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Autore: VaniaMajor    21/04/2011    8 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Ne approfitto per fare a tutti auguri di buona Pasqua! Divertitevi e mangiate tanto!! XD

CAPITOLO 2

LA SCELTA DI UNA SPOSA


«A presto, cercate di stare tranquilli.» disse Kagome, abbracciando un’ultima volta sua madre.
«Sono felice per te, cara.- mormorò la donna, stringendola- Se tu sei convinta che questa è la tua strada…»
«Lo è, mamma. Sono felice.» disse Kagome, e il sorriso luminoso che le apparve sulle labbra non lasciò spazio a dubbi. Kagome aveva sempre sentito come un peso i propri poteri di miko, ma da quando se ne era andata con il principe Inuyasha aveva acquisito una serenità e un’allegria che un tempo non possedeva.
«Allora, in bocca al lupo Kagome.» disse il nonno, annuendo.
«Non ti cacciare nei guai, sorellina.» scherzò Sota, e Kagome gli scompigliò i capelli fingendo di corrucciarsi. I due risero, poi il gruppetto salì sui cavalli messi a loro disposizione e imboccò la strada che si allungava oltre la grande porta del castello. Kagome rimase sulla soglia a sventolare la mano finché i suoi parenti furono in vista, poi indugiò ancora un po’ a guardare in lontananza, trattenendo un sospiro. La sua vecchia vita era definitivamente conclusa, ma la vaga malinconia che provava era mitigata dai tre anni che già aveva trascorso lontana da casa. Non era pentita. D’ora in avanti, la sua famiglia sarebbe stata composta solo ed esclusivamente da Inuyasha.
Sorridendo fra sé, Kagome lasciò la Prima Porta e si avviò. Il castello degli inu-yokai era circondato da tre cinte di mura, tra le quali si estendevano meravigliosi giardini. In quel mese di maggio, prati, alberi e fiori erano un’apoteosi di vita. Erano passate quasi tre settimane dalla sua festa di fidanzamento e a Kagome sembrava ancora di vivere in un sogno. Non tanto per il soggiorno in quel lussuoso castello o per gli abiti principeschi che le facevano indossare, quanto per la possibilità di vivere una vita normale e pacifica con Inuyasha. I viaggi avevano sempre lasciato loro pochissimi momenti tranquilli, senza parlare poi di intimità, perciò quella parentesi da favola la faceva camminare ad un metro da terra dalla gioia.
Peccato che tutto fosse destinato a finire…o quantomeno a interrompersi. Benché avessero trovato la Sfera degli Shikon, la guerra contro Soichiro e Naraku era ben lungi dall’essere conclusa. Proprio quella mattina era giunta notizia di un’incursione di demoni di Soichiro contro un villaggio umano di frontiera. Inuyasha e Miroku erano a colloquio con Sesshomaru proprio per questo motivo.
Kagome sospirò, incupendosi. Soichiro era un demone malvagio e potente, ma Kagome era convinta che fosse Naraku il più temibile avversario. L’hanyo possedeva una malizia e una capacità di fare del male superiore a quella di qualunque malvagio lei avesse mai incontrato. Kagome avrebbe combattuto al fianco di Inuyasha fino alla fine, che la profezia avesse fondamento oppure no. In fondo, riteneva che l’intero Creato si sarebbe ribellato alla vittoria di esseri tanto abominevoli. Lei non aveva paura. Sapeva che il Nishi avrebbe trionfato, alla fine, riportando la pace. Gli unici timori che aveva erano per l’incolumità di Inuyasha e dei suoi amici.
Fu distratta nel vedere Jaken che si affrettava con il suo passo dondolante in direzione opposta alla sua. Per quanto Kagome non provasse grande simpatia per lo yokai, cosa d’altronde reciproca, si incuriosì nel vederlo così affannato. Stava forse succedendo qualcosa?
«Jaken! Dove vai così di fretta?» chiese, gentile, con la sua voce argentina. Jaken la guardò male mentre la raggiungeva, borbottando qualcosa. Kagome non se la prese troppo. Sapeva che, per quanto non avesse mai apprezzato il fratello del suo padrone, pure Jaken riteneva che un legame con un misero essere umano fosse sbagliato alla radice. Purtroppo per lui, a Inuyasha il suo parere non importava un fico secco.
«Inuyasha e Sesshomaru sono ancora in riunione?» chiese Kagome, chiedendosi se non fosse emerso qualcosa di grave da quella discussione.
«Sì, sono ancora in riunione. Per questo devo andare io.» rispose Jaken, facendo cadere le sue ipotesi.
«Andare dove?» 
«Alla Porta! Stanno arrivando le principesse e ci deve pur essere qualcuno ad accoglierle!» sbuffò Jaken, seccato.
«Le…principesse?- sbottò Kagome, stupefatta- Jaken, ma di che stai parlando?»
Jaken si accigliò, poi si guardò attorno come per assicurarsi di non essere sentito, quindi scrollò le spalle e sospirò desolato, iniziando a rigirarsi tra le mani il Bastone Ninto.
«Sesshomaru-sama ha convocato le principesse umane del nord del regno.» gemette.
«COSA?!» quasi gridò Kagome. Jaken annuì, cupo come se gli avessero detto di dover morire entro cinque minuti. Kagome era sbalordita. Sesshomaru…si era finalmente deciso a tentare di realizzare la profezia?! E quando aveva preso questa decisione? «Ma…non ha detto nulla…»
«Me ne sono occupato io, secondo i suoi ordini.- gemette Jaken- Ho mandato demoni veloci a recapitare i messaggi e ho organizzato un luogo di ritrovo a tre giorni da qui. Ora le portantine sono state avvistate, il corteo si avvicina. Sono undici principesse. Dovrò accoglierle io.» Sospirò, un sospiro che lo scosse tutto. «Dove andremo a finire se anche Sesshomaru-sama si abbassa a mischiare il suo puro sangue con quello di un essere umano?»
«Forse vinceremo la guerra.- replicò Kagome, sbuffando, poi si impietosì nel vedere Jaken così sconsolato- Vuoi una mano ad accoglierle?»
«Lo faresti davvero?- chiese Jaken, con occhi improvvisamente adoranti- Io non sono abituato a trattare con principesse umane e se sbaglio qualcosa Sesshomaru-sama mi ammazzerà…»
Conscia che quella sottomissione derivava solo dalla situazione in cui si trovava Jaken, e dalla sua paura di dover assaggiare le unghie velenose del padrone, Kagome scrollò le spalle e decise di dare comunque una mano. Anche le principesse si sarebbero trovate più a loro agio nell’essere accolte da lei piuttosto che da Jaken. Così, Kagome tornò alla Prima Porta insieme allo yokai e attese l’arrivo delle portantine. Era davvero un corteo degno di fanciulle d’alto rango. Un corpo di guardie, evidentemente mandato da Jaken, scortava le undici portantine, coperte di veli come si conveniva al viaggio di fanciulle ancora da maritare. Kagome non era sorpresa dalla condiscendenza delle famiglie nobili ai desideri di Sesshomaru. Nessuno voleva inimicarsi il demone, senza contare che un’alleanza con lui faceva gola a chiunque. I genitori di quelle fanciulle speravano ardentemente di diventare parenti di Sesshomaru e aumentare così il proprio prestigio e potere. La processione si fermò sulla soglia, attendendo il permesso di entrare.
«Benvenute alla reggia di Sesshomaru-sama, Signore dei Demoni di Nishi.» disse Jaken, con la sua vocetta gracchiante.
«Siate le benvenute. Vi ringraziamo per aver accolto l’invito. Che la vostra visita possa portare la prosperità al Nishi.» aggiunse Kagome, graziosamente, accennando a un inchino di benvenuto. I due si fecero da parte per lasciare entrare la processione. Kagome si trovò a scrutare fra le cortine di velo, cercando di indovinare le fattezze delle principesse. Il nord del Paese era abbastanza turbolento, vicino com’era ai confini con Higashi. Lei lo sapeva bene, essendo nata laggiù, ed era curiosa di sapere se tra quelle fanciulle ce n'era qualcuna che aveva conosciuto durante i suoi viaggi con Inuyasha e Miroku. Non sarebbe stato poi così difficile, visto che il loro amico monaco si era messo d’impegno per conquistare ogni singola donna che…
«Kagome-chan? Sei proprio tu?» mormorò una voce. Kagome vide sollevarsi una cortina di velo e si trovò di fronte il viso sorpreso di una bella ragazza della sua età. Il cuore di Kagome perse un battito.
«Sango?!»


***


Inuyasha scrutò la mappa con aria corrucciata, mentre Miroku indicava il punto esatto.
«E’ successo nel territorio di questo villaggio, Karenomi.» disse il monaco, battendo la punta del dito sul nome del villaggio di frontiera.
«Chi governa quella zona?» chiese Inuyasha, che non era mai riuscito a tenere a mente le zone di competenza in cui era suddiviso il Nishi.
«Una famiglia umana, i Seimei.- rispose Miroku, che invece aveva una memoria di ferro- Il capofamiglia ha detto di aver fatto tutto il possibile. Hanno ricacciato il nemico, ma hanno subito gravi perdite e distruzioni.»
«Niente yokai in zona?» chiese ancora Inuyasha.
«I più vicini sono gli okami-yokai di Koga, ma vivono a tre giorni di viaggio verso nord.» disse Miroku, scuotendo il capo. Inuyasha brontolò qualcosa tra sé e sé. Non aveva buoni ricordi di Koga e della sua tribù. L’okami-yokai aveva giurato vendetta nei confronti di Naraku, che aveva per metà sterminato la sua gente, e questo aveva portato i loro destini a incrociarsi. Era un buon combattente e finora aveva resistito bene agli attacchi di Higashi. Peccato che quell'arrogante lupastro si fosse innamorato di Kagome…Inuyasha era contento che Sesshomaru avesse ordinato a quei lupi di sorvegliare una parte della frontiera con Higashi, almeno se lo erano tolti di torno. Quel testardo era capace di indulgere ancora in pensieri amorosi sulla fidanzata di Inuyasha!
«La frontiera orientale tiene a malapena. Dobbiamo rinforzarla.» mormorò Sesshomaru, intervenendo per la prima volta da quando avevano ricevuto la missiva della famiglia Seimei.
«Cosa pensi di fare?» chiese Inuyasha, cupo. Lui smaniava dalla voglia di andare a sfidare Naraku, ma al momento Sesshomaru glielo aveva proibito. Sembrava stesse rimuginando un qualche piano.
«Richiamerò alcune famiglie del sud e dell’occidente. In quelle zone di pace relativa non sono utili a nessuno.- disse Sesshomaru, gelido- Assegnerò loro delle aree di controllo e rafforzerò la frontiera orientale. Per ora sembra che Soichiro abbia intenzione di attaccarci da lì.»
«Chissà perché ha attaccato Karenomi…Sa che Koga non è lontano. Anche se fossero riusciti a prendere un avamposto, difficilmente sarebbero riusciti a tenerlo. Mi sembra…un’azione prematura.- disse Miroku, pensieroso- Le nostre spie dicono che l’esercito di Soichiro non è ancora pronto.»
«Non ci interessano i suoi motivi, quanto i risultati delle sue azioni. Dobbiamo spazzare via Soichiro e Naraku il prima possibile. Non staremo qui ad attendere che ci invadano.» fu la dura replica di Sesshomaru, prima che qualcuno bussasse alla porta.
«E’ Jaken.» sbuffò Inuyasha, avendo avvertito l’odore del piccolo yokai.
«Vedi che vuole.» gli ordinò Sesshomaru, continuando a scrutare la mappa.
«Ehi! Non sono mica il tuo usciere!»
Un’occhiata micidiale passò tra i due fratelli. Miroku, sospirando, si alzò e andò a vedere cosa aveva da dire Jaken. Quando aprì la porta e abbassò lo sguardo, si rese conto che il piccolo yokai era molto agitato.
«Sono arrivate le principesse.» disse subito Jaken, come se volesse liberarsi di quel messaggio il prima possibile. Miroku sgranò gli occhi violetti.
«Le…principesse?!» chiese, perplesso. Si scostò quando sentì dietro di sé la presenza inquietante di Sesshomaru. Il demone gli passò accanto e uscì, subito seguito da Jaken. Inuyasha si fece dappresso a Miroku, a sua volta perplesso.
«Principesse? Ma di che sta parlando, quel rospo?» chiese.
«Se non lo sai tu, come faccio a saperlo io?» replicò il monaco. Shippo stava correndo verso di loro lungo il corridoio.
«Ehi, voi due, muovetevi! Non ci crederete mai!- disse, ansimando- Sesshomaru ha convocato le principesse del nord di Nishi per scegliere una sposa!»
«COSA?!» sbottarono in coro Inuyasha e Miroku. Fecero quasi a gara per raggiungere il grande atrio del castello. Se davvero Sesshomaru aveva fatto una cosa simile, quello era un giorno da tramandare ai posteri!
«Davvero non ti aveva avvisato di questo suo gesto?» chiese Miroku, mentre si affrettavano.
«Feh! Quando mai quello lì mi dice qualcosa?- brontolò Inuyasha- Comunque sono contento che si sia deciso. Ecco cosa aveva in mente! Non vedo l’ora di far avverare quella dannata profezia.»
Giunsero alla balconata che si affacciava sull’atrio principale. Sesshomaru era in piedi vicino alla balaustra, rigido e altero come sempre, e Jaken stava elencando i nomi delle convenute.
«La Principessa Junko della famiglia Retsu di Hanetsuji. La Principessa Harune della famiglia Menjo di Sakayama. La Principessa…»
«Fammi dare un’occhiata più da vicino. Voglio vedere quanto sono belle queste principesse.» disse Miroku, con un sorrisetto sul volto.
«Non cambi mai, eh?» disse Inuyasha, con una smorfia. I tre si avvicinarono un po’ di più all’angolo estremo della balaustra, guardando di sotto. Nell’atrio erano schierate undici giovani donne, vestite e pettinate con tutta l’eleganza possibile. Inuyasha si accorse subito che la maggior parte di loro non era quel granché…più che altro erano il trucco e i vestiti a farle apparire belle. Dopotutto, non stava scritto da nessuna parte che essere principessa significasse anche essere bella…d’altra parte, conoscendo Sesshomaru, lui avrebbe dato più importanza all’aspetto esteriore che a quello interiore della poveretta prescelta. Si accorse che Kagome era di sotto e la sua vista gli riscaldò il cuore. Ai suoi occhi, brillava come una gemma in mezzo a tutte quelle ragazze. Incrociò lo sguardo di lei e si accorse che era turbata. Corrugò la fronte.
«C’è qualcosa che non va.- mormorò- Kagome ha una strana espressione…» In quel momento, sentì Miroku trattenere bruscamente il fiato e si voltò verso di lui. «Ehi, che…»
«La Principessa Sango della famiglia Taijiya di Muketsu.»
Inuyasha e Shippo tornarono immediatamente a guardare di sotto, dove una giovane molto bella dai lunghi capelli scuri si stava inchinando graziosamente. Quando si rialzò e guardò in faccia Sesshomaru, i suoi occhi castani brillarono, denunciando il suo carattere forte e determinato.
«Ma…ma quella è la mia Sango!» sbottò il monaco sottovoce.
«Sango è stata convocata? Per tutti i demoni…- mormorò Inuyasha, sorpreso di ritrovare l’amica in quella strana situazione- Eh già, è l’unica figlia femmina della sua famiglia…»
Guardò Miroku, che era impallidito. Sango era la figlia maggiore della famiglia Taijiya, che controllava un’ampia zona della frontiera settentrionale. Era una guerriera di rara abilità e aveva dato loro una mano per circa quattro mesi,  durante i quali si erano battuti più volte contro Naraku per il possesso di ben cinque frammenti della Sfera sparsi nel territorio della famiglia nobile. Tra loro si era stretta una forte amicizia e non era un mistero che Miroku avesse preso una sbandata non da poco per la bella principessa. Ora, la sua famiglia doveva aver pensato di ottenere l’alleanza con Sesshomaru dandogliela in sposa.
«Benvenute.- disse Sesshomaru, e Inuyasha storse le labbra nel sentire gelo e indifferenza in quella voce- Desidero che vi godiate la permanenza al castello. Non vi verrà fatto mancare nulla nel tempo che impiegherò a fare la mia scelta. Verrete presto convocate.» Detto questo, il Signore dei Demoni si voltò e se ne andò senza tanti riguardi, avendo già esaurito la sua capacità diplomatica. Jaken guardò in basso e batté il Bastone Ninto a terra un paio di volte, richiamando la servitù.
«Scortate le principesse in alloggi adeguati e fate in modo che godano di tutte le comodità.» gracchiò, cercando di darsi un tono. Le donne della servitù presero in consegna le principesse, che a mano a mano sciamarono mormorando tra loro nei corridoi della residenza. Sango, prima di andarsene, scambiò un’occhiata con Kagome. Inuyasha, dall’alto, se ne accorse e corrugò la fronte. La principessa del nord non aveva notato la loro presenza al piano di sopra.
«E adesso?» mormorò Miroku, mentre Jaken se ne andava. Inuyasha guardò l’amico. Sembrava sotto shock.
«E adesso cosa?» chiese. Miroku lo afferrò per le spalle, fulminandolo con un’occhiata da pazzo. Ecco il vero carattere di Miroku che tornava a manifestarsi…
«Come fai a non capire?! Sango è qui! Qui…per sposare Sesshomaru!» quasi ringhiò il monaco.
«Ehi, Sesshomaru non l’ha mica scelta…»
«Non scherziamo! Non hai visto le altre? Sango è come una stella in mezzo a loro!- sbottò Miroku, poi lasciò Inuyasha e si posò una mano sulla fronte- Lei è bella; inoltre è forte, è una guerriera. Nessun’altra donna può competere con lei. E’ ovvio che Sesshomaru la sceglierà!»
«Con Sesshomaru, niente è ovvio. Come hai visto, non le ha quasi classificate. E comunque, che ci vuoi fare? Parla con Sesshomaru e sistema la questione.» sbuffò Inuyasha.
«Parlare con Sesshomaru?! E da quando si può discutere con lui?» disse Miroku, amaro.
«Già…otterrebbe solo di mettere Sango ancora di più in luce.» osservò Shippo, ottenendo in cambio della sua intuizione due occhiate assassine.
«Allora cosa vuoi fare?- sbuffò Inuyasha, incrociando le braccia sul petto- E’ ovvio che la famiglia di Sango ha deciso per lei. E’ una grande occasione per loro.» Vedendo Miroku impallidire ancora di più, sospirò e aggiunse:  «Secondo Kagome, però, tu piacevi a Sango. Se lei preferisce seguire i sentimenti piuttosto che la politica, direi che il problema non esiste. Non sarebbe meglio che ti chiarissi prima di tutto con Sango?»
Miroku si chiuse in un silenzio pensieroso, poi annuì.
«Sì, devo fare qualcosa prima che la situazione diventi troppo complicata.» disse, piano. Poi sorrise. «Grazie del suggerimento, Inuyasha. Stare con Kagome ti ha fatto maturare, a quanto vedo.»
Inuyasha scosse il capo, borbottando. In verità non pensava che la cosa si sarebbe risolta poi così facilmente. Una principessa avrebbe davvero scelto un monaco guerriero quando aveva la possibilità di diventare la Signora di Nishi?

***

Sesshomaru si appoggiò allo schienale del trono, trattenendo un sospiro seccato mentre la porta della grande sala delle udienze si chiudeva dietro la terza esaminata della giornata. Jaken, alla porta, smise di fare inchini alla volta dell’umana ormai uscita e corse goffamente dal padrone, con la sua lista in mano.
«Tocca a Sango dei Taijiya. La faccio convocare, Sesshomaru-sama?» chiese il piccolo rospo. 
Sesshomaru corrugò la fronte e non rispose. La sua mente era una ridda di pensieri irritati e insoddisfatti. Cosa diavolo stava facendo, per l’inferno?! Cosa ci faceva seduto lì ad assistere a una sfilata di deboli donne umane quando aveva una guerra da combattere?! La lista che Jaken teneva in mano era inutile. Sesshomaru le aveva già dato una scorsa e la sua memoria prodigiosa aveva immagazzinato tutte le informazioni inerenti le undici ragazze. Leggendo le loro origini, le loro storie e i loro gusti aveva provato esattamente ciò che aveva avvertito guardandole dall’alto della balconata nell’atrio, il giorno prima: assolutamente niente. Per lui, quelle fragili creature non erano che deboli ningen troppo agghindate e profumate in modo da dargli la nausea.
Le aveva già catalogate. C’erano le ambiziose, che gli avevano lanciato le loro occhiate seducenti nella speranza di farsi notare. Alcune di loro gli avevano persino fatto arrivare messaggi dolci e sottomessi ma inequivocabili tramite Jaken, che si stava occupando di loro. Poi c’erano le donne senza personalità, che avrebbero obbedito in silenzio a qualsiasi ordine…esseri anonimi senza idee né volontà. Oltre a loro, c’erano un paio di principesse guerriere, che almeno avevano carattere, o così si supponeva. Nessuna di loro, in ogni caso, gli aveva procurato la minima emozione, il minimo presentimento di trovarsi di fronte alla donna della profezia. Inuyasha stesso, quella mattina, gli aveva detto: «Tutto questo è inutile. Non la troverai così…non finché avrai quell'atteggiamento.»
La sua mano scese a stringersi attorno all’elsa di Tenseiga, che teneva legata al fianco.
“Padre…perché questo accanimento nei miei confronti? Perché non mi hai dato un’arma che io potessi usare?” pensò, non per la prima volta. Sesshomaru era cresciuto da solo, nel castello. Suo padre era sempre stato una figura temibile e fiera, da imitare, raggiungere e superare. Niente di più, niente di meno. Poi, quel suo gelido padre si era innamorato di un’umana…Una ningen! Era stato un tale shock vedere quel neonato dalle orecchie da cane, il suo imperfetto fratello minore cui il padre aveva dato tutto l’affetto che a lui era mancato e l’eredità che aveva tanto agognato: Tessaiga. 
Sesshomaru aveva trovato come sfogare la sua ira e la frustrazione: la guerra contro Soichiro e Naraku. L’ostilità latente tra Nishi e Higashi era scoppiata quando Inuyasha era ancora un bambino e Sesshomaru era partito per la guerra con suo padre. Lui c’era quando la battaglia si era fatta terribile, era là quando la trappola infida di Soichiro era scattata, quando il grande Inuken era stato ferito a morte e non aveva potuto fare niente per impedirlo. E quali erano state le ultime parole del suo augusto genitore?
«Proteggi la mia amata e tuo fratello, Sesshomaru. Saranno loro la tua famiglia, d’ora in avanti.»
Inuken aveva letto la rabbia omicida che gli era cresciuta dentro a quelle parole? Aveva avvertito il suo disprezzo, il suo disgusto? Probabilmente sì…ma si era fidato ugualmente. Sapeva che il figlio maggiore avrebbe obbedito al suo ultimo desiderio, e così era stato. Col tempo, Sesshomaru si era perfino abituato ad avere intorno quella piattola di Inuyasha…e probabilmente Inuken l’aveva saputo fin dal principio.
Il viso di Sesshomaru si incupì nel ripensare agli ultimi istanti di vita di suo padre, quando gli aveva affidato il pezzo di pergamena con la profezia vergata in inchiostro rosso di sangue, nominandolo nuovo Signore dei Demoni di Nishi. Dopodiché gli aveva scaricato sulle spalle la responsabilità di quella donna e del moccioso…
«Ritrovalo.»
La voce di suo padre gli riecheggiò nelle orecchie come se Inuken fosse nella stanza. Sesshomaru strinse gli occhi in due fessure, mentre un ricordo vago tornava a galla. Se ne era dimenticato a causa della rabbia e del dolore, ma suo padre aveva aggiunto qualcos’altro prima di andare a morire, qualcosa che lo riguardava direttamente. Cos’era? Sesshomaru, ignaro del turbamento di Jaken di fronte al suo silenzio prolungato, lasciò fluire ciò che rammentava di quel triste giorno e infine l’immagine si presentò chiara nella sua mente. Era inginocchiato accanto a suo padre, ricoperto del suo stesso sangue. Inuken ansimava, era allo stremo. Aveva sconfitto Ryukotsusei, ma ciò gli era stato fatale. Gli aveva dato la pergamena, che Sesshomaru aveva distrattamente infilato nel vestito, e detto di proteggere la sua ‘nuova famiglia’. Poi, ignorando la rabbia sul punto di esplodere del figlio maggiore, Inuken gli aveva posato una mano insanguinata sul petto, a sinistra.
«Nessuno si è mai curato del tuo cuore, Sesshomaru. Dov’è andato a finire?- gli aveva detto, con un sorriso denso di rimorso che quasi si era fatto strada attraverso la nebbia dell’ira di Sesshomaru- Ritrovalo. Tenseiga ti aiuterà. Impara ad amare, figlio, o la tua vita sarà inutile come è stata la mia per tanto tempo.»
Dopodiché, Inuken aveva colpito Sesshomaru così forte da fargli perdere i sensi. Quando si era ripreso, ore dopo, la battaglia si era spostata più ad est e suo padre era morto in forma canina dopo aver combattuto fino all’ultimo grano di energia. Non l’aveva voluto accanto negli ultimi momenti della sua vita. Sesshomaru l’aveva odiato ancora di più per questo.
Perché questo ricordo tornava a galla ora? Ritrovare il suo cuore…Tenseiga l’avrebbe aiutato? E come? Gli avrebbe dato un segnale? Ma a che diavolo serviva poi avere un cuore?! 
Sesshomaru si alzò dal trono e si avviò verso l’uscita della sala senza una parola. Jaken gli corse dietro.
«Ah…Sesshomaru-sama…dove andate?» balbettò.
«Mi assenterò per qualche tempo.» disse il demone, la testa altrove.
«Ma…e le principesse?» chiese Jaken, timoroso. Sesshomaru si fermò e lo guardò, corrugando la fronte.
«Manda via quelle che ho già esaminato.- gli ordinò, freddo- Trattieni qui le altre fino al mio ritorno. Vedrò che farne successivamente.»
«Ma…ma dove andate, Sesshomaru-sama?» chiese ancora Jaken.
«A riflettere.» mormorò Sesshomaru, lasciando indietro il piccolo rospo e uscendo dalla sala. C’era un solo luogo dove avrebbe potuto pensare in pace alle parole di suo padre: la valle nascosta che era sempre stata il suo rifugio nei momenti più difficili. Sì, si sarebbe recato laggiù, e che le principesse lo attendessero pure. Non c’era fretta.
Sesshomaru uscì nei giardini e si involò verso occidente con le parole del padre che gli risuonavano nelle orecchie. Ritrova il tuo cuore…Dove avrebbe potuto cercare una cosa simile?
   
 
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