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Autore: Rowena    20/04/2011    4 recensioni
La nuova guerra magica aveva colpito anche lontano, seguendo la sete di potere dell’Oscuro Signore appena sconfitto, segnando dunque gravi perdite ben al di fuori dei confini britannici.
Nessuno si stupì, dunque, se i più rinomati e famosi fabbricanti di bacchette, artigiani eredi di una tradizione antica, si radunarono in un paesino della Bulgaria per rendere l’ultimo omaggio a un loro compagno.
E cominciarono a chiedersi se non fosse il caso di considerarsi una specie in via d’estinzione.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Marietta Edgecombe, Nuovo personaggio, Olivander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ottime bacchette dal 382 a.C.'
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Ci volle una decina di giorni per recuperare i recapiti dei due ragazzi che Olivander aveva deciso, su consiglio di Minerva McGranitt, di visionare per un eventuale periodo di apprendistato nella sua bottega.
In realtà, a pensarci meglio, il mago si sorprese di averci messo così poco: il Ministero era ancora nel caos, malgrado l’azione tempestiva e pratica degli Auror che, guidati dal nuovo Ministro, avevano fatto pulizia degli ultimi Mangiamorte e dei simpatizzanti estremisti, salvando quante più carte e documenti avevano trovato. Se qualcuno aveva consigliato di dimenticare al più presto gli orrori che si era perpetuati in quel palazzo che avrebbe dovuto essere il simbolo dell’ordine e della giustizia, Kingsley e i membri sopravvissuti dell’Ordine della Fenice con lui si erano rifiutati. La gente doveva sapere e ricordare, per cui le prove andavano preservate, così che quei fatti non fossero mai dimenticati o ripetuti.
Quel giovane di colore prometteva bene, pensò Olivander, sembrava avere la testa sulle spalle. Di certo avrebbe fatto molte cose positive per il loro paese martoriato da mesi di anarchia violenta e senza regole.
Per quanto lo riguardava, tuttavia, sulle prime riuscire a trovare una sorta di archivio anagrafico era stato quasi impossibile, ma muovendo tutte le conoscenze che aveva in giro e mandando gufi a tutti i contatti che era riuscito ad avere dalla professoressa McGranitt, alla fine era riuscito a contattare i due ragazzi che erano stati selezionati per lui.
Con Richard Stebbins non aveva avuto problemi: il ragazzo sembrava davvero un esperto sugli alberi e sui vari tipi di legno, sapeva riconoscerli a colpo d’occhio, perciò sarebbe stato avvantaggiato negli studi della sua arte.
In più, era un giovane molto solare e sicuro di sé, doti non trascurabili in un periodo come quello in cui stavano vivendo: aveva fatto esperienza della crudeltà dei Mangiamorte in prima persona, essendo stato convocato al Ministero per giustificare il proprio impuro albero genealogico e salvarsi dall’atroce condanna del Bacio dei Dissennatori. Richard gli aveva raccontato tutto con tranquillità e controllo di sé, anche riferendosi al padre che, su suo consiglio, era scappato nei boschi di cui era stato il guardiano per tanti anni a nascondersi, per la sicurezza della sua famiglia. Era una storia comune, ormai, ma il signor Stebbins fortunatamente conosceva la foresta come le sue tasche ed era riuscito a salvarsi e a tornare a casa incolume.
A Olivander era bastato un quarto d’ora circa per capire che il carattere del ragazzo era esattamente quello che cercava in un apprendista, perciò lo aveva invitato a trasferirsi nella sua bottega il prima possibile per cominciare il periodo di studi alle sue dipendenze.
Diversa era la questione della seconda candidata… Olivander non era ancora convinto su di lei: era bastata un’occhiata per capire come mai, secondo la McGranitt, la ragazza aveva imparato sulla propria pelle l’importanza di mantenere i segreti altrui, ma del resto la scritta SPIA composta da pustole violacee che sfregiava il suo giovane viso non passava inosservata.
Marietta Edgecombe… Il mago si passò una mano sulla fronte al pensiero: nonostante il suo passato di Corvonero e gli eccellenti voti in Incantesimi la rendessero un’eccellente candidata, quella maledizione di cui era vittima e la reazione emotiva che ne era conseguita non lo convincevano molto. Sarebbe stata in grado di avere a che fare col pubblico, o con quegli avvoltoi degli altri fabbricanti di bacchette?
Erano anche quelli lati importanti del mestiere, perché chi non sapeva vendere non mangiava, e Olivander voleva tirare su degli apprendisti che sapessero affrontare quel vecchio squalo di Jusupov, che da troppo tempo si credeva il padrone della corporazione come se gli altri non fossero suoi compagni, ma sottoposti.
Come avrebbe potuto quella ragazzina contrastare l’odioso russo dalla lingua lunga, quando sussultava solo rendendosi conto che qualcuno la stava osservando in volto?
Il mago sospirò: a parlare di Incantesimi e di tecniche, Marietta era capace e preparata, una brava Corvonero, e soprattutto era interessata al lavoro degli artigiani come lui, eppure era così timida e sensibile…
Non poteva fare altro che metterla alla prova, anche perché all’annuncio che aveva messo sulla Gazzetta del Profeta una decina di giorni prima non aveva ancora risposto nessuno.
Perciò ecco Olivander tornare a casa seguito dai suoi nuovi apprendisti, che era andato a prendere al Paiolo Magico personalmente prima di presentarli alla sua altra ospite.
«È sicuro che non preferisca lasciarci prendere una camera al pub, signor Olivander? Per me non è un problema, e poi ci vogliono solo un paio di minuti per arrivare in negozio», domandò Richard con un sorriso.
Era un bel ragazzotto, dalla corporatura robusta e un viso affascinante, ma il mago scosse il capo. «No, anche se per qualche tempo dovremo stringerci un poco, preferisco che viviate davvero a bottega. Il mio legale passerà domani per ufficializzare la vostra associazione al mio lavoro, così che risultiate davvero come i miei apprendisti. Sarà tutto più semplice, anche organizzare le ovvie lezioni all’aperto, che richiederanno delle levatacce».
Marietta non diceva nulla: aveva accettato la sua offerta senza praticamente fare domande su quali sarebbero stati i suoi compiti, cosa avrebbe dovuto studiare, quali fossero le sue possibilità concrete di diventare la prossima Olivander. Nessuna reazione, quasi non le importasse: sarebbe stato necessario molto lavoro con lei, pensò il mago, ma preferì scansare l’eventualità, almeno per il momento. La presenza di Richard sembrava infastidirla solo perché era un bel ragazzo che la degnava di attenzioni da lei non richieste, non come un rivale. Gli aveva a malapena stretto una mano, mormorando dietro al suo spesso foulard disegnato a fatine colorate un misero mi ricordo di te, distogliendo poi lo sguardo, imbarazzata.
Sì, decisamente sarebbe stato necessario parecchio lavoro…
«Jurga, sei in casa?» domandò il signor Olivander col viso rivolto verso il piano di sopra, non sorprendendosi per la mancanza di una risposta. Le aveva lasciato diversi compiti da svolgere in casa, a cui lei aveva sbuffato, visto che si trattava di faccende di casa, e non c’entravano affatto con il loro mestiere, non per ultimo quello di cucinare.
Lo scopo in realtà era di tenerla dentro casa almeno un paio d’ore di seguito, ma il mago si chiese perché ci aveva provato, visto che la ragazza sembrava più interessata a fare la turista a spasso per la Londra babbana, piuttosto che a mettersi seriamente al lavoro per imparare l’arte dei fabbricanti di bacchette.
Scosse la testa, ancora una volta, cominciando a chiedersi se il bel faccino della giovane Gregorovitch e lo spropositato senso di colpa che aveva nei suoi confronti non l’avessero fregato per bene, quando la chioma chiara della giovane fece capolino in cima alle scale.
«Ah siete qui», esclamò Jurga prima di afferrare l’asciugamano che aveva sulle spalle e usarlo per strofinarsi i capelli bagnati. «Io ho cucinato come mi ha chiesto, signor Olivander, ma non si lamenti del risultato. Non sono mica uno chef solo perché sono una donna! Allora, chi sono i misteriosi ospiti?»
Il signor Olivander scosse la testa – potevano sempre uscire e cenare al Paiolo Magico, in caso di necessità – e prima di appendere il cappotto al gancio vicino all’ingresso fece segno di entrare ai due ragazzi che lo seguivano.
Non aveva parlato con la ragazza della sua intenzione di portare a casa altri apprendisti, quasi non le dovesse interessare. In fondo, perché avrebbe dovuto essere diverso? Jurga era solo di passaggio, non aveva interesse né possibilità di ereditare la sua bottega, perciò Olivander non si era posto problemi.
«Jurga, questi sono Richard Stebbins e Marietta Edgecombe», le disse per presentare i giovani sconosciuti. «Ti accompagneranno nel periodo di apprendistato che svolgerai con me».
«Mi accompagneranno?», ripeté la ragazza storcendo il naso, forse convinta di non aver capito bene il senso di quella parola. «Ho bisogno della bambinaia, secondo lei?»
Ecco, improvvisamente il mago ebbe la sensazione che avrebbe fatto meglio ad annunciarle questa novità.
«Ho semplicemente pensato a tutta la discussione che abbiamo avuto con gli altri Maestri e ho capito che è il momento giusto per pensare al futuro del mio negozio, oltre che al tuo, tutto qui».
Jurga non sembrava molto convinta, almeno dall’espressione che stava mostrando. «Non ha mai avuto apprendisti in tutti questi anni e improvvisamente vuole riempirne la casa?»
Era maleducata apposta, Olivander lo comprese subito, ma decise lo stesso di tenerle testa.
«Ho avuto degli apprendisti, in passato, anche se si sono rivelati delle totali delusioni. Questa volta andrà meglio di certo», aggiunse scoccando un’occhiata ai due ragazzi che sembravano visibilmente a disagio. «Non vederli come dei rivali, siete qui per motivi diversi. L’unico fastidio, per un po’… Dovrai stringerti e dividere la stanza con Marietta, almeno fino a quando non mi torneranno in mente gli incantesimi per allargare il piano di sopra senza far cadere il tetto».
Non era certo il modo per migliorare la notizia dal punto di vista di Jurga, ma ormai Olivander sapeva che aveva fatto un bel pasticcio.
Tuttavia, la giovane Gregorovitch non gli avrebbe reso facili le cose: fissò la ragazza con cui avrebbe diviso la stanza e ridacchiò malignamente. «Mi auguro che tu non sia contagiosa, almeno!», sibilò prima di sparire al piano di sopra.
Non fu necessario voltarsi a guardare Marietta per sapere quanto quel commento tagliente avesse colpito nel segno. Attaccarla sulla maledizione che le deturpava il volto era crudele: era stata Hermione Granger, così gli aveva spiegato la professoressa McGranitt, a formulare quell’incantesimo ed evidentemente nel caos della guerra e della ricostruzione nessuno aveva pensato di intercedere per lei così che la giovane amica di Harry Potter sciogliesse la magia che aveva rovinato la vita di una coetanea dalla lingua un po’ troppo lunga.
Il panico che coglieva la ragazza a ogni sguardo o a ogni parola messa lì in maniera poco rispettosa era un handicap non da poco, si ripeté una volta di più Olivander, che tuttavia non era disposto a tollerare un simile atteggiamento dalla sua ospite.
Se non ci aveva pensato Gregorovitch, allora sarebbe stato lui a insegnare a Jurga un po’ di rispetto per i suoi pari.
Si voltò verso Marietta e tentò di rassicurarla. «Farò in modo che non succeda mai più, te lo assicuro», le disse. «Aspettatemi qui, sistemerò tutto in un attimo».
Era una speranza più che una promessa, visto il caratteraccio di Jurga, eppure Olivander salì di corsa i gradini che portavano al piano superiore e si decise a non cedere.
«Non ti permetto di fare così», tuonò entrando nella stanza in cui la ragazza si stava asciugando i capelli con la magia, «sei mia ospite e hai acconsentito a essere una mia apprendista, esattamente quanto loro, perciò pretendo che tu li rispetti».
La strega, che fino a quel momento aveva fatto finta di non averlo visto, lo fissò dallo specchio con uno sguardo raggelante. «Così, nel caso io non sia all’altezza, avrà qualcuno con cui rimpiazzarmi, non è vero? Si è già stancato di me anche prima di iniziare le sue lezioni, lo ammetta!»
E ora che le passava per la testa? Olivander non capiva: ai suoi occhi, non vi erano motivi per prendersela con i due ragazzi che aspettavano al piano di sotto.
«Hai un negozio che ti aspetta a Sofia, non rimarrai qui dopo aver completato la tua formazione, ma io devo tutelare anche la mia bottega. Non sono tuoi rivali: uno di loro potrebbe diventare un tuo compagno tra i fabbricanti, tra qualche anno, e Merlino solo sa quanto è utile avere degli alleati nella corporazione!», sbottò senza riuscire a controllarsi. «Vuoi imparare qualcosa? Questa è politica: dovrai avere degli amici nel consiglio, ti servirà a portare avanti le tue idee e a curare i tuoi interessi quando si dovrà votare».
«Ho già degli amici lì dentro, Jusupov mi ha accolto in casa sua quando la mia famiglia è stata uccisa e non avevo un posto dove andare», replicò lei calcando sulla tragedia che aveva affrontato, come per far sentire colpevole il mago, che tuttavia non accettò quel comportamento.
Allo stesso modo, quelle parole fecero scattare un altro campanello d’allarme nella testa di Olivander: Jusupov aveva visto subito come trarre vantaggio dalla drammatica fine di Gregorovitch, oltre a saccheggiare il negozio e la sua casa delle bacchette rimaste, e ospitando per qualche giorno la ragazza in maniera strategica, quel vecchio furbone si era assicurato la sua lealtà. Però si era evitato la grana del suo addestramento, pensò con malignità, furioso per essersi fatto giocare in maniera così stupida.
Doveva far capire subito alla giovane che il russo si era approfittato di lei e che rischiava di concedere la sua fiducia a un individuo che non la meritava. «Se è così, perché non si è offerto di farti da Maestro? Pensaci bene, al nostro consesso ha preteso che qualcuno di noi si occupasse di te senza pensarci due volte.»
Era una verità che Jurga non voleva sentire, era chiaro dal modo in cui era sbiancata. «Lei mente, è un bugiardo!», gridò.
Olivander non vi badò, ne aveva sentite di peggiori nei mesi di prigionia.
«Inoltre, siamo molti anziani nella corporazione, lo stesso Jusupov si avvicina alla fine. Quando noi non ci saremo più, scoppierà il caos, ci sarà da riorganizzare tutto il nostro ordine: io conto su di te e su Marco della Masca, al momento, siete giovani con la testa sulle spalle e potrete portare i fabbricanti di bacchette a nuovi picchi di eccellenza».
Era la verità e il terzo anello sarebbe stato il suo successore, Richard o Marietta, se questa fosse riuscita a uscire dal guscio. Quell’alleanza, che Olivander stava progettando da quando era tornato da Hogwarts, avrebbe permesso di dare il via a un nuovo ciclo per la loro arte, così da portare una ventata di novità, idee diverse e una visione innovativa. Per troppi anni erano rimasti fermi, senza osare su nulla, e il mago temeva che la corporazione diventasse un dinosauro senza nemmeno rendersene conto.
Jurga tuttavia era troppo giovane e ostinata per comprendere che erano in ballo molte cose più grandi di lei in gioco. «E lei in cosa sarebbe diverso da Jusupov, signor Olivander? Lei che ha già deciso il mio futuro, che prevede grandi piani per me. Lei che si è salvato la vita condannando a morte la mia famiglia! Come osa anche solo pensare di essere migliore di qualcun altro?»
A quel punto, Olivander cedette. Non era questo a cui aveva pensato decidendo di prendere con sé la ragazza, né quando si era deciso a scegliere dei nuovi apprendisti. Dopo tutto quello che aveva passato negli ultimi mesi, voleva solo un po’ di tranquillità, il tempo di riaprire la propria bottega in pace e di godersi gli anni che gli rimanevano senza troppi disastri.
Non sapendo cosa fare, il mago desiderò solo di sparire. E lo fece.





Scusate il ritardo mostruoso, prometto che non mi faccio prendere dai contest per un po'!
   
 
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