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Autore: Il vecchio Totosai    04/02/2006    8 recensioni
Fu allora che alzò gli occhi. E vide. Vide le lamiere fuse di ciò che una volta era l’orgoglio americano. Vide le centinaia di rottami di aerei che persone troppo imprudenti e ottimiste avevano lasciato incustoditi. Vide il fuoco, ardere ancora dopo ore, beffardo, sotto gli occhi impotenti di migliaia di persone. Vide i morti, i soldati caduti nel vano tentativo di raggiungere una via di fuga. Vide i corpi dilaniati dei suoi nemici che giacevano a terra privi di vita. Nemici? A lui ora sembravano solo un mucchio di uomini…colpiti alle spalle, senza preavviso. Una voce femminile lo chiamò. Prima di andarsene, fissò nella mente quell’immagine. Pearl Harbor, dove i Samurai persero l’onore.
(Fatti, nomi, luoghi, potrebbero non corrispondere alla realtà.)
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Miroku, Naraku, Rin, Sango, Sesshoumaru, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Grazie per i commenti… allora si continua

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Capitolo 2.

 

Lunedì 1 Dicembre 1941 – Oceano Pacifico

 

Stamattina la Conferenza Imperiale ha dato la definitiva conferma all’azione militare. Ci stiamo dirigendo verso Pearl Harbor, Hawaii, con l’unico scopo di annientare la flotta aeronavale americana. Un piano ben congegnato, ho saputo della precisione quasi maniacale con cui i Generali hanno lavorato a questa missione:  rotte di ogni singolo aereo calcolate al millimetro, designati obiettivi principali e secondari scrupolosamente. Molto del merito è dato a una spia dei servizi segreti giapponesi che si trova nella base americana, non ne conosco la vera identità (come non la conosce nessuno in effetti), che ha inviato dati sufficienti per farsi un idea precisa di cosa ci aspetta laggiù. E’ stata questa spia inoltre a suggerire di attaccare di domenica, affermando che in quel giorno la guardia è meno severa, le navi sono tutte in porto e non ci sono esercitazioni programmate.

 I giorni qui stanno passando tranquilli, la vecchia Soryu solca le onde che è una bellezza, ma sono un po’ preoccupato per Inuyasha; neanche una settimana e già ha fatto irritare non poco il Tenente Kikyou. So che c’è stato qualcosa tra loro, frequentavano la stessa scuola, ma Inuyasha non me ne ha mai voluto parlare…

 

E mai lo farò, baka.” Una leggera manata andò a colpire la nuca di Miroku.

“Ancora? Ma non hai niente di meglio da fare?” Miroku si voltò rabbiosamente verso quell’hanyou che lo aveva percosso.

“…No.” Rispose Inuyasha guardandolo negli occhi. Poco dopo i due scoppiarono a ridere, era sempre così.

“Lo sai che Kikyou mi vuole fare rapporto?” Disse Inuyasha, calmandosi e prendendo posto su una rozza sedia.

“Che novita!, sarà la quarta volta in sei giorni…” Miroku assunse un aria preoccupata. Era molto influente, Il tenente Kikyou. Conosceva le persone giuste.

“…Arpia. Ma sicuramente non sa chi è a capo della Soryu. Aggiunse Inuyasha beffardo.

“Perché, di chi si tratta?”  Chiese curioso il Sergente.

“Del Colonnello Totosai.”  

Miroku sorrise rilassato. Il Colonnello Totosai… si stiracchiò le braccia, posando uno sguardo alla squallida e piccola camera che gli era stata assegnata, completamente rivestita di grigie placche di metallo.

 

Si fermò davanti ad una porta, leggendone la targa appesa.

 

-Capitano-

Colonnello O.J. Totosai

 

Alzò gli occhi al cielo, questa proprio non se l’aspettava. Totosai era famoso per la sua eccentricità. Si diceva fosse sbadato e con la testa fra le nuvole, che non gli importasse nulla delle operazioni militari. Ma il suo lavoro lo faceva diligentemente, dopotutto, per essere arrivato al grado di Colonnello doveva avere una grande esperienza e capacità. Dunque si decise a bussare.

“Avanti.” Gracchiò una voce da dentro la stanza.

“Colonnello.” Salutò una volta entrata. “Sono il Tenente Kikyou, volevo parlarle.

Il piccolo uomo di fronte a lei non rispose subito, prese posto dietro la sua scrivania, sedendosi su una logora poltrona di pelle. Si accese un sigaro in tutta tranquillità, sbuffando le prime boccate di fumo.

Avrà avuto minimo cinquant’anni, portava i pochi capelli grigi raccolti in una coda dietro la testa, taglio tipico dei vecchi Samurai.

“Mi dica Tenente.” Disse poi, alzando lo sguardo verso Kikyou.

“Vengo a fare rapporto sul Caporalmaggiore Inuyasha. Ho qui tutte le documentazioni e i miei appunti personali. Kikyou si sedette di fronte alla scrivania, posando una cartella scura colma di fogli. Notando che il Colonnello si limitava a continuare a fumare, riprese la parola.

“Ho riconosciuto nel Caporalmaggiore una scarsa disciplina comportamentale, per non parlare dell’impegno e della motivazione: sa quanto si sforza l’Impero per incoraggiare i soldati, il patriottismo e la fedeltà sono componenti essenziali per un buon miliziano, e a quanto pare il Caporale Inuyasha non rientra in questo modello.” Sembrava quasi un discorso imparato a memoria.

“Capisco.” Totosai dette le spalle a Kikyou, girando la poltrona e osservando il cielo che si affacciava dalle ampie finestre del suo ufficio.

Kikyou, non sapendo bene cosa fare, o cosa dire, si alzò e fece per andarsene, lasciando la cartella con il rapporto sulla scrivania del Colonnello.

“Provveda al più presto.” Disse lei, sulla soglia della porta.

Questa, Tenente, è una decisione che spetta a me.” Concluse Totosai, dalla spalliera fumante della poltrona.

Kikyou sbattè la porta, allontanandosi in fretta. ‘Colonnello TotosaiTzè’

Totosai afferrò la cartella che le aveva lasciato Kikyou. Lesse alcune righe.

 

Dopo attenti esami ho constatato che…scarsa cooperatività…cattivo esempio…perditempo…infedele…Non dimostra di saper…

 

Ne aveva abbastanza. Ripose con cura la cartella in un cassetto, dove c’era una targhetta che diceva:

Da cestinare

Aveva tirato su il Caporalmaggiore e quell’altro disgraziato del Sergente con le sue mani, sapeva che erano due ottimi ragazzi.

Portò ancora una volta il sigaro alla bocca. Sbuffò il fumo grigiastro, che venne subito catturato dalle prese d’aria della camera. Osservò fuori dalla finestra: Mare e cielo, cielo e mare.

Era consapevole che tra breve l’oceano Pacifico non sarebbe stato più all’altezza del suo nome.

 

Fine Capitolo.

 

  
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