Capitolo 2: Quando scadrà l’affitto di questo corpo
idiota?
Quando ti eri
laureato non ti avevano avvertito che avresti fatto questa fine, vero?
Roberto scosse il capo: la sua coscienza stava
ricominciando a fargli la paternale.
Guardati:
cinquant’anni e passa, una Laurea in Lettere e non hai nemmeno i soldi per
comprarti la carta igienica? Che pena, mi fai.
L’uomo accelerò il passo, convinto che, così
facendo, sarebbe riuscito a sfuggire alle parole che quel cazzo di ometto
asfissiante gli stava rivolgendo da ormai un buon annetto a questa parte.
“Depressione”, recitava la diagnosi; ma loro non
potevano capirlo, oh no! Loro non sapevano che cosa volesse dire avere un
dannatissimo folletto di vetro che ti
trapana le tempie giorno e notte, notte e giorno, un tarlo che ti rode il
cervello senza sosta, mai una cazzo di pausa per riposarsi.
-“Depressione” un cazzo.- borbottò l’uomo,
piantandosi meglio il cappello in testa per non farselo rubare dal vento.
Fallito.
Roberto prese a correre con foga, così da far
voltare molti passanti, che non sapevano spiegarsi il motivo per cui quell’uomo
affascinante dai capelli brizzolati avesse così tanta fretta e non si curasse
nemmeno di essere andato addosso ad un bel po’ di persone.
Si appoggiò ad una statua e inspirò a pieni
polmoni l’aria grigiastra, il fiatone che scandiva i secondi.
Professor Santolini, di quante colonne dev’essere
il tema, al massimo? Professor Santolini, in che
girone ha detto che siamo? Professor Santolini, cosa
succede quando Renzo entra a Milano?
L’omino era sempre più simpatico, con le sue
imitazioni degli alunni che lo interpellavano in qualsiasi lezione.
Alzò lo sguardo e incontrò quello perentorio di
Nettuno, che troneggiava dall’alto dei suoi tre metri e passa: -Beh, cazzo hai
da guardare?- brontolò, per poi scuotere le spalle e ricominciare a camminare,
ostentando una calma apparente; passò davanti al portone di un vecchio palazzo,
dove incrociò gli occhi di una giovane che gli tendeva la mano.
Per un attimo fu tentato di stringergliela e
seguirla sulle scale ma, giusto per auto-convincersi che quello che stava per
fare non rientrava in ciò che la società generalmente definiva come “etico”,
canticchiò tra se e se: -Vecchio professore, cosa vai cercando in quel portone?
Forse quella che, sola, ti può dare una lezione?-
Si rintanò ancor di più nel cappotto e tirò dritto
verso casa.
La luce che filtrava dalle persiane faceva
brillare la polvere che danzava in tutto il vecchio appartamento.
Roberto spalancò completamente la finestra per
cambiare l’aria e si diresse in cucina, in cerca di qualcosa da mettere sotto i
denti.
Tornò con una mela in mano e si mise ad ammirare
il panorama, quando si rese conto che ci voleva un sottofondo musicale per
gustarsi meglio il paesaggio.
Poggiò il frutto sul tavolino e si avvicinò al
grande armadio che conteneva tutti i dischi in suo possesso: Creedence Clearwater Revival, King Crimson,
The Jimi Hendrix Experience… Ne guardò qualcuno
finché vide quel che gli interessava, dopodiché andò verso il giradischi e, una
volta posizionato il disco, sistemò con cura la puntina e la lasciò scorrere
sul solco.
La prima traccia cominciò e gli fece increspare le
labbra in un sorriso tirato, mentre si dirigeva nuovamente alla finestra.
Ogni tanto, mentre guardava la Torre degli
Asinelli, il desiderio di fare la fine del pendolo di Galileo, magari senza
filo, lo assaliva; bastava però che si voltasse verso la libreria perché quella
marea di brutti pensieri se ne andasse.
Le uniche ragioni di vivere che aveva erano solo i
libri e la musica.
Perché non hanno fatto delle grandi pattumiere per i
giorni già usati,
per queste ed altre sere?
Peccato, però, che con i dischi e i romanzi non
potesse campare, ammesso che li avesse venduti.
Ma Roberto non ne aveva la forza, non ce l’avrebbe
mai fatta a separarsi da tutti quei ricordi.
Così trascorse l’ennesimo pomeriggio a suon di
giradischi, temi da correggere e pensieri infelici, uno dei tanti pomeriggi
vuoti della sua seconda età.
Angolino
autrice:
Titolo del capitolo: citazione tratta da Cantico Dei Drogati, Tutti Morimmo A Stento, 1968
Canzoni citate esplicitamente:
· “Perché non hanno fatto delle grandi pattumiere per i giorni già usati, per queste ed altre sere?” (Cantico Dei Drogati, Tutti Morimmo A Stento, 1968)
·
“Vecchio professore, cosa vai cercando
in quel portone? Forse quella che, sola, ti può dare una lezione?” (La Città Vecchia, La Città
Vecchia/Delitto Di Paese, 1965)
Canzoni citate implicitamente:
· “Folletto di vetro” (Cantico Dei Drogati, Tutti Morimmo A Stento, 1968)
· “Una giovane che gli tendeva la mano” (Via Del Campo, Volume I, 1967)
Ecco
finalmente il secondo capitolo, in cui compare un nuovo personaggio :3
Ringrazio
anticipatamente chi spenderà un briciolo del proprio tempo per lasciare un
commento (:
Bacioni,
Dazed;