4.
Xin Eohp
Decisamente, non era giornata.
Questo pensava il giudice nella sua corsa folle, combattuto tra la necessità di reggere il contenuto della cartella sfondata e il rischio di giungere in aula con un ritardo inaudito.
Non contento di impigliarsi nella ringhiera ed inciampare nei gradini dell'ingresso, era addirittura riuscito a rovesciare l'intero contenuto della tazzina di caffè, inzuppando le scarpe lustre di un collega stoicamente rassegnato. L'unica soluzione era correre – ma i corridoi del tribunale erano così lunghi e scintillanti di cera da imporre una certa cautela a chiunque, così assieme alla flebile speranza che il procuratore Payne non...
Accidenti.
Non appena la vista annebbiata riuscì a concentrarsi sull'uomo che aveva urtato senza quasi rendersene conto, il campo visivo del giudice fu occupato da un'alienante distesa di blu elettrico; e l'ansia frettolosa divenne preoccupazione, mentre il suo sguardo risaliva con orrore un busto colossale, strizzato in quella giacca troppo piccola, e incontrava capelli corvini dalle punte aguzze come lance, due occhi di fiamma viva, una pelle rossa come...
Rossa?
“S-sono desolato,” balbettò il giudice, lo sguardo fisso sul suo curioso distintivo da avvocato. “Mi perdoni, signor... signor?...”
L'energumeno ghignò e spalancò le fauci, mostrando una lingua rosso fuoco fra i denti leggermente aguzzi.
“Io Phoenix Wright. KAPITO?”
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O Furio, Furio. Come diamine sia stato possibile che tutti in quel tribunale ti abbiano scambiato per il mio Phoenix, è uno di quei misteri che solo Ace Attorney è in grado di creare, e che mai - dico mai - avranno una risposta, così come il funzionamento della polizia della Japanifornia. Ma questa è un'altra storia.
Il titolo è il simpatico soprannome di Furio, coniato dalla Mi(s)tica Maya, e spero veramente che sia stato conservato nella versione italiana.