L’Oscura Parvenza
-Capitolo 5-
Il Mare Sconfinato
L’alba penetrò come un forte raggio di luce dorata nella
grotta di Reydhan, che era molto vicina alla cascata, e il ragazzo si alzò
sbadigliando. Sbatté un attimo le palpebre,
poi si voltò dalla parte opposta al raggio di luce. Preferiva di gran
lunga il buio, perché lo faceva sentire più protetto; e il suo corpo era
cresciuto apposta per muoversi in mancanza di luce.
Kay invece adorava il sole, Reydhan lo capì subito da come
i suoi occhi scuri brillarono a vedere quel raggio.
-Non ho molto per colazione.- Si scusò Reydhan. –Ma
potremo pescare durante il viaggio per mare.-
Kay fece un gesto con la mano. –Non è un problema.-
Disse, anche se aveva una fame da lupi. –Partiamo il prima possibile.-
Reydhan scattò subito in piedi a sentire quelle parole.
Prese il fagotto che aveva preparato la sera, e raccolse da terra un lungo arco
ricurvo alle estremità e la faretra con alcune frecce.
Kay se ne stupì. –Come fai ad avere arco e frecce se qui
non ci sono alberi né uccelli?-
Reydhan andava molto fiero della sua arma. –Sono uno dei
pochi ad averne uno. L’unico, in effetti.- Riferì orgoglioso. –L’ho trovato
nella caverna di uno dei primi Celati, e lui me lo ha regalato. Voglio fare
l’esploratore, quindi non posso non avere un arco. Tira ancora molto bene, e io penso di aver imparato a
maneggiarlo con destrezza. La mira degli antichi esploratori non sbagliava mai.-
Kay si offrì di tenere il fagotto, così Reydhan si mise
l’arco e la faretra a tracolla. –L’unico problema sono le frecce.- Continuò a
raccontare. –Ho svuotato tutte le faretre che ho trovato, ma non sono più di
una ventina di tiri.-
Kay sentì una profonda tenerezza per quel ragazzo.
–Tranquillo.- Disse, mettendogli una mano sulla spalla e cominciando a
seguirlo. –Quando arriveremo sull’Isola ti comprerò subito delle frecce.-
Reydhan sorrise. –Sono felice di viaggiare con te.-
Per evitare la cascata, Kay aveva seguito Reydhan in uno
stretto passaggio intorno alla scogliera, dove le onde del mare si scontravano
violentemente pochi metri sotto di loro.
Kay era spaventato, perché il passaggio era molto stretto
addirittura per Reydhan, lui era goffo e sembrava un gigante che camminava in
una casa delle bambole.
Il cuore gli batteva forte in gola, ovattato dal fragore
delle onde sulla scogliera. Quel rumore gli ricordava il boato continuo della
cascata, e il solo pensiero gli fece sbagliare un passo, e qualche roccia volò
in basso, inghiottita subito dalle onde. Kay trattenne a stento un urlo e il cuore gli sobbalzò in
gola. Si appiattì il più possibile contro la parete di roccia, mentre la mano
di Reydhan andava a cercare la sua. La prese e la strinse.
-Tra poco tutto si allarga. Scusa se è faticoso per te.-
Disse il ragazzo colpevole.
Quelle parole strapparono a Kay un sorriso. –Non sei tu
che hai creato questa scogliera. Non ti scusare, anzi.- Lo guardò negli occhi.
–Tu infondi veramente coraggio, sai?- Disse, sentendosi stupido, ma lo sguardo
di Reydhan aveva veramente il potere di tirargli su il morale.
Reydhan tornò a guardare davanti a sé, ma sorrise. –E’
solo la tua immaginazione, io non sono diverso da qualunque altro Celato.-
Detto questo si fermò, sopra uno scoglio abbastanza ampio
e piatto. Kay rimase sbalordito, guardando indietro e osservando lo stretto
passaggio che avevano appena attraversato. Era veramente impressionante.
–Invece no.- Disse. –Tu mi hai fatto superare la paura.-
Reydhan sorrise, ma cambiò argomento. –La mia barca è
nella grotta sotterranea qui sotto.- Indicò la roccia su cui erano arrivati.
–La vado a prendere, poi ci saliamo insieme.-
Kay annuì, e prese l’arco e la faretra che Reydhan si era
sfilato dalle spalle, e lo guardò tuffarsi agilmente e senza il minimo
ripensamento tra la spuma e il gorgogliare delle onde. Si sporse a guardare, e
lo vide nuotare a pelo d’acqua aiutato dal moto ondoso. La sua pelle sembrava
ancora più diafana alla luce del mattino, e Kay non poté che meravigliarsi
della forza della natura. I Celati si erano stabiliti solo da alcune
generazioni nelle grotte sotterranee, eppure i loro corpi erano molto diversi
da quelli degli Isolani Rivelati. Si erano adattati al meglio alla vita lì
sotto.
Kay alzò lo sguardo, osservando un’altra meraviglia creata
dallo Splendente. Il Mare Sconfinato si estendeva davanti a lui, in tutte le
direzioni, senza inizio né fine. L’aria salmastra e fresca che stava respirando
proveniva da lontano, da misteriose e lontane terre al di là dell’orizzonte; e
magari anche laggiù si chiedevano, come stava facendo Kay: “Mare Sconfinato,
cosa mi nascondi?”
Chissà quante barche quel forte vento marino faceva
navigare, e quante persone avevano sentito quella fresca brezza accarezzargli i
capelli, frustargli il volto, fischiargli nelle orecchie, e bruciargli gli
occhi.
Kay non era mai stato uno nostalgico e riflessivo; era un
uomo d’azione; ma in quel momento, mentre respirava a pieni polmoni l’aria salmastra,
non poteva non fermarsi ad ammirare quello spettacolo. Si chiese perché non l’avesse
mai fatto, perché non avesse mai voluto provare quell’entusiasmante sensazione
di essere l’unico al mondo, davanti a quell’orizzonte infinito.
-Pronto a partire?- Gridò Reydhan dalla barca, proprio in
quel momento.
“Che guastafeste.” Pensò scherzosamente Kay, lanciando un
ultimo sguardo all’orizzonte prima di concentrarsi sulla misera barchetta di
Reydhan.
Era veramente piccola, e loro due dovevano starci a
malapena; ma aveva una bella vela quadrata e, come aveva detto il ragazzo, era
tenuta in ottimo stato. Prometteva bene.
-E’ un’ottima giornata per navigare!- Esultò Reydhan mostrando
con un gesto tutto il mare, con un grande sorriso sulle labbra.
Navigarono per tutta la giornata abbastanza al largo,
perché la barca era leggera e le onde l’avrebbero sfracellata navigando sotto
costa. Il profilo dell’Isola Universale si allungava alla loro sinistra, con le
altissime scogliere la cui superficie si perdeva nella nebbiolina come nelle
nuvole.
Viaggiavano verso nord-est, seguendo il profilo della
costa sudorientale delle Terre dell’Oscura Parvenza.
Cercavano una spiaggia dove attraccare, per poter poi
raggiungere via terra il palazzo dell’Oscura.
Kay si ritrovò a fremere di impazienza, stringendo il
Pugnale di Mohran, aspettando mentre l’ansia cresceva, di usarlo contro
l’adepta dell’Oscuro.