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Autore: Pallina    16/04/2011    5 recensioni
Spaventata si alzò dal letto per osservarsi nel grande specchio che troneggiava su un muro della stanza.
Vide l’immagine di una ragazza impaurita, con degli occhi di un blu profondo e dei riccioli neri sulle spalle.
Una ragazza che, però, lei non conosceva.
Che cosa le era successo?
[L'epilogo ha partecipa al "Quando Taylor Swift incontra Harry Potter" Contest indetto da (Solly) sul forum di EFP, classificandosi quarto]
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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EPILOGO

 

“You remember, we were sittin' there, by the water 
You put your arm around me for the first time 
You made a rebel of a careless man's careful daughter 
You are the best thing that's ever been mine…”

(Taylor Swift, Mine)

 

 

*

 

 

Draco stava seduto in veranda, immerso nei suoi pensieri.

Erano passati due anni da quando era scappato, da tutto e da tutti, portandosi dietro solo lei, eterna compagna del suo cuore solitario.

Un sorriso ironico gli comparve sulle labbra, mentre le sue iridi argentee si spostavano sulla ragazza intenta a raccogliere alcuni fiori nel giardino.

«Ti piacciono?» gli chiese, voltandosi verso di lui per rivelare i fiori che teneva stretti in mano. «Li mettiamo in un bel vaso, così danno un po’ di vita alla casa.»

«Per favore, Sophia, poi sicuro ti dimentichi di annaffiarli e appassiscono.» replicò, con tono leggermente divertito.

«Quando fai il guastafeste, ti odio, Malfoy!» gli rispose lei, mostrandogli la lingua, indispettita.

 

 

«Ti odio, Malfoy!»

Draco, in risposta, la strattonò per un braccio, costringendola a voltarsi.

«Sai benissimo anche tu che non è vero, quindi smettila di ripeterlo.» replicò calmo al suo insulto.

Lei lo guardò con rabbia, cercando di liberarsi dalla sua presa, mentre gli occhi nocciola le si riempivano di lacrime trattenute, troppo orgogliosa per arrendersi al pianto disperato che aveva in gola.

«Non ce la faccio più! Abbiamo venticinque anni, non possiamo continuare a tenere tutto nascosto. Io voglio vivere la mia vita, voglio essere felice, non angosciata all’idea che qualcuno mi possa scoprire!» gli urlò contro, sputandogli addosso tutto il rancore che provava.

Draco la guardò, alzando gli occhi al cielo, esasperato.

«Quante volte dovremmo fare questo discorso? Sai benissimo che non posso dirlo ai miei!» replicò, voltandole le spalle per mettere fine alla discussione.

«Non è vero che non puoi, non vuoi! Perché altrimenti ti toglierebbe i fondi, per farti cambiare idea! Perché la verità è che ti conosco meglio di quanto ti conosci da solo! Tu non puoi e non vuoi vivere senza i tuoi soldi!»

Lui si girò nuovamente verso di lei, guardandola negli occhi, l’espressione improvvisamente seria e profonda.

«Sai benissimo che non è vero. Sai benissimo che in questo periodo i miei stanno affrontando un brutto momento, non posso darli un colpo del genere ora!» rispose, il tono leggermente incrinato dal nervosismo.

Lei si scostò una ciocca di capelli dagli occhi, abbassando, finalmente, lo sguardo; sconfitta.

«Se mi amassi davvero, mi lasceresti andare.» mormorò, in una supplica impotente.

«Sono troppo egoista per farlo.» soffiò lui sulle sue labbra, prima di baciarla.

 

 

Non le aveva concesso di riavere i suoi ricordi; era troppo egoista per fare anche quello.

Pansy le aveva cancellato la memoria, ma era lui che aveva deciso di non curarla, colpevole quanto la Serpeverde nella carneficina della anima di quella ragazza.

Senza memoria di nessun altro che non fosse lui, pensando di chiamarsi Sophia, credendo di non avere parenti, era solo sua.

Sua e di nessun altro.

Per questo era scappato, andando a rifugiarsi in un paesino della Francia, dove dubitava che qualcuno l’avrebbe mai cercato; tagliando i ponti con la sua famiglia, con i suoi amici.

C’erano dei momenti in cui i sensi di colpa per quello che aveva fatto gli attanagliavano lo stomaco, ma bastava che lei gli sorridesse perché tutto passasse in secondo piano.

E lei, da quando gli aveva raccontato che era il ragazzo che amava, non aveva mai smesso di sorridergli.

D’altronde quel sorriso aveva sempre avuto il potere di stregarlo.

 

 

Lei stava seduta su una poltrona dello studio di Blaise, in attesa. Lui entrò e le si avvicinò, infastidito dalla sua presenza.

«Che cosa ci fai qua, Malfoy?» gli chiese, sorridendogli con ironia.

E a quel sorriso, anche se di scherno, il suo cuore perse un battito.

«Niente che ti interessi.» replicò, atono e freddo.

Lei continuò a sorridergli, incurante dei suoi modi scostanti, quasi divertita dal suo atteggiamento e Draco si sentì sempre più irritato per quell’espressione che, inspiegabilmente, aveva uno effetto positivo su di lui.

«Malfoy, siamo amici della stessa persona. Potresti anche iniziare a comportarti in maniera civile.»

A quelle parole lui aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se veramente fosse così stupida.

«Tu non sei amica proprio di nessuno. Blaise è innamorato di te, se non te ne sei accorta. Anche se devo ancora chiedermi cosa ci trovi in te.» gli rispose lui, acido, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.

Mentre si allontanava, trovò da solo, purtroppo, una risposta alla sua domanda.

Blaise sicuramente aveva notato il suo sorriso.

 

 

Non sapeva se le sue azioni fosse giuste o sbagliate e, sinceramente, non aveva nemmeno il bisogno di chiederselo.

Aveva sempre vissuto nelle sfumature, cercando di trovare una qualche felicità nel grigio che lo circondava.

E, finalmente, l’aveva trovata.

Ma, quella felicità che aveva conquistato sporcandosi le mani con gesti amorali, non avrebbero mai potuto averla se non fossero scappati. Solo con la fuga, lasciandosi tutto alle spalle, gli era stata concessa e, inoltre, lei, con i suoi ricordi, non avrebbe mai abbandonato la sua famiglia.

Anche se lo amava, non l’avrebbe mai fatto.

Per questo era meglio così, per questo si era fatto aiutare solo da Blaise, che sapeva non l’avrebbe tradito.

In fondo ne avrebbe ricavato solo dolore dal loro ritorno.

 

 

«Sai, Draco… ho conosciuto una persona.» mormorò un ragazzo di colore, mentre si accomodava su una poltrona davanti al camino.

«Finalmente hai trovato qualcuno che ti sopporta?» gli rispose, mentre un ghigno divertito gli si formava sulle labbra.

Blaise lo guardò con finto rimprovero, prima di continuare.

«In verità è una persona che conoscevamo già… È diventata una giornalista della Gazzetta e doveva fare un articolo su di me, visto che la mia attività sta andando più che bene. Siamo andati a prendere una cosa da bere e… beh, ci siamo trovati.» raccontò, mentre fissava le fiamme divampare nel camino.

«Ci sei andato a letto?» gli chiese, malizioso.

Il suo compagno si voltò di scattò, sorpreso dalla sua insinuazione.

«No, non è il tipo, lei.»

«Ah, allora ti piace davvero…» replicò lui, sorpreso.

In quel momento la porta dello studio si spalancò e una ragazza a loro molto conosciuta entrò all’interno, sorridendo.

«Lei?» domandò Draco, dopo qualche minuto di silenzio perplesso, e Blaise, in risposta, si limitò soltanto ad alzare le spalle, incurante.

 

 

La sua vita, da quando l’aveva incontrata, era cambiata completamente, precipitando in un abisso senza più ritorno.

Non sapeva bene come fosse iniziato tutto, si ricordava solo che i loro incontri casuali, dovuti alla conoscenza in comune che avevano, erano diventati sempre più frequenti.

Draco doveva ammettere che, forse, aveva forzato i suoi orari per poterla vedere, per poterla incontrare e guardare quel sorriso illuminare i suoi occhi.

Improvvisamente si era creata un’intesa fra loro. Un’intesa che si era trasformata presto in qualcosa di più.

Inevitabilmente, irreparabilmente.

 

 

Erano seduti ad un bar, intenti a prendere un caffè.

Non si erano dati appuntamento, semplicemente si erano incontrati per strada e, senza dire una parola, si erano diretti verso quel posto.

Lei, in quel momento, stava raccontando animatamente di come suo fratello l’aveva fatta infuriare quel giorno; ma lui non riusciva ad ascoltare le sue parole, troppo preso a memorizzare le buffe espressioni che faceva con il volto.

«Malfoy, mi stai ascoltando?» gli chiese a un certo punto, indispettita dal suo atteggiamento riflessivo.

«Sinceramente trovo abbastanza noiosi i tuoi discorsi.» replicò, scostando le iridi argentee dal suo viso, irritato dal modo in cui si era perso a fissarla.

Lei, innervosita, si alzò, scoccandogli un’occhiata irritata.

«Sei impossibile.» mormorò, mentre poggiava dei soldi sul piano del tavolo e si allontanava.

Ci mise un po’ a rincorrerla fuori dal locale ed ad afferrarle un polso, per arrestare la sua camminata.

Lei si voltò, guardandolo con sorpresa negli occhi, quasi si stesse chiedendo cosa significasse quel gesto.

 Lu, invece, non si domandò niente, baciandola; semplicemente.

 

 

Lei aveva voluto subito dirlo a Blaise, nella sua giustizia tipicamente Grifondoro e, il suo compagno, non gli aveva parlato per un anno.

C’era voluto un anno intero perché superasse quel torto; quel torto che avevano commesso con gioia e che aveva portato alla loro felicità.

Ma, alla fine, era proprio grazie ai sentimenti distrutti di Blaise che non correvano il rischio di venire scoperti.

Perché far finta che lei fosse morta, che non esistesse più, era più semplice che vedersela ogni giorni rubata, davanti agli occhi.

Draco non riusciva a sentirsi in colpa per quello che aveva fatto all’amico. Probabilmente, se fosse stato nei suoi panni, Blaise avrebbe fatto la stessa cosa.

Se voleva una cosa, la otteneva, era sempre stato così.

E lei l’aveva desiderata, senza neanche accorgersene, dalla prima volta che l’aveva rincontrata; quando la guerra era passata in secondo piano, quando i loro cognomi non avevano più avuto tanta importanza.

Poi, inspiegabilmente, l’aveva amata.

 

 

Quel giorno l’aveva trascinato al mare, su quella spiaggia deserta che le piaceva tanto. Era inverno e un vento gelido soffiava, facendolo rabbrividire.

Voleva tornare a casa, ma lei continuava a guardarsi intorno raggiante, felice.

I riccioli ramati le finiva continuamente davanti al volto, infastidendola, ma non se ne curava, continuando a fissare la distesa di acqua che le si stendeva davanti.

«Non ti toglie il respiro?» gli chiese, sorridendo, mentre teneva le iridi nocciola fisse sul mare.

Lui si voltò verso di lei, osservandola, mentre un sorriso gli si disegnava sulle labbra, di rimando.

«Tu mi togli il respiro, Weasley.» mormorò in un sussurro.

A quelle parole lei si voltò, sorpresa e stupita da quella dichiarazione, prima di sorridergli, felice.

 

 

«Draco!» strillò la sua voce, mentre Sophia gli correva incontro.

Lui la guardò, aggrottando le sopracciglia, perplesso da tutto quell’entusiasmo e lei gli sorrise, con quel medesimo  sorriso di cui si era innamorato.

Un tempo quell’espressione piegava le labbra di Ginevra Weasley; ma, anche se i capelli della donna che aveva di fronte erano neri, anche se i suoi occhi erano di quel profondo blu così lontano dal marrone che avevano prima, a lui andava bene lo stesso.

Perché era lei: nelle sue frasi, nelle sue parole, nei suoi gesti, nelle sue espressioni, poteva ancora trovare la ragazza di cui si era innamorato.

Anche se Sophia non sarebbe mai stata del tutto lei, quella parte gli bastava. Gli bastava perché sapeva che se le avesse dato la memoria, l’avrebbe persa.

E il dolore di essere lasciato, per la seconda volta, era qualcosa che l’avrebbe devastato totalmente, che non aveva nessuna intenzione di rivivere.

Pansy le aveva cancellato la memoria e modificato i lineamenti per gelosia, per allontanarla da lui per sempre; ma, alla fine, gli aveva fatto un favore.

Perché la donna che aveva di fronte in quel momento poteva amarlo senza rimpianti, senza pensare di star commettendo un errore.

Sophia gli sorrise e lui prese il suo volto tra le mani, fissandola attentamente negli occhi.

«Ti amo, Weasley.» affermò in un sussurro, osservando nelle iridi di lei, alla ricerca di un lampo di comprensione.

Lei lo guardò, aggrottando le sopracciglia, sorpresa.

«Weasley? Chi è adesso questa Weasley?» chiese, con tono fintamente offeso, probabilmente pensando a uno scherzo.

Draco la fissò in silenzio qualche minuto, prima di rispondere con un ghigno al sorriso della ragazza.

«Nessuno.» sussurrò, prima di baciarla, impedendole così di rispondergli.

 

 

*** 

 

 

 E con questo, ecco la fine della storia!

Invoco perdono in ginocchio per il ritardo, ma per discolparmi posso dire che non è colpa mia! Infatti la giudicia ha avuto dei problemi e non ha ancora pubblicato i risultati, ma ha dato ora il permesso di pubblicare; e quindi eccomi qui!

Allora, che ne pensate? Spero che dopo la lunga attesa il mio epilogo non vi abbia delusi! (E spero che ci sia ancora qualcuno che si ricordi di questa storia!)

Eh già, Sophia altro non è che Ginny Weasley; la cosa si poteva capire abbastanza visto che io amo questa coppia, ma conto di avervi tenuti con il fiato sospeso fino alla fine.

Non ho molto da dire, se non passare a ringraziare tutti quelli che hanno seguito questa storia, che l'hanno commentata che l'hanno inserita nelle seguite/ricordate/preferite... Davvero, grazie mille!

E con questo vi saluto, alla prossima donzelle!

Un bacione

Pallina

   
 
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