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Autore: Kate_88    19/04/2011    22 recensioni
Il grande errore di Mamoru era stato quello di sottovalutare Usagi, ritrovandosi a pagare le conseguenze di tutti i suoi sbagli.
Poggiato alla ringhiera, da lontano osservava la sua ragazza parlare con un altro ma nei suoi pensieri c'era qualcosa, come un campanello che lo avvertiva che Usagi non era più la sua ragazza.
Aveva fatto uno sbaglio o forse uno più grande di tutti gli altri.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Makoto/Morea, Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo 6 – Pensieri e parole

 

 

 

Si erano salutati con un semplice “Ciao” e tutto era finito lì, con uno sguardo amaro carico di tristezza e con il cuore che urlava in quel vuoto fatto di silenzi.

Usagi in quei giorni studiava per l'esame d'inglese, non parlava con Makoto ed Hiroki avendo espressamente richiesto un po' di silenzio.

Non voleva sentire nulla.

Non voleva vedere nessuno.

Non c'era nulla che le interessava, tranne quell'esame d'inglese che di lì a poco avrebbe sostenuto.

Fuori la finestra volavano i petali di ciliegi e con questi i ricordi, fatti di nostalgia e momenti felici...

 

 

L'estate dei suoi 5 anni – lei.

 

 

Usagi correva su un prato che ad un certo punto sembrava diventare una collina, perdendo così l'equilibrio e rotolando a terra, con un vestitino rosa e i codini biondi.

L'abito si era tutto sporcato e scoppiò a piangere, calmandosi solo quando Mamoru corse da lei per tranquillizzarla.

« Usa chan! Ti sei fatta male? »

« Mamo chan! Si è sporcato tutto il vestitino! »

Usagi guardava quel ragazzino con gli occhi pieni di lacrime, mentre si rialzava e cercava di spolverare quell'abito che si era macchiato d'erba in più punti.

« Bè la prossima volta dammi la mano e non lasciarla più, così non cadi! Tu da sola, cadi sempre a terra. »

Mamoru era visibilmente imbarazzato, perso da tempo per quella ragazzina più piccola di lui e che aveva deciso di proteggere per sempre.

« La mamma adesso si arrabbierà. Dovevo andare a mangiare dai nonni ma volevo prima salutare Mamo chan! »

« Andiamo dalla mia mamma, lei pulisce sempre i vestiti con una strana magia della nonna. »

Usagi annuì ed afferrò la mano di Mamoru seguendolo fino a casa sua, mentre tutti per strada osservavano quei due bambini così piccoli eppure già così grandi.

« Mamoru ma ti sei fatto la fidanzatina? Ma non dicevi che le ragazze non ti piacevano e preferivi gli insetti? »

Un gruppo di ragazzini aveva fermato Mamoru ed Usagi proprio ad un passo da casa, additando subito i due ragazzini.

La piccola già sentiva le lacrime agli occhi mentre Mamoru si portò davanti a lei, allargando le braccia in segno di protezione.

« Bleah! A Mamoru piacciono le ragazzine piagnucolone! » esclamò un ragazzino con un cappellino girato con la visiera verso la schiena.

« Tanto lo so che dite così solo perchè Usa chan è bella, ma è mia. Andatevene via. »

Usagi intanto si era aggrappata alla schiena di Mamoru tirando un po' la maglietta.

« Mamo chan andiamo? »

I ragazzini osservarono quella bambina arrossendo per la dolcezza e i biondi codini sfatti che le incorniciavano il viso, così il capo della piccola banda, passando un dito sotto il naso esclamò: « Tsè a me le bambine non piacciono! Ci vediamo domani a scuola Mamoru! Ti faccio vedere degli insetti più belli! »

Quando i ragazzini furono spariti, i due bambini tornarono a casa dalla mamma di Mamoru.

« Usa chan perchè ti nascondi? »

Kyoko osservava quella ragazzina che cercava di nascondersi dietro Mamoru.

« Mamma non ti arrabbiare. Ho lasciato la sua mano solo un attimo. »

« Mamoru se Usa chan s'è fatta male, dico a tutti che fai ancora la pipì a letto! »

« Non è vero! Sono due anni che non la faccio! Non si è fatta male! »

Mamoru aveva gli occhi lucidi e le guance gonfie di rabbia, finchè Usagi non si spostò, lasciando così notare alla Mamma di Mamoru, quell'abito sporco d'erba e i capelli spettinati.

« Usa chan ma cos'è successo? »

« La mamma si arrabbierà. Devo andare dai nonni. »

Nuovamente le lacrime s'impadronivano di quella ragazzina dai codini biondi che cominciò a singhiozzare, mentre con le mani cercava di pulirsi le guance un po' sporche di terra.

« Vieni qui, ti pulisco subito il vestitino, va bene? E per i codini, appena è pronto il vestito te lo faccio! »

Usagi annuì osservando poi Mamoru e rivolgendogli un sorriso ancora più grande.

« Adesso vieni con me, ti faccio cambiare. »

Kyoko portò Usagi in camera da letto, liberandola dal vestitino e lasciandola con le sole mutandine.

Non appena la donna si distrasse un attimo, Usagi scappò via dalla stanza, iniziando a correre libera per la casa, piccola e innocente, lasciando urlare Mamoru.

« Mamma! Usa chan va in giro con le cosine di fuori! »

« Usa chan fatti coprire, vieni qui! »

Kyoko iniziò a correre per tutta casa per acchiappare quella ragazzina che aveva messo da parte le lacrime.

La ritrovò sul divano mentre guardava un cartone animato.

« Mamma Kyoko posso guardare la televisione? »

« Si ma fatti coprire. Tieni mettiti questa maglietta di Mamoru. »

Usagi infilò la maglietta mentre Mamoru scappò in camera della madre, sedendosi sul letto, riflettendo.

« Mamma...? »

« Che c'è Mamo chan? »

La donna aveva preso il vestito di Usagi e stava per smacchiarlo con i suoi attrezzi del mestieri, quando il figliò parlò.

« Come mai Usa chan non le ha grandi come le tue? È malata? Io la voglio salvare! Non voglio che Usa chan muoia, mamma! »

Mamoru aveva gli occhi lucidi e cercava quasi l'affetto della madre che le sussurrò con dolcezza: « Mi domando come ho fatto a mettere al mondo un idiota simile. Sai Mamo chan, tienitela stretta la tua Usa chan perchè a lei potrebbero venire più grandi della mamma e più sono grandi, più i maschietti poi la vogliono. »

« Quindi anche la nonna ha tanti maschietti? Una volta l'ho vista e le ha grandi grandi fino alle ginocchia. »

Mamoru enfatizzava, allargando poi le braccia e mimando un grande seno.

« Mamo chan, affronteremo questo discorso tra almeno cinque o sei anni. Ora vai da Usagi e avvertimi se prova nuovamente a spogliarsi. »

« Va bene mamma, meno male che non è malata. »

Mamoru raggiunse Usagi sul divano e cominciò a guardare la televisione insieme a quella ragazzina che, esausta dalla mattinata, si addormentò sulle ginocchia di quel ragazzino.

 

 

Usagi si destò dai suoi pensieri, svegliandosi e alzando la testa da sopra il libro sul quale s'era addormentata.

Asciugò le lacrime che inconsciamente erano cadute e guardò sul comodino una foto di lei con Mamoru, una foto scattata proprio in quel giorno d'estate, dove lei dormiva con il capo poggiato sulle gambe di un Mamoru imbarazzato.

 

Mamoru in quei giorni non si dava pace e il suo stato d'animo rifletteva anche sul suo lavoro.

« Mamoru mi spieghi perchè te ne sei tornato prima? Ma non dovevi chiarire con la tua ragazza? »

« Macchè! Non ne vuole sapere nulla di me. Ormai è persa. Ha equivocato tutto. »

A quelle parole, gli arrivò uno schiaffo proprio dietro la nuca, lasciando che un piccolo urlo ruppe il silenzio che regnava nel negozio.

« Ma sei un idiota o cosa? E tu non l'hai fermata? Ehi Chiba ma le cose le vuoi servite su un piatto d'argento? Sbaglio o mi hai detto che quella ragazza l'hai profondamente ferita? Ma scusa, ha equivocato quando ti ho chiamato? »

« Già... »

Meiko osservava Mamoru incredula.

« Non gli hai detto che sono una donna di sessant'anni, proprietaria di questo negozio, tua datrice di lavoro e che ho chiamato per sapere come andavano le cose, vero? »

« Non mi ha ascoltato... »

Meiko era una donna sulla sessantina, un po' in sovrappeso e con i capelli tinti di un castano chiaro, così da coprire quelli bianchi che la sua età ormai faceva apparire.

« E perchè non le hai parlato lo stesso? Ah ma è proprio vero che gli uomini di una volta sono spariti! Dovevi afferrarla, baciarla, stringerla e dirle che volevi solo lei. Oppure la trascinavi su una barca e o a poppa o a prua, decidi tu, la stringevi da dietro e le dicevi che era solo tua. »

« Meiko hai rivisto il Titanic ieri? Guarda che poi affonda. »

« Taci razza di citrullo! Ti giuro che se non ti decidi a diventare un uomo, ti licenzio! »

« Ma non puoi fare... »

« Non posso? Il negozio è mio! Senti un po', Casanova dei poveri, riconquistati quella ragazza che io non posso avere nel negozio un'anima in pena. Sembri un fantasma che gira e spaventa le clienti. »

« Io non... »

« E fatti la barba! Se hai finito la schiuma, vai al konbini e compratela! Ora vai a casa. Ti do libero il resto della giornata. »

Mamoru borbottò qualcosa prima di prendere le sue cose ed andare a casa, per buttarsi sotto la doccia e mettere in moto il cervello.

L'acqua scorreva sul corpo del ragazzo, liberando da ogni tensione il corpo, concedendogli attimi di tranquillità grazie al vapore caldo.

Terminata la doccia, andò a sdraiarsi sul letto, con solo l'asciugamano e i capelli che bagnavano i cuscini.

Un solo attimo di pace in cui si ritrovò a pensare e sorridere...

 

Quel giorno di primavera

 

Mamoru correva lungo la strada per raggiungere la casa di Usagi, avvolto dai petali di ciliegio che carezzavano l'asfalto, come una coperta naturale per non far prendere freddo.

Indossava una divisa nera, con i classici pantaloni e la casacca con dei bottoni bianchi come le rifiniture di quell'indumento.

I capelli erano spettinati e la casacca sbottonata, lasciando intravedere la semplice polo bianca che portava sotto.

Suonò il citofono di casa Tsukino e in attesa di una risposta, saltellava impaziente sul posto.

« Chi è? »

« Mamma Ikuko sono Mamoru! »

« Entra Mamo chan! »

Il cancelletto si aprì e dopo pochi passi, Mamoru varcò la soglia di casa Tsukino.

« Come mai sei qui? Vuoi un dolce? »

« Dov'è Usagi? Guarda che bella! È la divisa delle medie. Devo farla vedere ad Usa chan, le devo dare subito il mio bottone? »

« Il bottone? »

Mamoru staccò il secondo bottone della divisa, davanti agli occhi di Ikuko che subito lo rimproverò.

« Perchè hai staccato il bottone? Guarda che tua madre la divisa l'ha comprata con tanta fatica eh! »

« Ma... mi hanno detto che si fa così! Io adesso sono grande, posso prendermi le mie responsabilità e voglio dare il secondo bottone ad Usa chan! I grandi lo danno alle bambine di cui sono innamorati! »

« Mamo chan, quello è il secondo bottone della giacca del liceo. Quando sarai ancora più grande lo potrai dare ad Usa chan! »

« Non posso darglielo prima? »

« No, non si può, altrimenti porta sfortuna.»

Ikuko carezzò il capo di Mamoru e questo sorrise, mostrandosi tuttavia pensieroso.

« Allora, mamma Ikuko, non dire niente ad Usagi. Il bottone glielo do quando sarò più grande che mamma ha detto che ad Usagi cresceranno anche le cosine che avete voi! »

« Si ma quelle non si toccano eh! Ne tu ne altri! »

« No no io la proteggo però, mamma tanto tempo fa mi ha detto che più crescono, più i maschietti la vogliono. »

« Ecco, brava Kyoko! Comunque Mamo chan, tu stai tranquillo. Ora ti rammendo il bottone e poi corri a casa da mamma e mi raccomando, non dire a nessuno il segreto del secondo bottone, eh. »

Mamoru annuì portando l'indice davanti alle labbra, mimando il silenzio.

Quando il bottone fu nuovamente attaccato alla divisa, Mamoru uscì da casa Tsukino per tornarsene a casa sua.

 

 

Mamoru si destò da quei pensieri e sorrise alzandosi dal letto: la lampadina dell'idea si era accesa.

Controllò l'orologio e notò che era quasi l'ora di pranzo all'istituto Juban, così aprì di corsa l'armadio e prese la sua vecchia divisa del liceo.

Aveva avuto un'idea, un piccolo segno risvegliato dai ricordi di un bambino.

 

Davanti all'istituto Juban c'era la tranquillità tipica dell'ora di pranzo.

Ogni famiglia era riunita a pranzare nelle case, gli studenti invece erano probabilmente nel giardino a consumare il proprio bento.

Mamoru aveva indossato la giacca ed i pantaloni della divisa, aveva sistemato la camicia ed indossato un paio d'occhiali per camuffare, per quanto possibile, la sua vera identità.

In quell'istituto ormai, probabilmente nessuno si ricordava di lui, quindi con tranquillità iniziò a camminare, cercando la classe di Usagi.

Ad un ragazzo fermo in corridoio, con il pranzo chiuso in mano, domandò qual'era la classe di Tsukino e dopo aver ricevuto l'informazione raggiunse l'aula.

Era deserta.

Sorrise, compiaciuto del piano che stava riuscendo e non fu difficile trovare il banco di quella ragazza.

Un paio di quaderni erano sparsi sul banco, il libro d'inglese aperto con dei coniglietti disegnati, la superficie del banco stesso, pieno di segni di matita.

Guardò la lavagna e si rese conto che era giovedì, il giorno del test d'inglese.

Sul banco appuntò un paio di nozioni, non sapendo se aveva già sostenuto l'esame, poi staccò il secondo bottone della sua giacca.

« Che ci fai qui? »

Mamoru si voltò di scatto e trovò Makoto con le mani sui fianchi e lo sguardo furente.

« Ehm sto lasciando una cosa... »

« Senti, non credi che Usagi abbia già sofferto abbastanza? Prima la tradisci, poi ci riprovi con lei nonostante tu abbia un'altra ed adesso hai anche la faccia tosta di venire qui, camuffato da studente? E poi gli occhiali? Se ti vede ti riconosce subito. »

« Grazie Makoto, lo so che se mi vede lei mi riconosce. Ci conosciamo da quando abbiamo il pannolino, mi riconoscerebbe anche con un sacco della spazzatura come abito. Comunque io non ho nessuna fidanzata, chiaro? »

« Ah si? A me ha detto che ti vedi ancora con quella Meiko! Immagino tu sia corso da lei non appena hai lasciato Usagi a casa, giusto? »

Mamoru scoppiò a ridere mentre infilava il bottone in una scatolina rivestita in raso rosso, con un fiocco bianco. Lasciò in quella scatolina anche un biglietto, prima di rivolgersi a Makoto.

« Meiko. Sai, tu ed Usagi dovreste almeno concedervi il beneficio del dubbio e pensare che non esiste solo quella ragazza con il nome Meiko. Meiko, quella della telefonata, altri non è che la mia datrice di lavoro, particolarmente impicciona, in sovrappeso e sulla sessantina. Pensi che potrei stare con una signora che oltre tutto è sposata? »

Makoto rimase a bocca aperta, incredula di quella situazione, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, giocando con la punta della sua coda alta.

« Meiko è la tua datrice di lavoro? Ma quindi avevo ragione io! Le mie informazioni erano esatte! »

« Informazioni? »

« Nah niente di che. Comunque che stai lasciando ad Usagi? »

« Non le dire che sono passato. È il secondo bottone della mia divisa. Di solito si da al diploma ma alcuni eventi mi hanno impedito di darglielo. »

« Per una volta approvo una tua scelta. Comunque sbrigati ad uscire, tra poco Usagi tornerà. Era andata a mangiare sul tetto con altre persone. »

« Vado via subito. Ah grazie Mako chan! »

« Ti prendo a pedate se fai soffrire ancora Usa chan! Ciao! »

Mamoru corse via dall'aula, stavolta fregandosene d'essere visto dagli studenti che iniziavano a rientrare.

Uno strano brivido attraversava la schiena del ragazzo, una scossa simile alla felicità per quel singolo gesto compiuto.

Per un attimo, per un solo attimo si era di nuovo sentito vicino alla sua Usagi, come in passato.

 

L'inverno dei suoi 4 anni – lei

 

 

Nevicava e sotto quei milioni di fiocchi, Usagi armeggiava, creando qualcosa.

Mamoru la raggiunse, piegandosi sulle ginocchia e cercando di capire cosa quella ragazzina stesse rappresentando.

« Usa chan, cosa sono? Due maialini? »

« Mamo chan no! Questa è Usa chan e questo Mamo chan! »

« Eh? »

Usagi indicava una palla di neve dalla quale spuntavano dei ramoscelli e sopra a questa erano posizionate due teste.

« La mamma dice che quando ci si ama si diventa una cosa sola. Forse mamma e papà non si amano, perchè sono due diversi. Ma Usa chan sposerà Mamo chan e così diventiamo una cosa sola, però io non lo voglio il cosino tra le gambe! »

Mamoru arrossì poi scoppiò a ridere, rotolandosi a terra.

Usagi inizialmente non capì, poi scoppiò a ridere, seguendo il ragazzino nei gesti, dimenticando ogni parola e godendo di quell'infanzia fatta di sogni.

 

I sogni son desideri di felicità...*
 

 



 * Una frase della canzone presa dal Film Animato Disney Cenerentola.





Eccomi qui ragazze!
Finalmente aggiorno!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, tra presente e passato, con momenti di dolcezza ed un Mamoru ed una Usagi piuttosto dolci (almeno secondo me).
Ho cercato di far passare l'innocenza dei bambini in ogni parola, anche quando Usagi corre mezza nuda per casa (non so voi, ma io lo facevo da piccola, visto che a quell'età la malizia non esiste).
Spero quindi vi piaccia e come sempre ringrazio tutti coloro che lasciano una recensioni (vi ringrazio anche perchè mi state sempre molto vicini e vi preoccupate per me), ringrazio anche chi legge perchè dona un pò d'attenzione a questa storia.
Come sempre accetto ogni tipo di recensioni, perchè non sono una scrittrice professionista e di errori ne posso fare a bizzeffe!
Al prossimo chap!


La vostra indistruttibile Kate (che ovunque invece distrugge Seiya XD)

 

   
 
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