Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Joliesloveisasinger    20/04/2011    1 recensioni
Ho deciso di cominciare a fare quello che più mi piace, scrivere, forse la mia storia potrebbe piacere, non lo so, può darsi che i sogni di ragazzine non interessino,ma solo noi, Beliebers, possiamo capire cosa significa sognare lui, sognare l'impossibile?
Forse si, forse è questo quello che significa sognare un qualsiasi artista, forse è solo questo, non ne ho idea, può darsi che una di noi ce la farà, una di noi avrà la sua attenzione un giorno.
Believe in everything because everything is reachable?
Uhm .. non so più se crederci, mi sono illusa parecchie volte, non vorrei più crederci, ma quel biondino fottutamente dolce mi impedisce di non crederci, continua a sperare che un giorno, i miei sogni si realizzino?
Il cuore è proprietà privata, Bieber ha violato la mia privacy.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I sogni di una ragazzina diventano realtà.

Capitolo uno : Basta sognare.

10/05/09

“Caro diario, oggi m’è capitato di ascoltare una canzone, non so come si chiami, ma il ragazzo che la cantava, messo che sia un ragazzo, avendo una voce molto dolce che si avvicina a quella di una ragazza, beh, mi è piaciuta molto, non so chi la canta, so solo che le parole che sono uscite dalla bocca di “quell’essere vivente” sono davvero belle, la canzone l’ho sentita mentre passavo davanti alla casa dei vicini, sai sono appena tornata da danza, ho le costole quasi come molle, ho ballato tanto e non so per quale fine, mi fa star bene ballare, muovi piedi, bacino, testa, mani, gambe, muoviti, movimento, 5,6,7,8,1,2,3,4, numeri, che mettono insieme una coreografia. Ho il ritornello di quella canzone in testa, come faceva? ‘I’m still stuck in the moment with you?’, boh. Diceva di Romeo e Giulietta, beh che il loro amore era grande, non so quale amore, ma questa canzone di cui non conosco nemmeno il titolo mi è piaciuta, sembravo un ebete fuori casa dei Brodweens, mi sono fermata lì fuori con la borsa che cadeva sul mio fianco ad ascoltare le note di quella canzone, non so perché ma m’ha attirato, forse la dolcezza con la quale quelle parole sono state pronunciate, oppure la voce di quel ragazzo,ammesso che sia un ragazzo, voglio scoprire cosa c’è, anzi, chi c’è sotto quella tempesta di emozioni. Voglio capire, chi c’è, chi è quella persona che canta? Boh, che quattordicenne strana che sono.”



10/05/11

“Caro diario, sono sempre io, quella rompipalle alla quale sei capitato tra le mani, ti scrivo sempre per lo stesso motivo, per parlarti di lui. Oggi, stava quasi per prendermi un infarto quando ho scoperto che verrà qui, anzi, ritornerà qui, a Stantford, il suo piccolo paese, ho avuto un colpo al cuore, qualcosa dentro di me ha smesso si funzionare, che fosse il cuore? No, sarei morta. Beh con un po’ di fortuna potrei incontrarlo, sarebbe il momento, ma con la sfiga che ho, ne dubito. Cosa faccio ora? Piango, non lo so perché, ma piango forse per felicità? o ancora una volta perché mi manca? Per entrambe le cose, per la speranza, e per la mancanza, se avrei una di quelle scatolette dove spesso le ragazze ripongono i fogliettini con scritto tutto quello che provano invece di chiuderci dentro i miei sentimenti, ci richiuderei dentro direttamente il cuore, me lo strapperei dal petto e lo appoggerei con cura in una di quella scatolette, così almeno non avrei sentimenti. Mi sarebbe piaciuto nascere cattiva, per non avere amore, per poter negare a quel cantante che giusto due anni fa, quando ero ancora una ragazzina, mi ha rubato il cuore, me lo ricordo come se fosse ieri la prima volta che ho ascoltato le dolci parole di ‘Stuck in the moment’, mi ricordo anche quanto sono stata felice di sapere che lui viveva nella mia piccola cittadina e che aveva solo un anno in più a me, sono solo le piccole contentezze di una quattordicenne innamorata di un sogno, un sogno che da troppo tempo le ha rubato il cuore e non glielo restituisce, non vuole ridarglielo indietro, proprio come face Luke, il suo papà, che è volato via senza chiedere se poteva andarsene, se ne andato via senza dire niente, portandole il cuore in un posto ghiacciato. Si mi sentivo il cuore ghiacciato quando ero una semplice quattordicenne senza amore, poi è arrivato lui e mi ha portato un po’ di calore, pronto a scaldarmi il cuore, dolci parole sussurrate ad un albero non possono descrivere ciò che sento, non può essere così che l’amore prende le persone, non può essere un furto : il cuore è proprietà privata. Ma quel cantante è un criminale. M’ha preso il cuore e se l’è portato in carcere con lui. Guarda come ti parlo, come se conoscessi quel Bieber che oggi pomeriggio arriva di nuovo a Stantford, dopo due lunghi anni è tornato,l’ho conosciuto solo quando è diventato famoso e questa mi sembra una colpa, sembra che tutto il mondo stia contro di me, ho visto i suoi nonni un paio di volte, sono due persone che stanno sempre insieme e quasi mi ci immaginavo me e lui a quell’età, che ancora ci scambiavamo parole dolci. Sembra stupido, ma io me la sono immaginata una vita accanto al Bieber, anche se non lo conosco. Piccolo angelo, mi farai morire un giorno. Ora devo andare, mentre lui arriverà, io starò a fare esercizi accanto ad una sbarra.”



-Mamma! Vado a danza!- grido dalla mia camera mentre metto ‘Drew’ sotto il cuscino, beh, l’ho chiamato ‘Drew’ il mio diario, non mi sa tanto di un nome da diario, ma mi piace far finta che una parte dell’essenza di quel cantante è con me che mi ascolta, anche se so che è tutta una finzione. -Cassie, ma non ti piacerebbe andare all’aeroporto, nel caso incontrassi .. – una figura alta, snella e bionda entra nella mia stanza e si siede sul mio letto, accarezzandomi il viso, Jolie, mia madre. -No, mamma, vado a danza.. – le dico sorridendo. So nascondere bene i miei sentimenti? No perché mia madre annuisce e va via dicendomi che va a lavoro. Geniale.. e stupido, nascondere i miei sentimenti. Sono fatta così, non voglio che gli altri si accorgano che sto male, non mi va che abbiano pena per me, mi convinco di stare bene, anche se so che sto male.

Esco da casa e tiro fuori dalla borsa il mio Mp3 ..viola, Play, ‘Stuck in the moment’ compare sul display, passo avanti, non ho voglia di piangere, non ancora. ‘Wish you were here-Avril Lavigne’, beh questa si, un’altra parte della mia vita, Avril Lavigne, l’adoro, la considero MERAVIGLIOSA CREATURA. Sto ancora camminando, s’intravede la scuola di danza in lontananza, un edificio che mi accompagna da quanti anni? Uhm .. dieci; sono dieci anni che ballo, che spremo i neuroni per inventare nuovi passi e che fatico per rendere semplici movimenti, qualcosa di bello, meraviglioso, impeccabile, da condividere con le persone. Un edificio che adoro, l’amo forse.

Eccomi qua, nella MIA scuola. Sbarra, relevè. Comincio una lunga serie di relevè, non so perché ma mi sembra che mi aiutino, sono in anticipo di 15 minuti e il tempo sembra passare velocissimo, sembra che la sala da ballo stia ballando con me, Chopin mi sta aiutando, riesco perfettamente a sfogare la mia rabbia sulle note di Nocturne, un ballo, una danza che viene interrotta dal suono delle altre ballerine che entrano in sala, comincia la lezione e il mio cuore continua a battere in modo regolare, le lacrime si son fermate, spaventate della troppa emozione della musica di Chopin.



La lezione è finita, il sole ormai si è oscurato, è sera, una dolce sera di maggio, guardare le stelle sembra quasi un sacrificio, mi ricorda tanto una di quelle stelle, la più grande, che brilla tanto, fin troppo, una di quelle stelle che un giorno di diciassette anni fa decise di cadere qui sulla terra. -Mamma, vado un po’ al parco,penso che ci saranno i miei amici, è sabato oggi- dico fuggendo via per non sentire dalle labbra di mia madre un altro, no.

C’è una aria frizzantina, mi sento la pelle gelare, al parco come pensavo non c’è nessuno, tutti sono in quegli stupidi locali che hanno costruito anche qui, tutti, tranne me. Non ho voglia di stare con quelle persone, persone che vogliono godersi la vita ma che in realtà, soffrono. Almeno penso. Soffrono. Peggio di me? Non so, non riesco a rispondere a tutti i mille interrogativi che mi sorgono nella mente ogni due secondi, non si scoccia di domandarsi sempre le stesse cose questa mente? Ecco la mia panchina, la panchina dove da piccola giocavo, e dove oggi scrivo. ‘Ama, ama finché puoi’ questo è il mio motto, ma sembra che il mondo lì fuori vuole far si che sia il contrario, ma non lo sarà. MAI. Sento gli occhi pizzicarmi mentre penso che lui forse respira la mia stessa aria, e in un certo senso sono felice. Scorgo in lontananza un’ombra, alta, ho paura. Paura che quel mondo voglia portarmi via l’amore, ho paura che questo accada, ma quell’ombra dai dolci contorni si fa viva, ed ecco che non mi si accelerano i battiti, il cuore? Dov’è andato? S’è fermato forse? Un’immagine che pensavo avesse vita solo nei miei sogni, è lì a pochi metri da me, sono sicura, è lui.



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Spazio autrice: Questo è il primo capitolo, ci ho messo impegno e spero che il primo piacerà, non lo so, ma ci ho messo me stessa qui. Grazie e se volete lasciate una recensione. Grazie. A presto -A
  
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