36.
Estremo.
-Ti
ho chiesto di venire nel mio ufficino non so nemmeno io quante volte. Poi, dopo
la nostra discussione per la festa di Lumacorno, mi
sono quasi rassegnato all’idea che non mi avresti mai permesso di aiutarti. E
adesso, eccoti qui Draco, nel mio ufficio a chiedere il mio aiuto. A cosa devo
l’onore?- Disse Piton, la voce melliflua e cadente
che lo caratterizzava.
Draco
fissò i suoi occhi verde chiaro in quelli neri di Piton.
Era arrabbiato ma nascondeva tutto dietro il solito strato di fredda
compostezza. –C’è una domanda che mi sto ponendo da qualche giorno.-
-Illuminami.-
Piton si
sedette dietro la sua scrivania.
Draco
rimase con il mento sollevato, osservandolo dalla sedia di fronte. –Se riesco a
fare entrare i Mangiamorte nel castello, loro non si limiteranno ad assistere
alla morte di Silente, giusto?-
Pitoni
incrociò le mani sotto il mento, fissando il giovane con interesse. –Temo di no.- sospirò, parlando lentamente. –Vuoi limitare i danni,
per caso, Draco?-
-Mi
basta mettere un limite attorno ad un’unica persona!-
Piton sollevò un sopracciglio ma la sua espressione annoiata non
cambiò minimante.
-Se
il trambusto scatenato dagli altri Mangiamorte dovesse spingere qualche
ficcanaso a scendere di sotto, brandendo bacchette stile Potter, questo qualcuno sarebbe in pericolo, giusto?- chiese
Draco.
-Temo
di sì.-
-Ma
se questo qualcuno fosse al sicuro del suo dormitorio, dormendo magari, avrebbe
salva la vita.- concluse, deciso.
Piton si alzò fino ad aggirare per metà la scrivania. Guardò dritto
il ragazzo. –Sai benissimo che quel giorno, chiunque intralci il nostro
cammino, verrà ucciso. Avevo già pensato all’ipotesi di qualche curioso che
salta fuori al momento sbagliato, perciò posso capire che tu voglia tenere a
bada questo qualcuno di tua conoscenza, o meglio: questa qualcuno.-
Draco
fissò Piton senza parole, assai stupito.
Piton fece un sorrisino freddo. –Mi hai preso per uno stupido,
Draco?- fece una pausa. –Come stavo dicendo, ciò che non capisco è il perché tu
sia venuto qui. Non potevi prepararla da solo la pozione? Sei piuttosto
bravo….-
-Sta
scherzando?- sbottò Draco. –Una pozione di Sognix Felicis, preparata nel modo sbagliato, può
portare la persona che la beve dritta al sonno eterno! Me ne serve una
preparata da lei, professore.-
Piton fece ancora una volta uno strano sorriso, a dir poco sinistro,
guardando il ragazzo dall’alto verso il basso. L’insegnante si avvicinò ad un
armadietto alle sue spalle ed iniziò a trafficare cercando qualcosa fino a
quando non la trovò.
Draco
si trovò sbattuto davanti al naso un’ampolla quadrata che sembrava contenere un
confetto, di quanto era piccola.
-Scioglilo
in un bicchiere e assicurati che lo beva tutto. Fa effetto dopo un’ora, e la
terrà addormentata per cinque ore. Non una di più.- disse Piton.
Poiché
cercare di farle capire qualcosa era del tutto inutile, e lui per primo non
aveva la forza per farlo, Draco capì che l’unico modo che aveva per salvare
Areal era ricorrere ad un rimedio estremo.
La
ragazza gli era rimasta accanto quando solo due giorni prima era finito in
infermeria, a causa di Potter. Ancora Draco faticava a capire quale incantesimo
gli avesse scagliato quel maledetto, per fargli aprire tutte quelle ferite così
profonde sparse per tutto il corpo. Aveva perso molto sangue, aveva creduto di
morire, ma Piton gli aveva richiuso le ferite e lo
aveva portato in infermeria. C’era il rischio che gli rimanessero delle
cicatrici, e con Areal al fianco aveva fatto battute su che tipo di cicatrici
potessero restargli. Lei aveva riso con lui, lo aveva distratto, gli aveva
accarezzato la spalla dove era rimasta l’unica cicatrice. Draco poteva giurare
che era stato lì che l’attacco di Potter lo aveva colpito, quando si erano
affrontati in bagno.
Il
ragazzo aveva confidato ad Areal che se Potter non lo avesse colpito per primo,
lui gli avrebbe scagliato contro una maledizione senza perdono, la maledizione
della tortura, per essere precisi. Areal aveva storto il naso ed i suoi occhi
si erano fatti seri. Non accettava alcun tipo di violenza né la magia proibita
ma, chissà per quale ragione, non aveva detto una sola parola di disappunto.
Forse era davvero arrabbiata per quello che Potter gli aveva fatto.
Draco
fece un sorriso amaro mentre spiava Areal seduta al tavolo dei Corvonero, nascosto
dietro la grande porta d’ingresso della Sala Grande. Anche se era arrabbiata
con Potter per come lo aveva ridotto, non avrebbe mai accettato ciò che sarebbe
successo proprio quella sera. Le aveva permesso di entrare con lui nella stanza
delle necessità altre tre volte, ma l’aveva fatta sedere lontano da lui
costringendola a non guardare ciò che stava facendo e, quando una sola volta la
ragazza aveva provato a fare una domanda, l’aveva bruscamente zittita.
Sperava
solo che Areal fosse abbastanza forte da superare la cosa, quando lui se ne
sarebbe andato per sempre. Entrare nella sua vita era già stato uno sbaglio,
considerato il dolore a cui l’avrebbe costretta quando si sarebbe saputo cosa
aveva fatto. Chissà come sarebbero stati i suoi occhi blu quando avrebbe
scoperto la verità sulla sua missione, chissà se avrebbe pianto per la sua
assenza, o se lo avrebbe odiato per il resto della sua vita.
Canni
sedeva di fronte ad Areal, guardando distrattamente la gente che entrava per la
cena. Fu a dir poco stupida di cogliere Draco, nascosto dietro la porta, a farle
segni inequivocabili. Abbastanza infastidita dalla cosa, ma capendo di non
poter fare altrimenti, si scusò con gli altri e raggiunse Draco di nascosto.
Quando arrivò, il ragazzo si fece trovare dietro la statua dell’ingresso.
-Cosa
vuoi Malfoy? Perché mi chiamavi di nascosto?-
Draco
la salutò con un perfetto sorriso arrogante. –Calmati Longus,
sarò breve.-
-Lo
spero!-
Il
ragazzo piegò il collo di lato osservando la ragazza come se si trattasse di un
insetto. –So che non ti piaccio per il male che continuo a fare ad Areal, ma
adesso devo aiutarla e non posso farlo senza di te.-
Canni
incrociò le braccia al petto e lo guardò scettica. –Tu vorresti aiutarla? Ed io
dovrei crederti?-
Draco
fece un’espressione furibonda e tremendamente minacciosa. Il suo sguardo verde
e penetrante si fissò con decisione negli occhi della ragazza. –Non ti sei
accorda che non dorme? Certo che sei davvero una grande amica…-
Canni
strabuzzò gli occhi, offesa. Ora che ci pensava Jude le aveva raccontato di
essersi svegliata durante la notte per andare in bagno, e di aver trovato Areal
sveglia davanti alla finestra.
–Sei
quei per accusarmi?-
Draco
fece un sorriso maligno e saputello. –No, Longus,
solo per darti la possibilità di rimediare…-
Canni
stava quasi per voltargli le spalle e tornare alla sua cena, ma il ragazzo
continuò a parlare senza darle il tempo di replicare.
-So
che non dorme per colpa mia, e voglio rimediare. Domani iniziano gli esami di
fine anno, e sai quanto ci tenga Areal a prende il massimo dei voti.-
-E
cosa dovremmo fare per aiutarla? Oltretutto, tu ti senti in colpa perché non
dorme? Anche adesso che state insieme sembra sempre in pensiero per te, non è
ora di lasciarla in pace?-
Draco
non cambiò espressione, il suo sguardo era gelido, la mascella contratta e le
labbra appena arricciate per il fastidio. –Pensi che se me ne andassi adesso
lei smetterebbe di stare male? O pensi che starebbe ancora peggio?-
Canni
non rispose.
Draco
in realtà aveva sperato che Canni gli dicesse di andarsene per non far soffrire
Areal, ma purtroppo entrambi sapevano che le cose sarebbero solo peggiorate.
Draco si voltò verso il tavolo dei Corvonero, dove una ragazza dai capelli
corvini rideva spensieratamente, ma non sapeva cosa stava per succedere.
Non sapeva che i suoi peggiori
incubi si sarebbero avverati.
Il
ragazzo rimase ostinatamente voltato, per non dare modo alla ragazza che gli
stava di fronte di dubitare della sua freddezza. Un Malfoy deve apparire sempre
distaccato, e lui in quel momento lo era anche se sapeva che quella era
l’ultima volta che avrebbe visto Areal.
-Cosa
devo fare?- chiese Canni, improvvisamente più tranquilla, o forse rassegnata.
Draco
tornò in sé, quell’espressione gelida non aveva per un attimo abbandonato il
suo volto.
–Assicurati
che beva questa, tutta. Fa effetto dopo un’ora, fa in modo che sia nel suo
letto per quel momento.- disse porgendole l’ampolla.
Canni
lesse il nome sull’etichetta e si infuriò. –Si pazzo? Vuoi farla dormire? Sai quanto
è pericolosa questa pozione?-
-Datti
una calmata.- Sbottò Draco, lanciando occhiate attorno a lui per assicurarsi
che nessuno li avesse notati. –Me l’ha data Piton,
non l’ho preparata io.-
-Piton ti ha dato un sonnifero per Areal?-
-Ho
detto a Piton che
io soffrivo di insonnia!- precisò il ragazzo a denti stretti. Stava
perdendo la pazienza, ma purtroppo non aveva alternative.
-Non
credo che voglia un sonnifero…- Disse la ragazza.
-Vuoi
che domani arrivi agli esami mezza addormentata? Io credo che ti ringrazierà se
le regalerai una bella dormita rigeneratrice…-
Canni
sospirò profondamente.
Qualche
minuto dopo, al tavolo dei Corvonero, Areal cercava il suo bicchiere. Aveva
allungato distrattamente la mano verso la destra del piatto già una volta, ma niente.
Era troppo impegnata a parlare con le sue amiche per perdere tempo a dire che
non trovava più il suo bicchiere, e francamente la cosa le sembrava ridicola.
Ma i minuti passavano e quella che era stata una leggere voglia di bere si era
trasformata in una profonda sete. Si guardò intorno ma il suo bicchiere non
c’era. Gli avevano fatto spuntare le ali ed era voltato via? Ormai erano minuti
che lo cercava senza dare troppo peso alla cosa, ma adesso che ci faceva caso
non c’era proprio più.
-Non
ti sei accorta che Luna, passando da qui, ti ha nascosto il bicchiere?- chiese
Canni.
Areal
la guardò perplessa. –Come?-
Canni
fece una risatina. –Luna ti ha preso il bicchiere mentre parlavi, e mi ha detto
di nasconderlo. Eccolo qui!- aggiunse facendolo spuntare da sotto il tavolo.
Areal
scosse la testa.
-Sete?-
chiese Canni, versando nel bicchiere succo di zucca.
-Sì!-
disse Areal, alzando le braccia al cielo.
Che
assurdità, pensò. Prese il bicchiere dalle mani di Canni e bevve tutto d’un
fiato fino a svuotarlo.
Ma
mentre la ragazza beveva, Canni si stava mangiando le unghia. Il suo piano
aveva funzionato, nascondendole il bicchiere era riuscita a mettervi dentro il
sonnifero e a farglielo bere tutto fino all’ultima goccia. Mentre Areal
ricominciava a parlare con Emma, Canni si chiese sa avesse fatto la cosa
giusta.
Nel
frattempo, un ragazzo biondo osservava di nascosto la scena, ed i suoi occhi
verdi erano cupi e privi di emozione.
E
dopo tutto successe tropo in fretta e con troppa crudeltà. Emma e Jude urlavano
all’interno della loro stanza, tutti quelli della loro casa stavano scappando
dal loro dormitorio e i ragazzi più grandi si assicuravano di portare via i più
piccoli. C’erano state diverse esplosioni di sotto, dalle finestre era giunta
la voce di qualcuno che urlava al fuoco.
Qualcuno
urlava che erano arrivati i Mangiamorte.
Gli
intelligenti Corvonero sapevano che in quel caso la cosa migliore da fare era
evacuare la scuola, prima che le esplosioni e il fuoco raggiungessero anche la
loro torre.
-Perché
non si sveglia? Canni, buttala giù da quel letto!- Strillava Emma.
Le
quattro ragazze si erano svegliate di soprassalto, si erano rivestite come
potevano ed erano pronte a seguire i loro compagni giù dalle scale.
Ma
in quella stanza qualcuno non si svegliava.
Canni
era inginocchiata davanti al letto di Areal, dopo cena l’aveva riaccompagnata
in camera, e la ragazza era crollata sul cuscino senza neanche fare in tempo a
mettersi il pigiama. Adesso Canni piangeva, perché si era fidata di quel
Serpeverde? Perché? Ma improvvisamente l’illuminazione l’attraversò come un
fulmine a ciel sereno. Draco sapeva ciò che sarebbe successo, non c’erano altre
spiegazioni. Era figlio di un Mangiamorte, i Mangiamorte erano entrati ad
Hogwarts. Il ragazzo aveva fatto in modo che Areal si trovasse al sicuro nel
suo letto quella sera, e lui amava Areal.
-Prendila
in braccio e andiamo!- Strillò ancora Emma.
-NO!-
rispose Canni, voltandosi a guardare le altre due compagne con occhi
spalancati. –Non dobbiamo muoverci da qui!-
-Ma
che stai dicendo?- chiese Jude.
-Vi
dovete fidare di me!- Canni faceva paura tanto era decisa. –Dite agli altri di
non scendere da questa torre, qui siamo al sicuro.-
Emma
e Jude si scambiarono uno sguardo significativo ma alla fine capirono di dover
dare ascolto a Canni. Scesero di corsa in sala comune ed impedirono a più gente
possibile di andare in contro ai guai raggiungendo il luogo delle esplosioni.
Nel
frattempo un gruppo di persone vestite di nero stavano fuggendo via più in
fretta che potevano, erano inseguiti e l’unica possibilità di salvezza che
avevano era superare i confini di Hogwarts per potersi smaterializzare. Piton correva vicino a Draco, e lo afferrava per la giacca
ogni qualvolta questo rallentava. Ma proprio in quel momento Potter saltò fuori
con la bacchetta sguainata, era dietro di loro, urlava contro Piton.
Quando
a Draco fu ordinato di scappare via, il ragazzo rimase per un solo secondo a
guardare Piton che affrontava Harry Potter. In quel
momento i suoi occhi cercarono il profilo infuocato di Hogwarts che sembrava
stagliarsi contro il cielo come il cadavere di un castello. Guardò dove le
finestre della Sala Grande erano state fatte esplodere da sua zia, pensando che
non era quello ciò che si era immaginando
quando aveva accettato con onore il marchio nero dal Signore Oscuro. Era
stato orgoglioso di sé stesso quando aveva appreso la notizia che Voldemort lo
voleva nel suo esercito e che gli avrebbe affidato una missione della massima
importanza.
Tutto
quello però, era estremo.
Adesso
tutto era cambiato, era riuscito solo a metà nella sua impressa e sapeva
benissimo quali conseguenza ci sarebbero state per lui. La sua scuola, quella
che tanto aveva odiato e disprezzato, era diventata un campo di battaglia.
Silente
era morto. Tutto era finito.
Adesso
non gli restava altro che fuggire il più lontano possibile. Doveva fuggire
dalla sua incapacità di uccidere, fuggire dallo shock di quella morte avvenuta
davanti ai suoi occhi, fuggire da sé stesso. Doveva fuggire da quel castello
illuminato e dagli anni più spensierati della sua vita per tornare ad essere
Draco Malfoy. Doveva tornare ad essere un Mangiamorte che stava per vedersela
contro l’ira del suo signore.
Alzò
il mento con strafottenza, adesso che Voldemort sarebbe tornato al poter non
gli restava altro che sperare nella liberazione di suo padre. Quello sarebbe
stato il suo unico scopo e la sua unica consolazione. Al fianco del padre
avrebbe ucciso tutti i nati babbani e piegato il
mondo al volere dei Purosangue. Doveva andare in quel modo, il destino non si
può cambiare e lui ne era pienamente consapevole. I suoi occhi freddi, però, si
posarono su una delle torri del castello, senza che la sua espressione mutasse.
A dire il vero aveva un’altra consolazione: l’ultima immagine che aveva di lui
la ragazza che amava, non sarebbe stata quella di un assassino che scappa.
Tuttavia
Draco non poteva immaginare che, proprio in quel momento, nella torre che stava
guardando, una ragazza dagli occhi blu si stava svegliando.
Continua…
Grazie
mille a: Nocticula_nott
e a BumBj
^^
Scusate
per il ritardo ma sono in zona esami a scuola e non ho tempo, :(
Grazie
ai lettori, spero che il capitolo sia piaciuto.