EPILOGO
“You
remember, we were sittin' there, by the water
You put your arm around me
for the first time
You made a rebel of a
careless man's careful
daughter
You are the best thing
that's ever been mine…”
(Taylor Swift, Mine)
*
Draco
stava seduto in veranda, immerso nei suoi pensieri.
Erano
passati due anni da quando era scappato, da tutto e da tutti,
portandosi dietro
solo lei, eterna compagna del suo cuore solitario.
Un sorriso
ironico gli comparve sulle labbra, mentre le sue iridi argentee si
spostavano
sulla ragazza intenta a raccogliere alcuni fiori nel giardino.
«Ti
piacciono?» gli chiese, voltandosi verso di lui per rivelare
i fiori che teneva
stretti in mano. «Li mettiamo in un bel vaso, così
danno un po’ di vita alla
casa.»
«Per
favore, Sophia, poi sicuro ti dimentichi di annaffiarli e
appassiscono.» replicò,
con tono leggermente divertito.
«Quando
fai il guastafeste, ti odio, Malfoy!» gli rispose lei,
mostrandogli la lingua,
indispettita.
«Ti odio,
Malfoy!»
Draco, in
risposta, la strattonò per un braccio, costringendola a
voltarsi.
«Sai benissimo
anche tu che non è vero, quindi smettila di
ripeterlo.» replicò calmo al suo
insulto.
Lei lo guardò
con rabbia, cercando di liberarsi dalla sua presa, mentre gli occhi
nocciola le
si riempivano di lacrime trattenute, troppo orgogliosa per arrendersi
al pianto
disperato che aveva in gola.
«Non ce la
faccio più! Abbiamo venticinque anni, non possiamo
continuare a tenere tutto
nascosto. Io voglio vivere la mia vita, voglio essere felice, non
angosciata
all’idea che qualcuno mi possa scoprire!» gli
urlò contro, sputandogli addosso
tutto il rancore che provava.
Draco la guardò,
alzando gli occhi al cielo, esasperato.
«Quante volte
dovremmo fare questo discorso? Sai benissimo che non posso dirlo ai
miei!»
replicò, voltandole le spalle per mettere fine alla
discussione.
«Non è vero
che non puoi, non vuoi! Perché altrimenti ti toglierebbe i
fondi, per farti
cambiare idea! Perché la verità è che
ti conosco meglio di quanto ti conosci da
solo! Tu non puoi e non vuoi vivere senza i tuoi soldi!»
Lui si girò
nuovamente verso di lei, guardandola negli occhi,
l’espressione improvvisamente
seria e profonda.
«Sai benissimo
che non è vero. Sai benissimo che in questo periodo i miei
stanno affrontando
un brutto momento, non posso darli un colpo del genere ora!»
rispose, il tono
leggermente incrinato dal nervosismo.
Lei si scostò
una ciocca di capelli dagli occhi, abbassando, finalmente, lo sguardo;
sconfitta.
«Se mi amassi
davvero, mi lasceresti andare.» mormorò, in una
supplica impotente.
«Sono troppo
egoista per farlo.» soffiò lui sulle sue labbra,
prima di baciarla.
Non
le aveva concesso di riavere i suoi ricordi; era troppo egoista per
fare anche
quello.
Pansy
le aveva cancellato la memoria, ma era lui che aveva deciso di non
curarla,
colpevole quanto la Serpeverde nella carneficina della anima di quella
ragazza.
Senza
memoria di nessun altro che non fosse lui, pensando di chiamarsi
Sophia, credendo
di non avere parenti, era solo sua.
Sua
e di nessun altro.
Per
questo era scappato, andando a rifugiarsi in un paesino della Francia,
dove
dubitava che qualcuno l’avrebbe mai cercato; tagliando i
ponti con la sua
famiglia, con i suoi amici.
C’erano
dei momenti in cui i sensi di colpa per quello che aveva fatto gli
attanagliavano lo stomaco, ma bastava che lei gli sorridesse
perché tutto
passasse in secondo piano.
E
lei, da quando gli aveva raccontato che era il ragazzo che amava, non
aveva mai
smesso di sorridergli.
D’altronde
quel sorriso aveva sempre avuto il potere di stregarlo.
Lei stava
seduta su una poltrona dello studio di Blaise, in attesa. Lui
entrò e le si
avvicinò, infastidito dalla sua presenza.
«Che cosa ci
fai qua, Malfoy?» gli chiese, sorridendogli con ironia.
E a quel
sorriso, anche se di scherno, il suo cuore perse un battito.
«Niente che ti
interessi.» replicò, atono e freddo.
Lei continuò a
sorridergli, incurante dei suoi modi scostanti, quasi divertita dal suo
atteggiamento e Draco si sentì sempre più
irritato per quell’espressione che,
inspiegabilmente, aveva uno effetto positivo su di lui.
«Malfoy, siamo
amici della stessa persona. Potresti anche iniziare a comportarti in
maniera
civile.»
A quelle
parole lui aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se
veramente fosse così
stupida.
«Tu non sei
amica proprio di nessuno. Blaise è innamorato di te, se non
te ne sei accorta.
Anche se devo ancora chiedermi cosa ci trovi in te.» gli
rispose lui, acido,
prima di voltarsi e uscire dalla stanza.
Mentre si
allontanava, trovò da solo, purtroppo, una risposta alla sua
domanda.
Blaise
sicuramente aveva notato il suo sorriso.
Non
sapeva se le sue azioni fosse giuste o sbagliate e, sinceramente, non
aveva
nemmeno il bisogno di chiederselo.
Aveva
sempre vissuto nelle sfumature, cercando di trovare una qualche
felicità nel
grigio che lo circondava.
E,
finalmente, l’aveva trovata.
Ma,
quella felicità che aveva conquistato sporcandosi le mani
con gesti amorali, non
avrebbero mai potuto averla se non fossero scappati. Solo con la fuga,
lasciandosi tutto alle spalle, gli era stata concessa e, inoltre, lei,
con i
suoi ricordi, non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia.
Anche
se lo amava, non l’avrebbe mai fatto.
Per
questo era meglio così, per questo si era fatto aiutare solo
da Blaise, che
sapeva non l’avrebbe tradito.
In
fondo ne avrebbe ricavato solo dolore dal loro ritorno.
«Sai, Draco…
ho conosciuto una persona.» mormorò un ragazzo di
colore, mentre si accomodava
su una poltrona davanti al camino.
«Finalmente
hai trovato qualcuno che ti sopporta?» gli rispose, mentre un
ghigno divertito
gli si formava sulle labbra.
Blaise lo
guardò con finto rimprovero, prima di continuare.
«In verità
è
una persona che conoscevamo già… È
diventata una giornalista della Gazzetta e
doveva fare un articolo su di me, visto che la mia attività
sta andando più che
bene. Siamo andati a prendere una cosa da bere e… beh, ci
siamo trovati.»
raccontò, mentre fissava le fiamme divampare nel camino.
«Ci sei andato
a letto?» gli chiese, malizioso.
Il suo
compagno si voltò di scattò, sorpreso dalla sua
insinuazione.
«No, non è
il
tipo, lei.»
«Ah, allora ti
piace davvero…» replicò lui, sorpreso.
In quel
momento la porta dello studio si spalancò e una ragazza a
loro molto conosciuta
entrò all’interno, sorridendo.
«Lei?»
domandò
Draco, dopo qualche minuto di silenzio perplesso, e Blaise, in
risposta, si
limitò soltanto ad alzare le spalle, incurante.
La
sua vita, da quando l’aveva incontrata, era cambiata
completamente,
precipitando in un abisso senza più ritorno.
Non
sapeva bene come fosse iniziato tutto, si ricordava solo che i loro
incontri
casuali, dovuti alla conoscenza in comune che avevano, erano diventati
sempre
più frequenti.
Draco
doveva ammettere che, forse, aveva forzato i suoi orari per poterla
vedere, per
poterla incontrare e guardare quel sorriso illuminare i suoi occhi.
Improvvisamente
si era creata un’intesa fra loro. Un’intesa che si
era trasformata presto in
qualcosa di più.
Inevitabilmente,
irreparabilmente.
Erano seduti
ad un bar, intenti a prendere un caffè.
Non si erano
dati appuntamento, semplicemente si erano incontrati per strada e,
senza dire
una parola, si erano diretti verso quel posto.
Lei, in quel
momento, stava raccontando animatamente di come suo fratello
l’aveva fatta
infuriare quel giorno; ma lui non riusciva ad ascoltare le sue parole,
troppo
preso a memorizzare le buffe espressioni che faceva con il volto.
«Malfoy, mi
stai ascoltando?» gli chiese a un certo punto, indispettita
dal suo
atteggiamento riflessivo.
«Sinceramente
trovo abbastanza noiosi i tuoi discorsi.» replicò,
scostando le iridi argentee
dal suo viso, irritato dal modo in cui si era perso a fissarla.
Lei,
innervosita, si alzò, scoccandogli un’occhiata
irritata.
«Sei
impossibile.» mormorò, mentre poggiava dei soldi
sul piano del tavolo e si
allontanava.
Ci mise un po’
a rincorrerla fuori dal locale ed ad afferrarle un polso, per arrestare
la sua
camminata.
Lei si voltò,
guardandolo con sorpresa negli occhi, quasi si stesse chiedendo cosa
significasse quel gesto.
Lu,
invece, non si domandò niente, baciandola;
semplicemente.
Lei
aveva voluto subito dirlo a Blaise, nella sua giustizia tipicamente
Grifondoro
e, il suo compagno, non gli aveva parlato per un anno.
C’era
voluto un anno intero perché superasse quel torto; quel
torto che avevano
commesso con gioia e che aveva portato alla loro felicità.
Ma,
alla fine, era proprio grazie ai sentimenti distrutti di Blaise che non
correvano il rischio di venire scoperti.
Perché
far finta che lei fosse morta, che non esistesse più, era
più semplice che
vedersela ogni giorni rubata, davanti agli occhi.
Draco
non riusciva a sentirsi in colpa per quello che aveva fatto
all’amico.
Probabilmente, se fosse stato nei suoi panni, Blaise avrebbe fatto la
stessa
cosa.
Se
voleva una cosa, la otteneva, era sempre stato così.
E lei
l’aveva desiderata, senza neanche accorgersene, dalla prima
volta che l’aveva
rincontrata; quando la guerra era passata in secondo piano, quando i
loro
cognomi non avevano più avuto tanta importanza.
Poi,
inspiegabilmente, l’aveva amata.
Quel giorno
l’aveva trascinato al mare, su quella spiaggia deserta che le
piaceva tanto.
Era inverno e un vento gelido soffiava, facendolo rabbrividire.
Voleva tornare
a casa, ma lei continuava a guardarsi intorno raggiante, felice.
I riccioli
ramati le finiva continuamente davanti al volto, infastidendola, ma non
se ne
curava, continuando a fissare la distesa di acqua che le si stendeva
davanti.
«Non ti toglie
il respiro?» gli chiese, sorridendo, mentre teneva le iridi
nocciola fisse sul
mare.
Lui si voltò
verso di lei, osservandola, mentre un sorriso gli si disegnava sulle
labbra, di
rimando.
«Tu mi togli
il respiro, Weasley.» mormorò in un sussurro.
A quelle
parole lei si voltò, sorpresa e stupita da quella
dichiarazione, prima di
sorridergli, felice.
«Draco!»
strillò la sua voce, mentre Sophia gli correva incontro.
Lui
la guardò, aggrottando le sopracciglia, perplesso da tutto
quell’entusiasmo e
lei gli sorrise, con quel medesimo
sorriso di cui si era innamorato.
Un
tempo quell’espressione piegava le labbra di Ginevra Weasley;
ma, anche se i
capelli della donna che aveva di fronte erano neri, anche se i suoi
occhi erano
di quel profondo blu così lontano dal marrone che avevano
prima, a lui andava
bene lo stesso.
Perché
era lei: nelle sue frasi, nelle sue
parole, nei suoi gesti, nelle sue espressioni, poteva ancora trovare la
ragazza
di cui si era innamorato.
Anche
se Sophia non sarebbe mai stata del tutto
lei, quella parte gli bastava. Gli bastava perché
sapeva che se le avesse
dato la memoria, l’avrebbe persa.
E
il dolore di essere lasciato, per la seconda volta, era qualcosa che
l’avrebbe
devastato totalmente, che non aveva nessuna intenzione di rivivere.
Pansy
le aveva cancellato la memoria e modificato i lineamenti per gelosia,
per
allontanarla da lui per sempre; ma, alla fine, gli aveva fatto un
favore.
Perché
la donna che aveva di fronte in quel momento poteva amarlo senza
rimpianti,
senza pensare di star commettendo un errore.
Sophia
gli sorrise e lui prese il suo volto tra le mani, fissandola
attentamente negli
occhi.
«Ti
amo, Weasley.» affermò in un sussurro, osservando
nelle iridi di lei, alla
ricerca di un lampo di comprensione.
Lei
lo guardò, aggrottando le sopracciglia, sorpresa.
«Weasley?
Chi è adesso questa Weasley?» chiese, con tono
fintamente offeso, probabilmente
pensando a uno scherzo.
Draco
la fissò in silenzio qualche minuto, prima di rispondere con
un ghigno al
sorriso della ragazza.
«Nessuno.»
sussurrò, prima di baciarla, impedendole così di
rispondergli.