Grazie per i
commenti… allora si continua
Capitolo 2.
Lunedì 1 Dicembre 1941 – Oceano Pacifico
Stamattina
I
giorni qui stanno passando tranquilli, la vecchia Soryu
solca le onde che è una bellezza, ma sono un po’
preoccupato per Inuyasha; neanche una settimana e già
ha fatto irritare non poco il Tenente Kikyou. So che
c’è stato qualcosa tra loro, frequentavano la stessa
scuola, ma Inuyasha non me ne ha mai voluto parlare…
“E
mai lo farò, baka.” Una leggera manata andò a colpire
la nuca di Miroku.
“Ancora? Ma non hai
niente di meglio da fare?” Miroku si voltò
rabbiosamente verso quell’hanyou che lo aveva percosso.
“…No.” Rispose Inuyasha guardandolo negli occhi. Poco dopo i due scoppiarono a ridere, era sempre così.
“Lo sai che Kikyou mi vuole fare rapporto?” Disse Inuyasha,
calmandosi e prendendo posto su una rozza sedia.
“Che novita!, sarà la quarta volta in
sei giorni…” Miroku assunse un aria preoccupata. Era
molto influente, Il tenente Kikyou. Conosceva le
persone giuste.
“…Arpia. Ma
sicuramente non sa chi è a capo della Soryu.” Aggiunse Inuyasha beffardo.
“Perché, di chi si
tratta?” Chiese
curioso il Sergente.
“Del Colonnello Totosai.”
Miroku sorrise rilassato.
Il Colonnello Totosai… si stiracchiò le braccia,
posando uno sguardo alla squallida e piccola camera
che gli era stata assegnata, completamente rivestita di grigie placche di metallo.
Si fermò davanti ad
una porta, leggendone la targa appesa.
-Capitano-
Colonnello O.J.
Totosai
Alzò
gli occhi al cielo, questa proprio non se l’aspettava. Totosai era
famoso per la sua eccentricità. Si diceva fosse sbadato e con la testa fra le nuvole,
che non gli importasse nulla delle operazioni militari. Ma il suo lavoro lo
faceva diligentemente, dopotutto, per essere arrivato al grado di Colonnello
doveva avere una grande esperienza e capacità. Dunque si decise a bussare.
“Avanti.” Gracchiò una
voce da dentro la stanza.
“Colonnello.” Salutò
una volta entrata. “Sono il Tenente Kikyou, volevo
parlarle.”
Il piccolo uomo di
fronte a lei non rispose subito, prese posto dietro la
sua scrivania, sedendosi su una logora poltrona di pelle. Si accese un sigaro
in tutta tranquillità, sbuffando le prime boccate di fumo.
Avrà avuto minimo cinquant’anni, portava i
pochi capelli grigi raccolti in una coda dietro la testa, taglio tipico dei
vecchi Samurai.
“Mi dica Tenente.”
Disse poi, alzando lo sguardo verso Kikyou.
“Vengo a fare
rapporto sul Caporalmaggiore Inuyasha. Ho qui tutte
le documentazioni e i miei appunti personali.” Kikyou si sedette di fronte alla scrivania, posando una
cartella scura colma di fogli. Notando che il Colonnello si limitava a continuare
a fumare, riprese la parola.
“Ho riconosciuto nel
Caporalmaggiore una scarsa disciplina comportamentale, per non parlare
dell’impegno e della motivazione: sa quanto si sforza l’Impero per incoraggiare
i soldati, il patriottismo e la fedeltà sono componenti
essenziali per un buon miliziano, e a quanto pare il Caporale Inuyasha non rientra in questo modello.” Sembrava quasi un
discorso imparato a memoria.
“Capisco.” Totosai dette le spalle a Kikyou,
girando la poltrona e osservando il cielo che si affacciava dalle ampie
finestre del suo ufficio.
Kikyou, non sapendo bene cosa fare, o cosa dire, si
alzò e fece per andarsene, lasciando la cartella con il rapporto sulla
scrivania del Colonnello.
“Provveda al più
presto.” Disse lei, sulla soglia della porta.
“Questa,
Tenente, è una decisione che spetta a me.” Concluse Totosai,
dalla spalliera fumante della poltrona.
Kikyou sbattè la porta,
allontanandosi in fretta. ‘Colonnello Totosai…Tzè’
Totosai afferrò la cartella che le aveva lasciato Kikyou. Lesse alcune righe.
Dopo attenti esami ho
constatato che…scarsa cooperatività…cattivo
esempio…perditempo…infedele…Non dimostra di saper…
Ne
aveva abbastanza. Ripose con
cura la cartella in un cassetto, dove c’era una targhetta che diceva:
Da cestinare
Aveva tirato su il
Caporalmaggiore e quell’altro disgraziato del
Sergente con le sue mani, sapeva che erano due ottimi ragazzi.
Portò ancora una
volta il sigaro alla bocca. Sbuffò il fumo grigiastro, che venne
subito catturato dalle prese d’aria della camera. Osservò fuori
dalla finestra: Mare e cielo, cielo e mare.
Era consapevole che
tra breve l’oceano Pacifico non sarebbe stato più all’altezza del suo nome.
Fine Capitolo.