino che distruggerà i Mezzosangue e, in seguito, i Babbani. Così che anche lei, la fenice nera dai poteri illimitati, potrà essere vendicata.

I maghi saranno, alla fine, gli unici padroni di questo mondo ormai contaminato dalla feccia, e sapranno ripulirlo, renderlo di nuovo permeato di magia. E fra loro, io sarò il mago più potente di tutti.

Quando la fenice si sarà postata, finalmente, sul mio braccio sinistro, solo il sinistro, e avrà alzato il suo becco in segno di orgoglio e sacrificio, potrò avere la mia piuma nera, strappandola direttamente dal suo manto e appropriarmene per la mia bacchetta magica.

Potter non avrà scampo allora: finalmente i nuclei delle nostre armi non saranno più esattamente gemelli, in più, io avrò i poteri diabolici e malvagi della fenice nera.

L’animale mistico e magico più potente e oscuro di tutti.

Sapevo che quel momento sarebbe arrivato, alla fine, e continuavo dunque a seguirla nei suoi voli, nei suoi viaggi apparentemente senza meta precisa.

Sui fiordi della Norvegia, sulle isole del nord della Scozia, in mezzo alle sconfinate brughiere e fra le radure mistiche dove sono ambientate le più antiche e potenti leggende magiche.

Spesso la vedevo volare davanti al disco lunare, dove il contrasto fra il suo manto nero e la luna lattea mi faceva letteralmente vibrare la carne e i muscoli di bramosia.

Tante volte ho provato il profondo istinto di balzarle addosso, attaccarla, ucciderla anche, e strapparle quella piuma che tanto desideravo, ma ero abbastanza intelligente da capire che non sarebbe servito a nulla, che la sua magia sarebbe svanita e avrei perso la possibilità di usufruirne.

Così attendevo.

Quei viaggi, quei momenti di solitudine totale, immerso nella più oscura magia, erano comunque i momenti migliori, i più interessanti. Quando tornavo al rifugio invece, comparivano alla mia vista svariati problemi.

Problemi che odiavo e avevo sempre odiato.

Invece mi perseguitavano da sempre, e sempre i soliti.

Sempre Bellatrix.

I suoi occhi erano diventati, negli ultimi tempi, ancora più infuocati, ancora più appassionati. Sembravano persino felici.

Lei era ogni giorno più desiderabile, vederla alle prese con oggetti magici, pozioni, alambicchi e legni di ogni genere, mi faceva tornare in mente i tempi in cui eravamo forti, potenti, i padroni incontrastati del mondo magico, ma non solo …

C’era qualcosa di fisico in lei, qualcosa di femminile e stregonesco, qualcosa che me la faceva desiderare, e per questo, detestare.

I suoi fianchi erano diventati più morbidi e flessuosi, il suo seno cresceva, anche se in maniera poco percepibile, probabilmente a causa dell’erede. La sua pelle era profumata più del solito, e sapeva adorare non solo col pensiero, come faceva prima di quei momenti, ma anche col corpo, coi suoi movimenti lenti e crudeli.

Poi c’era, appunto, l’erede.

Ogni volta che mi avvicinavo a Bella, per pura e semplice passione, godimento, per placare rabbia, frustrazione e attese, ecco che succedeva qualcosa attorno, l’atmosfera diventava calda, bruciante. Il fuoco reagiva a ogni mio singolo tocco sulla sua pelle.

L’erede, mi era chiarissimo, risentiva in maniera forte dei desideri di Bellatrix, delle sue emozioni, della sua passione.

Reagivano quasi all’unisono, acuendo i loro poteri del fuoco l’un con l’altra, forse grazie ai loro caratteri focosi.

Non mi restava che osservare gli atteggiamenti di questo erede.

Percepivo che si fortificava ogni volta che prendevo Bella, o quando lei si avvicinava a me, provocando una mia forte reazione.

S’indeboliva invece fortemente a ogni contrasto, anche il più piccolo, fra me e la mia strega.

Era straordinariamente potente, questo era chiaro, ma non percepivo fino a che punto.

Fisicamente, la sua presenza iniziava a notarsi già, anche se era appena percepibile. Quando osservavo Bella, nuda sotto di me, con quel modo di muoversi tanto seducente e peccaminoso, notavo il suo ventre non più così piatto, ma con un accenno di rotondità, e ricordavo la presenza incombente dell’erede.

M’infastidiva, come m’infastidiva quando lei mi guardava in quel modo che chiamava “adorazione“, ma che nascondeva ben altro, lo sapevo ormai.

“Tollererò,” mi dicevo silenziosamente “fino al momento in cui avrò bisogno di lei.”

“Solo fino a quel momento, questo è certo.”

Aveva notato anche lei quel fenomeno, l’erede che cresceva dentro di lei e, presumibilmente, le toglieva quella bellezza e quella libertà di cui sapevo essere tanto fiera e orgogliosa. Non le andava a genio.

Anzi non sopportava la situazione.

“Perché non mangi Bellatrix?” le ho domandato ghignando, a tavola soli per la cena, durante una serata buia e piovosa.

Ero rimasto alla torre quella notte, e lei con me: il tempo era contrario alle ricerche magiche di ogni genere.

Era una condizione strana, sembrava di essere tornati a villa Malfoy, ma di essere soli. La cena preparata dal nuovo elfo era finalmente decente e la vista di Bella che rinunciava al cibo mi era risultata subito molto strana.

Dopo la prigionia, non ha mai rinunciato nemmeno ad un piccolo pezzo di cibo, invece, già da un po’, notavo la sua renitenza.

Nell’attimo in cui mi sono domandato il perché, l’ho compreso automaticamente: non voleva ingrassare, non voleva la più piccola traccia d’inestetismo per continuare a piacere a me, il suo Signore.

E faceva bene. Non sopporto l’imperfezione.

Poi c’era dell’altro, restavo in silenzio e glielo leggevo nella mente: non le piacevano le tracce della gravidanza. Non era fatta per essere madre, era fatta per essere donna.

Strega.

La mia strega. Di mio esclusivo possesso.

E aveva ragione anche in questo.

Abbiamo fatto un grosso errore a non uccidere l’erede! Colpa sua, lei mi ha fermato quella volta, lei e solo lei, dovevo punirla.

“Allora, perché non mangi?” ho incalzato con più cattiveria di prima.

Tentennava, osservava incerta le pietanze esposte sul grande tavolo, non sapeva che dire, come esprimersi e spiegarsi. Io volevo invece che cedesse, che parlasse, che fosse lei, ancora una volta, a implorare di uccidere il problema.

Dato che non parlava, ho insistito crudelmente “Non vuoi che si noti, vero? È assolutamente inutile, lo sai? Si nota già, e presto sarà ancora peggio, non ti basterà non mangiare.”

Il suo sguardo muto, in seguito a quelle parole, è stato talmente eloquente che ho pensato non avesse più intenzione di mangiare per indebolire l’erede fino a farlo morire a causa della fame. Bellatrix ne sarebbe sicuramente stata capace.

A volte si comporta e appare lei stessa una bambina, piagnucolosa e spregiudicata allo stesso tempo.

“Non ho nessuna intenzione di accettare al mio fianco a combattere una smidollata senza forze, ti conviene non fare storie.” le ho intimato quasi contro la mia stessa volontà.

“Se non farai ciò che ti compete, sappilo, ucciderò te e l’erede in un colpo solo, non mi farò certo scrupoli in tal senso, vedi di valere per me un po’ più di quanto vale lui, o farete la stessa identica fine.”

Mi osservava mentre dicevo queste parole, con sguardo stranamente imperturbabile.

“Va bene, mio Signore.” ha detto, e, lentamente, ha iniziato a tagliare una bistecca cucinata al sangue, non smentendosi mai. Penso di non aver mai visto nessuno, uomo o donna, tanto famelico di sangue quanto quella strega.

Il silenzio regnava nella stanza semi buia.

“Mio Signore,” ha iniziato dopo poco “sono passati mesi da quando è successo.”

L’ho guardata in maniera interrogativa, interrompendola per avere spiegazioni, quindi ha aggiunto:

“Da quando è successo che mi avete punita, da quando mi avete presa in quel modo, e mi avete fatto concepire l’erede …”

Una furia inattesa persino a me stesso si è scatenata in me, alzandomi di scatto, guardandola dall’alto, le ho preso un braccio strattonandola fortemente, facendola alzare di peso dalla tavola e sollevandola fin vicino al mio volto.

Le facevo male, si vedeva, ma restava zitta, allora ho stretto più forte, trasferendo calore inumano, per magia, dalla mia mano verso la sua pelle.

Ha gridato leggermente, nonostante l’orgoglio che la frenava anche davanti a me, ma non ha alcuna possibilità di non soffrire se osa tanto, e tremava di paura, lo sentivo dai suoi muscoli stretti dalla mia mano.

“Io non ho certamente nessuna colpa, non osare. Di ciò che è successo, la responsabilità è solamente tua.”

“Non ho chiesto io di essere punita in quel modo.” ha risposto indisponente, con la voce rotta dal pianto.

Questo era troppo, si permetteva troppo, anche di rispondermi, di incolparmi della presenza dell’erede.

“Potrei punirti in modo ancora peggiore se solo lo volessi, lo sai. E ti assicuro che lo farò molto presto se continui a ribellarti a me, sciocca, sei semplicemente la mia serva, colei che è stata fedele più di chiunque. E se ti ho voluto con me, è solamente perche hai più capacità di altri.”

Mi guardava sofferente, con la tristezza che iniziava ad inondarle gli occhi e lo sguardo.

“Non metterti in testa altre assurdità.”

Ha annuito ancora una volta silenziosa, desolata.

I miei pensieri però erano ormai altri, volevo che si sentisse mia, in mio potere e in mio possesso, come si è sempre sentita.

Che non osasse mai più ribellarsi.

Ero pronto a scagliare su di lei la mia ira, ad umiliarla ancora una volta, come avevo fatto in precedenza. Era una questione di potere.

Dovevo sentirla sotto il mio volere, totalmente e completamente.

Era diventato un bisogno frequente, per me.

Le ho lasciato il braccio per afferrarle i fianchi, sulla pelle le era già comparso un livido vistoso ed eloquente, anelavo di lasciare segni ovunque, per questo la stretta sul ventre e sui fianchi è diventata, quasi da sola, di una prepotenza inaudita.

Inaspettatamente, pochissimi istanti dopo, mi ha guardato con malizia, sussurrandomi appena:

“Va bene la punizione dell’altra volta, mio Signore. Tutto ciò che desiderate. Io vi voglio sentire ancora in quel modo.”

Mi ha strappato un sorriso di soddisfazione, un ghigno di orgoglio verso me stesso, perché quella strega l’avevo praticamente creata io.

Riesce sempre ad essere la migliore, anche nei suoi spregiudicati gusti sessuali.

L’ho avuta come volevo, come lei desiderava.

Solo dopo ha osato parlare, solo in seguito a quei momenti di intenso e diabolico piacere, trattenendomi vicino a lei per diversi istanti.

“Mio Signore,” ha iniziato con voce intensa e sussurrante, quella voce stanca e straordinariamente soddisfatta, quel tono che la differenzia tanto da tutte le altre.

“Prima, mio Signore … volevo solamente dirvi che abbiamo aspettato già parecchi mesi ormai, ma che so già come si dovrebbe chiamare l’erede.”

Immediatamente mi sono allontanato da lei. Non avevo nessuna intenzione di perdere tempo in certe inutili assurdità.

Prima di lasciarla definitivamente nel buio della sala da pranzo però, ho afferrato una candela e l’ho avvicinata a lei.

I capelli scompigliati sul viso e sulle spalle nude, il trucco sbavato sugli occhi, le piccole lacerazioni sulla pelle … tutto la faceva sembrare ancora più diabolica e inquietante di quello che è solitamente.

Una strega davvero.

“Che nome?” ho domandato freddo mentre la osservavo.

“Sgá th.” ha risposto fremendo, guardandomi attentamente in attesa di un mio cenno.

“Oscurità?”

Ho spostato il mio sguardo nel suo, nel silenzio, e lei ha annuito lentamente.

Ancora silenzio.

Non m’importava, certo, non m’importava nulla, ugualmente ho fatto un cenno di assenso col capo, allontanandomi subito dopo. Come sempre.

Si meritava una gentilezza da parte mia, in fondo, ero sempre il suo Signore.

Il suo padrone. Me lo aveva dimostrato ancora una volta.

……………………………....................

 

Note:

Aggiornamento più veloce del solito, ma ultimamente sto scrivendo molto di questa ff, siamo quasi a metà della storia e presto ci saranno i capitoli centrali.

Non è tutto oro ciò che luccica, per cui i due potrebbero riservare scombussolamenti all’apparente condizione a cui sono giunti finora.

Credo che entro poco torneranno anche Andromeda e Teddy (dovevano comparire già qui ma poi mi sono dilungata sul Signore Oscuro …).

In questo capitolo ho fatto svariati riferimenti all’altra mia ff (ovviamente “Sgath che significa oscurità”) sul nome dell’erede e sulla modalità in cui è avvenuto il concepimento (questo è poi descritto sullo spin off “La sua migliore Mangiamorte”) ugualmente spero che la storia risulti chiara lo stesso, se c’è bisogno, chiedete pure, vi illuminerò io!

Ultima cosa: qui Bella e Voldie si rimpallano la responsabilità di avere generato l’erede … ho infatti pensato che, nonostante siano adulti, nonostante siano crudeli, il peso di un figlio indesiderato resti comunque. Quindi, mentre Voldie mai e poi mai prenderebbe in considerazione l’idea di essere responsabile (automaticamente lui ritiene responsabile lei, almeno apparentemente), Bella ritiene responsabile lui che, nell‘ira della punizione (ormai famosa), non ha certo lasciato spazio a discussioni e precauzioni (ricordo di aver letto che maghi e streghe compiono incantesimi di protezione per evitare concepimenti).

Mi pare di aver detto tutto! Come sempre ringrazio tanto chi commenta!! So che ci sono pochi commenti e che probabilmente la storia non piace particolarmente, o non piace quanto la prima ecc … l‘avevo messo in conto decidendo di continuarla!

Non avevo intenzione di cancellare questa per questo motivo (era più che altro un mio dubbio sul riuscire a terminarla), ormai comunque è tutto a posto, e la storia vedrà di certo una fine, come tutte le altre!

Per cui, come sempre, grazie ancora e alla prossima

Circe

   
 
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