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Autore: Aelle Amazon    21/04/2011    2 recensioni
Con gli occhi rossi, i canini lunghi lei potrebbe sembrare un vampiro.
E lo è.
Ma va a caccia del sangue della sua stessa specie.
"Sentii i canini del mio più acerrimo nemico penetrare nel mio collo.
Urlai e provai a divincolarmi.
Completamente inutile.
E fu tutto buio."
Leggete e commentate se vi ho incuriositi!^^
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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vampiro 2
Capitolo 2
Potius mori quam foedare
 
A sette anni mi ritennero pronta per imparare le basi teoriche. Non tutte le famiglie di Cacciatori riuscivano ad allenare un buon combattente perciò cercavano di formare la loro intelligenza nel modo che ritenevano più idoneo. Alcuni credevano che piazzare un volume polveroso davanti agli occhi del proprio figlio fosse di grande aiuto. I miei genitori invece preferirono convocare i migliori Cacciatori affinché mi raccontassero le loro esperienze. Venni così a scoprire quanto i vampiri fossero crudeli e sleali nel procurarsi il cibo. Mi raccontarono della violenza con cui infettavano il mondo e della pietà che non erano in grado di provare. Al tempo ricordo di essermi impressionata e di aver giurato vendetta contro quegli esseri. Per lungo tempo ho combattuto tenendo fede a quel giuramento. Per lungo tempo ho pensato che combattere dalla parte dei Cacciatori fosse il mio destino, ma in seguito al mio incidente avevo visto il mio universo capovolgersi. Avevo compreso un’altra verità: i vampiri non erano sanguinari come mi erano stati descritti. Maledetti da Dio e temuti da tutti si rifugiavano nella notte e cacciavano il sangue umano. Non uccidevano per divertimento ma per necessità. E come ogni essere, vivente o non vivente che fosse, erano capaci di provare pietà. Però, era risaputo che ogni creatura di Dio poteva sbagliare e dimenticare la propria natura per ricoprire un ruolo che non era il suo. Così anche io molto spesso mi comportavo male. In fondo, mi ripetevo come un mantra, riconoscere la propria superiorità sugli altri non rendeva sicuri di sé a tal punto da non ricordare la buona educazione?
 
I miei occhi si spalancarono nel buio della cripta. Aspettai fino a quando le mie pupille si abituarono all’oscurità poi mi mossi. Lentamente mi tirai a sedere e mi stiracchiai, portando in alto le braccia, allungandole più che potevo. Repressi a malapena uno sbadiglio e finalmente mi alzai. Ignorando il sonno che ancora mi offuscava la mente, mi diressi verso la porta blindata che dava accesso al piano superiore della casa e la aprii senza alcuno sforzo. Mentre salivo le scale notai al di fuori delle finestre gli ultimi raggi di sole sparire e me ne tenni alla larga con una smorfia spaventata. Quando arrivai nei pressi della sala grande sbirciai all’interno di essa con la convinzione che vi avrei trovato Sebastian, ma invece la scoprii vuota. Ci misi qualche attimo a spiegarmi il perché lui non ci fosse: quasi sicuramente era uscito quando il sole era ancora alto per andare a caccia, pur sapendo quanto questa sua azione fosse pericolosa. Ma Sebastian era del parere che una vita senza rischi non era una vita degna di essere vissuta.
Sorrisi tra me e me e passai oltre la sala grande, raggiungendo a passi piccoli e veloci la cucina. In realtà non era una vera e propria cucina perché a renderla tale non era il cibo, ma solo la mobilia. I vampiri infatti non avevano bisogno di nessun altro cibo che non fosse il sangue, ma il protettore aveva voluto mantenere quella minima apparenza che gli avrebbe consentito di vivere tranquillo. “Fingere di essere umani ci assicurerà meno preoccupazioni”, mi aveva detto.
Mi sedetti su uno sgabello e aspettai fino a quando persi la pazienza. Con uno scatto nervoso mi alzai in piedi e digrignai i denti. Fu in quel momento che un braccio forte mi circondò la vita e mi sollevò in aria, facendo sì che i miei piedi non toccassero più terra. Proprio come una persona che in acqua ha il timore di affondare, così anche io provai la stessa sensazione e fu inevitabile che mi mettessi ad urlare. Una mano mi coprì la bocca e la voce calma di Sebastian mi invitò a fare silenzio per non peggiorare la situazione. Non potei fare altro che obbedire e mi lasciai condurre dove voleva. Mi portò in giardino, nell’aria tiepida della notte, e richiuse la porta finestra alle sue spalle, evitando accuratamente di produrre suoni. Si acquattò nell’ombra e io mi affrettai a seguirlo.
-Ma che succede?- protestai a bassa voce.
Il volto di Sebastian era preoccupato. – Li ho visti mentre tornavo indietro. Sono troppi- commentò, quasi ignorando la mia domanda.
-Cosa?- chiesi di nuovo – Chi sono troppi?-
Non profferì parola e allora lo sollecitai a rispondermi. Ciò che mi disse mi lasciò senza parole. Erano qui. Erano arrivati. Come diavolo avevano fatto a scoprirci?
-I Cacciatori-
Passarono minuti prima che la mia mente riprendesse a lavorare per bene. Gli ingranaggi del mio cervello scattarono nervosi ad ogni proposta che elaboravo. Non riuscivo a pensare a qualcosa che potesse essere adatto a quella situazione.
-Dove sono esattamente?- domandai, riacquistando le capacità organizzative di un tempo.
Sebastian sospirò, passandosi una mano tra i capelli. - Circa a un kilometro a sud della villa- la sua voce era colma di stanchezza e dolore.
-Quanti sono?”Troppi” è un numero generico- continuai.
-Dai trenta ai cinquanta. Ero preoccupato, non ci ho fatto molto caso-.
“Male” pensai “I dettagli erano sempre una cosa utile”.
-Quanti vampiri sono rimasti nella villa?-
Esitò a rispondere, come se non si ricordasse. - Circa dieci-
Sputai un’imprecazione tra i denti. Sebbene fosse notte e fossimo vampiri, questi aspetti non potevano darci la certezza assoluta della vittoria. Guardando Sebastian in faccia, mi accorsi di quanto fosse ingenuo: era abituato alla vita comoda e il carattere autoritario che a volte assumeva era solo una finzione. Io non ero mai così sicura come lui ostentava di essere, ma in situazioni di pericolo non aveva lo stesso coraggio che avevo io: lui fingeva di prendere in mano la situazione, io lo facevo per davvero. Nervi saldi, ecco cosa serviva.
-Senti, forse è meglio se andiamo a dare un’occhiata … - mi bloccai a metà frase. L’aria si era riempita di un odore che ben conoscevo perché spesso, nel mio passato da umana, ne avevo fatto uso. Compresi bene ciò che bisognava fare.
-Giù!- gridai buttandomi su Sebastian e schiacciandolo a terra con il peso del mio corpo. Un momento dopo il vetro della porta finestra andò in mille frantumi e il vento portò verso di noi il puzzo della polvere da sparo e della carne bruciata. Capii che molto probabilmente avevamo perso alcuni dei nostri. Ancora poco e sarebbero esplosi in cenere nera e si sarebbero dissolti nell’aria. Ero dispiaciuta per loro, ma più che altro in quegli istanti mi importava che restassi viva  io.
Azzardai un movimento e non ci fu nessuna conseguenza. “Quindi era solo un avvertimento”, conclusi. Anche io avevo spesso agito così in gruppo. Mi alzai in piedi e lasciai che Sebastian facesse lo stesso.
Mi guardai intorno e, oltre alle schegge di vetro sparse ovunque, notai anche dei piccoli fuocherelli che si erano accesi dopo lo scoppio della porta finestra. Erano disseminati un po’ dappertutto e ci avrebbero causato non pochi problemi. Infatti come vampiri eravamo veloci come il vento e antichi come la terra, ma il fuoco ci ricordava l’Inferno che ci aspettava e l’acqua la vita che avevamo lasciato.
Mi voltai verso Sebastian e lo vidi sconvolto. Si era alzato in piedi, ma non accennava a muovere alcun passo. Mi avvicinai a lui e lo scossi per un braccio.
-Sbrigati- gli dissi – Dobbiamo toglierci da qua-
D’un tratto parve riscuotersi. – E dove andiamo?Incontro a loro?-
-Non è con la paura che risolviamo le cose- ribattei.
-Lo so!- scattò – Ma come fai a non averne?-
-Ne ho- risposi con un sospiro – Solo la nascondo. E’ controproducente mostrare le proprie debolezze al nemico- sorrisi al ricordo degli insegnamenti che mi erano stati impartiti. – Usciamo, dai-
Sebastian mi seguì quando con sguardo attento mi feci largo tra i piccoli fuochi accesi. I Cacciatori sembravano davvero attenderci fuori come il loro avvertimento-bomba aveva preannunciato. Sulla strada non trovammo nulla di sospetto, a parte le ceneri nere dei vampiri rimasti coinvolti nell’esplosione. Erano quattro. Quindi, se Sebastian aveva detto giusto, eravamo rimasti in sei. Non andava bene.
Giungemmo fuori nel giardino principale e fummo spettatori di una scena epica. I Cacciatori avevano già fatto irruzione all’interno della villa e con passi minacciosi avanzavano in formazione compatta. I vampiri rimasti si opponevano a loro, veloci e letali, ma erano sul serio in sei, mentre i Cacciatori erano quaranta. Cadevano in tanti perché umani, ma quando uno moriva ce n’era sempre un altro a prenderne il posto.
Dietro di me, un vampiri ringhiò di rabbia e dolore. Lo guardai e, con orrore, scoprii che il Cacciatore che stava affrontando lo aveva colpito al braccio con un proiettile trattato con acqua santa. Il liquido benedetto stava corrodendo i muscoli dall’interno, tranciandoli di netto. Il braccio cadde a terra. Il vampiro, seppur senza un arto, si lanciò contro il suo avversario e con un’artigliata gli squarciò il petto. Come una marionetta senza fili, l’umano si accasciò al suolo.
Distolsi gli occhi da quel combattimento e mi spostai di lato un attimo prima che un altro proiettile potesse colpirmi. Non eravamo al sicuro lì, dovevamo assolutamente spostarci. Convinta che Sebastian avesse avuto il mio stesso pensiero, mi lanciai sul retro della casa, esattamente dove stavamo prima e dove, mi resi conto con una smorfia, avremmo dovuto rimanere. Forse la paura aveva dato al mio protettore il consiglio migliore.
Percepii dei passi seguirmi, erano pesanti, e diedi per scontato che ci fosse Sebastian alle mie spalle. Arrivai nello stesso punto in cui poco prima lo avevo schiacciato sotto di me. I vetri erano ancora al medesimo posto e i fuocherelli si erano quasi estinti. Il fumo che si alzava nell’aria era l’unico segno rimasto della loro esistenza.
Quando mi voltai, mi trovai un coltello puntato tra gli occhi. Mentalmente sbuffai e mi imposi di fare più attenzione in futuro. Controllai la mia espressione e non mostrai al Cacciatore che mi stava di fronte la paura che cominciava a farmi formicolare le punte dei piedi.
-Lurida feccia dell’umanità- mi insultò.
Sorrisi roteando gli occhi e il coltello mi sfiorò il centro della fronte. Cercai di non scoppiargli a ridere in faccia. – Io non sono umana- Con un movimento impercettibile mi abbassai e gli fece uno sgambetto. Il Cacciatore cadde con il volto a terra e le schegge di vetro gli strapparono gli occhi e gli perforarono il cervello. Sotto di lui, una pozza di sangue mi tentò, ma mi rifiutai di rischiare come avevo fatto con il padre della mia precedente vittima.
“Per fortuna nessun altro Cacciatore lo ha seguito” ragionai mentre scavalcavo il corpo. L amano dell’umano che avevo appena massacrato si serrò attorno alla mia caviglia. Mi fermai e guardai giù.
-Marcirai all’Inferno- rantolò le sue ultime parole.
-Lo so- dissi in risposta al morto.
Mi scrollai di dosso la mano e decisi di tornare nel giardino principale, dove trovai altra cenere nera di vampiri deceduti. Vidi Sebastian combattere a poca distanza da me, coperto di polvere e chiaramente affaticato. Mi avvicinai a lui e tranciai la gola al Cacciatore con cui stava lottando. Avevo bisogno di parlargli e non intendevo essere interrotta.
-Dobbiamo andarcene. Lasciamoli qui- dissi con egoismo indicandogli con un gesto della mano gli altri vampiri rimasti.
Spalancò gli occhi, poi scosse la testa. – Non posso-
Iniziai a sbattere i piedi per terra, come una bambina piccola. – Perché?-
-Sono miei alleati. Non li abbandonerò-
-Tu non sai cosa sono capaci di fare!- strillai, alludendo ai Cacciatori.
-Perché tu sì?- mi sfidò.
Capii di avere fatto un errore. – No, ma lo posso intuire-
-Potius mori quam foedari (*)- mi sorrise.
Arrabbiati, gli gettai un’ultima occhiata e mi allontanai il più velocemente possibile dalla villa. Non volevo rimanere lì ed essere coinvolta nei piani suicidi di Sebastian. Non era quello il mio desiderio.
 
Non avevo mai detto a Sebastian del mio passato di Cacciatrice e lui non mi aveva mai fatto domande invadenti. Ora, credo che lui lo avesse capito, ma che non me lo abbia mai voluto far pesare.
 
 
 
(*) “Meglio morire che essere imbrattati”.
 
 
***Angolo Autrice***
Ciao a tutti. Scusate il mio ritardo impossibile, ma ormai credo che sappiate che il mio computer fa quello che vuole lui. Per mia sfortuna.
Spero che il capitolo vi piaccia e spero che qualcuno voglia recensire, visto che un parere è sempre bene accetto.
Ringrazio già da adesso anche quelli che leggeranno solamente.
Un bacio a tutti!
AquamarinePrincess
  
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