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Autore: roxy_xyz    18/04/2011    5 recensioni
"C'era uno strano silenzio irreale in quella strada, come se tutte le creature notturne la stessero osservando.
Come se una preda si stesse avvicinando al predatore.
Così tutti gli altri stavano a guardare in silenzio, troppo timorosi della creatura nascosta al buio.
Un essere spietato, un essere affamato che non vedeva l'ora di soddisfare il proprio appetito."
Ecco a voi il sequel di Harry Potter e l'Alleanza della morte, preparatevi ad affrontare nuove avventure...e nuovi nemici.
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Harry Potter e nuove alleanze'
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***VIII***

SENTENZA DI MORTE




Pioveva da giorni e sembrava non volesse smettere tanto presto. Gli argini del fiume si erano ingrossati parecchio e, per evitare lo straripamento, tutti in paese stavano cercando di fare qualcosa. L’alluvione sembrava quasi inevitabile e la paura di perdere tutto, di rimanere senza nulla, aveva unito la popolazione. Non si poteva chiedere al cielo di smettere con quella pioggia assurda, ma di certo si poteva fare qualcosa per salvare, almeno in parte, il raccolto.
La trovò vicino ad una capanna completamente distrutta dalla furia del vento e dell’acqua.
Se ne stava rannicchiata per terra, proteggendo con il proprio corpo quello di una bambina, che poteva avere al massimo un anno.
L’uomo ne ebbe pietà e decise di portarla con sé nel proprio rifugio.
La pioggia e la temperatura bassa erano state una vera tortura, così dopo averle spogliate dei loro indumenti bagnati, aveva acceso il camino. Più osservava la donna e più era curioso di conoscere il motivo del suo ostinato silenzio.
Si era infatti rifiutata di parlare con il suo salvatore. L’aveva guardato un paio di volte, ma per il resto del tempo si era dedicata alla figlia. Era un miracolo che non si fosse ammalata anche se, ai suoi occhi disperati, era solo una condanna.
Fu l’uomo a porre fine a quel silenzio assurdo, stanco di non ricevere risposte. Si era seduto accanto e, spostate alcune ciocche di capelli che le nascondevano il viso, aveva chiesto: “Qual è il tuo nome?”
Due occhi neri l’avevano trafitto con uno sguardo freddo. Sembrava arrabbiata e stanca, ma lo sconosciuto non si arrese tanto facilmente.
“Almeno il nome della piccola posso saperlo?”, aveva tentato ancora.
“Isobelle”, aveva replicato con un filo di voce appena udibile.
L’uomo le aveva sorriso, felice di aver fatto breccia in lei. “È un nome bellissimo, sarai una madre molto fiera, non ho mai visto una bimba così bella.”
Una lacrima era scesa sul suo viso. “Lei deve morire…”
Una sentenza di morte che l’aveva sconvolto. “Perché mai dici così? Sembra sana.”
“Devo ucciderla”, rivelò con un sussurro.
Non sapeva perché si stava confidando con quello strano individuo, forse una parte di lei era stanca di mantenere tutta quella segretezza.
Aveva osservato a lungo l’uomo e, sebbene nascondesse qualcosa di oscuro, sentiva che poteva fidarsi. La situazione era assurda, non era riuscita a parlare con i suoi migliori amici, ma sentiva che poteva farlo con lui.
Quello sguardo fiero e sicuro di sé le dicevano di aprire il cuore perché non l’avrebbe tradita. E così fece. Tutta la notte, in ogni minimo dettaglio e lui l’ascoltò.
“Sarebbe uno sbaglio” disse infine, quando la donna aveva smesso di raccontare la sua vicenda. “Non ti macchieresti solo le mani di sangue, ma anche la tua anima.”
La donna non poté evitare di scoppiare a ridere. “ Un vampiro che chiama me assassina? Questo è il colmo”, aveva replicato con sarcasmo scuotendo la testa.
L’uomo l’aveva freddato con quello stesso sguardo che riservava esclusivamente ai propri nemici. “Io non ho mai ucciso volontariamente, solo spinto dalla fame. Puoi chiamarmi animale, perché uccido dominato dagli istinti. Tu, invece, puoi scegliere e vuoi togliere la vita a tua figlia. Che cosa ti rende migliore di me? Ai miei occhi, sono le tue mani ad essere macchiate di sangue, non le mie.”
Aveva concluso placidamente e per lei fu come ricevere un pugno in faccia.
“La mia gente la eviterebbe, rimarrà sola e verrà presa in giro da tutti. Non puoi capire cosa vuol dire essere priva di poteri magici, quando tutti, attorno a te, ne sono dotati!”
“ E tu sì? Non puoi prevedere come reagirà, come l’affronterà tua figlia. Hai pensato se per lei, non essere una strega, possa essere una benedizione? Dopotutto, venite perseguitati quasi quanto noi.”
Non rispose mai alle congetture del vampiro, troppo presa dai pensieri e dai sensi di colpa. “Il mio nome è Priscilla.”
“Marcus” rivelò l’uomo con un mezzo sorriso. “ È tardi Priscilla, faresti meglio a riposare, forse dormendo troverai la soluzione al tuo problema. Ricordati che c’è sempre una soluzione e che non devi abbatterti mai, capito?”
Aveva accompagnato le sue parole con una lenta carezza sul viso della donna in modo da rassicurarla.
Il sole giunse dopo così tanti giorni di pioggia, portando con sé la donna.
Al suo risveglio, Marcus non trovò più alcuna sua traccia, Priscilla era scomparsa lasciando Isobelle vicino al camino.
Il vampiro aveva stretto la bimba tra le sue braccia e si era sentito umano per la prima volta. Non avrebbe mai dimenticato il sorriso che la bimba gli regalò quel giorno, neanche quando gli avrebbe fatto perdere la pazienza.
Le aveva insegnato a camminare e a vivere in un ambiente a lei ostile. Gli altri vampiri non l’avevano accettata, sin dal primo istante, e forse mai l’avrebbero fatto. Era un’umana e ai loro occhi era solo cibo. Marcus aveva dovuto lottare per proteggerla da quel branco di animali, ma per fortuna, anche se non dotata di poteri magici, la ragazza riusciva a proteggersi in maniera magistrale.
Le sue armi erano le parole, non le mani.
Non seppe il momento preciso in cui cominciò a guardare la ragazza con occhi diversi.
Un vampiro poteva amare?
La risposta più ovvia sarebbe stata “impossibile”, eppure non poteva negare di soffermarsi troppo nel guardarla.
Quando l’aveva vista ridere con un ragazzo della sua età, era stato invaso da una forte gelosia.
Isobelle era l’unica donna che lo facesse sentire così vivo e per questo l’amava alla follia. Finché un giorno non gli chiese di trasformarla, voleva diventare un vampiro.
Rifiutò tante volte, facendola sempre di più arrabbiare, ma rendendola anche più ostinata.
Non voleva condannarla ad un destino crudele, doveva vivere come una normale ragazzina della sua età, anche se una parte remota della sua coscienza gli ricordava che sarebbe stato impossibile con lui vicino.
Doveva partire e lasciarla sola, in modo da rifarsi la vita.
Aveva indagato sulla vera identità di Priscilla e scoperto che non era una semplice strega, anzi.
Isobelle non gli aveva mai chiesto nulla, intuendo già troppe verità scomode anche alla sua giovane età.
Marcus era la sua famiglia e lei voleva rimanere con lui per l’eternità.
Il giorno del ventesimo compleanno, aveva rinnovato la sua richiesta, ma anche in quell’occasione il vampiro aveva rifiutato di trasformarla.
“Fidati, meglio morire che diventare come me. Rifletti: saresti capace di uccidere un tuo simile perché hai fame?”
Era rimasta impalata sotto il suo sguardo severo, esasperata dalle parole dell’uomo.
Finché non si decise a chiedere aiuto a qualcun altro, dopotutto era circondata da vampiri.
Quando Marcus l’aveva vista, non era riuscito a reprimere tutta la sua rabbia. Calde lacrime di delusione avevano solcato il suo viso e lei non si era sentita neanche un po’ in colpa.
Finalmente era diventata come lui e non l’avrebbe mai lasciata sola.
Non doveva essere abbandonata.
Neanche da lui.



“Io.” Un'unica parola che sconvolse i presenti, ma non la proprietaria della voce che continuò a giocherellare con i capelli.
“Scusa, puoi ripetere, Isobelle?”aveva chiesto Harry Potter.
La donna roteò gli occhi, trovando la discussione noiosa per i suoi canoni. “Ho detto che sono l’erede di Priscilla.”
“Nei libri di storia non si parla mai di te” aveva obiettato giustamente Hermione.
“Non sta mentendo, fu Priscilla ad affidarmela…”
“Abbandonare sarebbe il termine più adatto, Marcus” aveva obiettato la vampira, interrompendo il suo simile.
“Perché mai avrebbe dovuto farlo?” Harry era sempre più curioso e non riusciva a capire il perché di tanta ritrosia nel parlare.
“Semplice, no? Si vergognava di me.”
Nessuno in sala diede segno di aver capito le parole della donna, finché ella stessa non si decise a spiegare. “Sveglia! Sono una Maganò…nessuna magia scorre nelle mie vene. La grande fondatrice di Corvonero ha dato alla luce una come me, vi immaginate ora il motivo dell’abbandono o devo farvi un disegnino?”



Lo so, lo so, dopo un mese di stop torno con questo misero capitolo…
Avevo in mente di fare questo flash back sin dall’inizio, anche perché dovevo spiegare il motivo della discendenza tra Isobelle e Priscilla, così la mia mente malata ha cominciato a ragionarci un po’ su. Devo ringraziare Angelina93, parlando con lei mi sono venute tante belle idee, anche se poi l’indomani le ho scartate tutte, ma grazie a lei mi si è accesa la lampadina e luce fu!
Spero di non aver deluso le vostre aspettative perché vorrei deluderle in seguito!!!
A parte gli scherzi, cercherò di essere più costante nel postare i prossimi capitoli, non temete.
È severamente vietato leggere senza recensire, inoltre alcuni hanno dimostrato che fa male alla salute dello scrittore e voi mi volete bene, nevvero miei diletti?
Un bacio e al prossimo capitolo
   
 
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