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Autore: OpunziaEspinosa    15/04/2011    18 recensioni
Alzo lo sguardo e, fermo sulla porta che non chiudo mai, un ragazzo in sneakers, jeans strappati, maglietta bianca con scollo a V, zainetto nero appoggiato ad una spalla, mi osserva incuriosito.
Dio sia lodato... Questo deve essere il mio assistente.
“Tu devi essere Edward.” Sentenzio alzandomi e precipitandomi allo schedario dove conservo la copia madre della dispensa.
“Sì… sono… Edward…” Mi risponde confuso.
“Avresti dovuto essere qui almeno dieci minuti fa!” Lo rimprovero mentre recupero i documenti che mi servono.
“Chiedo scusa?”
Porca miseria, ma chi mi hanno mandato? Un deficiente?
È il suo primo giorno, è in ritardo, quasi non si è presentato, ed invece di scusarsi, chiedermi se ho bisogno di qualcosa, darsi da fare insomma, se ne sta lì, impalato sulla porta con lo sguardo da ebete.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO  9  - Psycho Killer

 
Oooooh… Aiutoooo… Signore, ti pregoooo, prendi la mia anima con teeee… Uccidimi oraaaa… Ti scongiuroooo… Subitoooo…
Non so cosa stia accadendo, so solo che mi fa male dappertutto, che un enorme martello pneumatico mi sta perforando il cervello senza pietà, che la mia camera da letto gira peggio di una giostra impazzita, e che ho sete, tanta sete, tanta tanta sete.
Vorrei aprire gli occhi, muovermi, raggiungere la cucina ed attaccarmi al rubinetto, ma non ce la faccio: sto troppo male! Preferisco morire, subito. Farla finita una volta per tutte.
Penso anche a come potrei farlo, ma da questo materasso le opzioni sono piuttosto limitate. L’unica cosa che riesco ad escogitare è fracassarmi il cranio con l’enorme Buddha di marmo che tengo sul comodino (un regalo di Renée, la mia svampita madre hippy).  Disgraziatamente:
a) dovrei sollevare un braccio ed allungarlo e non ce la faccio;
b) dovrei trovare la forza per afferrare il Buddha di marmo e non ce l’ho;
c) dovrei spaccarmelo sulla fronte, e l’idea di aggiungere altro dolore a quello causato dalla squadra di picconatori al lavoro nella mia testa mi scoraggia più di tutto il resto.
Quindi sono destinata a soffrire. A soffrire e morire di sete e di caldo.
Ieri sera devo aver bevuto parecchio. Non mi spiego in altro modo lo stato in cui mi trovo. Oppure sono all’inferno. Probabilmente sono morta e sono finita all’infero a causa di tutte le cazzate che ho fatto. L’ultima ieri in ufficio, durante la presentazione della mia idea per il lancio sul mercato delle DàDìDò Running Shoes. Ho finto di svenire per sottrarmi ai miei doveri. Ho mentito a tutti, li ho presi in giro. Ho mentito anche Jake. Beh… un po’ se l’è meritato! Voglio dire: ha insinuato che tra me ed Edward Masen c’è qualcosa di losco! Ma ti pare? Io ed Edward Masen… E il fatto che io lo trovi schifosamente attraente non significa nulla. Sono una donna tutta d’un pezzo, io!
Ciò non toglie che sono pessima. E che non potevo che finire all’inferno. Sì ma… fa un cazzo di caldo in questo infernooooo!
Ma forse non sono finita nella dimora estiva di Belzebù (il caldo è talmente intenso che, da perfetta sfigata, ci sono capitata a luglio, di fisso). Forse sto solo vivendo i postumi di una colossale sbornia. La testa che mi scoppia, le ossa rotte, lo stomaco rovesciato come un calzino sporco, la stanza che gira, e la lingua felpata sono prove inconfutabili, non semplici indizi.
 
Ok. Posso superare questo momento. Mi è già capitato, in passato, e ce l’ho sempre fatta. Devo solo fare un piccolo passo alla volta. Magari potrei iniziare con l’aprire un occhio.
Aaapro… aaapro… lentameeente… Arghhh! Luceeee… Chiudo-chiudo-chiudo!
Bene. Faccio passi da gigante. Ora potrei provare a muovermi un poco. Magari potrei sollevare un braccio. Non mi pare una cosa complicata. Uno, due, tre... oooo-iiiissa. Niente. Uno, due, tre… oooo-iiiissa. Nada de nada. Maledizione, è come se fossi bloccata! Da quando in qua una sbornia contempla anche la paralisi tra i suoi effetti collaterali?  No, non è possibile, non posso essere paralizzata! Proverò a cambiare tattica. Sono sdraiata su un fianco, ora. Mi volterò di schiena. Devo solo lasciarmi scivolare da un lato. Questo è mille volte più semplice che alzare un braccio. Ecco… così… Hey! Non riesco a scivolare… Ma cos’è questo? Sembra… sembra… un corpo maschile?! Sì… sì… Sono proprio appoggiata al corpo di un uomo… Un uomo è accoccolato al mio fianco e mi tiene stretta a sé… le sue dita sono intrecciate alle mie…
Lo sapevo! Sapevo che la paralisi non è contemplata tra gli effetti della sbornia e che non ero finita all’inferno! Tutto questo caldo è solo il corpo di Jake che mi sovrasta! Che strano, però. Jake non ama dormire così abbracciati. Dice che lo soffoco (anche se è lui ad essere una stufa, a quanto pare!) Sì, però… ho visto Jake ieri sera? Oddio, non me lo ricordo. L’ultima cosa che ricordo è di essere uscita a cena con le ragazze, al Rigatoni. Di aver ordinato del vino – dell’ottimo vino italiano -  di averlo bevuto e poi… E poi, boh? Jake ci ha raggiunte? Quando? Mi ha riportata a casa? Mi pare così strano… Jake non mi permette mai di bere, dice che divento ridicola. L’unica volta che l’ho fatto in sua compagnia mi ha messo il muso per una settimana. Per non parlare di come poi mi ha lasciata da sola in bagno a vomitare l’anima! “Te la sei cercata,” mi ha detto… Signor Io-Sono-Perfetto-Sempre-e-Comunque! Invece eccolo qui, sdraiato al mio fianco. Che  tesoro!
Comunque è piuttosto strano. Le proporzioni sono tutte sbagliate. Il corpo di Jake mi pare più grosso, muscoloso e ingombrante. Non che questo non sia un bel corpo, anzi… Ma è diverso dal solito. E poi Jake non ha questo profumo. Mmmm… buooono…
 
Con immensa fatica apro gli occhi e do una sbirciatina alla mano intrecciata alla mia. La luce mi crea enormi problemi e mi provoca delle fitte allucinanti, così ci impiego un attimo a mettere a fuoco l’arto che stringo così ostinatamente e…
Oh, cazzo… ma questa… questa… questa non è mica la mano di Jake!
Un attimo.
Sì, è la mano di Jake…
Cazzo, no! Non lo è! E neanche questo braccio!
Oh, cazzo! OH, CAZZO!
 
“UUUUAAAAAAHHHHHH!”
Non appena mi rendo conto che l’uomo sdraiato al mio fianco non è il mio ragazzo, schizzo fuori dal letto e comincio ad urlare come una pazza!
“UUUUAAAAAAHHHHHH!”
Cosa ho fatto?! Cosa ho fatto?! Mi sono ubriacata e ho trascinato uno sconosciuto a casa!
Cheschifo-Cheschifo-Cheschifoooo!
Non capisco niente: la testa mi scoppia, la luce mi acceca, e vado a sbattere ovunque come un pipistrello sotto il solleone.
“UUUUAAAAAAHHHHHH!! Continuo ad urlare disperata, pensando che ho fatto sesso con un tizio rimorchiato chissà dove.
Sentendomi strepitare peggio di una vacca al macello, lo sconosciuto si sveglia di soprassalto e precipita rovinosamente sul pavimento.
“UUUAAAAHHHH… COS’È? COS’ÈÈÈÈ?” Urla terrorizzato a sua volta dimenandosi sul parquet nel vano tentativo di rialzarsi.
“VAI VIAAAAA… CHI SEIIIIII… VAI VIAAAA…”
Non so che sto facendo, so solo che la luce mi acceca, che non vedo nulla, che sto male, e che non voglio questo tizio in casa mia.
Così mi butto sulla libreria a comincio a scagliare tutto ciò che mi capita tra le mani oltre il letto, nella speranza di colpirlo.
“MANIACOOO…” Continuo a strillare con tutto il fiato che ho in gola. “VATTENEEEEE…”
“BELLAAAA! MA CHE CAZZO SUCCEDEEEE?! AIOOO! CAZZO… IL NASOOOOO! CAZZO! BELLAAAA! SONO IO! CAZZO, SONO IOOOOO… BELLAAAA…”
“IO CHIIIII?” urlo, afferrando il Buddha sul comodino. “MANIACOOOOO…” E lo lancio.
“EDWAAAAARD…”
Edward?!?!
Quello che succede dopo avviene a rallentatore, come nei film.
Per la prima volta, da quando ho iniziato a strepitare e a lanciare libri e quant’altro addosso allo sconosciuto, riesco a mettere a fuoco ciò che mi circonda. E proprio mentre il Buddha di marmo schizza fuori dalle mie dita, vedo Edward Masen sbucare da dietro il mio letto con gli occhi sgranati e terrorizzati.
Oh, cazzo!
OH, CAZZO!
Lo sconosciuto è Edward Masen?!
MI SONO SCOPATA EDWARD MASEN?!
“CRISTO SANTO!” urla lui, vedendo il Buddha viaggiare a velocità supersonica nella sua direzione.
“EDWARD?!”
E poi chiudo gli occhi, perché il Buddha sta per colpirlo, e io non ho il coraggio di vedere il suo bel cranio fracassato, e schizzi di sangue e cervello imbrattare la parete bianca dietro di lui.
Quando sento il CRASHHHH del marmo che si frantuma, il mio cuore smettere di battere.
Mi aspetto di sentire un urlo, un lamento, qualcosa… invece c’è solo silenzio.
Oddio, che cosa ho fatto? L’ho ammazzato… Ho ammazzato Edward!
Me lo sono scopato e poi l’ho ammazzato!
Sono come uno di quegli insetti femmina… come si chiamano? Quelle che prima si accoppiano e poi uccidono il maschio e se ne cibano… mantidi religiose? Ecco: sono una mantide religiosa! Ora ci manca solo che mi nutra di lui!
Finirò in galera accusata di omicidio per il resto dei miei giorni! E poi, una volta in cella, diventerò la schiava sessuale di un’energumena che si fa chiamare Joe!
 
Resto accucciata a terra per un po’, con gli occhi chiusi e le mani a tapparmi le orecchie,  perché davvero non ce la farei a sopportare i rantoli di un uomo morente. Ma poi penso che se Edward non è morto lo devo soccorrere, devo chiamare un’ambulanza e fare in modo che vada in ospedale.
Così mi faccio coraggio, e lentamente gattono fino al letto. Ci giro intorno e…
No, no! Non posso! Non posso vedere il suo bel cranio spappolato! I suoi bei capelli color del bronzo imbrattati di sangue e cervello! Ma devo farmi coraggio.
“Edward?” bisbiglio con voce tremante. “Edward? Sei… sei.. ancora vivo?”
Rispondi-rispondi-rispondi…
Ma lui non risponde.
Cazzo… cazzo!
Deglutisco e faccio capolino oltre il letto aspettandomi il peggio.
Lui è sdraiato a terra, i meravigliosi occhi verdi fissano attoniti il soffitto, del sangue gli sporca il volto, mentre il Buddha è piantato nel parquet a pochi centimetri dal suo orecchio.
L’ho ucciso… l’ho ucciso…
“Edward?” piagnucolo terrorizzata.
“Tu… tu sei pazza…” balbetta lui con un filo di voce.
Oh, mio Dio… Edward è vivo! Parla! È vivo!
Improvvisamente sento tutta la tensione sciogliersi e gli occhi riempirsi di lacrime.
“Tu sei… una psicopatica…” continua, visibilmente scosso, tentando di rimettersi  a sedere con enorme difficoltà.
È pallido come un cencio e non la smette di fissare il vuoto davanti a sé.
Ma io sono così felice di non averlo ammazzato che gli salto al collo stendendolo di nuovo.
“Sei vivo!” continuo a piagnucolare. “Sei vivo!”
“Aaarrggh! Bella! Il naso! Il nasoooo!” urla cercando di divincolarsi.
“Cosa? Cos’ha il tuo naso?” gli chiedo confusa, staccandomi da lui.
“Me l’hai spaccato! Sanguina!” mi ringhia contro, tamponandosi con la manica della camicia.
“Ma… ma… il Buddha non ti ha colpito…” balbetto perplessa.
“Cazzo, Bella! Mi hai lanciato addosso quasi tutti i volumi della tua enciclopedia!”
Ops…
“Vaffanculo… Vaffanculo… Dio, che male…” Continua ad imprecare mentre si tira su e si accascia contro la parete.
“Forse… forse non è rotto…” azzardo timida, anche se un rivolo di sangue scorre da una delle narici giù lungo il mento e gli imbratta la camicia. “Edward…”
“Edward, un cazzo…” sibila.
“Edward, scusa… fammi… fammi vedere…” balbetto mortificata, allungando una mano nella sua direzione.
“Non mi toccare, Bella!”
È proprio incazzato…
“Com’è?” mi chiede a metà tra il nervoso e il preoccupato. “Si sta gonfiando?”
“No… No, non mi pare…” Cerco di rassicurarlo anche se ha un’evidente lacerazione sul setto.
Resto a fissarlo per un po’, senza sapere bene cosa fare.
“Bella, sarebbe un grosso disturbo per te procurarmi un asciugamano, o forse preferisci che io muoia dissanguato sul pavimento della tua camera da letto?” mi chiede stizzito mentre il sangue non cessa di scorrere.
“Oddio, scusa!” esclamo mortificata. “Vieni, andiamo in bagno, ti aiuto io.”  E così dicendo cerco di dargli una mano a rialzarsi, ma a quanto pare non vuole essere aiutato.
“Faccio da solo…” mi liquida come si liquiderebbe un intervistatore telefonico che ti chiama proprio mentre stai uscendo di casa e sei già in ritardo di mezz’ora.
Edward si alza e a passo deciso si dirige verso il bagno, apre uno dei cassetti - esattamente quello dove tengo gli asciugamani - ne afferra uno, lo passa sotto l’acqua e poi comincia a tamponarsi cautamente il naso.
Io l’osservo basita.
“Che c’è?” mi chiede brusco osservandomi dallo specchio.
“Come fai a sapere dove tengo gli asciugamani?” gli chiedo cauta.
“Non… non ricordi nulla di quello che è successo?!”
“Perché? Cos’è successo?”
“Davvero non ricordi nulla?!”
“No… no… cosa?... noi?”
Lui scuote la testa sconsolato, si sciacqua con cautela il volto, e poi torna a tamponarsi la ferita.
“Noi abbiamo… Noi abbiamo?”
Non posso aver fatto sesso con questo Dio Greco e non ricordarmelo! Che spreco pazzesco…
Edward non risponde. Mi guarda in cagnesco dallo specchio e non risponde.
Ecco. Lo sapevo. Lo sapevo! Lo abbiamo fatto e io non me lo ricordo. Probabilmente sono stata io a sedurlo. Probabilmente, anzi, sicuramente, lui è stato grandioso e io non me lo ricordo. E lui s’è offeso.
“Edward…” continuo sulla difensiva. “Noi…”
“Noi cosa, Bella?” mi chiede esasperato
“Ecco… abbiamo… abbiamo fatto l’amore?” gli domando tutto d’un fiato. E mentre lo faccio chiudo gli occhi perché mi vergogno come una ladra.
Ma lui non risponde. Un'altra volta.
Quando riapro gli occhi Edward mi sta osservando come si osserva uno strano scherzo della natura.
Dio, che figura! Abbiamo fatto l’amore e io non me lo ricordo!
“Bella. Guardati intorno.” Mi invita con un ampio gesto della mano che abbraccia tutta la stanza. “C’è vomito dappertutto, anche in corridoio… Indosso gli stessi vestiti di ieri sera… Se avessimo fatto l’amore sarei nudo nel tuo letto, e lo saresti anche tu. Se avessimo fatto l’amore, te lo ricorderesti, credimi. Anche se eri ubriaca.”
Do un’occhiata in giro, anche oltre la porta del bagno. Una scia puzzolente di - Oddio, cos’è? Spaghetti? Polpette? - segna  il percorso dalla mia camera da letto al gabinetto.
“Quindi non…”
“Ho passato la notte a tenerti la testa mentre vomitavi la cena! Sul serio non ti ricordi nulla?”
Mi stringo nelle spalle perché no, non ricordo nulla.
Così Edward mi spiega cos’è successo. Mi racconta di come lui e i suoi amici sono capitati nello stesso ristorante dove io, Alice e Rose stavamo mangiando. Mi racconta che mi ha inseguita fino in bagno perché voleva che gli spiegassi per quale motivo mi trovavo lì, se la mattina in ufficio ero stata male. Mi dice che ero già ubriaca, quando mi ha incontrata. Che ho continuato a bere come una spugna per tutta la sera. Che i nostri amici hanno fraternizzato e che alla fine  lo hanno lasciato solo a prendersi cura di me. Che lui ha dovuto portarmi a casa. Che stavo male, che io non volevo che se ne andasse, così ha deciso di farmi compagnia per un po’, perché aveva paura che potessi stare male di nuovo. Ma poi si è addormentato. E che ha dormito – solo quello, nient’altro - Finché… beh, finché non l’ho buttato giù dal letto e gli ho fracassato il naso.
 
Credo di essermi appena innamorata di Edward Masen.

   
 
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