Capitolo sei: “Anche le Regine hanno i loro segreti”
DRACO
Draco era a terra.
Erano sbucati all’improvviso, come in un incubo mai concluso e ora
troneggiavano su di lui, unici padroni della sua miserabile vita, aveva la
pelle pallida del viso sporca di fango che lo rendeva irriconoscibile;
in tutto e per tutto era simile ai mostri che abitavano quella foresta. Sentiva
un bruciore sordo al labbro che gli avevano spaccato in due e da cui usciva
molto sangue, il suo sangue impuro che si perdeva nel
fango attorno a lui.
Ancora un calcio colpì il fianco destro, sentì le ossa scricchiolare e
si contorse cercando di evitare altri calci ma un
secondo calcio colpì il fianco sinistro, si toccò il fianco dolorante ma un
altro calcio nel medesimo posto gli travolse la mano, qualcuno centrò lo
zigomo, schizzò altro sangue, non credeva di averne tanto ma quello continuava
a schizzare fuori, non gli rimase che scivolare verso destra aspettando;
pregando di non sentire un altro calcio.
Il corpo era percorso da dolori terribili come se i mostri che lo
circondavano avessero usato tutti insieme una Cruciatus.
Si richiuse come un riccio, terrorizzato e agonizzante, un calcio alle
spalle e delle risate però gli imposero di voltare il capo verso i suoi aguzzini ma la suola di una scarpa gli colpì il volto, un'altra
scarica di dolore poi il nulla.
Quella
settimana era stata una delle più lunghe della sua vita eppure l’aveva
affrontata come affrontava sempre affrontato tutto, a
testa alta e con coraggio.
Sguardi
poco cordiali dai Serpeverde che continuamente
schioccavano le nocche nella sua direzione, pacche sulle spalle dai Grifondoro, per un merito che era un oltraggio per lui. Occhiatacce dalle altre case, soprattutto dai
ragazzi, fantomatici amanti o ex amanti molto offesi.
Era arrivato
con fatica a quel sabato, “miracolosamente incolume”, come sostenevano molti
suoi amici, e quando quella mattina era entrato nei sotterranei senza che i
soliti sguardi cattivi lo rincorressero era oramai convinto che era tutto superato.
Ma aveva fatto male i suoi conti.
Quel
sabato sera era uscito in giardino e si era steso ai limiti della foresta,
quasi nell’ombra per non farsi scorgere, proprio per sentirsi più protetto, ma
come aveva detto: Aveva sbagliato a fare i conti.
Al suo
risveglio se li era trovati intorno, attendevano come
a non volerlo disturbare, forse solo per pura malvagità, volevano farlo sentire
perso e ci erano riusciti.
Era
bastata un’occhiata più attenta per rendersi conto che era senza via di uscita.
Ed era morto.
Rivenni subito dopo, o dopo qualche ora, o non so
quando...
L’unica cosa che so e che ero ancora tra le
grinfie dei miei aguzzini che continuavano a pestarmi con violenza. Come
si fa a imprimere tanta violenza nei propri gesti per
colpire un essere appartenente alla tua stessa specie?
Anche se per loro un Nato Babbano non doveva essere
necessariamente un essere umano.
Ero in un gabbia di dolore eppure allo stesso
tempo mi resi conto che i loro colpi non mi facevano alcun male, non più
almeno. Mi avevano trasformato nell’animale che rappresentavo, il mio sangue
era sporco e il mio corpo era stanco.
Il nuovo dolore si sovrapponeva al vecchio scivolando via e lasciando
solo il vecchio che cominciava a diventare sopportabile.
E la verità era sogno. Il sogno era fantasia.
Il mio mondo erano i miei aguzzini e poi c’era
lei.
I miei aguzzini, che continuavano a colpirmi con i loro volti neri ed
innaturalmente nascosti alla mia vista con l’uso della magia…
E poi
c’era lei..
Lei che al contrario dei picchiatori non si nascondeva, anzi
stringeva fra due dita una sigaretta e mi guardava, nei suoi occhi un misto di
superbia e disinteresse.
Non avevo mai ascoltato i vagheggiamenti di chi parlava di Hermione Granger come di una dea
eppure ora dovevo dar loro ragione.
Hermione Granger,
in piedi, illuminata dalla pallida luce della luna, con quello sguardo sembrava
anche a me una dea, temibile, crudele dea della
vendetta ma pur sempre una dea.
E così
il mio mondo si riempì, oltre agli
aguzzini c’era anche lei, la mia dea.
“Basta” aveva parlato proprio lei, mi venne spontaneo sorridere, non so
quanto della mia faccia era rimasto per sorridere ma
mi venne spontaneo sorridere; cosa si fa davanti a una dea se non sorridere.
Avanzò verso di me, una voce camuffata le disse
che era pericoloso ma lei non si fermò nemmeno un attimo, non fissò nemmeno quell’essere così infimo che nascondeva il suo volto. Guardava solo me, ero terribilmente orgoglioso.
La sua mano destra mi afferrò i capelli, tirò forte, alcune ciocche le
sarebbero rimaste fra le dita ma il dolore non arrivò,
era tutto ovattato.
“Dici basta Mezzosangue, urla che ti fa male, piangi che vuoi la mamma
e tutto questo finirà” perché la mia dea mi diceva che
tutto doveva smettere, non volevo che finisse. Il mio mondo era doloroso ma era il mio
mondo.
“Non mi sto lamentando” la mia voce era un borbottio, sperai che la mia
dea avesse capito ma lei strinse i denti, qualcuno le
disse che ero andato, volevo chiedere a quell’individuo
dove pensava potessi andare dato che mi costava fatica anche solo rimanere in
ginocchio davanti alla mia dea.
“Pregami che finisca” mi stava mettendo alla prova la mia dea, voleva
che non lo facessi. Se il gioco finiva, non l’avrei
più vista, non potevo rischiare tanto.
“Non ne vedo il motivo” ancora un borbottio, il suoi
occhi si spalancarono, lei era sorpresa, avevo sorpreso la dea.
“Vaffanculo Malfoy” sentì qualcosa di bagnato
sul mio viso, la dea mi aveva sputato in viso, lasciò andare la mia cute e
disse qualcosa agli aguzzi, quelli se ne andarono.
Rimanemmo soli nella foresta. La sentì avvicinarsi a me, ancora una
volta.
Mi aveva chiamato con il mio cognome.
Fu quello il mio ultimo pensiero razionale prima che la sua bacchetta cancellasse la mia memoria. Fu allora che urlai.
NARRATORE
Draco Malfoy
era messo male.
Anzi, dire che era messo male, era un eufemismo.
Se Draco Malfoy non
fosse stato un mago sarebbe morto: il setto nasale era
rotto in più punti; aveva cinque costole rotte e le altre cinque erano
incrinate, il braccio destro era fratturato e due dita della mano sinistra
aveva seguito lo stesso destino, entrambi gli occhi erano pesti dato che il
calcio in faccia gli aveva spaccato gli occhiali ed alcune schegge erano
penetrare, fortunatamente, non troppo a fondo nei suo cristallino; un taglio a forma
di stella sul fianco destro ed una serie di ematomi e di escoriazioni tali da
riempire le parti del corpo che non erano né rotti, né incrinati, né fratturati
in più punti.
Sarebbe morto, se non fosse stato un mago.
Il caro angelo, Madama Chips, nella prima
mezz’ora in cui gli portarono il Grifondoro
lo scambiò per un cadavere più che per un paziente, ma lavorò con solerzia
ugualmente, non poteva permettersi errori, di nessun tipo.
Gli somministrò con fatica due pozioni rigeneranti, il corpo riassorbì
tutti gli ematomi che gli erano comparsi e con tre gocce di Essenza di Dittamo i tagli superficiali si rimarginarono, subito
dopo si rigenerò un sottile strato di pelle nuova, ugualmente l’infermiera
preferì bendarli per un paio di giorni.
Dopo aver inviato un gufo al San Mungo, aveva
ricevuto una pozione portentosa e rarissima che ridava la vista a chi
non riusciva a vedere a causa di un incidente. La sua vista migliorò in modo
straordinario tanto che non avrebbe più dovuto utilizzare gli occhiali.
Il braccio e le dita tornarono al loro posto in pochi secondi.
“Quello che potevo fare l’ho fatto”, sbottò Madama Chips
a coloro chiedessero di Draco.
DRACO
Mi risvegliai all’inferno?
No, nell’infermeria. Ma non per questo il
risveglio fu più piacevole.
Dolori ovunque me lo fecero desiderare.
Una dama pallida passava ogni tanto con una pozione e delle bende. Una
mano fresca sulla fronte e una voce pacata da angelo.
Passò molto tempo, non so dire quanto, l’infermeria mette in
discussione le categorie di spazio e di tempo, so solo che ad un tratto avvertì
una presenza accanto a me e mi stupì nel riuscire ad
aprire gli occhi.
Mi ritrovai accanto un Harry
Potter un po’ pallido.
“Harry?” puntò due spauriti occhi su di me,
aveva le occhiaie come se non avesse dormito bene, non indossava gli occhiali e
il suo sguardo spaurito era appannato dalla cecità.
“Come stai?” che domanda sciocca, ma il suo
viso pallido e gli occhi pieni di preoccupazione ingentilirono la mia
rispostaccia, povero Harry dopotutto si vedeva che
aveva vegliato su di me per lungo tempo.
“Ho visto giorni migliori” risposi flebile abbozzando un sorriso che mi
portò una scarica di dolore che trasformarono quel
sorriso in un ghigno di dolore.
Il silenzio cadde nuovamente, d'altronde che cosa aggiungere?
“Mi dispiace” lo guardai, ma lui non fece lo stesso, me lo negò,
guardando terrorizzato verso il lenzuolo che mi copriva le gambe. Aveva paura
che gli dicessi di no, che non lo volevo perdonare che
non volevo alleggerire la sua coscienza dalla grave colpa di aver lasciato solo
un amico, il suo migliore amico,
“Perché amico?”chiesi
piano, come se non ricordassi che durante la settimana più dura della mia vita
lui mi era stato lontano, taciturno e crudelmente indifferente.
Lui non rispose, io chiesi ancora.
“Cosa mi è successo?” era strano, ricordavo la
paura di essere picchiato, ricordavo di essere picchiato, dato il dolore
lancinante che provavo ora, ma non ricordo come.
“Ti hanno trovato nella foresta proibita, più morto che vivo, sopra di
te galleggiava il Mors Morde” ero scioccato, credevo che a colpirmi era
stata una banda di Serpeverde guidata dalla Granger.
“Mi potrai mai perdonare Draco” lo guardai ancora ma lui si ostinava a mantenere il capo giù, la
notizia del mio brutale pestaggio doveva essere stato veramente troppo anche
per l’orgoglio dei Grifondoro.
“Per aver creduto a quella lettera” aggiunse, come se avessi
dimenticato anche quella parte. Fingere o
dire la verità?
“Non ti preoccupare, sei il mio migliore amico, non devi scusarti” Fingere...
Era di gran lunga più semplice.
“È stata lei a mandare quella
lettera?” il suo sguardo si alzò improvvisamente nei miei. La lei sapevamo
bene chi era, lo sapevamo tutt’è due chi era.
“Si” la maschera di Draco Malfoy era tornata a
coprirmi il volto, purtroppo l’amore è così, crea
delle maschere.
“Come ha fatto?” questa volta guidavo io il gioco. Un
gioco spietato, fatto di menzogne e omissioni, ma pur sempre un gioco
controllato da me.
“Ha notato la mia scrittura, anzi le ho persino prestato i miei appunti
dovrà aver creato quella poesia usandoli” come sono bravo a
inventare palle!
“Perché deve aver fatto una cosa così
cattiva?” Perché è una stronza e io sono un codardo!
“Non lo so Harry, quella è una Serpeverde è nella loro natura mentire e fare cattiverie”
“Credi che i Mangiamorte li abbia mandati
lei? Cosa ricordi?” mi concentrai per ricordare; una
foresta scura, come la bara di un morto, il fango, le risate divertite e poi un
raggio di luna, una sigaretta e…ah!
Urlai come un ossesso. Sentì Harry alzarsi,
la dama angelica passare nuovamente al mio fianco, introdurre nella mia bocca qualcosa. Sgridò il mio amico e poi uscì.
“Mi raccomando, guarisci in fretta”
HERMIONE
Sotterranei silenziosi, il Barone quel giorno non si scatenava, invece
di esplodere quel giorno aveva deciso di implodere, scatenava il suo dolore su
se stesso. Hermione se ne stava stesa sul suo letto,
aveva schiavizzato due ragazzi di Tassorosso e uno di
Corvonero per farle i
compiti che le mancavano, quel giorno non aveva voglia di studiare e di
genuflettersi nel fare i compiti.
Le mancavano le catene e le urla del Barone, segretamente le facevano
più paura i suoi silenzi che le sue urla. Il silenzio
è dei morti, le urla di chi continua a vivere.
“Perché sei andata ad assistere al suo pestaggio?”
nessun salamelecco iniziale, nessuno buona sera Hermione
sono quel coglione del tuo amico che è venuto a
romperti le scatole con la sua prudenza del cavolo.
“Allora?” insistette ancora. Blaise le stava
facendole il cosiddetto quarto grado ed Hermione non
lo sopportava più.
“Basta Blaise” ma il moro sembrò non ascoltare.
“Ti sei spinta troppo oltre, capisco le maledizioni come il Crucio o anche l’Impero, è un tuo vizio, uno cerca di venirti incontro ma ti rendi conto che hai
evocato un Mors
Morde? Tu?
“Quando fai così mi metti ansia, smettila!”
“Non mi importa. Voglio sapere perché rischi
la tua permanenza in questo luogo per un Mezzosangue da strapazzo!”
“Ma tanto comunque lo immagineranno tutti”
“Ma questa è una cosa diversa! Ora se quel
cretino parlerà gli faranno
“Gli ho cancellato la memoria” se possibile Blaise sembrò
ancora più terrorizzato.
“E’ illegale. Per questo non ti sbatterebbero solo fuori
da Hogwarts ma ti rinchiuderebbero ad Azkaban” la ragazza si massaggiò lentamente le meningi,
Blaise era deleterio per la sua mente.
“E’ un incantesimo di mia invenzione, non cancella la memoria nel senso
convenzionale, legalmente sono salva da Azkaban,
imprime ai ricordi singoli un dolore intenso e ramificato nel cervelletto, per
estrargli quell’informazione dovrebbero solo
spappolargli il cervelletto”
“Tu forse non hai afferrato il concetto! Tu non devi essere espulsa!”
le aveva afferrato le spalle e la scuoteva.
“Blaise basta, ho mal di testa. Voglio andare
a dormire!” Blaise la lasciò ed Hermione
si massaggiò le spalle, sicuramente quel coglione le
aveva lasciato i segni. Si voltò e si sbottonò la camicia per potersi
controllare le braccia e porvi rimedio prima che i
segni si formassero.
“Se ti espellono. Tuo padre ne sarà deluso”
“Non sarebbe la prima volta” la voce di Hermione
era amara; la sua pelle era solo arrossata, non rischiava alcun ematoma, Blaise
era come al solito bravo a non lasciare segni, era un
bravo amante anche per questo, non lasciava mai segni di se.
Avevo sonno, un sonno pazzesco. Scalciò le
coperte e si stese tra loro.
“Non hai risposto alla mia domanda” Blaise non demordeva,
questa volta non voleva darmela vinta. Mi arresi, ero troppo stanca per giocare con lui.
“Quale delle tante?” sbuffai, avevo chiuso gli occhi, avevo un gran
sonno.
“Perché sei andata ad assistere al pestaggio
senza nemmeno una protezione?” sapeva che Blaise la stava guardando, sentiva il
suo sguardo che le perforava la nuca. Il mal di testa continuava a salire,
incorreggibile.
Perché era andata ad assistere al pestaggio senza
nemmeno una protezione?
Che domanda sciocca, lei andava sempre ad
assistere alle risse, le piaceva starsene immobile a fissare quella violenza
reiterata, le piaceva il momento in cui le persone smettevano di esserlo e si
comportavano come belve.
Suo padre le aveva sempre detto che le persone
amavano stasarsene con la loro bella maschera sul viso, fingendo di essere
educate e civili, ma in realtà se ne stavano una accanto all’altra attendendo
solo il momento di azzannare alla gola. Per riuscire nella vita, diceva sempre
suo padre, bisognava cogliere il momento in cui la persona civile smetteva di
esserlo e ti cercava la giugulare per azzannarti; chi continua a vivere, ha la
vittoria in pugno.
“Volevo vedere il Mezzosangue smettere di essere
la personcina educata e controllata, volevo
smascherarlo, fargli smettere i suoi abiti da prefetto…”
Dici
basta Mezzosangue, urla che ti fa male, piangi che vuoi la mamma e tutto questo
finirà…
“Lo volevo vedere piangere, invocare il mio perdono, normalmente lo
fanno sai Blaise, molti quando si rendono conto che
sono senza una via di fuga cominciano a urlare, altri lottano come animali
feroci come se fossero dieci uomini, ma non avevo mai visto nessuno così…”
Non mi
sto lamentando..
“Così come ?” la voce di Blaise era lì, continuava ad ascoltarmi,
pensavo se ne fosse andato, invece era rimasto a guardare, a sentire quello che
dovevo dire.
“Lui se né rimasto in silenzio, ti rendi conto, non ha fatto nulla, ha
capito di essere spacciato e si è lasciato andare, non ha fatto altro che
incassare, ma chi crede di essere? Un santo?”
Pregami
che finisca..
“Se né rimasto lì in silenzio, con quella
specie di sorriso sulla faccia, mi sorrideva sai? Si prendeva gioco di me con
quella sua faccia sporca; era in ginocchio con la faccia sfondata e lui che
faceva? Sorrideva sereno..”
Non ne
vedo il motivo…
“Come diavolo si spezza una persona simile che anche quando l’umili sembra sempre avere la sua dignità…?” mi accorsi di
aver parlato troppo, vedevo Blaise guardarmi con quell’espressione
strana che hanno le persone quando credono di aver capito tutto.
“Ora basta. Spero che hai capito. Ho sonno.
Vai via” e lui
se ne andò davvero con quella sua faccia da saggio che aveva capito tutto, che
c’era da capire non lo so, ma lui aveva capito qualcosa e dalla faccia che
aveva fatto, quello che aveva capito non gli piaceva affatto.
BLAISE
Hermione dormiva fra le sue
lenzuola, poche volte mi era apparsa così, vulnerabile e tenace allo stesso
tempo, una caratteristica che possedeva solo Hermione.
Quando le avevo parlato del pestaggio, non volevo provocarla, non solo almeno,
volevo che lei divenisse più prudente ma come al
solito si era messa sulla difensiva e mi aveva mandato via.
Ora non poteva mandarmi via e così me ne rimasi
accanto al letto a guardarla dormire. Capivo perché non dormiva mai accanto a
nessuno.
Era così delicata fra le coperte. E il mondo
con lei sapeva essere così crudele.
Non dubitavo che se avesse mostrato quella delicatezza a qualcuno, quest’ultimo non avrebbe impiegato
molto a distruggere quella piccola donna.
E non poteva permetterlo.
“Perché mi fissi?”
“Il Mezzosangue è stato dimesso dall’infermeria” non volevo essere così
duro ma il mio tono non ebbe nulla di tenero, così
ancora una volta Hermione fece quella cosa con le
ciglia, la odiavo e mi incantava per quella singolare cosa che la faceva apparire terribilmente circospetta.
“Vuoi che urli un evviva e faccia un balletto o ti basta che ne prenda
mentalmente nota” sarcasmo, arma a doppio taglio.
“Vorrei che tu non fossi sarcastica”
“E io che tu non entrassi nella mia stanza,
senza un buon motivo” si scostò il lenzuolo, aveva la camicia da notte di
mussolina bianca le arrivava a metà di quelle meravigliose gambe che si
ritrovava. Non è questo il momento
Blaise, sei venuto per un motivo serio.
“E’ stato portato dalla preside” non ebbe reazione,
continuò a non averle.
“Bene”
“Un corno Herm, bene sto
cavolo! Sei sicura che quel tuo maledetto incantesimo non sia facilmente
rimovibile? Che non devono affatto fare quella cosa
disgustosa con il cervelletto? Hai pagato bene quei ragazzi del quinto anno, non è che ti tradirebbero? E la tua
bacchetta? Hai preso la sostituta quando sei andata
alla rissa? Quella che non hai registrato” si coprì le orecchie con le mani,
sembrava una bimba la mia Hermione.
La mia Hermione…
“Si e si e si e si e si Blaise, si
all’infinito, ho preso tutte le premure necessarie con quel maledetto Sangue
Sporco, non sono un imbecille…Esci IMMEDIATAMENTE da questa stanza” non aspettò
la mia risposta, schizzò in bagno e sbatté forte la porta dietro di se.
La mia Hermione, non era
affatto mia.
DRACO
Pomeriggio inoltrato, la torre della presidenza si trovava in linea d’aria
con la torre dei Grifondoro, una bella luce arancione
riluceva attraverso le finestre e il cielo blu prendeva
le strane tonalità del violetto quando si mischiava all’arancio.
La preside accolse Malfoy con uno sguardo
preoccupato e un viso tirato:
“Draco, ragazzo mio, stai bene?” la fissò con
garbo Draco, non si sentiva più male, anzi dopo il
suo risveglio il dolore era andato affievolendosi
sempre più fino a scomparire e non era più tornato, anzi il dolore che
ricordava era così lontano che non credeva gli fosse accaduto veramente.
Sembrava quasi un sogno, un incubo per intenderci, però aveva gli stessi
confini ovattati e poco plausibili. Le sorrise piano,
incoraggiante, cose se educatamente volesse darle una pacca sulla
spalla.
“Ora si professoressa.” Non riusciva a
chiamarla preside, non per mancanza di rispetto, lui rispettava molto quella
donnina forte e ardimentosa, ma non era lui. E lei lo
sapeva.
“Cosa ti è accaduto?” gli occhi cenere
penetrarono negli occhi nocciola dell’ex insegnate e per un attimo il biondo fu
tentato di dire qualcosa, un tassello che non si collegava agli altri, qualcosa
che continuava a sfuggire alla sua mente, un punto che appena analizzava...
Ah! Ah!
“Draco, ragazzo mio, cosa succede? Mi avevi detto che non avevi nessun altro dolore” lasciò che il
dolore scemasse e si rese conto che quel tassello era la risposta a tutte le
sue domande.
“Quello che è successo deve essere analizzato, più a fondo,
professoressa, la prego mi faccia l’incantesimo” la preside annuì e afferrò la
sua bacchetta, aveva la mano elegante delle donne di altri
tempi. Il viso concentrato di chi la sa lunga.
“Legimens”
la notte tornò a chiudersi su di lui, la foresta era
piena di rumori, dormiva, alle spalle tre figure scure, una più chiara poi altre
due figure scure.
Aveva aperto gli occhi e le cinque figure scure gli erano piombate
addosso, voraci come lupi selvaggi, vedeva la violenza e la risentiva
attraverso le ferite guarite, le ossa che tremavano. Aveva ragione chi diceva che la pelle ha una memoria tutta sua. Le mani di Draco tremavano senza alcun controllo. Non faceva niente
per controllarle.
E poi svenne, rivenne e le botte finirono, la figura chiara venne alla luce e..
AH! AH! AH! AH!
Un dolore sordo esplose nella sua mente, tutto si fece bianco intorno a
se, sentì un dolore nuovo sul ginocchio, carte che cadevano a terra.
Sapore metallico di sangue.
“Basta” era stata la sua bocca oppure era stata quella della McGrannit, non lo avrebbe saputo dire, ma il dolore smise.
“Questo incantesimo è oscuro e potente, non ne
ho mai visto di simili” la professoressa aveva il viso arrossato ed impaurito.
“Crede davvero che ci siano i Mangiamorte
dietro a tutta questa storia?”
“No, non lo credo affatto. Potremmo ritentare
con
“No” deciso, la preside lo fissò scettica, ma sorrise comprensiva e gli
fece far ritorno al suo dormitorio, ed era lì che lo aspettava un ottima notizia...
BLAISE
“Herm!” credevo di vederla uscire da quel
dannato bagno dopo tre ore, ma invece mi ritrovavo
ogni mezz’ora ad affacciarmi alla porta e trovavo sempre lo stesso problema; la
porta era chiusa. Tutto intorno la stanza era immobile
in quell’insolito silenzio che permeava l’aria,
nemmeno l’odore di sigaretta proveniva più, il sapore di Hermione
se ne stava andando.
“Un attimo Blaise”
Un rumore strozzato provenne al di fuori. Che era stato?
Hermione doveva aver dimenticato di insonorizzato la camera perchè altri rumori strani
riempirono la stanza: legno che cadeva, acqua che scrosciava, pelle che
scivolava e poi il suono che mi aveva atterrito maggiormente, sembrava come se qualcuno
non poteva respirare e annaspava in cerca d’aria.
“Cavolo Herm ma che stai facendo?” cercai di forzare la
pesante porta di legno “Apri o la sfondo!” nessuno risposta.
Un altro rumore soffocato.
“Guarda che io la sfondo” ancora silenzio
Dio cosa
stava succedendo?
Detti una poderosa spallata alla porta, poi un'altra e un’altra ancora
fin quando il legno non si piegò a tale violenza rivelandomi l’interno.
Quello che vidi mi scosse profondamente.
DRACO
Quando
entrai nella mia stanza vi trovai riuniti tutti i miei
compagni: ci fu chi mi guardò con attenzione prima di abbracciarmi per paura di
farmi del male, chi non se né curò tantissimo e mi dava pacche fin troppo inopportune
sulla schiena e chi mostrava la sua gioia in silenzio, sorridendomi, come
faceva Ginevra.
La
osservai cautamente, ero stato totalmente scagionato da Harry,
ma temevo di essere colto nuovamente in fallo, non potevo farmi picchiare e
ridurre in fin di vita ogni volta. Anche
se per vederla con quel sorriso, ne sarebbe valsa la pena.
Il discorso di estrema importanza che conducevano prima del mio arrivo
ricominciò è fui subito al centro dell’attenzione di tutti.
“Domenica
prossima ci aspetta qualcosa di grande ES, dobbiamo compiere una scelta
difficile ed ardua…Che cosa organizziamo quando
andiamo ad Hogsmade?” tutti si voltarono verso di me,
l’onore della prima ipotesi toccava a me.
“Beh, io
proporrei i “Tre Manici di Scopa” dopo aver visionato una bellissima libreria
che ha aperto da poco, non ricordo il suo nome ma
dovrebbe essere del titolare del Ghirigoro” molti occhi mi fissarono
interrogativi, secondo me si chiedevano se parlassi seriamente o meno.
“No Draco niente libreria su, l’unico week
end che passiamo fuori da questa scuola piena zeppa di libri e tu vorresti andare ad Hogsmade per cercarne di altri? No, no, no, io voto decisamente no” Harry mi guardò
dispiaciuto come se volesse dire le stesse cose di Ron
senza però ferire i miei sentimenti.
“D’accordo,
non è una brillante idea, allora proponete voi, credo davvero di meritare comunque un po’ di divertimento” molti risero e altre voci
si sovrapposero fra loro, Harry mi rivolse uno
sguardo ridente.
Mi discostai
leggermente dalla discussione e svuotai la borsa poggiata sul mio letto che
qualcuno mi aveva preparato di fretta e furia con biancheria e qualche rivista
e libro per farmi passare il tempo in infermeria.
Una settimana
di lezioni perse, mi sarei voluto mangiare le mani ma
cercai di non pensarci.
Mi ero
riposato.
La biancheria
sporca la misi nel cesto della biancheria, appena avrei chiuso il coperchio la
biancheria sarebbe scomparsa per ricomparire nella lavanderia; i libri li posai sul comodino, vecchi trattati di magia oramai superati
ma comunque molto graziosi.
La rivista
invece la posai sul letto di Zacary, era
indubbiamente sua e anche sostanzialmente inutile ma apprezzai comunque il gesto. In verità avevo letto anche la rivista e
mi ero divertito davvero molto.
Il tonfo della
rivista arrivò parallelamente al silenzio della stanza, Zacary
si voltò verso il suo letto fissando la rivista che era arrivata sul copriletto.
“Piaciuta? So
che non è il tu genere ma dopo una rissa ho pensato
che ti servisse” gli sorrisi gentilmente, non sapeva quanto mi avesse aiutato.
“Hai dato a Draco una rivista di lotta libera?” chiese Ron sorpreso.
“Nono, è una
rivista seria si chiama Mago in forma”
sembrava offeso e non ebbi cuore di ridacchiare, era stato così caro.
“Draco che cavolo sta facendo il tuo gufo alla finestra?”
sbigottito il rosso guardava il pennuto che graffiava la vetrata della stanza,
sbattendo le ali affaticato.
“Stringe un
pacco nel becco” aggiunse Harry, notando anche lui il
grande barbagianni dal piumaggio cinereo.
Mi avvicinai
alla finestra e tolsi il fardello al mio soffice pennuto, gli
porsi due croccantini e una carezza fra le piume del
capo.
“Grazie Furia”
lo avevo chiamato come Furia, il cavallo del
West, un telefilm che guardavo da bambino nel mio
soggiorno babbano, avevo detto alla nonna se potevo
avere un cavallo nero come il famoso Furia ma mia nonna mi aveva sconsigliato i
cavalli perché non era adatti a un bambino della mia età. Così il primo animale
che mi ero riuscito a comprare era stato di diritto
Furia, soprannominato dai mie amici che amavano prendermi in giro: Furia, il barbagianni del West.
Furia tornò
sulla voliera, mi mancava quel bel barbagianni soffice, era silenzioso e intelligente, due caratteristiche che apprezzavo moltissimo
negli altri; anche negli animali.
“Questo Ron” e un sorriso mi comparve sul viso
quando vidi cos’era, “è il mio segreto”.
BLAISE
Hermione Granger,
l’orgogliosa figlia di Serpeverde quella che più o meno sarcasticamente qualcuno chiamava
Quella, non una sua sosia, era in terra, in una pozza di vomito.
“Herm cos’è successo?” Hermione doveva stare davvero male perché si accorse
distrattamente di quello che le succedeva accanto.
Il viso
normalmente pallido e affilato era sudato, grigiastro e totalmente stravolto
dal disgusto della nausea.
I lunghi
capelli ondulati si incollavano alla fronte e le
braccia cercavano di stringersi intorno al suo corpo, non capivo se per
proteggersi o per aggredirsi.
“Non mi sento
bene, credo di aver mangiato troppo ultimamente” mi accovacciai al suo fianco,
totalmente indifferente all’acqua e al vomito che la circondava. Le scostai con
delicatezza una ciocca sudata dalla fronte.
“Più che aver
mangiato troppo, secondo me, ultimamente ti ha fatto male mangiare” le afferrai le
spalle e le sentì gelide sotto le dita.
“Ma cosa dici”
aveva la voce debole, era chiaramente debole eppure aveva ancora la forza se
non minima di contrastare le mie premure, ma questa
volta non mi feci distrarre dal rispetto, non ora, la alzai di peso e
attraversai il suo grande bagno fino alla vasca in ceramica con i piedini in
oro a forma di spire di serpe.
“Blaaa lasciami” aveva la voce roca, non le
diedi ascolto e mi resi conto di essere arrabbiata con lei, molto
arrabbiata con lei.
La depositai nella vasca da bagno ed Hermione
chiuse gli occhi emettendo un lungo sospiro come se cercasse di ricaricare le
forze dopo aver corso troppo. Mi voltai per controllare i danni al bagno; due Gratta e Netta e alcuni Reparo, perché Hermione doveva aver avuto una crisi di nervi, rovesciando
o schiantando al muro alcune ampolle di profumi femminili, l’odore nauseabondo
veniva da quelli non dalla macchia di vomito che avevo rimosso.
Lindo e pulito.
Afferrai un asciugamano verde argento e lo inumidì sotto il getto
d’acqua del lavandino e mi avvicinai alla vasca, Hermione
rimase con gli occhi testardamente chiusi, forse per non guardarmi
mentre mi prendevo cura di lei, era sempre stata orgogliosa della sua
autonomia, doveva considerare il mio comportamento come mera compassione. Con
l’asciugamano le accarezzai la bocca e la guance
ripulendola, gettai l’asciugamano nel cesto della biancheria sporca.
Tornai a guardala, lì stasa nella vasca, con
gli occhi ostinatamente chiusi e le labbra leggermente socchiuse, sperai che
non riaprisse quei dannati occhi che le indurivano quel viso altrimenti
talmente dolce.
Prima di aprire il rubinetto dell’acqua calda comincia a sbottonarle la
camicia, bottoncino dopo bottoncino
procedendo lentamente per non disturbarla..
Per non
farle aprire quei dannati occhi…
Fortunatamente aveva solo una camicia e la biancheria intima, sarebbe
stata una operazione più veloce. Come se fosse stata
una bambolina le appoggia la testa sulla mia spalla,
con delicatezza e le sfilai le maniche della camicia, togliendole quell’indumento umido..
Quei
maledetti occhi che le indurivano quel viso..
Solo in biancheria scura, con quella pelle bianca e quel viso così rilassato era davvero bellissima, le portai un
lungo riccio dietro l’orecchio e andai piano a sfiorare gli slip, mi vergognavo
ma non potevo lavarla con la biancheria, stetti un secondo sull’elastico degli
slip..
“Guarda che non sono molto propensa per questi giochetti, sto un po’
male” mi sentì un ragazzino alle prime armi ed insieme mi sentì profondamente
arrabbiato e la guardai di nuovo in viso..
Quel
viso altrimenti talmente dolce…
“Non abbastanza per fare silenzio a quanto
pare” aprì di botto l’acqua calda, sobbalzò per il calore improvviso sulla
carne freddissima. Ero molto arrabbiato.
“Non sono mai troppo debole per questo” sorrise leggermente e mi
ritrovai a sorriderle di rimando. Hermione era così, riusciva a sorprenderti sempre.
“Me ne vado, lavati via quello schifo da sola” il suo sguardo si fissò nel mio, una mano pallida afferrò piano la mia
camicia.
“Fammi compagnia” volevo dirle che avevo altro
da fare che mettermi a fare la balia ma non mi riuscì di dirle no, le mie
ginocchia si erano già piegate accanto alla vasca.
“Herm sono preoccupato per
te, ora lo sono davvero tanto. Cosa stavi facendo in quel bagno?” Hermione si frizionava i capelli
con l’ascugamano, indossava una vestaglia di lana
morbidissima e sembrava quasi un angelo, se non fosse stato..
Per quei
dannati occhi…
Mi fissò ancora una volta, era stupefacente la rapidità con cui era di nuovo bella e implacabile, davvero come una dea
mitologica, gli occhi ambra erano di nuovo gelidi, come sempre.
“Secondo te?” era ironica ed io ero ancora arrabbiato con lei.
“Vuoi davvero sapere cosa penso?”
“No”
“Secondo me tu sei diventata una di quelle cretine che non mangia e se lo fa vomita” Hermione
sollevò un sopracciglio, era leggermente infastidita da quell’implicita
offesa che le avevo fatto.
“Non te l’avevo chiesto” rispose asciutta, mi venne spontaneo
sorriderle, lei continuò a non gradire il mio sarcasmo poi
cambiò tono, così all’improvviso.
“Ma bravo! Hai scoperto il mio segreto” passò
la bacchetta nei ricci facendo fuoriuscire dalla punta aria calda e odorosa, un
altro incantesimo che aveva scovato in un vecchio libro, ad
Hermione piaceva molto leggere ma non le cose che le
venivano ordinate o imposte di studiare.
“Il tuo segreto? Credevo che ne avevi altri,
più interessanti…” non sapevo perché non sapevo nemmeno come, ma
improvvisamente avevamo cominciato a giocare, come se non stessi più parlando
seriamente come volevo. Mi piaceva giocare con lei e a questi giochi arrivavo
sempre impreparato, infatti non riuscivo mai a
resisterle.
La bacchetta si fermò, perché i capelli erano del
tutto asciutti, appoggiò la bacchetta accanto a se e si avvicinò
nuovamente a me. Il suo viso era pensoso.
“Effettivamente tu conosci molti dei miei
segreti, questo sicuramente non è il solo ma…”
“ E’ il peggiore?” le suggerì non riuscivo a
guardarla, non volevo perdere il controllo, non volevo cambiare discorso eppure
ad ogni sillaba che quelle bellissime labbra articolavano avevo un colpo al
cuore.
“No, non ho segreti peggiori. Ne ho solo di negativi” appoggiò le sue mani su di me e sentì il suo peso posarsi
sul mio corpo, la vestaglia le aveva riscaldato la pelle, ora sembravo io
quello freddo e lei quella calda.
“Pensandoci sono tutti negativi! Perché se una cosa è segreta non può
essere positiva” aveva le labbra a pochi centimetri di
distanza da me, potevo sentire il suo respiro su di me e fremevo, non riuscivo
a smettere di guardarle quelle sue bellissime labbra.
La vide ridacchiare piano, quando faceva così gli ricordava se stessa tanto tempo prima, effettivamente Hermione
non era sempre stata così, tempo addietro, era una ragazza con un visino da
bambina e tanti anni addietro l’aveva conosciuta ad una festa, con quel vestito
da bambola e le guance leggermente paffute e arrossate.
“Cosa pensi?”
“Penso a come eri bella quando avevi il viso
da bambina” se aveva le sue labbra protese per un bacio improvvisamente se le
trovò lontane e atteggiate a una rigida espressione sconcertata.
“Ti ringrazio per l’eri” risi e la tirai al mio fianco, desideravo quelle labbra
dalla sera della festa quando avevo resistito al nostro solito gioco per la
rabbia che mi era montata sapendola a letto con quel cretino, ma oggi, non
credo che le avrei resistito nemmeno se la trovavo a letto con due ragazzi carini.
La baciai con gentilezza, quasi con soggezione, aveva
la bocca liscia e morbida, l’interno della bocca sapeva della menta contenuta
nel dentifricio. Quando le lasciai le labbra la
continuai a stringere a me.
“Perché sei cambiata?” gli posai una mano sulla guancia con un tocco
leggero, non gli volevo porre una domanda, non avrebbe avuto alcun senso porle
una domanda simile “Quando hai smesso di essere una
bambina ridente e hai cominciato ad essere un adolescente complessata?” batté
le palpebre più di una volta, sembrava sorpresa perché il gioco si era
interrotto così velocemente.
“Io non ho nessun complesso” ancora quella faccia. Di
nuovo gelida, ancora orgogliosa. La mia mano cadde impotente dinanzi a questa espressione.
“Herm, non fare quella faccia, lo sai che io
lo dico per il tuo bene perché ti voglio troppo bene per lasciarti stare”
“Lo so Blaise che mi vuoi bene” la sua mano destra si posò sulla mia ma non sentì la morbidezza della sua mano, bensì la
durezza del legno.
“Cosa vuoi fare?” lei mi sorrise mestamente, e
posò le sue labbra sulle mie, un sussurro “Oblivion”.
Non provai nemmeno a reagire, il bacio mi aveva imbrogliato, lei mi aveva
imbrogliato, così non mi rimase che ricadere pesantemente sulla stoffa
della copertura, non capivo perché mi trovavo di nuovo lì, stavo per andare in
bagno a far uscire Hermione, alzai lo sguardo, era lì
al mio fianco.
“Per questo motivo ti cancello queste immagini, perché il mio segreto è
troppo pericoloso anche per labbra amiche” la fissai stupito, che immagini mi aveva cancellato dalla mente? Mi fissava timidamente
troneggiando sopra di me.
“Sai anche le regine hanno i loro segreti. Ma i segreti di una Regina
rappresentano una debolezza imperdonabile che potrebbe portare a un colpo di stato”
“Che vuol dire Hermione?
Non capisco” lei mi posò un dito sulle labbra, con la
coda dell’occhio vidi una bacchetta, la sua.
“Non ci pensare Blaise, dormi”
Poi ricaddi sul materasso, in un nero innaturale, senza sogni e senza
segreti.
Fine del sesto capitolo
Ragazzi,
Il settimo
capitolo sarà veramente duro da scrivere, temo che il
solito aggiornamento settimanale dovrà slittare di almeno due tre giorni sulla
solita scadenza. Fortunatamente la pausa pasquale, il mio improvviso
contrattempo universitario ed inderogabile coincidono con un periodo di stallo
dei personaggi.
Il prossimo
aggiornamento porterà nuove distanze e vecchi rancori e…vi piacerebbe
scoprire altri dei segreti di Hermione Granger?
PICCOLO
APPUNTO: Una malattia come l’anoressia/bulimia, non è un argomento da prendere
alla leggera, se qualcuno si dovesse ritenere offeso dalla trattazione leggera con cui viene
“trattata” questa malattia in prima persona, me ne scuso e mi offro di spiegare
in breve il motivo di tale decisione.
Ho immaginato
come un ragazzo di 16-17 anni possa affrontare una
malattia così delicata, dovete sapere che molti la considerano solo come uno sciocco momento
adolescenziale e quindi ecco spiegato il termine con cui Blaise chiama Hermione, cretina.
Non mi sento
come questo personaggio di giudicare positivamente o negativamente la
protagonista, ma quella di cui stiamo parlando è una malattia che conduce
all’autodistruzione, quindi pur esimendomi da qualsiasi giudizio di merito su
tale delicata faccenda, proverò ad affrontare questo dato, che oggettivamente è
del tutto estraneo a tutti i personaggi attualmente (anche
a Blaise dato l’incantesimo di Hermione) con le
dovute pinze.
Se doveste avere qualsivoglia nota da
suggerirmi in questa spinosa faccenda sarò lieta di riceverla.
Prossimo aggiornamento 28 Aprile 2011, ora
variabile.
Marti