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Autore: Tenchi Malfoy    03/02/2006    2 recensioni
harry viene trasportato in un dimensione alternata. Qui, lui non è il ragazzo che visse, ma uno spettatore innocente con più misteri che un bambino, normalmente contiene...
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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A destiny I never wanted

A destiny I never wanted

di Tenchi Malfoy

tradotto da fatafatale

 

Rinuncia: Evidentemente le cose che riconoscete, non sono le mie o io sarei ricco! Bene l'unica cosa che è mio sono alcuni caratteri scelti e manierismi così come la trama della storia.

 

cap.6-Segreti svelati e ricordando il passato 2

 

Harry non poteva muoversi, era come se il suo corpo si fosse conficcato sul posto, e tutto il resto girava attorno a lui. Il tempo aveva smesso di scorrere mentre i suoi occhi fissavano il titolo, fino a che ebbe bisogno di battere le palpebre. Il giornale scivolò dalla sua presa, mentre Harry si sedeva lentamente a terra. Harry fissò davanti a se, i pensieri che andavano a tutta velocità nella sua mente.

Come? Quella era la domanda che si ripeteva all’infinito nella sua testa. Come poteva Neville essere il Ragazzo-che-Sopravvisse se non aveva la cicatrice? O l’aveva? Istintivamente Harry strofinò la mano sulla sua fronte, ma tutto quello che sentì era pelle perfettamente liscia. Il respiro cominciò a diventare pesante, mentre si alzava e scongiurava uno specchio. Inorridito Harry fissò la sua fronte, mentre allontanava le ciocche di capelli. Pelle lievemente abbronzata. La cicatrice non c’era più.

Improvvisamente si sentì solo, pazzo come mai prima. Harry non poteva sentire l’altra presenza, o residuo scuro magico. La cicatrice con la quale era cresciuto, non c’era più, qualcosa non andava e Harry, comprese che tutto era appena diventato più serio. Ora, mentre ci pensava, l’ultima cosa che ricordasse, era di star sdraiato giù al lago, e desiderare di avere una vita diversa, desiderando che il suo destino cambiasse. Tutto cliccò al suo posto. Questo non era uno scherzo; il mondo in cui era cresciuto e per cui aveva sacrificato la sua infanzia, era andato. Il suo mondo l’aveva lasciato e spedito in un mondo in cui Voldemort non era andato dopo la sua famiglia. Dopo lui.

Bandì via lo specchio, prima di riprendere nuovamente in mano il giornale che aveva rovinato la sua vita, o non lo faceva? Potrebbe, forse, avere finalmente la vita normale che ha sempre voluto? Era di nuovo giovane, non poteva solo sedersi e lasciare che fosse la vita di qualcun altro che era rovinata? La verità era che, Harry sapeva benissimo che non poteva, non dopo esser stato allevato come l’eroe che salvava le persone; poteva provare, ma sapeva che il Neville nuovo morirebbe a causa della paura causata dalla semplice idea del compito. Potrebbe permettere di accadere? Ma ora, Neville aveva la cicatrice, no? Quindi chi era Harry per dire quello che Neville poteva o non poteva fare?

Tutto quello che poteva fare, era attendere gli eventi che sapeva accadranno, dato che sembrava che non molto altro fosse cambiato. Si assicurerebbe di sapere se uno morirà, ma null’altro. Lavorerebbe sodo e cercherà un lavoro regolare, come una persona regolare.

Nel suo animo sapeva, però, che non poteva mai essere così normale, così decise che avrebbe usato cautela e accuratezza nelle sue azioni. Le linee secondarie, lui lavorerà dietro le linee secondarie, senza permettere a nessuno di scoprire i suoi piani. La volta precedente aveva perso tutto a causa di Voldemort, questa volta, sapeva tutto quello che Voldemort farà.

Un riso soffocato echeggiò nella bocca dell’undicenne, con divertimento. Questa volta, tutto quello che doveva fare era fare un augurio e potrebbe trovare qualsiasi cosa che voleva. Ginny non sarebbe morta...Ginny e Dumbledore non moriranno. Harry sorrise mentre una piccola lacrima scendeva sulla guancia a tale pensiero.   

Harry rimase in piedi, comprendendo che c’era un problema nel suo piano. Lui era debole. Doveva fare qualcosa per cambiare ciò, perchè forza intendeva potere; anche i suoi capelli, dovevano cambiare. Aveva capito che se lunghi, diventavano più maneggevoli, perché più pesanti.

“Tanto vale che inizi,” mormorò Harry a se stesso, prima di uscire dalla stanza e cercare i suoi genitori. I suoi genitori, una parola che suonava paradisiaca ai suoi orecchi. Un brillante sorriso comparve sul suo viso, mentre ascoltava il chiacchiericcio che arrivava dal soggiorno.

Sua mamma era in cucina, canticchiando una canzone che Harry non conosceva. Stava lavorando a quella che sembrava una sciarpa a maglia, o almeno, era quello che sembrava. Non si accorse di Harry che stava osservandola, e continuò a canticchiare allegramente. Harry sorrise, prima di sedersi accanto a lei, sul divano.

“Ehi, uhm...mamma,” mormorò incertamente Harry, non sapendo che reazione riceverebbe. Spaventata, Lily saltò, dato che non aveva sentito entrare nessuno. Sorrise a Harry, un poco sorpresa, dato che solitamente il ragazzo preferiva andare fuori o restare in camera sua, durante il giorno.

“Ehi Harry, hai bisogno di qualcosa?” Gli chiese Lily, con un piccolo sorriso sul viso. Harry scosse la testa, con chiara confusione sul viso. “Hai fame?” Chiese di nuovo Lily, ma ancora una volta rimase sorpresa dal gesto negativo del figlio. “Cosa vuoi, allora?” Chiese confusa Lily, mentre tentava di pensare a qualcosa che poteva aver dimenticato di fare, ma Harry non sembrava arrabbiato.

“Voglio solo restare a guardarti,” mormorò Harry con un piccolo sorriso. Non poteva fare a meno di notare come sua madre sembrava meravigliosa seduta là, con quell’espressione confusa sul viso. Le sopracciglia di Lily volarono in su al commento del figlio, poi scosse la testa, come per chiarire i propri pensieri.

“Scusami, cosa hai detto?” Ancora una volta chiese Lily, alla notizia che il figlio a cui nemmeno piaceva parlargli, stava dicendogli che desiderava solo restare a guardarla.

“Voglio guardarti, ma se non vuoi, io—” Avviò Harry, pensosamente. Sua mamma sembrava così sorpresa, mentre lo osservava, per poi accennare lentamente col capo.

“No no Harry, puoi guardarmi,” disse lentamente Lily, quasi stesse parlando con un matto. Il sorriso di Harry crebbe, mentre si sedeva di nuovo sul divano, incrociando le gambe sotto di se.

Cosa facciamo oggi?” Chiese Harry, sorridendo felice a sua madre. Lily alzò lo sguardo dal lavoro per posarlo su di Harry, prima di scuotere la testa.

“Nulla, stiamo solo a casa, anche se più tardi, forse verranno Remus e Sirius,” rispose lei, posando il lavoro a maglia. “Cyzelena intende alimentare il Pegasus e io, ho appena messo Zykye a letto per un pisolino,” continuò Lily mentre si allacciava i capelli in una coda di cavallo alta. “Rico sarà presto a casa dai Weasley, dato che ha passato là il fine-settimana,” aggiunse pensierosa, mentre si sedeva come Harry.

“Oh...si Rico e Jenny,” fu la goffa risposta di Harry, ricordando nuovamente il dipinto della sua famiglia. Rico doveva essere il ragazzino sui sette, ma chi era questa Jenny? Nel suo mondo, l’unica ragazza Weasley era Ginny.

“Così, cosa vuoi per cena, caro?” Gli chiese Lily, interrompendo i suoi pensieri. Harry arrossì ad essendo stato preso fuori guardia, prima di aggrottare le sopracciglia pensierosamente.

“Uhm, qualunque cosa che vuoi tu,” mormorò Harry mentre sentì un pianto provenire dalla stanza accanto. Harry gettò uno sguardo dietro di se, osservando una porta aperta per poi girarsi di nuovo verso sua madre, che sembrava preoccupata. “Vado io?” Chiese improvvisamente Harry, guardando nuovamente la porta, con uno sguardo bramoso alla porta aperta.

“Se davvero lo vuoi,” rispose Lily, con un piccolo sorriso orgoglioso sul viso, mentre lo guardava. La faccia di Harry arrossì, l’abbracciò e poi si diresse verso la porta.

Aprì, entrò e richiuse dietro di se. Harry sorrise alla vista di una culla nell’angolo della stanza. Stanza che aveva pareti colorate di un blu chiaro, con animali animati che correvano sul soffitto. Harry si avvicinò alla culla in cui un bambino stava lamentandosi, e diede un’occhiata a suo fratello.

Shh Zykye,” disse a bassa voce Harry, sorridendo amorosamente al fratello. Il fratello che, non aveva mai avuto nel suo mondo. Lo prese in braccio, cullandolo protettivamente al petto. La pelle di suo fratello era morbida come i petali bagnati dalla rugiada mattutina. Zykye sospirò, e lo fissò dalle sue braccia. Harry lo cullò di nuovo prima di sedersi su di una sedia a dondolo.

Harry guardò gli occhi del fratello ancora chiusi, e alcune lacrime scapparono dai suoi. Tirò su col naso, mentre ripensava a questa vita, la vita che avrebbe potuto avere, la vita che ora aveva. Aveva una famiglia che l’amava e tutti erano vivi. Non potè evitare di ridere alla memoria di quando aveva incontrato Ron e Hermione la prima volta.

Harry non notò né curava del fatto che qualcuno stava osservandolo, mentre singhiozzava quietamente. Lily chiuse silenziosamente la porta prima di voltarsi e andare a cercare James, per parlargli di Harry. Lily non poteva credere che Harry stesse piangendo; non l’aveva visto piangere da quando era un bambino. Sembrava così innocente, mentre osservava innocentemente Zykye.

L’Harry che lei aveva allevato era cattivo e scortese con chiunque s’incontrasse. Per peggiorare le cose, Albus Dumbledore, era venuto a casa loro all’inizio dell’anno, annunciando che Harry non poteva andare a Hogwarts. Disse a lei e James che Harry era un piccolo razzo. Non avevano ancora trovato il coraggio di dirglielo.

Lily arrivò all’ufficio di James e bussò quietamente prima di entrare. James era seduto alla sua scrivania, guardando a del lavoro, ma alla bussata, alzò lo sguardo. Alla vista della moglie, sorrise, facendogli segno di sedersi. Lily sorrise, mentre si sedeva vicino al marito.

“E’ su Harry,” mormorò Lily, aggiustandosi l’abito. James sembrò preoccupato, prima di togliersi gli occhiali per poi pizzicarsi stancamente il ponte del naso.

Cosa ha fatto, questa volta?” Chiese James, rimettendosi i suoi occhiali. Guardò nuovamente verso Lily, che stava lanciandogli occhiate di disappunto.

“Perchè devi sempre presumere il peggio?” Chiese retoricamente ancora una volta Lily, sospirando, prima di inclinarsi nuovamente nella sedia e mettere i piedi nel grembo di James.

“Bene, se non è nulla di male, allora che c’è?” Chiese curioso James, mentre gli toglieva le scarpe e cominciava a strofinare i suoi piedi.

“Non ti sembra diverso?” Rispose Lily, fronte corrugata, mentre si rilassava internamente come lo stress lasciò i suoi piedi.

“Bene, un po’ più calmo e cooperativo,” disse assentemente James, con uno sguardo fisso sulla moglie. “Eccetto quando ha attaccato Pietro,” aggiunse James, con un piccolo riso soffocato all’immagine di suo figlio che attacca l’amico.

“Quello, James, non era divertente,” lo rampognò Lily, ma nei suoi occhi verdi era presente un piccolo scintillio. “No, quello che voglio dire io è che non sembra Harry,” disse a bassa voce, con una nota triste in essa. Poi gli raccontò quello che aveva visto nella stanza di Zykye e sulla conversazione avuta con Harry prima.

“Forse, è solo cresciuto, finalmente,” suggerì James, mentre rimetteva le scarpe a Lily e si alzava. “Vieni, Rico ormai dovrebbe star arrivando,” disse James, iniziando a fargli il solletico senza pietà, per poi mettersela in spalla.

James la portò nella sala, ancora ridendo. Finalmente, James fermò a fargli il solletico, rimettendola a terra, quando giunsero al soggiorno. Harry si era seduto sul divano che leggeva un libro, quando arrivarono.

“Harry, che ne pensi di una partita a Quidditch?” Chiese James con un grande sorriso sul viso. Harry posò il libro prima di camminare quietamente verso James e guardarlo negli occhi color nocciola.

“Sarebbe grande, papà,” disse Harry, sorridendogli. James sembrò sollevato, ed afferrata la spalla di Harry, cominciò a camminare, per poi accorgersi che il figlio non lo seguiva.

“Aspettiamo Rico, così anche lui potrà giocare,” disse Harry,allo sguardo dubbioso di suo padre. James e Lily sembrarono sorpresi al commento, ma non di meno accennarono col capo.

“Arriverà via Polvere Volante, che ne dici allora di aspettarlo nella stanza di arrivo?” Gli chiese James, con un braccio su sua moglie e uno su suo figlio, che risero accettando. Arrivati nella stanza, si sederono in un silenzio comodo, su divani di cuoio nero davanti al grande focolare di pietra. Dopo pochi minuti, il fuoco passò da un’arancia scura ad un brillante verde, da cui uscì un ragazzo alto, di sette anni.

Rico aveva capelli rosso scuro, e occhi verdi che luccicavano di danno. Era magro, con un gran sorriso sul viso, mentre era intento a scuotersi la fuliggine dai capelli. Era abbronzato.

“Ti sei divertito con Jenny, Rico?” Chiese sua madre, mentre si avvicinava per dare al ragazzo un abbraccio.

Certo mamma, Jenny ed io abbiamo corso per i prati!” Esclamò emozionatamente Rico, mentre poggiava una sacca nera da viaggio a terra, e si gettò nelle braccia aperte del padre.

“Solo te e Jenny, eh?” Lo stuzzicò James con un sorriso sul viso. Rico arrossì ma spinse il padre divertito.

“Oh, piantala papà,” rise Rico. “Dove sono Cyzelena e Zykye?” Chiese Rico, che doveva ancora accorgersi della presenza di Harry, quietamente in piedi dietro a lui.

“Conosci Cyzelena, sta correndo con il Pegasus, e Zykye sta facendo un pisolino,” rispose Lily, con una piccola risata.

“Oh bene, sarà meglio che vada a vederla,” disse Rico, voltandosi, e bloccandosi al vedere di trovarsi faccia a faccia con il più vecchio fratello. Paurosamente, retrocedè, fino ad andare a nascondersi dietro a suo padre. “Oh, non avevo visto che c’eri anche tu,” disse nervosamente, sorridendo leggermente al fratello.”Va tutto bene?” Chiese Harry, mentre si avvicinava lentamente al fratello. Fece per toccarlo, ma prima che ci riuscisse, Rico saltò nuovamente, come se si fosse bruciato.

“Non ti avvicinare!” Gridò coraggiosamente, raccogliendo lo zaino. Stava per uscire dalla stanza, quando si fermò al suono preoccupato della voce di suo fratello.

Perché?” Chiese Harry abbattuto, gli occhi sui suoi piedi, non fiducioso d’incontrare gli occhi del fratello. Aveva paura della risposta che stava per ricevere.

“Perchè la volta scorsa che mi sei venuto vicino,” disse Rico malinconicamente, prendendo un alito  profondo. “Hai tentato di uccidermi,” finì Rico, guardando ancora una volta suo fratello, prima di incamminarsi fuori della stanza.

 

  
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