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Autore: D a p h n e    20/04/2011    0 recensioni
E se ciò che detto in Twilight non bastasse a reprimere la voglia di conoscere i personaggi inventati da zia Steph?
Una serie di one-shot sui personaggi più o meno conosciuti di Twilight. =)
Episodi della loro vita e piccoli spaccati quotidiani! :)
Storia parallela a "E se ciò che detto non bastasse? - Volterrae" :)
Spero vi piaccia!! ^_^
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jasper Hale, Leah Clearweater, Quileute, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Contesto generale/vago
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Paura.



    Ogni sentimento ha il suo profumo, almeno per me. O meglio, solo per me. Solo io posso distinguere quell’odore di sale che in questo momento si sta espandendo per miglia. Il profumo dalle mie narici si sposta nel mio cuore, lo percepisco come un animale avverte il pericolo. Mi invade il corpo e mi attraversa l’anima.
    E’ come me l’aspettavo: pura e semplice paura. Mi attraversa come se la stessi provando io stesso, ovviamente, non è così. Di cosa dovrei aver paura io? Cosa dovrebbe temere un vampiro forte come me?
    Eppure, anch’io ho la mia paura: io temo solo per la sua vita, per la vita della mia musa. Lei è unica, profuma di rose, ciliegie, sale e miele. Ma per me invece, lei ha il profumo di casa. Insieme siamo gioia, amore, dolcezza. Mi sembra assurdo dirlo, proprio io che sono un mostro. Un corpo senz’anima, un viaggiatore senza meta, un morto che provoca morte.
    Poi è arrivata lei. Mi impedisce di uccidere, si è fatta amare dal primo secondo in cui i miei occhi rossi incontrarono i suoi color dell’ambra. Lei ha trasformato una bestia come me, in qualcuno di dolce, di quasi umano. Fino a sei mesi fa, a sentire le mie parole avrei sghignazzato, mi sarebbe venuto il diabete e poi avrei continuato a sganasciarmi. Fino a sei mesi fa ero nessuno, e soprattutto, fino a sei mesi fa non sapevo cosa significasse la parola amore.
    Assurdo come una persona sia in grado di farci cambiare così in fretta. Sono diventato dolce. Io, che di dolce non ho mai avuto nulla. Sono diventato gentile, io che mi nutrivo di sangue. Sono tornato a ridere, io che conoscevo solo la parola morte.
    E ora, devo tutto a lei. Ad Alice. La stessa ragazza che ha aspettato in quel bar e mi ha detto semplicemente che doveva stare con me. Alice che ha detto che il nostro futuro era insieme e mi aveva spinto in quel vortice.
    Alice, che ora era il pericolo. Voleva uccidere. Era pronta e fra pochi secondi si sarebbe gettata sulla sua vittima. Il suo profumo era così invitante, che neppure lei era riuscita a resistere.
    Neppure gli anni passati con i Cullen l’avevano preparata a questo. A tanti aromi era riuscita a sfuggire, tante fragranze non la toccavano neppure più. Ma quello... il sangue di quell’uomo la chiamava, l’attirava come fosse Ulisse al canto delle sirene. Si sarebbe gettata su di lui e l’avrebbe dissanguato, ma non voleva. Desiderava fermarsi e scappare, ma l’istinto la bloccava. L’istinto le ordinava di nutrirsi, le ordinava di uccidere.
    Dovevo fermarla. Aiutarla e allontanarla dai sensi di colpa che l’avrebbero colpita appena si sarebbe avventata su quel corpo. Sensi di colpa che però, non sarebbero bastati a fermarla. Era un vampiro. Era inarrestabile.
    E io, io la guardavo e non potevo far niente. Se mi fossi avvicinato di un solo passo in più, sarei rimasto imprigionato da quell’odore. Non ero mai stato così vicino ad un umano. Cercare di portare via lei, sarebbe stato come firmare la condanna a morte di quell’uomo. Non ero pronto a respirare l’odore di un umano senza rischiare di ucciderlo. Salvarlo da Alice sarebbe significato bere il sangue dell’uomo al posto suo e questo avrebbe comportato l’ira del predatore, distolto dalla caccia.
    Ma io dovevo provare. Dovevo cercare di salvare la vita di quell’uomo, salvare Alice da se stessa. Dovevo prenderla e portarla via, miglia e miglia ci dovevano separare da quell’uomo.

    Fuggire, ecco cosa potevo fare.

    Pochi istanti e quelle considerazioni mi avevano riempito la testa. Non ci pensai, smisi di respirare e presi in braccio Alice. Mi picchiava, mi mordeva. Voleva il sangue dell’uomo, ma io dovevo portarla lontano. Non importava se nel tragitto avessi perso un braccio, dovevo allontanarla da quel posto e impedirle di avvicinarsi a Little Italy per sempre. E non importava quante volte mi avesse implorato di portarla in quei fantastici negozi. Non importava se perdere quelle scarpe di Prada sarebbe stato un sacrilegio. Lei sarebbe stata lontana di lì, punto e basta. E i suoi occhioni dolci da cucciola non mi avrebbero scalfito.
    Attraversammo i tetti di tutta New York. Arrivammo in centro ed Alice non riusciva più ad avvertire l’odore dell’uomo, aveva smesso di mordermi e correva al mio fianco. Continuammo a fuggire per ore, fino ad arrivare in Canada. Solo allora, mi concessi finalmente di respirare.


 

Ebbene si! Jasper Hale è un dolce romanticone! Solo Alice può essere capace di trasformare un soldato come Jasper in uno schiavetto porta-buste. Ve lo immaginate sommerso di buste di scarpe e vestiti?? :)

   
 
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